Travelling is like dreaming:
the difference is that, on
waking, not everyone
remembers the journey,
whereas
everyone vividly preserves the memory
of where they have stayed.
Edgar Allan Poe.
«Denise!
Guarda cosa mi ha comprato la mamma!» strillò una
voce infantile ed entusiasta. Di chi era
quella voce? Non riuscivo a capirlo, intorno a me era troppo buio
perché
vedessi qualcosa.
…
«Ora,
chiudi gli occhi e girati. Non sbirciare o lo dico
alla mamma!» Mi voltai in direzione
della
voce, ma non c’era nulla. Ero totalmente avvolta
dall’oscurità.
…
«Ecco.»
riecheggiò
ancora una volta la Voce. «Ora apri gli occhi e
guarda!» Non capivo da che parte
provenisse. Ogni
volta la sua origine cambiava, quasi come se si spostasse
costantemente,
facendomi girare intorno come una stupida. Mi passai le mani tra i
capelli,
cercando di mantenere la calma.
Tutto quello che stava
succedendo non aveva alcun senso. Era impossibile! Esistevano soltanto
due
spiegazioni plausibili per questa situazione. O ero diventata matta
all’improvviso,
tanto da sentire delle voci nella mia testa, o stavo semplicemente
sognando e
tutto questo non era altro che il frutto della mia immaginazione.
Sperai con
tutto il cuore che si trattasse della seconda opzione, anche
perché in caso
contrario non sarei mai riuscita a spiegarmi questa improvvisa
degenerazione
mentale.
«Ti
piace, Denise?»
Sobbalzai a quella
frase improvvisa e dovetti portarmi le mani alla bocca per trattenere
l’urlo
strozzato, quando mi ritrovai la fonte della Voce proprio davanti ai
miei
occhi. Ero spaventata ed il mio cuore batteva furiosamente, tanto da
farmi
pensare che presto sarei stata vittima di un infarto prematuro, se non
avesse
rallentato un po’. Mi concentrai nel fare lunghi e profondi
respiri, tentando
di tranquillizzarmi, ma senza perdere mai di vista la bambina bionda
che mi
stava di fronte.
Con una mano prese la
collana che teneva al collo e me la mostrò orgogliosa. «Hai
visto, Denise?»
disse allungando una mano nella mia
direzione. Senza che me ne rendessi conto mi abbassai alla sua altezza
e lei
con un movimento deciso e delicato afferrò il ciondolo che
indossavo e lo
avvicinò al suo fino a farli combaciare. «Saremo
insieme per sempre.» affermò
sorridendo lanciando un ultimo
sguardo al sole ed alla luna uniti.
Vi prego fate che sia
un…
«…
sogno.» sussurrai mentre spalancavo gli occhi.
Mi
sedetti e lanciai un’occhiata intorno a me e finalmente
mi ritrovai a fissare il familiare disordine della mia camera. Il
mucchio di
maglie abbandonate sulla sedia della scrivania, i libri sparpagliati
qua e là
insieme alla borsa abbandonata ai piedi del letto mi rassicurarono.
Sono sveglia. Pensai
mentre mi sedevo sul materasso, stringendomi le gambe al petto. Il
battito del
mio cuore rallentò fino a coordinarsi col tempo
dell’orologio sul comodino. L’incubo
è finito, ora sono al sicuro,
sveglia ed in camera mia, non ho più nulla di cui
preoccuparmi. Mi ripetevo
come un mantra.
Mi appoggiai con una
guancia alle ginocchia e iniziai a fissare il comodino al mio fianco.
Tic.
Nonostante
non desiderassi altro che distrarmi e tornare a
dormire, non potevo smettere di pensare a quel sogno/incubo. Sembrava
talmente
reale da farmi credere che fosse successo davvero, nonostante sapessi
che era
folle il solo pensiero.
Tac.
Anche
se… Quella voce, quella bambina… Mi erano
familiari ed
estranee allo stesso tempo. Non sapevo come spiegarmelo, ma ero certa
che l’avevo
già vista da qualche parte, solo che in quel momento non
ricordavo dove.
Tic.
Il
mio subconscio doveva aver riorganizzato tutte queste
informazioni e poi le aveva riproposte sotto forma di incubo. O forse
ero io a
farmi troppe paranoie ed in realtà era solo colpa dello
stress degli esami
dell’università.
Tac.
Più
ci riflettevo, meno ci capivo. Nel sogno portavo un
ciondolo a forma di sole, ma io non avevo mai avuto una collana del
genere. E
poi perché quella bambina si ostinava a chiamarmi…
«Diana!
Stai bene?» mi chiese mia madre spalancando la
porta. Indossava una semplice vestaglia color panna e la lunga chioma
bruna era
scompigliata, per un momento mi persi a fissarla, dimenticandomi della
domanda.
Quella era la prima volta in assoluto che vedevo mia madre in
disordine, un
evento straordinario per la perfetta e sempre ordinata Sara Fiore.
«Stai
bene, Diana?» mi ripeté attirando la mia
attenzione.
«Ti ho sentita gridare.» mi spiegò con
tono preoccupato. «Nulla di grave, un
semplice incubo.» liquidai la cosa, mentre cercavo di
ricordare quando avessi
urlato.
Mia
madre non fece ulteriori domande e tornò in camera, dopo
avermi consigliato di tornare a dormire. Così per una volta
decisi di seguire
il suo consiglio senza mettermi a discutere. Ero stanca e volevo solo
dimenticarmi quello strano sogno al più presto.
Tornai
a coricarmi sotto le coperte e mi abbandonai
all’abbraccio di Morfeo. Appena prima di addormentarmi
completamente ebbi la
sensazione di sentire una mano fresca accarezzarmi la guancia ed una
voce
sussurrarmi qualcosa.
Un
altro sogno?
Ciao!!!
Spero che il capitolo sia
piaciuto a chiunque sia riuscita ad incuriosire. :) Non è
molto lungo, ma visto
che non è da molto che scrivo, ho voluto fare una prova e
vedere se sono in grado
di inventare anche fanfiction più lunghe di una oneshot.
Quindi da come avrete
capito, questa dovrebbe comprendere qualche capitolo, non so ancora
bene quanti
perché dipenderà dalla mia ispirazione,
purtroppo… >.<
Fatemi
sapere cosa ne pensate. :)
Nerys