Libri > Fiabe
Segui la storia  |       
Autore: littlemoonstar    03/03/2015    1 recensioni
Il mio nome è Cappuccetto Rosso, ma in questo nuovo mondo mi chiamano solo Red.
E in questo mondo un tempo fatato cerco di sopravvivere ora dopo ora, cercando di capire cosa lo abbia ridotto in questo stato pietoso e deprimente.
Io sono Red, e vivo in un mondo pericoloso, in cui il vissero felici e contenti non ha più senso di esistere.
Sono una sopravvissuta, e questa è la mia storia.
 
[Capitolo 18]
Ed ora era lì, quella bestia che sempre avevo temuto. Di fronte ai miei occhi, così feroce da paralizzarmi. Riusciva a risvegliare le paure più recondite, i ricordi più dolorosi e macabri della mia infanzia. Era la mia debolezza, il centro di tutta la mia paura.
Era il Lupo cattivo, ed era pronto a mangiarmi di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
thisfairitaleisradioactivenow



THIS FAIRYTALE IS RADIOACTIVE NOW.
-




-

22. ...Happily ever after?







Perché era lì? Perché adesso?
Lo osservai mentre scendeva dalla sua vela meccanica in fretta, senza neanche darle il tempo di spegnersi. Una volta incrociato il mio sguardo sembrò rallentare, come dopo aver visto un fantasma. Indossava sempre i soliti anfibi, e la stessa giacca in pelle pesante. I ciuffi ribelli di capelli color mogano si muovevano a ritmo di quella brezza leggera, ma lui sembrava di pietra. Ed io, come lui, non mi ero ancora resa conto di quello che stava accadendo attorno a me. Abbassai lo sguardo, tornando ad osservare la bussola. Puntava lui.
Puntava Jim.
Lui non verrà più.
Improvvisamente i ricordi presero di nuovo possesso della mia mente. Era tornato anche lui dalla prigione infernale, insieme a Peter. Ma qualcosa era cambiato in maniera irreversibile, a causa di ciò che il Lupo gli aveva fatto. Inizialmente pensai che la colpa fosse delle parole dell'Originale, che aveva inserito in lui il seme della gelosia, del tradimento, nel momento in cui avevo baciato Peter. Era plausibile, viste le condizioni in cui ci trovavamo. Ma poi avevo capito che non poteva essere abbastanza: Jim credeva in ciò che c'era stato fra di noi, me l'aveva detto lui stesso. Ed era più forte di tutte quelle parole, di quelle menzogne. Un ragazzo abbandonato, solo senza più famiglia né patria, ovviamente doveva esserlo per forza. E non poteva davvero credere che l'avessi tradito con tanta facilità.
O forse si?
In quel momento mi ero resa conto che c'era stato di più. Che in quello spazio solitario in cui era stato rinchiuso, dove cercavo di raggiungerlo senza risultati, il Lupo aveva fatto altro. Quelle spirali di fumo viola, quelle lingue di energia negativa che si avviluppavano attorno a lui, avevano riportato alla mente i ricordi più spiacevoli del suo passato. L'Originale in fondo aveva fatto questo anche con me: mi aveva spinta a ricordare quando, da bambina, aveva cercato di uccidermi. Quei ricordi maledetti mi avevano paralizzata, impedendomi di combattere. E in quel momento aveva fatto lo stesso con Jim. Chissà cosa gli aveva fatto, insinuandosi nel suo cervello. Sicuramente il primo ricordo era stato quello di sua madre. E se avesse ucciso anche lei, insieme alla nonna? Se avesse riservato lo stesso trattamento a tutti gli abitanti del suo villaggio?
Terrore. Distruzione. E infine la resa.
Una volta distrutto il vincolo, Jim era tornato a casa. Nel suo paese d'origine, come tutti noi. E nessuno l'aveva più rivisto, neppure gli abitanti dei Regni vicini.
In quel momento un'altra folata di vento sollevò la mia mantella, e ritornammo a fissarci. Era strano, davvero. Mi ero dimenticata che effetto mi facesse il suo sguardo. Sembrava di essere ritornati all'inizio del mio viaggio, quando non riuscivo a spiegare i sentimenti contrastanti che provavo per lui.
Ma adesso non potevo lasciarmeli sfuggire. Non più. Non potevo permettermi di soffrire di nuovo per lui, come per nessun altro. Quel viaggio mi aveva insegnato a fidarmi delle persone, ma anche a non lasciarmi trascinare eccessivamente dalle emozioni che avrebbero potuto distruggermi. Era quello che avevano fatto.
Quando lui se n'era andato, io...
« Cosa ci fai qui? » sibilai, rendendomi conto di aver parlato ad un tono di voce troppo basso per poter essere sentito. Eppure, in quel silenzio surreale, la mia voce gli arrivò. Manteneva gli occhi fissi nei miei, come per paura di perdere il contatto, di perdere qualsiasi possibilità di parlare con me.
« Lasciami spiegare. » iniziò lui, ma io lo interruppi subito, scuotendo vigorosamente la testa e interrompendo quell'assurdo contatto che mi stava mandando ai matti.
« No. No. Non puoi venire qui e...Non puoi. »
« Ho saputo che oggi c'è stato l'incontro. »
« Già, ed è finito. Sono andati via tutti. » risposi con stizza, facendogli segno di guardarsi attorno. L'atmosfera si era tinta di un arancio intenso, e gli abitanti del villaggio stavano tutti facendo ritorno alle proprie case. Quello strano silenzio era interrotto solo dalle nostre voci concitate, e dal rumore del vento.
Ritorna nella tua corazza. Non hai bisogno di questo.
« Sono felice che tu stia bene. » dissi, riprendendo il controllo della voce. « Se c'è qualcosa che posso fare per te, non esitare a chiedere. Ma devo tornare a casa. ».
Avanzai di un passo, poi più veloce, cercando di superarlo e andarmene il prima possibile. Rimanere lì non aveva senso. Ma quando cercai di superarlo, sentii un'improvvisa stretta attorno al braccio. Mi bloccai, e d'istinto cercai di retrarlo per proteggermi. Jim mantenne stretta la presa, ed io mi fermai.
« Mi dispiace. » sibilò, tenendo il capo chino.
« Non ho bisogno delle tue scuse, davvero. Non devi scusarti, va tutto bene. La guerra è finita, stiamo ricominciando. » proseguii io, riuscendo a guardarlo negli occhi per la prima volta senza rimanere impietrita. Le iridi luminose erano velate da una leggera contrizione, e forse ne capivo il motivo. Ma non era sufficiente.
Lo sentii allentare la presa, e di nuovo ripresi il passo. Il silenzio stava diventando opprimente, soffocante.
« Ariel mi ha detto che sei andata a cercarla. Che hai chiesto di me. » esclamò lui ad alta voce, rompendo quella distanza. Mi fermai. E ancora ricordi, ricordi e stupidi ricordi mi invasero. Era vero, avevo raggiunto l'oceano sapendo che il mare di Ariel confinava con Montressor. Lei e Jim si conoscevano, doveva per forza sapere qualcosa. Se era vivo. Se stava bene. Ma Ariel aveva risposta solo ad una parte delle mie domande: a quanto mi era parso di capire, Jim aveva sfruttato tutto quel tempo per ricostruire il villaggio con gli abitanti ritornati nel suo mondo. Molti non erano tornati. Le macerie ricoprivano la terra. C'era molto lavoro da fare, e Ariel non era riuscito a convincerlo a riprendere i contatti con il resto del mondo. Ma a quanto pare, presa dall'esasperazione, gli aveva parlato della mia visita. Nonostante le avessi fatto promettere di non dirgli che ero andata fin da lei per cercare informazioni su Jim, da una parte la capivo: Ariel era una persona impulsiva, e Jim sapeva essere davvero esasperante quando si chiudeva a riccio con il resto del mondo.
« Si. » risposi, voltandomi. « Ma a quanto pare nessuno sapeva di te. E' stato un sollievo sapere che eri ancora vivo, comunque. ». La freccia nella bussola continuava a girare vorticosamente, scricchiolando nella mia tasca. Cominciavo ad odiarla.
« Red, non sarei mai voluto sparire in questo modo. ». Non pronunciare il mio nome. « Ma il Lupo...lui mi ha fatto vedere cose che non pensavo di ricordare ancora. Tutta quella morte, la distruzione...mi ha fatto rivivere la perdita di tutti, compresa mia madre, fino allo sfinimento. Per questo sono tornato a Montressor. Per ricominciare da capo. ».
« E ci sei riuscito? » sussurrai, riducendo gli occhi a due fessure esili. Lui rimase in silenzio. « Tutti stiamo cercando di ricominciare, Jim. In un modo o nell'altro, ce la faremo. Ma cancellare ogni ricordo del passato, scappare via in questo modo...non è la soluzione. E secondo me lo sai anche tu. ».
Avevamo tutti perso qualcosa. E adesso dovevamo imparare a ricominciare. Ma se c'era una cosa che avevo imparato da quel viaggio, è che il passato non poteva essere buttato al vento. Per questo avevo deciso di rimettere in sesto la casa nel bosco. Ritornai sui miei passi.
« Ti prego, non andare via. Sono venuto qui per... »
« Per cosa?! » sbottai, voltandomi di nuovo. Era incredibile come riuscisse a portarmi all'esasperazione in così poco tempo. Era una dote che in effetti gli riconoscevo.
« Per te. ».
Rimasi in silenzio, ed inevitabilmente ripensai a quella notte, quell'unica notte in cui eravamo stati insieme davvero, in segreto, fermando il tempo. Soffocai una risata amara, ripensando a quelle stesse parole.
« Bugiardo. » mormorai, cercando di soffocare il terribile groppo alla gola che stava rischiando di uccidermi. Non volevo mostrarmi debole, non di fronte a lui. Non volevo ricordare il dolore che mi aveva attraversata quando se n'era andato. O forse non volevo ammetterlo.
Mi voltai di nuovo, cercando di nascondere il volto. E dopo pochi istanti sentii le sue braccia circondarmi il corpo, in una stretta soffocante. Riconobbi ogni singolo secondo di quell'abbraccio, e ogni centimetro di pelle, seppur nascosta dagli abiti, mi era terribilmente familiare. Il suo profumo era insopportabilmente lo stesso. Sentivo il suo respiro tranquillo, nonostante l'elettricità nell'aria. Abbandonai le braccia lungo i fianchi, senza il coraggio di voltarmi.
« Permettimi di restare. » mormorò lui con un filo di voce. E a quel punto non riuscii più a contenermi.
E scoppiai in un pianto liberatorio. Non riuscivo a ricordare l'ultima volta che avevo pianto. Ma mi ero ripromessa di non farlo più, da quando era scoppiato l'Apocalisse. Facevo in modo di impedirlo ogni volta: e così non lo avevo fatto quando mi ero svegliata con il braccio mozzato, o ogni volta che il cannone metallico compariva al posto dell'avambraccio; non l'avevo fatto quando mi ero ritrovata sola, nel bosco, o quando mi ero resa conto che mia nonna non sarebbe tornata; non l'avevo fatto nella prigione, e non l'avevo fatto quando Jim se n'era andato.
Quindi, forse, doveva accadere. Dovevo liberarmi finalmente di tutti i miei demoni, rimasti nascosti nelle lacrime che non avevo mai voluto versare per sembrare debole. Strano che proprio in quel momento avessi deciso di lasciarle andare così, in un soffio di vento. Sentii Jim aumentare la stretta ancora di più, come per impedire al mio corpo di sgretolarsi in mille pezzi.
« Resta. »
« Resterò. ».


* * *


Il villaggio quella mattina era in fermento: i preparativi per la grande festa del giorno dopo stavano procedendo bene, e dovevamo tutti prepararci all'arrivo di molte persone.
Era passato un anno esatto dal giorno in cui l'Originale era stato sconfitto, e per celebrare quel giorno ogni Regno era in festa. Il nostro villaggio si preparava ad accogliere coloro che avevano collaborato a quella vittoria, e insieme avremmo ricordato il giorno in cui il nostro mondo era tornato a splendere, finalmente, di luce propria.
Attraversai il viale principale in modo da raggiungere la piazza, ma fui interrotta improvvisamente da una squillante voce che mi chiamava da lontano.
« Signorina Red! Signorina Red! » gridava in lontananza un bambino dai brillanti capelli color miele. Lo raggiunsi a passo spedito, piegandomi sulle ginocchia in modo da essere alla sua altezza.
« Solo Red. » ribadii, probabilmente per l'ennesima volta. « Che succede? ».
« Un coniglio. » riuscì a dire lui con il fiatone. « Un coniglio la sta cercando. E' al belvedere. ».
Strabuzzai gli occhi, e istintivamente sorrisi. Lo ringraziai e mi diressi a passo spedito verso la grande terrazza.
« Tu hai seri problemi di orario, sai? » gridai, cercando di farmi sentire. Il Bianconiglio si voltò, appoggiato alla balaustra, e mi sorrise in modo complice. Adoravo stuzzicarlo, soprattutto quando mi faceva quelle improvvisate.
« Lo so, volevo farti una sorpresa. E' tutto pronto per domani? » mi chiese lui, tenendo stretto il suo orologio d'oro. La sua altezza mi incuteva sempre timore. Nessuno di noi era riuscito a spiegare come mai fosse rimasto l'essere che era, invece di trasformarsi di nuovo nel coniglio paffuto e peloso di un tempo. Probabilmente questa era la forma che più si adattava a lui. Un essere elevato, saggio e forte.
« Siamo pronti, palla di pelo. » risposi, ridendomela sotto i baffi. L'avrei preso in giro a vita.
« Sai, ora che sono così alto potrei anche fartela pagare. » ribatté lui a tono. Ero contenta che avesse recuperato parte della sua follia. Mi avvicinai alla balaustra, poggiando i gomiti sulla fredda superficie di pietra. Lasciai cadere il cappuccio della mantella, in modo da sentire quella leggera brezza sul viso.
« Come va nella Landa dei Matti? » gli chiesi, questa volta con sincero interesse.
« Bé, tanto matti non lo siamo più. Credo che questa sia una fortuna, in parte. Anche se il Cappellaio ha ricominciato a ballare sui tavoli. ».
« Ottimo. »
« Ma c'è sempre Alice. Lei ci sarà sempre a riportarci sulla retta via. » concluse poi osservando l'orizzonte.
« Come si sente? » gli chiesi, in leggera apprensione. Alice era quella che più aveva risentito dell'Apocalisse: aveva perso il senno, si era chiusa in se stessa rischiando di impazzire. E questo non poteva essere cancellato nemmeno con la distruzione dell'Originale.
« Meglio. » mi rispose lui, sereno. « Ha ricominciato ad uscire e a parlare. Fa ancora degli incubi tremendi che la tengono sveglia la notte, ma starà bene. Tornerà quella di un tempo. Domani vedrai con i tuoi occhi. ».
E non vedevo l'ora.
« E Jim? Lui come sta? »
Abbassai lo sguardo, tentando di deviare il discorso. Mi ero resa conto del rossore diffuso su tutto il mio viso. Stavo avvampando come un'adolescente in tempesta ormonale.
« Red. » mi richiamò lui, come un padre esasperato. « Red. Oramai è passato un anno, devi cercare di superare il fatto che tu e Jim siete...ecco, più che amici. E che la gente te lo chieda. ».
« M-Ma io non ho intenzione di... ecco, stiamo bene. » mi limitai a dire, cercando di riprendere un tono. « è a Montressor ora, a controllare che tutto vada bene. Tornerà fra poco, credo. ».
Mi imbarazzava ancora parlare di quel genere di cose con chiunque. Fino ad un anno fa il mio interesse principale era uccidere lupi, poi ricostruire la casa della nonna, e adesso...
Jim viveva insieme a me nel bosco.
« Com'è potuto succedere? A volte mi chiedo se sono la stessa persona di un tempo. E se questo sia un bene. Insomma, mi sono ammorbidita, non puoi negarlo. Con Peter, e con Jim...insomma, perché lui? ».
Il Bianconiglio scoppiò in una risata, poi si sistemò gli occhiali sul naso e tossì. « Sei esilarante. ».
« Smettila di prendermi in giro. Ti sto parlando dei miei sentimenti, come una femminuccia. È questo che vuoi in fondo, no? Fare lo psicologo. Allora psicanalizzami. ».
Il Bianconiglio tornò serio, e si voltò appena verso di me. « Non c'è nulla di sbagliato nelle tue domande. Hai semplicemente imparato ad esprimere i tuoi sentimenti, mentre prima non li consideravi nemmeno. Sai, quando mi chiedi di Jim, io penso sempre a quello che mi hai raccontato quando ti ho chiesto del tuo viaggio. Ricordi quando il Lupo Originale vi ha attaccati per la prima volta, nel bosco innevato? ».
« Mh-mh. » mormorai, annuendo. Sentir pronunciare quel nome non mi dava più quelle strane sensazioni, quei presentimenti che mi facevano rabbrividire. Era un sollievo.
« Peter ti ha presa al volo quando sei svenuta nella morsa del Lupo, ma Jim ti ha restituito la mantella. La tua mantella. » ripeté, sfiorando il cappuccio che avevo lasciato cadere sulle spalle. Che diceva tutto. Il mio passato, presente e futuro. « Tu non hai bisogno di essere salvata, Red. Non ne hai mai avuto bisogno. Fondamentalmente non sei una damigella in difficoltà. Ma qualcuno che ti ricordi quanto vali, chi sei e cosa hai fatto per questa terra. Questo sì, questo puoi permettertelo. ».
Rimasi in silenzio, riflettendo sulle sue parole. « Questo è un esempio stupido. » commentai, tentando di sdrammatizzare, e lo vidi sorridere. E inevitabilmente sorrisi anche io. Perché aveva ragione, aveva sempre avuto ragione. Potevo permettermi quei sentimenti, potevo permettermi di esprimerli.
E potevo permettermi di amare Jim.
Improvvisamente il Bianconiglio mosse le orecchie in uno scatto, poi si tirò su dalla balaustra sulle zampe scattanti. « Bé, è ora di andare. Torno nel Paese delle Meraviglie, raccolgo gli sbandati e ci vediamo qui domattina. ».
Risi. « Mi raccomando, non dimenticare nessuno. ».
« Oh, ci mancherebbe. » rispose lui strizzandomi l'occhio. « E sarò puntuale, puntuale come un orologio. ».
Lo vidi sparire in meno di un secondo, saltando sulle lunghe zampe candide. Era terribilmente veloce.
E in quel momento Jim atterrò con la sua “tavola da surf voltante”, come amavo chiamarla per prenderlo un po' in giro. Alzai gli occhi al cielo. Ovviamente il Bianconiglio aveva scelto di andarsene proprio nel momento più opportuno, per lasciarci da soli a goderci il tramonto sulla valle.
A volte sapeva essere schifosamente romantico.
« Ehi, non era il Bianconiglio quello? » mi chiese lui scendendo dalla tavola. Si passò una mano tra i capelli e mi raggiunse alla balaustra.
« Già. A quanto pare gli piacciono le sorprese. » commentai io, incrociando le braccia al petto. Jim si avvicinò a me e sfiorò le mie labbra con un bacio, con una naturalezza quasi devastante. Per lui era così facile. Tirai su il cappuccio, riparandomi dal vento che si stava alzando sulla valle.
« Com'è andata a Montressor? »
« Alla grande. Sono tutti pronti. » rispose prontamente lui, stiracchiandosi. Viaggiare su quel coso non era poi tanto comodo, soprattutto per le lunghe distanze. « E tu, sei pronta? ».
Feci per rispondere, ma lasciai le parole a mezz'aria. Quella domanda racchiudeva tanti quesiti.
E se...e se...
E se.
Avevamo affrontato l'Inferno, e in qualche modo ne eravamo usciti. « Si, sono pronta. ».
Dopo aver controllato i preparativi decidemmo di tornare nella casa nel bosco. C'era una cosa che dovevo fare, prima di dare il via alle danze e ai festeggiamenti. Prima di vivere quelle ore nella più assoluta spensieratezza. Camminammo tra gli alberi, e i profumi del bosco mi inebriarono distraendomi solo per un momento. C'erano di nuovo odori, rumori, animali che vagavano quieti nel sottobosco. C'era di nuovo vita.
La casetta adesso era tornata ad assumere un aspetto glorioso, forse anche migliore di quello che aveva in precedenza: le assi di legno e il tetto erano nuovi di zecca, il vialetto delimitato da gradi vasche di fiori e erbe aromatiche, e dal camino spuntava lo sbuffo del fumo del fuoco, che avevo lasciato acceso e adeguatamente protetto. Superai la casa, avanzando di qualche metro e immergendomi nel fitto del bosco: lì, in una minuscola radura poco distante da casa, c'era una lapide. Era circondata da fiori profumati e freschissimi, e gli uccellini vi si posavano sopra con naturalezza. Non c'era il cupo grigiore del cimitero, o l'inquietante pesantezza delle tombe. Era una parte del bosco, parte della natura che conviveva con essa.
Lì, dove avevo deciso di rendere omaggio alla nonna, in modo da lasciarla nel luogo che lei stessa amava di più. Solo crescendo mi ero resa conto di quanto lei fosse divenuta importante per questo bosco: gli animali si avvicinavano a lei senza alcuna paura, anzi con un rispetto surreale, e dall'incidente dell'Originale e del Cacciatore di molti anni prima neanche i lupi si avvicinavano più a lei. Quel bosco doveva custodirla per sempre.
Mi inginocchiai di fronte alla lapide. Jim era a pochi passi da me, riconoscevo la sua presenza anche senza vederlo. Sfiorai i fiori di campo dai colori pastello che erano cresciuti attorno alla pietra, inspirando a lungo il loro profumo.
« Sei ancora qui. » mormorai, sperando che in qualche luogo, da qualche parte, lei potesse sentirmi. « E ci siamo ancora tutti. ».
Per il resto del tempo rimasi in silenzio. Mi alzai solo più tardi, e sempre in silenzio ritornai sui miei passi. Mi avvicinai a Jim e gli presi la mano, incamminandomi con lui.
Quando arrivammo a casa il fuoco era ancora acceso, l'ambiente caldo e rassicurante. Mi diressi verso la camera da letto e appesi la mantella alla parete, stiracchiandomi. La giornata era ancora lunga.
Sentii le braccia di Jim cingermi il corpo, e il suo volto affondare nell'incavo della mia spalla.
« Abbiamo un sacco di cose da fare... » sibilai, attenta a non interrompere la quiete e l'equilibrio della stanza. Sentivo un profumo particolare, acre ma invitante. Muschio. O chissà cosa. Il suo viso sul collo mi faceva il solletico, e lo trovavo stranamente elettrizzante.
« No, non è vero. Tu sei una psicopatica perfezionista, e hai già organizzato tutto. Non c'è nient'altro da fare, a meno che tu non voglia andartene senza motivo. Ma sappi che in quel caso me la prenderò, e molto. » rispose lui, continuando a viaggiare dalla mia mandibola alla spalla. Sorrisi, scuotendo appena la testa.
« Oh, è proprio strano. » commentai. « Tu non ti offendi mai. Non sei una persona permalosa. Anzi, direi che la tua qualità migliore è proprio – » e non finii, perché Jim si era reso conto che lo stavo prendendo in giro. Mi buttò sul letto impedendomi di muovermi.
« Non fare la spiritosa. » mugugnò, mordendomi l'orecchio.
« E tu non farmi tirare fuori il fucile. » sibilai, muovendo il braccio e le dita della mano. Improvvisamente rabbrividii, ripensando al dolore lancinante che provavo ogni volta che il mio braccio lasciava il posto a quel congegno meccanico. Subito dopo la fine della battaglia con l'Originale, il mio primo desiderio era stato quello di toglierlo. Avevo pensato di chiedere aiuto a qualcuno che potesse ridarmi il braccio utilizzando la magia che era tornata a fluire regolarmente dalla Fonte. Ma non era mai così semplice, neanche quando si metteva in mezzo una magia così pura come quella che fluiva dalla Fonte. Chiedere di riportare il mio braccio era difficile, c'erano tanti vincoli che la magia non poteva superare. Ma se ad Ariel erano state date delle gambe, allora anche io potevo riaverlo, no?
Eppure, improvvisamente cambiai idea. Decisi di tenerlo. Non perché avessi intenzione di usarlo – ognuno di noi sperava in una pace che durasse il più a lungo possibile – ma perché avevo accettato la mia condizione. Ero sopravvissuta ad una catastrofe, e quel braccio meccanico mi aveva ridato la vita. Mi aveva strappata alla morte e permesso di sconfiggere l'Originale con le mie forze. Eliminandolo avrei eliminato una parte di me.
Così da quel momento provai semplicemente ad accettare le conseguenze della distruzione. Della vita.
Periodicamente lo facevo uscire dal suo bozzolo, curandolo come una parte preziosa di me. Con l'aiuto di Jim e la collaborazione degli altri Regni ero riuscita a diminuire l'attrito dei congegni meccanici e ora faceva meno male. La speranza era quella di eliminare completamente il dolore, e sorprendentemente ci stavamo riuscendo a poco a poco. Ma a volte ripensavo a quella sensazione, la pelle strappata e l'odore di ferro che improvvisamente mi riportava a quella realtà cruda. E rabbrividivo, ogni dannata volta.
Jim si allontanò appena, probabilmente riconoscendo la mia reazione. Mi massaggiò le spalle e le braccia con le mani, vigorosamente, come a voler togliere quella sensazione spiacevole dalla mia pelle.
Rimase a guardarmi, poi mi baciò il braccio, il polso, la mano, fino alle dita. Quella sensazione così piacevole mi fece dimenticare il dolore. Probabilmente era per questo motivo che in quel momento mi sentivo così bene.
« Non abbiamo nulla da fare... » mormorai, in accordo con lui. Lo vidi sorridere, trionfante. Le sue labbra si appropriarono di nuovo del mio collo, avide della mia pelle. Chiusi gli occhi e mi abbandonai a quelle sensazioni piacevoli, lasciando tutto il resto fuori.




Doveva essere l'alba. Sentivo gli uccellini cantare appena fuori dalla finestra, e il crepitio del fuoco nella stanza che si stava spegnendo. Mi rigirai nel letto, trovandomi a pochi centimetri da Jim: dormiva sereno, con i capelli che gli ricadevano sul viso in modo del tutto casuale. Il suo braccio non aveva nessuna intenzione di spostarsi dal mio corpo, così rimasi ancora qualche minuto sotto le coperte, accoccolata vicino a lui. Poi, delicatamente, scivolai fuori dal letto. Ravvivai appena il fuoco e mi lavai di corsa, maledendo l'acqua gelata di prima mattina. Mi vestii, indossando gli stivali pesanti e la mantella, e in quel momento sentii uno strano odore.
Era un profumo particolare, abbastanza forte e speziato, familiare. Ma in quel momento non riuscivo proprio a collegarlo a nulla. Sapevo che in qualche modo lo avevo già sentito prima, ma non riuscii a riconoscerlo.
Improvvisamente un suono lontano attirò la mia attenzione: al villaggio erano in corso gli allestimenti e i preparativi per la grande festa, e presto molti sarebbero accorsi. Dovevo sbrigarmi.
Vidi Jim stiracchiarsi lentamente, sbadigliando. Aprì appena gli occhi, sbattendo le lunghe ciglia scure.
« Che ore sono? » mi chiese, ed io mi avvicinai finendo in ginocchio sul letto.
« L'ora di alzarsi. » risposi, stampandogli un bacio sulle labbra.
« Siamo di buon umore stamattina, vedo. » mormorò lui, cercando di trascinarmi di nuovo a letto.
« Non ti azzardare, Hawkins. » risposi allontanandomi e tornando in piedi al bordo del letto.
Lui scoppiò a ridere e si alzò in piedi. Sistemai la mantella sulla testa e tornai in cucina. Controllai di non aver dimenticato nulla, e quando Jim uscì dalla camera con dei vestiti addosso ci preparammo per uscire.
Chiusi la porta alle mie spalle, e insieme percorremmo il vialetto fino al bivio che ci avrebbe portato al villaggio. Eppure in quel momento qualcosa attirò nuovamente la mia attenzione.
« Jim, vorrei salutarla. » mormorai, stringendogli la mano. « Oggi...oggi è importante. ».
Lui mi guardò per un istante, poi annuì. Mi tenne la mano stretta mentre deviavamo appena dalla strada, facendo il giro attorno alla casa per fare visita alla tomba della nonna.
Sentivo che quella mattina avrei dovuto salutarla, perché quella giornata serviva anche a ricordare chi non c'era più. E il mio ricordo di lei era vivido, così vivido da lasciarmi senza fiato ogni volta.
Attraversammo il sottobosco, raggiungendo la piccola radura. E li, in mezzo agli alberi e agli animali e di fronte a quella lapide di pietra, lo sentii di nuovo.
Quel profumo, questa volta più forte.
E mi fu impossibile non riconoscerlo.
« Lo senti? » sussurrai, arricciando il naso. Jim mi guardò, confuso.
« Cosa? »
« Questo...questo profumo. ».
Era cannella. Erano spezie, e...biscotti.
Si, era il profumo che sentivo quando andavo a trovare la nonna, ancor prima di varcare la soglia di casa.
Il profumo dei biscotti che mi faceva sempre trovare sulla tavola, quando tornavo da lei, caldi e fragranti.
Quel profumo inconfondibile.
E fu in quel momento che la vidi. Li, piccola e quasi invisibile, che giaceva sulla lapide coperta di fiori.
Mi avvicinai, trattenendo il respiro. Non può essere.
Probabilmente ero pallida come uno straccio, perché stavo tremando e non riuscivo più a sentire le gambe.
Mi inginocchiai davanti alla tomba, lasciando cadere le gambe sul manto erboso.
Li, poggiata sulla superficie liscia della lapide, c'era una piccola figura di stoffa.
Mi piaceva acconciarle i capelli di lana in due codini sparati ai lati del viso, e cambiarle i vestiti quando il tempo cambiava. La vestivo non solo a seconda del tempo, ma sulla base del mio umore.
Il corpicino riempito di morbido cotone era rivestito da un abito giallo, i capelli acconciati in due treccine rosse.
Era la mia bambola.

















Nb. Non pensavo che sarei riuscita a concludere questa storia, e a tutti gli effetti, tecnicamente, non l'ho fatto. Devo dire che detesto i finali aperti quando leggo un libro, comincio sempre a urlare e sbraitare chiedendo al cielo o al muro come cavolo finisce la storia ( si, lo faccio davvero). A meno che la suddetta storia non abbia un seguito. Ed ecco perché ho voluto lasciarvi con un finale che potrebbe concludersi così, oppure continuare. A me piacerebbe dare a questa storia un seguito, ho già qualche idea che spero di portare avanti. E a voi, farebbe piacere leggere un seguito?
Fatemi sapere cosa ne pensate di questa idea, e soprattutto cosa pensate di questa storia ora che è conclusa. Aspetto le vostre risposte e intanto vi mando un bacio grande, ringraziandovi per avermi seguita fino a qui.

A presto,

L.



  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Fiabe / Vai alla pagina dell'autore: littlemoonstar