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Autore: Jecchan92    02/03/2015    5 recensioni
Jess e Nick si sono lasciati da due mesi.
Lei decide di cambiare casa, il dolore è insopportabile.
Lui vorrebbe che rimanesse, ma non ha il coraggio di dirglielo.
Ma accade qualcosa, qualcosa a cui nessuno era preparato.
Qualcosa che cambierà le vite di tutti i coinquilini.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cece Meyers, Jessica Day, Nick Miller, Schmidt, Winston Bishop
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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-“Jess, non ti preoccupare, penso a tutto io”! “Vai tranquilla, so quello che faccio”. Ecco il risultato!- esclamò Jess indicandosi la pancia.
Era in camera con Cece da quasi tre ore, e girava in tondo convulsamente.
-Io ammazzerò Nick Miller!- proseguì.
-Ora calmati però, l’agitazione non fa bene al..-
Cece non riusciva a dire la parola “bambino”, le sembrava una cosa talmente assurda che dirlo pareva una presa in giro.
-Non fa bene? Cece, in questi due mesi ho bevuto. Come. Una. Spugna. Il bambino nuota in un liquido amniotico superalcolico! Sarà già dipendente dall’alcol! Se nascerà con sette dita e quattro teste, sarà solo colpa mia!-
-Quindi intendi.. Proseguire?- chiese la sua amica.
Qualche secondo di silenzio: voleva questo bambino?
Lei e Nick si erano lasciati, e lui aveva espresso chiaramente l’intenzione di non formare una famiglia.
Ed ora capitava questa creatura tra capo e collo. Jess chiuse gli occhi e annuì.
-Non me la sento di interrompere la gravidanza- sussurrò, mettendosi le mani sulla pancia.
Cece sorrise.
-Ecco perché quei dolori di stomaco, quelle nausee, tutto torna ora, no Jess?-
-Io ucciderò Nick Miller- disse digrignando i denti.

Nick finì il suo turno alle tre del mattino: aveva fatto due ore in più a causa dei giorni di permesso che si era preso.
Appena si chiuse la porta di casa alle spalle, si tolse il giaccone e lo buttò a terra, poi si sfilò le scarpe e si trascinò in camera.
Stava per cadere tra le braccia di Morfeo ancora prima di toccare letto, quando si accorse che la porta della camera di Jess era socchiusa.
La aprì piano e infilò solo la testa.
Jess dormiva su un lato, le mani infilate sotto il cuscino, la bocca semiaperta. Nick sorrise e, in un momento di particolare coraggio, si decise a entrare.
La ragazza mugugnò nel sonno, e cambiò posizione: ora era supina, con un braccio sopra la testa, e la bocca che prima era solo socchiusa, ora si aprì del tutto, lasciando libero spazio al potente russare, prima schiacciato dalla posizione di lato.
Nick si sedette accanto a lei, bene attento a non svegliarla, e la osservò: spesso, quando erano insieme, lui la fissava per qualche minuto, prima di addormentarsi, e proprio in quel momento avrebbe voluto essere steso al suo fianco, a premersi il cuscino sulle orecchie per non sentirla russare.
Il ragazzo sorrise e pose un leggero bacio sulla fronte di Jess, così leggero che il vento se lo sarebbe portato via tanto presto da non lasciarne più traccia.

-Buongiorno coinquilini- biascicò Jess, ancora assonnata.
I ragazzi la salutarono con lo stesso entusiasmo, e tornarono ad occuparsi ognuno della propria colazione. Tutti, tranne Nick.
-Dormito bene?- chiese.
Lei annuì di malavoglia, infilando la testa nel frigorifero e riemergendo con il cartone del succo d’arancia, poi prese dei toast e li mise a tostare.
Una volta tostati, riempì tutta una facciata di burro e zucchero e li mise su un piatto. Nel frattempo, aveva messo ad abbrustolire quattro fette di bacon e, una volta raccolte, li impiattò accanto ai toast.
Il tutto condito con litri, e litri, e litri di sciroppo d’acero.
Nick non era il solo ad essere sorpreso dall’abbondante colazione di Jess: anche Schmidt e Winston avevano smesso di masticare, fissando scioccati quel piatto da nausea.
Lei addentò un pezzo di bacon quasi bruciato, poi si accorse dello strano silenzio.
-Che c’è?- disse lei, sorseggiando avidamente il succo d’arancia direttamente dal cartone.
-Devi fare la maratona di New York? Come mai questa colazione da atleta-barra-ragazza obesa?- chiese Schmidt.
-Mi stai forse dicendo che sono grassa?- sbottò lei, alzandosi dallo sgabello sul quale si era appollaiata, con il toast in bocca.
-Assolutamente no! Dico solo che tu alla mattina bevi solo caffè!-
Lei si risedette, rossa come un peperone. Reazione che non sfuggì a Nick.
-Oh bé, il dottore mi ha detto di cominciare a fare una colazione abbondante, quindi…- rispose in tono molto più calmo, sperando ci credessero.
Fortunatamente, la conversazione morì lì, con Winston che disse “Mi sembra giusto”.
Chiacchierarono del più e del meno, dei programmi per il fine settimana, della settimana appena trascorsa: per un attimo, pareva di essere tornati tutti amici come un tempo, quando si rideva e si organizzavano cose da fare tutti insieme.
-Jess che dici, ti senti abbastanza in forma per andare a correre?- chiese Schmidt all’improvviso.
Lei si pietrificò: poteva ancora correre? Questo al dottore non l’aveva chiesto, ma nel dubbio decise che no, non era il caso.
-Oggi no, ho un gran mal di pancia, infatti penso che andrò in bagno!- esclamò lei.
-Non c’è bisogno che ci aggiorni su ogni tuo spostamento, soprattutto quelli più puzzolenti- la sgridò Winston.
Ma lei non gli rispose: si limitò a correre al bagno ed a chiudere la porta a chiave.
Si appoggiò alla parete fredda della doccia e scivolò fino a terra, chiudendo gli occhi.
Come poteva andare avanti così? Come poteva nascondere questa gravidanza ai ragazzi?
Nove mesi sono tanti. E Nick? Come l’avrebbe presa?
Nel peggiore dei casi, sarebbe anche stato capace di scappare, e allora lei sarebbe stata perduta. Le sembrava una strada senza uscita, ovunque guardasse vedeva solo dei baratri.
Un forte bussare la fece distogliere dai suoi pensieri.
-Jess! Tutto bene?- chiese una voce allarmata. Nick.
Lei si alzò di scatto, cosa che le provocò un leggero giramento di testa, si sciacquò la faccia ed aprì la porta.
-Che diavolo stai facendo? Sei dentro da quasi un’ora!- quasi gridò lui.
Lei rise.
-Ma che stai dicendo? Saranno solo dieci minuti!-
Ma un’occhiata all’orologio le fece capire che Nick aveva ragione: accidenti, se era appisolata nella doccia! Questo bambino stava prendendo il sopravvento sul suo corpo.
-E’ tutta colpa tua, Nick Miller!- urlò senza pensarci.
Poi gli voltò le spalle e corse in camera sua.
Nick si grattò la testa confuso.
“E’ colpa mia se è stata in bagno così tanto tempo?” si chiese, ma decise che non era il caso di farne un affare di stato.
Non con Jess così instabile, e non adesso che stavano finalmente ristabilendo un rapporto normale.

-Sì, sei decisamente incinta- annunciò Sadie.
-Sai, non avrei mai pensato che un giorno mi sarei trovata a gambe aperte davanti a te!- scherzò Jess, ben a conoscenza dei gusti sessuali dell’amica.
-C’è una prima volta per tutti, mia cara-
Le pulì la pancia dal gel utilizzato per l’ecografia e l’aiutò a sedersi.
-Il padre lo sa?- chiese Sadie.
Jess si strinse nelle spalle.
-Sai, credo che abbia il diritto di saperlo-
-Anche se io e lui abbiamo rotto proprio perché avevamo idee diverse sul nostro futuro?-
-Qualsiasi sia il motivo per cui vi siete lasciati, ora il bambino viene prima di tutto- disse Sadie, mettendole una mano sulla spalla.
-Il padre è Nick- disse Jess sospirando.
-Oh mio Dio. Che schifo-
-Sadie!-
Lei rise.
-Scusa Jess, ma Nick è il tipo di persona che mi fa diventare più lesbica ogni giorno che passa-
La ragazza sospirò.
-Sono ufficialmente incinta, vero?- chiese lei rassegnata.
-Totalmente incinta- confermò Sadie.
La accompagnò all’uscita e si salutarono con affetto.
-Almeno avremo una scusa per vederci. Appuntamento tra due mesi- disse la ragazza.
Jess annuì e si avviò verso la sala d’aspetto, dove ad aspettarla c’era Cece.
-Cosa ci fai qui?- chiese abbracciandola.
-Non potevo lasciarti da sola ad affrontare tutto questo- rispose la ragazza indiana – Allora, avremo un maschietto o una femminuccia?-
-Non mi ricordo di aver fatto sesso con te, ma ora che me lo stai ricordando la paternità è in dubbio- la prese in giro Jess – E’ presto, bisogna aspettare-
Cece la prese sottobraccio, con un sorriso a trentedue denti.
-Sai, più ci penso, più non vedo l’ora che arrivi questo bambino!-
Anche Jess si permise di pensarci, e l’idea la fece sorridere per la prima volta.

-Oggi non sono andata al lavoro- brontolò la voce di Jess da sotto la coperta su cui si era rannicchiata.
-Cos’è successo questa volta?- chiese Cece sospirando.
L’amica riemerse dalla sua tana e si mise a sedere sul divano.
-Ti rendi conto che questo bambino crescerà senza un padre?-
Cece alzò le sopracciglia.
-Per forza, finché continuerai a tenere segreta la cosa-
-Ma anche se glielo dicessi le cose non cambierebbero. A questo bambino Nick potrebbe solo insegnare a fare cocktail, perché ammettiamolo, crea dei veri capolavori alcolici, ma a cosa potrebbe servire? Già me li immagino tra vent’anni: mio figlio e Nick che si passano al volo le bottiglie di vodka per far colpo sulle ragazze- concluse Jess disperata.
Cece chiuse gli occhi: era dura stare dietro agli sbalzi ormonali dell’amica: già prima non era molto cilindrata, ma ora si era raggiunto il massimo storico di discorsi insensati.
-Vedrai che non accadrà- la consolò.
Si alzarono entrambe dal divano.
-Ah no? Vogliamo scommettere? Sarò una ragazza madre che dovrà crescere due figli! E no, non aspetto gemelli, parlo proprio di Nick Miller!-
Si mise le mani nei capelli, chiudendo gli occhi.
-Questa gravidanza è un disastro- si lamentò.
-Chi aspetta un bambino?- chiese una voce.
Le ragazze si girarono di scatto verso la porta d’ingresso: i ragazzi erano tutti lì, pietrificati.
A parlare era stato Nick. Cece e Jess si guardarono negli occhi, terrorizzate: ognuna sperava che l’altra dicesse qualcosa.
-Ehm, chi aspetta un bambino? Ottima domanda- prese tempo la Day – Allora, non volevamo dirlo così improvvisamente ma…-
Prese un respiro.
-Cecilia è incinta!- quasi gridò.
La ragazza in questione fissò l’amica, ed i suoi occhi divennero due palline da ping pong. Un silenzio tombale calò nell’appartamento, gli sguardi dei suoi abitanti vagavano da Cece a Schmidt, che aveva la bocca spalancata ed aveva perso parecchio colore.
Dopo parecchi minuti in cui nessuno parlò, Winston ruppe il silenzio.
-Bè, come si dice: congratulazioni?-
-Già, tanti auguri- lo seguì Nick senza troppo entusiasmo.
-Ragazze, posso parlarvi in privato?- chiese Schmidt.
Cece e Jess lo seguirono in camera di quest’ultima, e il ragazzo chiuse la porta.
-Cosa ti è saltato in mente di dire, Jessica? Perché questa bugia?- chiese lui furioso.
-Bugia? Nessuna bugia, congratulazioni!- esclamò lei allargando le braccia, sul viso un sorriso finto e un po’ disperato.
-Non prenderti gioco di me. Ti rendi conto di quello che hai detto?-
Ma Jess non capiva.
Schmidt mise un braccio sulle spalle di Cece, come per proteggerla.
-Non è necessario- sussurrò lei.
-Invece sì, Cece, perché lei non si rende conto. Non ti ha mai raccontato della sua quasi sterilità?-
E in un attimo, Jess si sentì morire.
Ecco perché lei era così eccitata per l’arrivo di questo bambino: la sua amica non poteva avere figli.
E lei, a causa del suo egoismo, l’aveva costretta a ricordarlo.
Jess si mise le mani davanti alla bocca.
-Mio Dio Cece, perdonami. Non mi è proprio venuto in mente-
-Non ti devi preoccupare, Jess. Davvero, nessun problema-
Lei tentò di avvicinarsi all’amica, ma si fermò alla vista di Schmidt che si strinse ancora di più contro di lei.
-Devi dirgli la verità, non hai scelta- concluse Cece.
Jess prese un altro respiro.
-Sono io quella incinta, Schmidt. Di un piccolo Nick, o di una piccola Jess-
Il ragazzo si staccò dalla sua fidanzata e strabuzzò gli occhi.
-Sul serio? Non stai scherzando?-
-Purtroppo no-
-Diventerò zio!- esclamò lui improvvisamente.
Prese Jess per la vita e la fece girare per la stanza, ridendo come un cretino: anche le ragazze vennero contagiate da quella risata, e si lasciarono andare.
Dopo molti minuti, finalmente lui la posò di nuovo coi piedi a terra.
-Strano che Nick non me ne abbia parlato, sono il suo migliore amico-
Le ragazze si guardarono.
-Ah, non gliel’hai detto- concluse lui.
Jess annuì.
-Devi tenere il segreto ancora per un po’. Quando sarò pronta, ti giuro che gliene parlerò-
Schmidt abbracciò Jess, stringendola forte.
-Tu sei piccolina, Jessica. La pancia sta già cominciando a vedersi. Sbrigati ad essere pronta-
Qualche secondo dopo, anche Cece si unì all’abbraccio, ed a nessuno sfuggì il tratto umido sulla guancia della ragazza, il che fece sentire Jess ancora più in colpa.







NdA: Buon pomeriggio!
 Allora, finalmente le cose cominciano a smuoversi, ora anche Schmidt sa dell'arrivo del bebè!
Grazie mille a chi continua a leggere la mia storia, spero di non deludere le aspettative.
Critiche o complimenti sono ugualmente accettati.
Buona lettura ^^
Jecchan

 
  
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