Capitolo
5
.:Ricordi
(Parte II):.
Quel
giorno a scuola Silvia proprio non riusciva a concentrarsi sulla
lezione. Non
che i suoi compagni fossero attenti, in effetti le lezioni del
professor Jerome
erano alquanto noiose. Ma non era la scarsa voglia o la noia a
distrarre la
ragazza. Il suo pensiero fisso, da più o meno tutta la vita,
era un certo rosso
dagli occhi dorati e il carattere ribelle.
Silvia
ormai era stanca di aspettare che lui si rendesse conto che lei non era
solo
“l’amica d’infanzia”, ma
qualcosa di più. Si era stufata di aspettarlo, ma
soprattutto non riusciva più a sopportare l’idea
che lui avesse altre donne.
Certo, per lui quelle erano solo il gioco di una notte, lo sapeva bene
anche
lei, ma non era facile convivere con un simile dolore nel cuore.
Doveva
dimenticarlo, lo sapeva. Eppure ogni volta che lo vedeva, che
incontrava i suoi
bellissimi occhi tutti i suoi propositi andavano a quel paese!
Aveva
pensato più volte di prendere le distanze da lui, per non
vederlo ogni giorno,
per non dover sempre fingere di essergli solo amica...
Ma
poi
ripensava a lui, a tutto quello che avevano passato insieme, a tutte le
volte
che lui l’aveva protetta, a quando lei era diventata la sua
unica famiglia...Come
avrebbe potuto lasciarlo? Apollo sarebbe crollato, di nuovo come dopo
la morte
dei genitori. No, non poteva fargli questo! Lo amava troppo per
distruggerlo,
preferiva soffrire lei, morire ogni giorno a poco a poco pur di non
lasciarlo a
se stesso.
Voleva
essere lei a proteggerlo come aveva fatto lui quando si era procurato
quella
cicatrice sulla guancia...
O O O O O
Era
una ventosa giornata d’autunno quando una piccola Silvia di
otto anni e il suo
più caro amico Apollo, di dieci, stavano tornando a casa da
scuola, come ogni
giorno.
-
Apollo! – lo chiamò lei: - Io voglio un gelato!
–
-
Eh?
Ma sei matta! Mica siamo in estate. – ribattè lui,
ben sapendo che l’amica, di
natura molto freddolosa, avrebbe mollato a lui il gelato alla fragola
che era
solita prendere, lamentandosi per il freddo. E lui, che non andava
matto per le
fragole, si vedeva costretto a mangiarlo, o a buttarlo via sprecando
così la
sua preziosissima paghetta mensile.
Silvia
lo guardò con i suoi grandi occhioni azzurri supplicanti e
lui alla fine, come
accadeva ogni volta, l’accontentava.
Si
diressero verso la loro gelateria preferita, passando per una
scorciatoia. Si
addentrarono in un viottolo molto stretto e buio, nonostante fosse
giorno, e
completamente isolato. Un posto poco raccomandabile, per capirci.
Silvia
sentì un brivido lungo la schiena e una strana sensazione di
timore la invase.
Cercò istintivamente la mano di Apollo, il quale
l’afferrò cercando di
rassicurarla.
Inutile
dire che il cosi detto “istinto femminile”
funzionò anche quella volta: un
uomo, di circa trent’anni, si parò davanti a loro.
Il viso, acqua e sapone,
sembrava essere quello del più bravo ragazzo al mondo. Ma si
sa, le apparenze
ingannano e Apollo, molto sveglio per la sua età, aveva
imparato a diffidare di
TUTTI gli sconosciuti, anche dei preti.
Il
bambino fece arretrare Silvia dietro di lui, mentre
l’individuo si avvicinava
lento a loro: - Ciao bei bambini. Vi siete persi? Se volete posso
accompagnarvi
a casa... – disse questo con l’aria e il tono
più dolce e gentile del mondo.
-
No,
grazie! Vogliamo solo passare! – rispose secco Apollo, ma la
sua voce tremava.
Non era uno scemo. Aveva sentito molte volte le notizie al
telegiornale,
insieme ai suoi genitori. Uomini adulti che adescano dei bambini per
poi fargli
cose orribili. E la maggior parte di loro era gente insospettabile...
Strinse
di più la manina di Silvia. Lui la doveva proteggere ad ogni
costo. Silvia era
la sua fidanzatina, anche se lei questo ancora non lo sapeva.
-
Coraggio, non fate i timidi. Se volete a casa mia ho tanti bei
giochini... –
insistè quello avvicinandosi ulteriormente.
-
Vaffanculo, stronzo! – fu la replica molto cordiale del
bambino, che aveva
preso a ringhiare.
L’uomo
sghignazzò infilando una mano in tasca ed estraendone un
coltellino.
La
piccola Silvia capì finalmente che quell’uomo
voleva far loro del male. Nella
sua ingenuità di bambina mai aveva pensato che potessero
esistere persone
pericolose. Non nella sua tranquilla città almeno...
Purtroppo
per loro l’uomo li colse di sorpresa separandoli.
Apollo
rotolò a terra dopo lo strattone che lui gli aveva dato.
Sentì un forte dolore
allo stomaco, rantolò in cerca d’aria portandosi
una mano alla pancia. Sentì
qualcosa di viscido colargli sulla guancia destra, che pian piano prese
a
dolergli. Sangue. Quel maledetto gli aveva procurato un taglio quasi
orizzontale sulla guancia.
-
APOLLO!! –
Silvia.
Lo
vide afferrare la sua Silvia per un esile braccio, mentre lei piangeva
e
invocava il suo nome.
Doveva
fermarlo, ma come poteva un bambino di soli dieci anni e per di
più ferito
contrastare un uomo doppiamente più alto e più
forte?
D’istinto
prese la prima cosa che gli capitò tra le mani, la sua
cartella di scuola, e la
lanciò con una forza che nemmeno lui pensava di avere contro
il malvivente.
Questo, colpito alla testa rantolò poco lontano dalla
bambina. Ma prima che
Silvia riuscisse a muoversi lui era di nuovo li, davanti a lei, con il
coltellino pronto a colpire.
Apollo,
istintivo come sempre, si parò davanti a Silvia facendole da
scudo.
Il
colpo diretto a lei, colpì invece il bambino, sempre alla
guancia già ferita,
procurandogli un nuovo taglio in verticale, che assieme
all’altro formava una
X.
Apollo
urlò per il dolore, ma non si mosse, anzi mosso da un
improvviso moto di
coraggi saltò addosso all’uomo azzannandogli
l’inguine, facendolo urlare a sua
volta.
Fortunatamente
dei passanti avevano sentito delle grida e, insospettiti, erano andati
a
controllare. Veramente una fortuna perché appena un paio di
uomini giunti sul
posto avevano atterrato il loro aggressore Apollo perse i sensi.
Il
malvivente fu quasi linciato dalla folla e sicuramente, a causa dei
danni
subiti durante il pestaggio, non avrebbe mai più potuto far
del male a nessun
bambino.
Apollo
intanto era stato ricoverato in ospedale, sempre seguito da una
terrorizzata
Silvia.
La
sua
paura ben presto si trasformò in un senso di colpa nei
confronti dell’amico che
non l’avrebbe mai più lasciata.
O O O O O
-
De
Alisia! De Alisia, insomma!! –
Silvia
fu bruscamente risvegliata dai suoi pensieri. Il professor Jerome a
quanto pare
si era accorto che lei non lo stava minimamente ascoltando.
-
Mi
scusi professore. – si scusò tornado, dopo un
minuto, a guardare fuori dalla
finestra perdendosi nuovamente nei ricordi...
O O O O O
-
Come
ti senti oggi Apollo? –
Silvia
quel giorno era arrivata in ospedale con una mega scatola di
cioccolatini per
il suo amico.
Era
passata una settimana dall’aggressione che avevano subito e
Apollo si stava
riprendendo benissimo, come avevano confermato i medici.
-
Bene, ma sono stufo di stare chiuso qui dentro! – sui
lamentò mettendo il
broncio: - voglio uscire!! –
-
Apollo non fare il bambino!! E poi devi resistere ancora pochi giorni.
–
Silvia
si sedette sul letto del ragazzino osservandolo attentamente. Il
pigiama
azzurro a maniche lunghe che sua madre gli aveva comprato apposta per
la sua
degenza in ospedale faceva un ottimo contrasto con i capelli rossi e
spettinati, come al solito. Sembrava lo stesso Apollo di sempre, si
ritrovò a
pensare. Se non fosse stato per l’enorme medicazione che
aveva sulla guancia
destra. Da quello che Silvia aveva capito gli sarebbe rimasta la
cicatrice per
sempre. Un ricordo indelebile e doloroso. Ma Apollo sorrideva, un
sorriso
sghembo dovuto al dolore che ancora gli infastidiva la guancia, ma
sorrideva, e
quel sorriso era solo per lei perché era salva,
perché stava bene e perché lui
era riuscito a proteggerla.
Le
guance di Silvia si bagnarono e ben presto Apollo se la
ritrovò appesa al collo
in lacrime. Piangeva, piangeva disperatamente.
-
E’
colpa mia! – ripeteva in continuazione: - Se io non avessi
fatto la bambina
capricciosa, se io non ti avessi chiesto di prendere il
gelato...tutto...tutto
questo non sarebbe successo! –
Aveva
avuto paura la piccola Silvia, paura per se stessa, ma anche per lui.
Per il
suo sole che da sempre la illuminava, che sempre le era stato accanto.
-
Non
è stata colpa tua, piccola. E’ stato il destino.
– disse dolcemente mentre la
cullava posandole un delicato bacio fra i capelli.
Ci
vollero diversi minuti prima che Silvia, rincuorata di continuo da
Apollo,
smettesse di piangere.
-
Non
mi lasciare mai Apy. Ti prego. –
-
Non
lo farò. –
Silvia
alzò il viso verso di lui sorridendo impercettibilmente. Si
guardarono negli
occhi per interminabili secondi, finchè Apollo vide Silvia
socchiudere gli
occhi e un secondo dopo le loro labbra erano premute le une sulle
altre,
entrambi chiusero gli occhi. Apollo la stringeva, possessivo. Fu,
probabilmente, in quel momento che entrambi capirono di non essere solo
amici,
ma la giovane età gli impedì di capire la vera
natura di quel dolce sentimento
che li univa.
Si
staccarono dopo poco, ma rimasero abbracciati.
Apollo
venne dimesso dall’ospedale tre giorni dopo e nessuno dei due
fece più parola
di quel bacio. Era come se non fosse mai avvenuto, ma in
realtà entrambi lo
ricordavano ancora benissimo.
O O O O O
-
Oggi
eri particolarmente distratta, Sil. – le fece notare Tsugumi
all’uscita di
scuola.
-
Mi
sono ricordata di una cosa... – mormorò nuovamente
soprapensiero.
Pochi
giorni prima, quando lei e Apollo si erano diciamo così
“baciati”
istintivamente lei aveva pensato a quello come al suo primo bacio, ma
sbagliava, quello era il secondo. Il primo bacio era stata lei a darlo
a lui in
una camera d’ospedale dopo che lui l’aveva difesa e
protetta.
Fine
5°
capitolo
()Apollo
@______@
Non ci credo l’ho
finito!! Deo Gratias!!!
Allora
è da un po’ che
manco...(Da mooolto direi!-__-) Apollo!^^ Mio fido assistente!!
(“Fido”...Sembra
che parli di un cane...) Perché tu cosa sei scusa?^^ (Ma
brutta BIIIIIIIPPP è__é)
Comunque
passiamo ai
ringraziamenti che è meglio:
La
sognatrice:
( AAAAAAAAHHHHHHHH!!!!! SALVATEMI!!!! )
Tranquillo Apy, Toma non ti fa niente! -__- Però si
è vero...è un po’ triste...sigh.
Roby
the best:
( Che vuoi farci? Questa ci gode a farmi
soffrire! ç___ç) Cattivo!
è___é Io sono un angelo!U__U
Elie84:
Una nuova lettrice!! Che bello! *__* Grazie
per i tuoi bellissimi complimenti!^//^ ( E’ una buongustaia!
U__U Io sono
davvero bello!!) -__-‘’ Apollo...
Altro
che dispiacermi! Mi
fa molto piacere che tu abbia messo questa storia fra i preferiti!
Grazie!
Continua a seguirmi!^^
Redangel250492:
GRAZIEEEE!!^//^ Quanti complimenti oggi!! Eheh!
(Quanto l’hai pagata per dire queste cose??) Malfidente!
è__é
Fra-chan:
Grazie tante!!^___^ Mmh, c’ho messo un po’ tempo
ad aggiornare ma spero che ti piaccia lo stesso il capitolo. :P
Grazie
a chi legge soltanto e a chi ha messo questa fanfic fra i preferiti!!
Infine
volevo dedicare
questo capitolo a Veronica (Mistica88) perché oggi compie
gli anni!
AUGURI
SHOREEE!!!!!^^