Fandom: Supernatural;
Pairing&Characters: Castiel/Dean
Winchester (Destiel); Claire Novak; Sam Winchester; Cassie Robinson.
Rating: Arancione
(vaga
descrizione di una fellatio. Tipo solo una frase sul finale, niente che
meriti
un rating rosso, ma per sicurezza…);
Genere: Commedia,
Vagamente umoristico (?), Fluff, Generale, Dean è il solito
idiota vale come
genere?, Cas più paziente di Cristo, Cas che cucina
è TUTTO;
Words: 5614;
Summary: Liberatisi di Caino, ma non ancora del
Marchio, Dean e Cas finalmente hanno abbattuto il muro che li divideva
e si godono la tranquillità di una relazione stranamente
stabile. Si amano, fanno sesso e, cavolo, ancora non si sono staccati
la testa a vicenda. Insieme a loro, inoltre, c’è
anche Claire, ritornata al bunker dopo essere riuscita a trovare se
stessa.
Sono decisamente un trio particolare, ma, ehi, funzionano. Funzionano
sul serio!
... o almeno sino a quando non cominciano a litigare per il ritorno,
sebbene fortuito, di una vecchia fiamma di Dean: la bellissima Cassie Robinson.
Note: Io…
spero di essere
riuscita a rendere i personaggi il più IC possibile.
Probabilmente scriverò
altro ambientato in questa linea temporale e in queste situazioni,
perché, se
non lo sapete ancora, io ho una specie di OSSESSIONE per Claire e Dean
e Cas
nel bunker. Sono fermamente convinta che debbano adottarla a tutti i
costi. E
prendere un cane. E amarsi per sempre.
Magari più avanti potrei scrivere dei primi tempi tutti e
tre insieme, chissà…
potreste dirmi se vi piace l’idea!
Disclaimer: Naturalmente,
MIO MALGRADO, i personaggi non mi appartengono. Voglio dire, se mi
appartenessero
non dovreste leggere di tutto ciò in una fan
fiction… LO VEDRESTE DIRETTAMENTE
NELLO SHOW.
P.S. è ancora per poco il primo Marzo, quindi... HAPPY
BIRTHDAY, JENSEN! :)
di RMSG
Non è che Dean abbia dimenticato di essere la persona
più sfortunata del
pianeta Terra. Anni di esperienza, di problemi e di lingue morsicate
per
soffocare le imprecazioni sono stati fondamentali per renderlo l'uomo
vagamente
decente che è ora e quindi no, Dean non dimentica.
D'altra parte,
però, una
certa nota di oblio mentale è necessaria di questi tempi,
perché il povero Dean
deve star dietro, in ordine, a suo fratello che ogni tanto caccia con
lui, ogni
tanto lavora a una biblioteca vicino il bunker e ogni tanto piagnucola
sulla
sua cotta per Sandra, la ragazza dai capelli rossi del caffé
accanto; a un
angelo-non-più-tanto-angelo che pretende le sue attenzioni
praticamente
ventiquattro ore su ventiquattro per recuperare solo sette anni di
inutile
corteggiamento; e a una diciottenne appena ritornata al liceo che non
avrebbe
alcun problema particolare, a parte il fatto che è una
dannata adolescente,
certo.
Perciò
Dean, a 37 anni
suonati e ancora il marchio del primo assassino sul braccio, respira
profondamente e cerca di pensare positivo, di godersi il vago
equilibrio
conquistato, l'amore spropositato che Cas ha per lui e Claire, che
sarà pure
un'isterica teen-ager, ma è pur sempre Claire.
"Dean?" lo chiama
proprio lei, i capelli biondi ancora più lunghi di quanto
già non fossero sei
mesi fa quando è tornata al bunker. E' di fronte a lui,
rigorosamente in
mutande, t-shirt gigante e calzettoni da tennis, e lo fissa con la
faccia
innocente che indossa sempre quando sta per chiedergli qualcosa.
Dean la squadra e
sospira
pesante. Non importa quanto tempo Claire vada in giro mezza nuda, non
riuscirà
mai a farlo abituare a una presenza femminile nel bunker. "Che
c'è,
Claire?"
"Voglio dei vestiti
nuovi. Castiel dice che state per uscire... mi portate al centro
commerciale?
" chiede speranzosa e spalanca le palpebre, sbattendo un istante le
ciglia, senza mai distogliere lo sguardo da Dean.
E Dean, dal suo
canto,
vorrebbe tanto dirle che le ha comprato dei nuovi jeans e le ultime
nike uscite
giusto una settimana fa, che gli sta prosciugando il portafogli, che si
è
davvero rotto le palle di portarla in giro a comprare vestiti, che ha
accettato
di tenerla qui con loro per aiutarla a trovare la sua strada, non per
farle da
personal shopper (cristosantocomefaasaperechesignifica).
Ma Dean no, non lo fa, non ci riesce. Perché Claire ha gli
occhi di Cas e lei
sa, sa benissimo, che le basta fissarlo e poi sorridere appena per
convincerlo
a fare di tutto; perché Dean non è mai riuscito a
viziare il suo fratellino o
tanto meno Ben, e non riesce a resistere alle guance di Claire che si
gonfiano,
quando sorride.
"... d'accordo. Ma ti
avviso: se mi fai spendere più di centocinquanta dollari,
questo sabato ti fai
portare in giro da Sam o da qualche tuo amico. Io non ti scorrazzo da
nessuna
parte, non sono il tuo cazzo di tassista."
Claire annuisce e
sgambetta
verso la sua camera, senza degnarlo di risposta: entrambi sanno che
Dean non la
lascerebbe andare mai in auto con qualcuno che non sia lui o Cas e che
Claire,
da quando è tornata al bunker, non ha ancora ricevuto una
vero e secco no da
alcun Winchester. Il motivo di ciò, peraltro, non
è ben chiaro a nessuno, ma
Sam, essendo la solita testa di merda, si diverte a dire a Dean che in
realtà
il Marchio di Caino l’ha un po’ ammorbidito.
Dean sospira e si
passa una
mano sugli occhi, sedendosi quindi sulla prima sedia disponibile e
guarda
l'orologio, aspettando che le due prime donne della sua vita (di cui
una
tecnicamente un angelo privo di sesso ma nel corpo del padre morto
della
seconda) si diano una mossa per uscire.
****
L'attesa di Dean ha
fine solo
quaranta minuti dopo e ci vorranno altri venti minuti in auto prima di
giungere
finalmente al centro commerciale. Guidando nel grande parcheggio -
stranamente
e fortunatamente non molto affollato -, Dean si concede per la prima
volta da
quando sono usciti di guardare Cas, che non ha il trenchcoat (fa troppo
caldo),
ma solo una camicia bianca slacciata sul collo e uno strano broncio. E'
carino,
crucciato com'è, e Dean allunga una mano per dargli un
pizzicotto sulla
coscia.
"Ahio..." mormora Cas, inclinando la testa e massaggiandosi la gamba.
"Hai la faccia pensierosa. Quale cretinata hai in mente oggi?" chiede
Dean, svoltando e parcheggiando con un'unica fluida manovra.
L'altro sbuffa. "Nessuna cretinata. Sono solo stanco..."
"Perché?"
"Non mi hai fatto dormire 'stanotte." gli risponde subito,
aggrottando le sopracciglia e adocchiando il sorrisino lascivo di Dean
che
punta verso la strada dinnanzi a loro. "È difficile
affrontare le tue
privazioni di sonno. Sei eccessivamente capriccioso."
"Non ti sei lamentato particolarmente, che io sappia..."
"Ehm, ragazzi, scusate..." interviene Claire, seduta al centro del
sedile posteriore con le braccia incrociate e la faccia disgustata.
"Non
me ne può fregare un accidente di che avete fatto 'stanotte,
potete evitare di
discuterne?!"
Cas si gira a guardarla, allora, dispiaciuto. "Perdonaci, Claire... ti
prego, ignora Dean." dice e scende tranquillo dalla macchina insieme a
lei, mollando Dean ancora seduto davanti al volante a chiedersi se non
fosse
meglio Crowley di questo, se non fosse meglio l'Apocalisse, i Levatiani
e tutta
quella merda lì. Sorride piano, scendendo anche lui e
seguendoli.
Nah.
"Ehi, dove correte?"
****
Cas sospira, alzando
gli
occhi al cielo e pensando per un istante ai suoi fratelli e al
paradiso, di cui
da tempo non avverte più la santa presenza. Sono ormai sei
mesi che vive di
nuovo in questo strano, umano, silenzio, cioè da quando ha
rinunciato a tutto,
ancora una volta, per salvare Dean dopo lo scontro con Cain,
lasciandoci le
penne e venendo, tanto per cambiare, riportato indietro dal suo sempre
in
anonimato padre (che di lasciarlo nell'oblio della morte,
evidentemente,
proprio non ne vuole sapere).
Si chiede, Cas, se
questo è
quello che suo padre vuole che faccia: aspettare fuori da un camerino
mentre
Claire prova decine e decine di magliette e jeans assolutamente
identici fra
loro, mentre Dean se la dà a gambe con la scusa di cercare
una tanica d'olio
per il motore dell'Impala - ed evitarsi la piaga dello shopping.
Probabilmente sì, forse è quello che Dio vuole,
ma a Castiel interessa
relativamente. Più in generale, infatti, questo è
quello che vuole Cas, la sua
scelta... e se non può più volare da una parte
del mondo all'altra in meno di
una frazione di secondo, va bene lo stesso.
"Che ne pensi di
questa?" chiede Claire, scostando la tenda e mostrando una t-shirt
colorata.
"Penso che sia quasi del tutto identica a quella che hai messo prima...
e
che ti doni incredibilmente, come qualsiasi cosa."
Claire accenna un sorriso soddisfatto e si rinchiude di nuovo nel
camerino,
mentre Cas si passa una mano sulla fronte e si chiede dove sia finito
Dean.
Almeno lui potrebbe dare a Claire una rispostaccia per farle dare una
mossa.
Al suo fianco, a quel
punto,
probabilmente nello stesso esasperato stato mentale, si accomoda una
donna
sulla trentina, molto minuta, dalla pelle scura, così come
gli occhi e i lunghi
riccioli sulle sue spalle.
"Tua figlia è davvero bellissima..." gli dice e Cas la
guarda,
accennando un sorriso timido, ma gentile, e piegando la testa.
"Grazie... vorrei solo che dopo un'ora di prove lo capisse anche lei e
ci
lasciasse procedere con la giornata."
La donna allora ride, di una risata straordinariamente genuina e Cas
è certo:
se fosse ancora un angelo in lei vedrebbe un'anima davvero splendida,
pura.
"Oh, stai tranquillo. Tutte le adolescenti sono così... lo
ero anche io. E
anche mia nipote, nel camerino qui accanto, sembra non essere convinta
nemmeno
del suo stesso riflesso." scherza e prontamente da dietro la tenda
arriva
una risposta per lei.
"Zia Cassie, guarda che ti sento, sai?!"
Cassie - ora quel bel viso ha un nome - fa l'occhiolino a Castiel e
ride di
nuovo, illuminando la stanza. "Però ha un ottimo udito."
In quel momento
Claire decide
di uscire di nuovo dal camerino, vestita stavolta con una camicia a
quadri
rossa.
"E di questa che dici? Fa molto Dean Winchester!" ride facendo una
mezza piroetta. "Potrei usarla per carnevale. O meglio per Halloween...
credo che sarebbe una bella protezione, scommetto che qualunque mostro
veda una
camicia di plaid se la fa addosso..."
"Claire..." la rimprovera paziente. "Non prenderlo in
giro."
"Penso che la prenderò! Insieme alla maglietta e ai jeans
neri...".
Così dicendo sparisce di nuovo nel camerino e Cas sospira
sollevato,
intravedendo finalmente la fine del supplizio.
"Ehm, scusami..." lo chiama di nuovo la donna al suo fianco, gli
occhi scuri spalancati. "Tua figlia ha detto Dean Winchester?"
"Mh. Sì. Perché?" Cas si irrigidisce, tendendosi
subito e muovendo
con nonchalance una mano verso la cintura, dove lo aspetta un coltello
nascosto
sotto la camicia.
"Oh, è che...” Cassie sorride, nostalgica, e lo
guarda indecisa. "Ci
conosciamo, io e lui. Eravamo molto... ecco... lui e suo fratello hanno
dato
pace a molte persone nella mia città. Sono... credo dieci
anni che non lo vedo,
dio... credevo fosse... morto? Non so, magari non parliamo della stessa
persona… ma lui…"
"Sta bene." la ferma Cas, la voce calma, ma estremamente grave.
"E' vivo. Così come Sam. Stanno entrambi bene e hanno dato
pace e gioia a
molte più persone di quanto loro stessi credano o vogliano
ammettere."
Claire esce dal camerino, i vestiti scelti fra le braccia, e si
avvicina a
Castiel. "Andiamo?"
Il moro allora si rilassa, riportando la mano sulla propria gamba e
lasciando
perdere il coltello, e Cassie ricomincia a parlare, ora di fronte anche
a Claire.
"Mi aveva promesso che ci saremmo ritrovati nonostante tutto, ma il
tempo
passa e suppongo che ne abbia viste di tutte i colori, per ricordarsi
di una
vecchia fiamma come me."
Oh, pensa Claire,
sollevando
le sopracciglia e guardando la reazione di Cas. Si aspetta un tic, una
smorfia,
un sorriso gongolante da "ehi, adesso Dean è mio", ma non
vede nulla.
Niente. Castiel rimane stoicamente fisso, immobile, e Claire riesce
quasi a
rivedere l’angelo di Dio, il guerriero senza limiti che ha
conosciuto tanti
anni fa, l’essere che ha messo a ferro e fuoco Inferno,
Purgatorio e Paradiso
per un uomo solo, per Dean Winchester.
"Dean non ha
mai…"
comincia Cas.
"Parlato di me? Non è strano. Quando ci siamo rivisti dieci
anni fa,
neanche suo fratello sapeva niente… e in generale non sono
stata molto corretta
con lui. Sono Cassie Robinson, comunque, giornalista per
l’Ohio Post." sorride
e porge a Cas un bigliettino da visita. "Ci siamo conosciuti quando io
facevo il college… e più tardi ci siamo
rincontrati in Missouri per… alcune
situazioni molto strane nella mia città." scrolla le spalle
e si gira
verso sua nipote, appena uscita dal camerino e pronta ad andare via
anche lei. "Mi
piacerebbe risentirlo o… rivederlo, se è qui nei
paraggi, ovviamente. Sono
venuta a trovare la mia figlioccia e sua madre per qualche giorno,
magari
riuscirò a salutare anche lui, chissà."
Cassie si alza dalla poltroncina e sorride di nuovo a entrambi. "Buona
giornata… e salutatemi Dean, se lo vedete… su,
andiamo a pagare, Lucy. "
****
"…
perché non hai ancora
bruciato quel biglietto da visita?" gli chiede finalmente Claire,
camminando al fianco di Cas per il centro commerciale alla ricerca di
Dean.
"Perché dovrei?" le chiede, stringendo in una mano la busta
con i
vestiti nuovi.
“Duh.” sbuffa e gli tira il braccio, fermandolo.
"E’ tipo la sua ex. E
vuole rivederlo. Ed è una specie di top model esotica e
super sexy!"
"… non credo che Dean abbia bisogno di una donna in questo
momento."
"Non sto dicendo che non ci tenga a te…" dico solo che io
non gli
metterei davanti una focosa ex fidanzata a cui aveva promesso di
tornare
indietro, eh." Claire lo guarda, aggrottando le sopracciglia. "Non
voglio vederti… insomma, ferito... o qualunque sia
l’equivalente angelico."
Cas sorride appena, uno strano calore in petto, e col braccio libero
avvolge le
spalle di Claire. "Ti fa onore che tu ci tenga agli altri. Come vedi,
hai
addomesticato perfettamente i tuoi demoni."
"Cas! Dico sul serio, ascoltami! Non è il momento per le tue
benedizioni da
Madre Teresa di Calcutta, ok?"
Castiel sospira e riprende a camminare. L'inquietante somiglianza negli
atteggiamenti fra Dean e Claire non lo stupisce più ormai...
a differenza
invece della propria irreprensibile pazienza nei confronti di quei due.
Li ama
entrambi, è ovvio sia così, ma certe volte, certe
volte, sono infernali e le loro lingue biforcute bruciano.
Così come
brucia da morire
quel bigliettino da visita nella tasca posteriore dei jeans.
****
Ritrovato Dean e
sfamato sia
lui che Claire (Cas non aveva fame e si è limitato a
starsene buono con i suoi
ricordi vecchi di miliardi di anni e una silenziosa ansia a stringergli
lo
stomaco), il più disfunzionale trio mai creato dai tempi
dell’Apocalisse del
2010 si avvia a spuntare dalla lista della spesa le ultime cose.
"Non puoi ignorare le richieste di tuo fratello per del cibo
più sano,
Dean."
"Non comprerò altra insalata, Cas. Per niente al mondo."
"Sì che lo farai. E comprerai anche del pesce,
perché è ciò che vuole
mangiare Sam." gli risponde Cas, sollevando piano le sopracciglia e
fissandolo, come a sfidarlo a contraddirlo.
"... ti odio."
Cas si gira, prendendo da Claire un pacco di pasta e mettendolo nel
carrello.
"Non è assolutamente vero."
"Invece sì."
"... va bene, come desideri. Ora puoi andare a prendere il pesce?"
Dean sbuffa e si sporge verso di lui, scontrando appena le loro fronti
e
andando via verso il bancone del pesce.
Claire, tornata con altre provviste da mettere nel carrello, ride
piano.
"È un moccioso."
"Vero. Ma non dirgli che l'ho ammesso..." mormora Cas, sorridendo
tenero. "Hai preso il ketchup?"
"Mhhh... no, è da quella parte!" risponde la ragazza,
indicando oltre
le spalle di Castiel, che gira il carrello prontamente e, neanche a
dirlo,
finisce a sbattere contro una persona.
"Oh! Mi dispiace, scusi, si è..."
"Ah, ci rivediamo!" esclama Cassie, sorridendo dolorosamente bella,
tirando indietro il suo carrello al fianco della nipote. "Deve essere
proprio destino oggi.."
"Non credo nel destino." risponde seccato Cas, schiarendosi poi la
voce imbarazzato per la rispostaccia improvvisa. "Cioè..."
"Oh, peccato. È bello credere in qualcosa di positivamente
sovrannaturale,
sai?"
Cassie scrolla le spalle, muovendosi per prendere dallo scaffale vicino
all'ex-angelo della pasta, sollevandosi sulle punte per raggiungere lo
scaffale
più in alto. Castiel, essendo stato santo e benedetto per
miliardi di anni,
proprio non riesce a non aiutare chiunque, persino lei, e allunga
subito un braccio,
sentendo distintamente Claire sussultare e imprecare sotto voce.
"Cas, c'è una fila lunga fino alla luna per il pesce..."
dice Dean,
ritornando sui suoi passi. "Facciamo cambio, perché non ho
affatto voglia
di stare lì fermo come… un…"
Dean si ferma,
fissando il
suo angelo allungare un pacco di pasta al suo primo, fallito, amore,
forse il
più grande dei suoi rimpianti, e il cervello gli va
letteralmente in
cortocircuito.
Perché ha
passato gli ultimi
anni a non pensare a tutte le possibilità che ha perso
mentre cercava di
salvare il mondo - o recentemente di non fare una strage a mani nude -
e
questo, Cas al fianco di Cassie - perché dovevano avere il
nome uguale, ovviamente
-, è una di quelle cose di
cui avrebbe fatto volentieri a meno, grazie tante.
"Dean Winchester."
lo chiama Cassie, la voce calda e gli occhi scuri che lo fissano, lo
scrutano.
"È incredibile. Sei diventato ancora più
spudoratamente bello." Dean
sorride appena, evitando con tutte le sue forze di guardare Cas. "Ho
incontrato il tuo amico e sua figlia..."
"Amico..." borbotta Claire e Dean non ha mai voluto tapparle la bocca
così tanto come in quel momento.
"Cassie, è... bello vederti. Sono passati quanto? Dieci
anni? Sei
assolutamente... uguale. Raggiante, direi."
Lei ride e gli va a stringere la mano, mentre Cas e Claire si scambiano
un'occhiata. La bocca di Claire comincia a mimare parole che
assomigliano tanto
a "te l'avevo detto" e che no, Cas non vuole vedere.
"Non avrei mai immaginato di incontrarti in un supermercato."
"Beh..." comincia, "anche noi dobbiamo mangiare."
"Questo è vero! Ricordo bene quanto mangi!" ride e gli va
vicino,
finalmente, abbracciandolo. Dean ricambia, un po' impacciato, e alza
gli occhi
verso Cas, che scruta interessato la lista della spesa, cercando
chissà cosa,
mentre la tiene evidentemente al contrario.
Dean suppone che questa sia una di quelle cose lì, uno di
quei cosiddetti bivi,
l'ennesima gigantesca scelta che si pone sulle sue spalle, e vorrebbe
sbattere
la testa al muro perché... perché non era mai
capitato di spiegare a qualcuno
che non conosce Cas cosa è stato e cosa ha fatto e quanto sa
essere fantastico,
di spiegare la natura della loro
relazione con delle parole vere.
"Immagino tu abbia avuto una vita intensa nell'ultimo periodo..." gli
dice Cassie.
"Sì, abbastanza... oggi è il mio giorno di
riposo, diciamo così."
"E sei venuto a far compere? Ti sei forse sistemato finalmente? Bella
casa
e donna da sogno?"
"Mh... beh…"
Claire lo sta fissando, tenace e a un passo dall'essere furiosa. Lo
fissa in
quel modo perché Cas non lo fa, non ci riesce, e si limita a
stringere le mani
sul manico del carrello fino a sbiancarsi le nocche. Dean sa che
dovrebbe
mostrare a Claire come ci si comporta, come un adulto affronta anche
situazioni
imbarazzanti e che non vorrebbe mai vivere, come compie le sue scelte
quello
che adesso a conti fatti è una delle sue figure paterne.
Dean lo sa, lo sa
bene.
Ma quel pomeriggio
proprio
non ce la fa.
"No, non esattamente. Bella casa sì, però... e
oggi ho Sam a cena, ecco
perché sono con Cas... tiel, Castiel sì, e sua
figlia Claire... abbiamo un po'
di cose da comprare."
L'ex angelo alza gli occhi e fa un sorriso timido a Cassie, ma lo
sguardo
triste non svanisce. "Piacere mio. In realtà io e Miss
Robinson ci siamo
già incontrati stamani mentre Claire acquistava abiti nuovi."
"Oh... non me lo avevi detto a pranzo, però." mormora Dean.
"Deve essermi passato di mente." Cas si irrigidisce, entrando di
nuovo in modalità angelica, e mette una mano dietro la
schiena di Claire.
"Comunque sia, visto che non vi vedete da molto tempo, forse sarebbe il
caso che vi lasci soli. Finisci tu la spesa, io e Claire prendiamo il
pesce e
torniamo a casa con un taxi."
E quello, per Dean,
sarebbe
dovuto essere il primo campanello d'allarme. Quello che avrebbe dovuto
subito
fermarlo, fargli ritrattare la storia dell'amico e implorare perdono da
Cas per
i successivi venti minuti.
"Certo. Ok. Ci
vediamo... ci vediamo a casa. Casa mia, sì."
Cas si allontana per primo e Claire lo segue, fulminandolo e mimando
con le
labbra la parola "stronzo".
Perfetto.
****
Dean ha paura a
tornare nel
bunker. Il che è assurdo, perché ha riso in
faccio a Satana, ha preso a calci
tutti gli altri arcangeli e, nel periodo più oscuro della
sua vita, se ne
andava in giro col re dell'Inferno per locali e a troie. E questo
giusto per
nominarne un paio.
Il problema
è che sa bene che
Cas deve aver sentito il rumore dell'Impala entrare nel garage e che
forse,
dopo dieci minuti, si sta domandando perché Dean non
è ancora entrato.
Il punto è
che Dean non sa
che cosa lo aspetta.
È piuttosto certo che Claire non gli parlerà per
le prossime due settimane e
ok, se lo merita. Se lo merita sul serio. Ha fatto una cazzata e ora si
becca
le conseguenze.
Ma da Cas. Da lui proprio non sa che cosa aspettarsi. Occhiatacce?
Insulti?
Astinenza per il prossimo mese?
Dean sospira e si
passa una
mano sul viso, scendendo poi dall'auto e andando a prendere le buste
della
spesa dai sedili posteriori. In realtà il resto del
pomeriggio è passato senza
problemi, Cassie gli ha presentato Lucy, la figlia di una sua amica, e
mentre
prendevano un caffè gli ha raccontato un po' della sua vita
in questi ultimi
anni.
Nessun marito, per lei, e Dean non è stupito. Cassie
è sempre stata tutta
carriera e sedere da urlo e certo non ha bisogno di un uomo inutile al
suo
fianco.
A differenza sua,
però, che
senza Cas sarebbe col culo per terra in un secondo.
"Ehi? Siete
tornati?" li chiama, scendendo le scale veloce e portando la spesa in
cucina. Claire è lì col portatile e Sam
è seduto al suo fianco, indicando lo
schermo e ridendo per qualcosa. Il profumo della cena vaga per mezzo
bunker e
Dean ha già l'acquolina in bocca e dio santo, quanto ama Cas
quando si mette ai
fornelli (anche se per cucinare robaccia per Sam).
Poggia le buste sul tavolo, mentre Sam lo saluta con un sorrisone.
"Dean,
ehi... ce ne hai messo di tempo."
"Sì, ho incontrato... una vecchia conoscenza." mormora,
svuotando le
buste e aprendo la credenza.
"Diciamo una ex." sbotta Claire, acida e Dean le lancia
un'occhiataccia.
"Una ex? Qui in Kansas?" domanda Sam, perplesso e preoccupato.
"Sì beh... era di passaggio."
"Ma..."
"Sam, davvero, non è molto importante, non farne un caso di
stato."
dice evasivo, aprendo il frigo.
"Sicuro, Dean?" ricomincia Claire, chiudendo il portatile. "Deve
essere stata proprio una gran bella ex per dirle che Cas
è... com'era? Solo un
amico?"
Dean aggrotta la fronte, irritato. "Non ho detto questo, ho solo detto
che..."
"Che hai una bella casa, ma che al momento sei single!" esclama
velenosa Claire, scendendo dallo sgabello e prendendo il portatile.
"Sei
un codardo omofobo. E sei anche uno stronzo! Hai ferito Cas e questo mi
fa
incazzare, perché non ho voglia di vederlo con quella faccia
solo perché tu non
hai le palle di ammettere che stai con un uomo!"
"Ehi ehi, Kill Bill, datti una calmata. Omofobo io?! Ma che cavolo vai
dicendo? Sei impazzita?" la addita, ora seriamente arrabbiato.
"Innanzitutto piantala di parlare come una scaricatrice di porto e vedi
di
abbassare il tono quando parli con me. Io non sono Cas, non ho la
stessa pazienza."
"Oh, credimi, lo so bene che non sai come mantenere la calma! Posso
ricordarti le varie stragi dell'anno scorso?!"
"Ma davvero? Mi stai rinfacciando questo, Claire?! Non eri tu ad aver
ingaggiato due decerebrati per farmi ammazzare?!"
"TIME OUT!" li interrompe Sam, alzando la voce e zittendoli.
"Calmi, accidenti! State calmi!" Claire si stringe al petto il
portatile, abbassando la testa. "Dean, cristo santo, stai litigando con
una diciottenne! E per cosa poi? Chi cavolo hai incontrato?"
"Cassie..." risponde piano, evitando il suo sguardo.
"Oh..." Sam sospira. "Oh, ok. Ok, d'accordo... e non le hai
detto che stai con Cas?"
"Sono affari miei. Cas non ha bisogno che vada a sbandierare la nostra
relazione a mezzo mondo!" Dean si volta, puntando le mani sui fianchi.
"Non vedevo Cassie da dieci anni, perciò scusami tanto, ma
non sono tenuto
a raccontare tutto a tutti solo perché Claire vuole
assistere a divertenti
scene da comedy!"
"Questo non è vero!" gli grida contro lei. "Io voglio solo
che
tu ti renda conto di che significa quando fai così! Ti
approfitti
dell'ingenuità di Cas che non sa di dover pretendere da te
queste cose, che non
sa come funziona una relazione, che non sa..."
"Avete finito?"
Tutti si voltano verso l'entrata, dove Cas li guarda, le sopracciglia
alzate e
i capelli bagnati e pettinati indietro. "Vi si sente urlare dalle
docce.
State calmi... non è successo niente." Li guarda e sospira,
cominciando ad
arrotolarsi le maniche della camicia pulita, scoprendo gli avambracci.
"Dean non deve rendere conto a nessuno e a me non interessa
più di tanto.
Sono capricci da umani."
"Ma tu sei umano, Cas. E Dean se ne approfitta!"
"Vuoi piantarla, Claire?! Tu non sai niente di noi, se non quello che
ti
mostriamo! Non provare a dire che voglio il male di Cas!" abbaia
Dean, quasi ansimante.
"Ragazzi..." ci riprova Sam. "Prendete tutti e due un bel
respiro, per piacere. Avete già detto parecchie cose di cui
vi pentirete."
Claire sbuffa, marciando via verso l'uscita, ma Cas la ferma. "Tra
mezz'ora in tavola, Claire. Per favore."
La ragazza lo guarda, pensosa, e poi annuisce, dirigendosi in fretta
verso la
sua stanza.
Castiel respira profondamente e per un momento alza gli occhi al cielo,
prima
di dirigersi di nuovo ai fornelli a controllare la cena. Apre il forno,
osservando
la spigola lasciata lì al caldo ma già ben cotta.
"Mh, Cas..." lo chiama Dean. "Sei incazzato con me?"
"Un po'. Ma questo non giustifica l'atteggiamento di Claire... e tanto
meno la scenata a cui ha assistito Sam."
"Ok... hai intenzione di arrabbiarti con me dopo?" chiede ancora,
indeciso.
"Molto probabile. Ma ritengo che Sam voglia raccontarci di Sandra,
invece
che ascoltarci discutere. Per cui vieni qui e prendi l'occorrente per
apparecchiare la tavola, mentre tuo fratello si imbarazza un po' per la
sua vita
sentimentale."
Sam ridacchia e scuote la testa, guardando Dean muoversi subito vicino
Castiel.
"Perché c'è della carne per gli hamburger
pronta?" domanda Dean,
perplesso, togliete il coperchio da una pentola.
"Perché a te non piace il pesce, Dean, perciò ho
fatto altro."
risponde ovvio il moro.
Dean si ferma a guardare Cas, boccheggiando, e solleva una mano per
fargli una
carezza, ma si ferma, mettendosi ad armeggiare con le posate nel
cassetto.
Dio, questa è l'ennesima conferma che non si merita di avere
Castiel.
****
Superata - quasi -
indenni la
cena, con Claire e Dean che apparentemente sono giunti a un armistizio
previa
la cessione dell'ultima fetta di torta alle mele da parte di Dean, ora
il
bunker è deserto.
Cas è già a letto, forse addormentato, e Dean,
che si è offerto volontario per
lavare i piatti, ora ha paura di entrare nella sua stessa stanza.
Alla fine Castiel non era poi così arrabbiato come aveva
annunciato, anzi.
Tutta la sera è stato tranquillo, forse anche troppo
silenzioso, e Dean,
davvero, non sa che aspettarsi. Forse dovrebbe dormire in un'altra
stanza,
oggi, ma poi sembrerebbe un'ammissione di colpa e lui, tecnicamente,
non ha
compiuto niente di grave. Non troppo almeno.
Convinto dei suoi
stessi
pensieri, apre piano la porta, la stanza in penombra e Cas nel letto
fra le
lenzuola, gli occhi chiusi, il petto nudo che si alza e abbassa piano,
una mano
dietro la nuca - è l'unico modo in cui riesce a dormire e
Dean lo prende sempre
in giro perché sembra una posa da calendario (anche se in
realtà l'adora,
perché c'è sempre posto per la sua testa in quel
modo).
Dean si spoglia silenzioso, e con solo i boxer addosso si infila fra le
coperte, spegnendo l'unico lumino acceso e sistemando la testa sul
petto di
Castiel, come ogni volta.
Non è la
prima volta che si
chiede se sia meglio poggiare l'orecchio sul torace sodo e muscoloso di
Cas o
se su un seno morbido, dai capezzoli scuri e sempre invitanti. Dean
sospira e
per un istante vuole allontanarsi. Vorrebbe non aver bisogno di
definirsi,
vorrebbe solo convincersi delle parole di Cas di più di un
anno fa, quando finalmente
si sono dati una mossa e messi insieme. "Non devi giustificarti o
scegliere chi amare o per chi provare attrazione. Dio vi ha fatti
esattamente
come dovreste essere... soprattutto tu, Dean. Sii solo te stesso".
Ora, a parte la
questione di
Dio - che tecnicamente sarebbe suo suocero e no, non ci si
abituerà mai -, Dean
sa razionalmente che non dovrebbe preoccuparsi di queste cose,
soprattutto con
Cas (che è geneticamente programmato per amarlo qualsiasi
cosa succeda).
Solo che è difficile, davvero difficile, e Dean
non può fare a meno di
pensare se Cas aspetterà sul serio che si decida a togliere
la testa dal culo
una volta per tutte.
"Dean."
La voce roca di Cas lo fa rabbrividire, ma Dean non si muove e, anzi,
chiude
gli occhi, mentre con la mano libera Cas gli accarezza la schiena nuda.
"Non far finta di dormire..." mormora e Cas si sporge a baciargli la
fronte. "Non sono arrabbiato. Va tutto bene. Purché tu sia
felice... non
importa quello che è successo oggi..."
Dean sospira. "Mi dispiace ok? Sono andato nel pallone..." sussurra.
"È che Cassie mi ha conosciuto prima dell'inferno e di te,
prima di tante
cose. Non volevo mostrarle cosa sono diventato..."
"Dean."
"Cas. "
"Dean."
"Cas?!" sbuffa.
"Non sei diventato nulla. Sei ancora l'uomo giusto che ha salvato il
mondo
infinite volte... sei Dean Winchester. E, oserei dire, sei mio."
Dean allora ridacchia
e alza
la testa a guardarlo. "Da umano sei sfacciatamente possessivo."
"Sì? Eppure ricordavo di averti marchiato qualche tempo fa
anche da angelo..."
scherza e gli mette una mano sul petto, spingendolo indietro e
salendogli
sopra, prima di baciarlo casto sulle labbra.
"Giusto. Eri un pazzo appiccicoso anche prima."
Cas sorride accondiscendente e si china a baciargli il petto, in una
scia di
baci languidi. "Sei invitante, non posso farci nulla, lo sai. Ci hanno
provato i molti a tenermi lontano da te..." scende sull'addome e Dean
sospira piano, rabbrividendo, mentre le dita di Cas abbassano piano i
suoi
boxer. "Mi hanno torturato... imprigionato..." continua il moro,
leccando attorno all'ombelico nel punto dove sa Dean soffre il
solletico,
tenendolo però fermo mentre l'altro ride.
"Smettila, Cas… !"
"Manipolato... costretto a fare di tutto... e io stesso, Dean, ho fatto
cose orribili..." gli toglie i boxer, aprendogli piano le cosce e
osservando con la perenne testa inclinata l'erezione già ben
presente davanti a
sé. "Eppure sono qui..."
"Mhh..." Dean ansima, guardandolo dall'alto impaziente. "Sì,
sei
qui. E non stai usando la bocca per ciò che è
buono e giusto."
"Non citare la Bibbia per chiedermi del sesso orale, Dean
Winchester."
Dean sussulta e prova a protestare, ma appena sente le labbra umide di
Cas
avvolgersi attorno alla punta del suo sesso, finalmente si tappa la
bocca.
Cas era decisamente
meno
arrabbiato di quanto avesse immaginato.
****
Il giorno dopo, tutto sembra essere tornato come di dovere.
Naturalmente, Dean, che sa bene quando deve fare ammenda e come
conquistare una
donna, la mattina dopo fa trovare sulla scrivania di Claire un
pacchetto
infiocchettato dei suoi cioccolatini preferiti e di cui, lo giura
sull’Impala,
non conosce assolutamente la provenienza.
Placata dunque col cioccolato l’esponente del gentil sesso
del bunker, ora Dean
deve solo trovare il modo di rientrare a pieno regime nelle grazie di
Castiel.
Un compito assai più complesso, visto che
all’angioletto piacciono i gesti
eclatanti e che a lui, invece, questi disgustano.
Ma Dean Winchester è un uomo d’onore, tutto
sommato, e checché se ne dica
troverà il modo di far sorridere Cas come si deve
– soprattutto in vista della
caccia in Oklahoma per cui partirà con Sam domani.
L’idea a cui è giunto è abbastanza
semplice e con niente riesce ad attirare Cas
nella sua trappola.
Così, appena lo sente avvicinarsi alla libreria, fa partire
la telefonata dal
suo cellulare, dando volutamente le spalle all’entrata.
"Dean, mi hai chiamato?" domanda Castiel, entrando in libreria.
"Ehi, Cassie, ciao!" esclama Dean al telefono, facendo finta di non
aver sentito Cas. "Sì, sono Dean… Dean
Winchester… spero di non averti
disturbata, avevo… beh, avevo bisogno di parlarti per
qualche minuto, se ti va."
Cas si scosta dall’uscio della porta, ma rimane ad ascoltare.
Origliare è una
cosa brutta, ma, ehi, non è mica ancora un angelo dopotutto.
"Sì, ecco… quello che volevo dirti…"
ricomincia Dean, grattandosi la
nuca nervoso. "E’… è complicato,
ovviamente… sì, insomma… cosa? No no,
non
voglio riprovarci con te, no! Io… non fraintendermi, ne
varresti decisamente la
pena, ma…"
Cas tende le orecchie, trattenendo il fiato. "Ok, sarò
chiaro e conciso,
perché questa cosa mi ha già dato fin troppe
rogne e sento di aver bisogno di
dirtelo, d’accordo? Hai presente il tipo con cui ero a far la
spesa? Lui è… è…
ecco, Castiel è…" esita, balbettando, e Dean
impreca sottovoce. Nella sua
testa suonava decisamente tutto più fluido, ovviamente, e
sta facendo la figura
del cretino più di quanto avesse messo in conto. "Cassie,
io…" si
interrompe, rimanendo in silenzio ad ascoltare lei. "…
sì, lui è…
speciale. A dir poco. Mh-mh…" Dean sbuffa una risata.
Perché non lo ha
detto ieri davanti a lei, chiede Cassie. "Perché? Cristo, a
stento riesco
a parlarne al telefono. E’ solo complicato! Cas e
io… siamo complicati. Tipo un
bordello complicati, mi segui? E a me andava bene non dirti nulla e, a
dirla
tutta, pure a lui, non ha mai preteso niente da me quello
stupido… ma… sì sì,
sono d’accordo. Non c’era motivo di nascondersi.
Lui non se lo merita, è troppo
importante per me e non volevo fargli pensare che mi vergogno di
ciò che siamo.
Per questo te lo sto dicendo adesso… tutto qui." conclude
Dean, girandosi
poi all’improvviso, ancora al telefono, a guardare
l’uscio libero da Castiel,
ormai già quasi fuggito in cucina per non mostrare a Dean
gli occhi lucidi.
****
Quando Dean esce dalla libreria e si dirige in cucina, i due si
incontrano. Cas
ha gli occhi rossi e Dean si chiede se non abbia esagerato, se adesso
non sia
sul serio arrabbiato e se, forse, non sarebbe il caso di lasciar
perdere questa
caccia perché a lasciare Castiel ora come ora non ci pensa
proprio.
"Dean."
"Mh?" mugola, distraendosi nel farsi un panino.
"Grazie."
Dean ghigna, continuando a non guardarlo e facendo la parte
dell’indifferente. "Per
cosa? Per essere perfetto e fantastico?"
Cas sbuffa una risata, il massimo dell’ilarità che
sia riuscito ad acquisire
nel suo periodo da umano. "Sì, Dean. Esattamente per
quello."