Serie TV > The Mentalist
Ricorda la storia  |      
Autore: _diana87    01/03/2015    6 recensioni
{SPOILER 7x13 SERIES FINALE}
"...ci sono voluti tredici anni di continuo e crescente amore... tredici anni di tanta pazienza... tredici anni di ostacoli... tredici anni di attesa, prima di arrivare ad avere te."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

La bambina tiene le mani posate sul tavolo e curiosa si sporge oltre facendo capolino.
Il suo papà sta preparando la cena ed è tutto indaffarato, ma con la coda dell’occhio l’ha notata nascondersi da sotto il tavolo per poi rispuntare ad osservarlo con i suoi grandi e affamati occhioni blu. Le sorride continuando, però, a tenere lo sguardo su quel pollo ripieno di verdure.
Angie Jane si arrende. Ride con lui, sta al gioco, e alla fine trova una giusta posizione, arrivando a sedersi sulla sedia, e poggia quindi i gomiti sul tavolo, tenendosi la testa tra le mani.
“Papino, quando torna mammina?”
“Presto. Anche oggi deve salvare il mondo e consegnare i cattivi alla giustizia.”
Le piace quel modo in cui suo padre la descrive ogni volta. Ormai si è fatta l’idea che sua madre se ne vada in giro vestita con una tutina rosa, abbinata con mantello e cappello dello stesso colore. Del resto, i suoi genitori le avevano raccontato come, anche nel giorno del loro matrimonio, dovevano arrestare un uomo cattivo prima di sposarsi.
“Mhm-mm.” Angie mormora, arriccia le labbra e alza gli occhi.
Patrick Jane dà un’occhiata alla sua piccola e sa che sta pensando qualcosa. Non si accontenta della risposta ricevuta.
Come suo padre, è un’esploratrice nata. Le piace osservare e carpire ogni dettaglio dell’ambiente circostante, e lui se ne era subito accorto già dai primi mesi della gravidanza di Teresa. Quando i suoi genitori discutevano sull’ultimo caso che analizzavano all’FBI, Angie scalciava nella pancia per far capire la sua presenza, e dare indizi per aiutarli. Teresa era scettica alla teoria di Patrick, ma ben presto dovette arrendersi all’idea che suo marito aveva ragione: Angie li aiutava a risolvere anche i casi di omicidio da dentro la pancia.
Allunga la mano per sentire il pollo pronto per essere infornato. Lo percepisce morbido.
“Hai messo le carote?” prova a indovinare gli ingredienti.
Jane annuisce e lascia che sua figlia si prenda il suo tempo per elencarli tutti. Si poggia contro lavastoviglie dietro di lui e incrocia le braccia. Angie continua ad osservare il ripieno e avanza altre ipotesi.
“Insalata e zucchine.” Alza lentamente lo sguardo verso suo padre aspettando conferma. Jane non si muove e continua ad annuire, sorridendo di sottecchi. Sta diventando brava quanto lui.
“E poi... mhm... come si chiamano quelle verdure che puzzano?”
La definizione lo fa scoppiare a ridere. Si avvicina per scompigliarle i capelli corvini ricci.
“Intendi i broccoli? Puoi scansarli se non ti piacciono.”
“Mhm-mm.” Annuisce, ma è tutta presa da quel ripieno che le sta mettendo anche una gran fame. Il suo occhio vispo però si poggia sull’anulare sinistro del padre, dove la fede oro luccica.
“Papino tu e mamma come vi siete conosciuti?”
Lui ridacchia, mette il pollo ripieno con patate nel forno, e torna da sua figlia guardandola con occhi dolci.
“Oh, sapevo che prima o poi lo avresti chiesto, piccola curiosona. Beh, è una lunga storia e ci vorrebbe l’intera settimana per raccontartela.”
Angie saltella e si mette composta sulla sedia battendo le mani.
“Fammi un riassuntino, dai!!”
È impaziente.
Jane abbozza un sorriso e fa una smorfia. Sua figlia è troppo simile a lui per carattere, mentre l’aspetto fisico le ricorda Lisbon, con quei capelli corvini già tendenti al riccio, e delle piccole lentiggini sotto gli occhi. Si siede accanto a lei e le prende le mani, così piccole rispetto alle sue. Una vena di malinconia gli dipinge il volto; ecco, è sempre stata lì, in realtà, non si è mai mossa. Quando è stata l’ultima volta che ha potuto stringere le manine di sua figlia?
“Ok, tesoro. Io e tua madre ci conosciamo da tredici anni. E ci sono voluti tredici anni di continuo e crescente amore... tredici anni di tanta pazienza... tredici anni di ostacoli... tredici anni di attesa, prima di arrivare ad avere te. Pensa che all’inizio neanche piacevo a tua madre.” Sorride, ricordando i primi tempi al CBI, a come si era presentato con quell’aspetto orrendo, e a come lei, nonostante tutto, lo avesse accolto.
Angie sbuffa e da sotto il tavolo dondola le gambe.
“Non ci credo, papino... tu sei troppo buffo e ci vuoi tanto bene...”
Lui sente i crampi allo stomaco, ma non è fame. Torna serio e continua a tenere le mani di sua figlia, quasi come se non volesse lasciarla.
“Sai, piccola, quando ho conosciuto tua madre stavo male.”
Angie si rattrista, lascia la mani e gliele posa sulla spalla. Un gesto semplice, ma molto simile al modo di fare di Teresa.
“Oh avevi la bua?”
“Sì, mi faceva tanto male il cuore.”
Si mette la mano sulla parte sinistra del petto e di nuovo viene assalito da quella vena di malinconia.
L’immagine di quella camera, con i due corpi dissanguati e lo smile rosso sulla parete, è ancora incisa nel suo cuore.
“E mammina ti ha curato?”
“Esatto, Angie. Tua madre è stata un’ottima infermiera. Il problema ero io... ero un pessimo paziente delle volte.”
Lei corruccia la fronte e guarda serissima le rughe sulla fronte di suo padre, coperte maldestramente dai riccioli biondi.
“Beh, ci credo, papino. Mamma dice sempre che sembri un barbone a prima mattina.”
“Davvero dice questo?” chiede Patrick, quasi offeso.
“Sì!! Invece lei è sempre bella, vero papino?? Ma come fa?”
“Te l’ho detto, la mamma ha i poteri magici.”
“Papà, è vero che prima di conoscere la mamma avevi un’altra famiglia?”
Angie fa domande a raffica; la sua voglia di sapere è tanta, ma lui non si tira indietro. Annuisce guardando davanti a sé.
Di nuovo, un velo gli copre il viso.
Come raccontare alla propria figlia la tragedia che gli ha cambiato la vita? Sono passati tredici anni, questo è vero, lui è andato avanti, ma ogni volta che ci ripensa, le ombre del passato sono sempre lì, ad oscurare il suo presente.
“E cos’è successo?”
Eppure quando guarda Angie con i suoi occhi azzurri, capisce che c’è ancora del bello nella sua vita e ricorda la ragione per cui aveva deciso, qualche anno fa, di abbassare la guardia e lasciarsi andare con la donna che amava, e che ancora ama.
“Loro sono scomparse e non sono più tornate. Un uomo cattivo le ha rapite.”
“Se ci fosse stata mammina sicuramente gli avrebbe fatto tanta bua!”
La piccola assume la forma di una campionessa di boxe mettendo le braccia a forma di bilancia.
Ha quattro anni, eppure già pensa a salvare il mondo come sua madre.
Patrick le accarezza i capelli e si alza per abbracciarla. Il calore umano dell’essere di nuovo genitore gli ridona il sorriso.
“Sai, Angie, a volte le cose accadono per una ragione. Se quell’uomo cattivo non le avrebbe rapite, non avrei mai incontrato tua madre, e tu non saresti nata.”
“Uffa, parli troppo complicato. Non ti capisco.” Borbotta Angie, contro il petto di suo padre.
“Quando sarai più grande, capirai.”
“Vorrei essere già grande!”
Distrattamente, lui allontana una lacrima dalla guancia, avendo cura che sua figlia non lo noti.
Sente di aver fatto bene a parlare con Angie di quello che è successo tredici anni fa. Per ora, gli piace che lei si immagini la storia così. Quando sarà più grande, potrà cambiare qualche elemento, ma adesso non ha bisogno di sapere altro. Sa che il mondo è già crudele abbastanza e vuole proteggerla, senza commettere l’errore che fece tredici anni fa.
“Ora, siccome il pollo non si cuoce da solo, perché non mi aiuti ad accendere il forno e vedere quanto tempo di cottura ci vuole?”
Angie sbuffa e si mette le mani sui fianchi guardando torva suo padre.
“Ma papà, devo fare tutto io?”
Jane la imita, prendendola in giro, e si mette nella stessa posizione davanti a lei.
“Non avevi detto che volevi essere già grande?”
“Ehi, voi due, avete intenzione di distruggere la cucina?”
Teresa Lisbon fa capolino dalla porta di casa e prima che possa entrare viene attaccata da quell’uragano di sua figlia, che l’abbraccia arrivando all’altezza del bacino. Lei gli accarezza i capelli e poi allunga lo sguardo verso il marito, sorridendo come se illuminasse la stanza.
“Mammina! Quanti cattivi hai preso oggi?”
“Due belli grossi. Però ora ho una gran fame... che cosa state preparando?”
Sua figlia la prende per mano conducendola in cucina vicino al forno, dove viene accolta da Jane, che l’abbraccia e le dà un bacio sulle labbra. Sente il suo cuore andarle a mille ogni volta che lui la tocca. Prima di preferire parola, si prende del tempo per osservarla. Posa le mani sulle spalle per poi scendere sulle braccia e andare a intrecciare le dita con le sue.
“Ciao. Ti vedo affaticata...”
Sposta i capelli dal viso con un gesto dell’indice e nota che in effetti ha un colorito diverso dal solito.
Lei sorride e avvicina il suo volto al suo, naso contro naso.
“Tranquillo, Patrick. Cho mi tiene in ufficio il più delle volte, e manda Wylie al posto mio.”
“Ormai è diventato un capo efficiente.”
Da quando Dennis Abbott aveva lasciato l’FBI per andarsene a Washington con sua moglie, Kimball Cho aveva preso il suo posto di capo. Una promozione meritatissima.
Teresa osserva Angie saltellare per il salottino, e Patrick segue il suo sguardo. È una stanzetta per nulla grande, ma confortevole, adiacente alla cucina. La piccola si sistema sul vecchio divano con la coperta rossa, afferra il telecomando e mette sul suo cartone animato preferito, iniziando già a ridere.
“E’ più contenta del solito. Cosa stavate confabulando voi due?”
“Mi ha chiesto come ci siamo conosciuti.”
Teresa sente un brivido percorrergli la schiena e si volta preoccupata verso di lui.
“E tu che gli hai detto?”
“Le ho solo raccontato che ci sono voluti tredici anni per arrivare ad avere lei.”
“Spero tu abbia saltato le parti in cui mi hai lasciata senza dirmi niente.” Lui non capisce a cosa si riferisce e rimpiccolisce gli occhi, ma Teresa sa che sta mentendo, quindi gli dà uno strattone e inclina la testa, “Tipo quando partisti per Las Vegas, o quando te ne sei andato in Messico per due anni...” sentenzia sottovoce, preoccupata che sua figlia ascolti tutto. Anche lei, come Patrick, preferisce che Angie non sappia, per ora, le parti più tristi della storia.
Patrick sorride, consapevole che ormai non le si può nascondere più niente, e abbassa lo sguardo. Le gambe prendono a tremare e si agita.
“Ah, quelle parti. No, le ho raccontato solo di come fossi sempre stato innamorato di te.”
Gli occhi di Teresa brillano ma deve guardarlo in faccia per assicurarsi che non stia scherzando.
“Davvero?”
Quando Patrick ricambia il suo sguardo, che prepotentemente rimane fisso su di lei, anche Teresa sente le gambe tremarle. Questo non glielo aveva mai confessato.
“Fin dal primo momento in cui ho varcato la soglia del CBI. Sapevo che tu eri quella giusta. Solo che per anni non l’ho mai voluto ammettere a me stesso.”
“Eri ancora legato al tuo passato. E c’era la faccenda di tu-sai-chi.” Lui ridacchia a quel nomignolo che entrambi si sono promessi di non pronunciare mai più. Lisbon gli getta le braccia intorno al collo, avvicinando i loro visi. “Ma ti sei riscattato e l’hai fatto al momento giusto. Quando sei salito su quell’aereo e hai detto di amare la donna seduta al B12...” sussurra, diminuendo la distanza. Le labbra si sfiorano, mentre lui le cinge la vita.
“... poi tu sei scesa e mi hai detto che provavi lo stesso...”
“... e poi mi hai baciato e hai continuato a dimostrare il tuo amore anche qualche ora dopo, a casa mia.”
Si baciano, sotto gli occhi di Angie, che, non capendo il significato di quel gesto che vede spesso fare ai suoi genitori, tira fuori la lingua disgustata prima di tornare al suo cartone animato.
Jane e Lisbon restano ancora lì fermi, a dondolarsi.
“E il bello è che abbiamo appena iniziato a costruire la nostra famiglia.” Dice lui e volge lo sguardo alla loro bambina. Lei segue i suoi occhi così luminosi e si riempie di lacrime di gioia. Inumidisce le labbra e se le porta in dentro. Sa che è quello è il momento giusto.
“No, tesoro. Il meglio deve ancora venire.”
Quando Patrick sente quelle parole, ha paura a saperne il significato. Teme che tutta questa felicità altro non possa essere che un bel sogno. È solo quando Teresa prende la sua mano e la conduce sulla sua pancia, che lui lo sente. Sente movimento lì dentro e capisce che non sta sognando. È tutto vero.
Quella felicità che tanto attendeva era già arrivata varcando la porta del CBI.
Quella stessa felicità che lui ha sposato cinque anni fa, e che le ha donato un’altra casa, un’altra famiglia.
È lei quella felicità che ora gli sorride con gli occhi che brillano come due smeraldi.
Lui mette l’altra mano sulla sua e le sfiora l’anulare dove c’è la fede.
Sorride. Sì, se la merita tutta quella felicità.
“Dopo tredici anni, sei ancora un mistero per me.”



Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Tra l'angst e il demenziale, c'è di mezzo il mare. No, scherzo.
The Mentalist è terminato, ma questo non deve impedirci di continuare a scrivere fanfiction, perché la vita di Jane e Lisbon come marito e moglie è appena iniziata. (ok, vado a farmi qualcosa di buono, perché tutto questo romanticismo mi fa venire la carie :D)
Una piccola one-shot che sentivo di dover scrivere. Tante cose le ho dimenticate, ma era più o meno così che volevo raccontarle.
Per tutto il resto, c'è il rewatch di 7 stagioni che continueremo a fare all'infinito.
Grazie per chiunque passerà di qui e alla prossima!
D. *-*
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Mentalist / Vai alla pagina dell'autore: _diana87