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Autore: Luna_R    05/03/2015    0 recensioni
Morena e Javier si conoscono da quando sono bambini. Si definiscono amici, nonostante estrazioni sociali e caratteri differenti li fanno sembrare agli antipodi. La loro vita scorre tranquilla in un paesino sperduto della Spagna, sono gli anni cinquanta del lento progresso, fino al giorno in cui Javier viene accettato in una delle accademie militari più importanti del paese e si vede impegnato a partire verso la capitale. La loro amicizia si trasforma per disperazione e inquietudine in qualcosa di più profondo, ma con una scadenza. Nel mezzo, il destino e il suo personale condimento in un vortice di intrighi, misteri e verità taciute.
Cosa accadrà loro?
Dal primo capitolo:
«Sii mio, Javier. Eternamente.»
«Tuo, Morena. Para siempre.»
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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Eternamente

(para siempre)



Se non cambiasse mai nulla, non ci sarebbero le farfalle.

Anonimo.




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Il giorno di festa che tutti aspettavano, arrivò sfoggiando un tiepido sole d'inizio autunno.

Olivia Herrero ridiscese il portico dalla tenuta di Legno di Quercia, come se fosse un cigno sul pelo d'acqua, fluttuando in un vestito leggero di chiffon neutro, come si vedeva nello stile più attuale e ricercato delle ragazze di campagna; incrociato sul busto come un'avvolgente abbraccio e imprezziosito sotto seno da un gioco di ricami a crochet, a evidenziare la cascata di chiffon che scendeva poi morbida lungo tutta la figura.

Era perfetta, un misto di eleganza e semplicità, una madre ma anche una sposa.

Il velo, dono del nipote Riccardo che da bravo pagetto stendeva petali di rosa al suo passaggio, era l'unico vezzo che si era concessa; una lunga distesa di tre metri che partiva alla sommità del capo e fermato in cima da una fascia di cristalli che le cingeva la fronte, voluto come da tradizione per proteggersi dagli spiriti maligni.

Aveva scelto suo cugino Alfredo, come mentore e uomo che l'avrebbe introdotta nella vita coniugale e del resto non poteva che essere così; l'aveva accompagnata e seguita nel corso degli anni come se fosse davvero compito suo, con l'amore di un fratello o di un padre e vederlo camminare al suo fianco impettito e orgoglioso, scortandola quasi fosse una creatura ultraterrena, la riempiva di ammirazione e gioia.

Dietro di loro, a chiudere la processione ma non meno importante, la donna che l'aveva aiutata a rendere concreto tutto ciò, Morena in veste di damigella, che sfilava con altrattanta grazia, con il cuscino delle fedi appoggiato sui palmi della mano.

Si respirava un aria serena, distesa, sebbene le circostanze avessero messo a dura prova i suoi nervi.

Non era tutto rose e fiori, purtroppo; Morena e Alfredo erano inevitabilmente ai ferri corti e la reticenza con cui cercavano di proteggerla per non metterla in ansia, non l'aiutava a capire cosa realmente stesse accadendo. La cugina e amica tornata da Salamanca appariva schiva e nervosa, più della sua incline natura caratteriale, e cosa assai più palpabile era la tristezza che le offuscava lo sguardo, la stessa che leggeva nelle pupille di Alfredo. Tutto ciò la rendeva molto triste e preoccupata; presto, avrebbe imboccato la via per Madrid, dove i genitori di Lorenzo molto entusiasti all'idea dello sposalizio, li attendevano per una seconda funzione nella chiesa di San Isidro come la tradizione familiare dei Navarro richiedeva e c'era davvero così poco tempo fino ad allora, senza contare la sempre più rada presenza in quel di Fuentesauco.

Li avrebbe costretti ad essere sinceri anche con la forza, se necessaria, perchè non si sarebbe perdonata salutarli a quella maniera.

I tormenti cessarono quando i suoi occhi trovarono quelli un pò lucidi di Lorenzo, in piedi sotto il grando arco dove Don Pedro, li avrebbe uniti per l'eternità; era impeccabile nel suo tight di tre pezzi color ghiaccio, il volto ancora abbronzato dal sole caldo dell'estate passata, le mani nervose sul grembo in contrasto con il sorriso aperto, nel vederla avanzare verso di lui. Tutti si alzarono dalle panche, applaudendo in festa.

Morena, Alfredo e Riccardo defilarono ai loro posti sulla sinistra degli sposi, Olivia abbracciò il giovane che soavemente le innalzò il velo dal volto, scoprendo la commozione dei suoi occhi; ci furono sorrisi beati e sguardi carichi di promesse.

Poi l'euforia cessò e un leggero brusio si levò dal fondo.

Ai piedi dell'altare avanzò Javier La Fuente, testimone dello sposo, al braccio di una graziosa fanciulla di un secondo ramo di parentela dei Navarro, ramo fra l'altro di maggiore esponenti familiari del giovane, che appariva però molto tranquillo per i grandi assenti e soddisfatto della sua scelta al punto che accolse l'amico con un vigoroso abbraccio.

Per un breve istante, i due gruppi separati chiamati ai compiti, si guardarono fra di loro in leggero imbarazzo.

Morena volse immediatamente il capo verso i due giovani sposi, Alfredo prese il bambino sulle ginocchia guardando con insistenza La Fuente.

Gli invitati s'accomodarono, Don Pedro giunse le mani al petto e il brusio d'eccitazione cessò.


«Miei cari giungo oggi nelle mie vesti di umile servitore di Dio, a contrarre in matrimonio due giovani anime sul camino verso Cristo.»


Recentemente Alfredo si era recato al clero, esortando il prete con maniere non troppo delicate, di omettere qualsiasi predica durante la celebrazione sulla fornicazione al di fuori del matrimonio, se non avesse voluto che altri racconti piccanti che lo vedevano protagonista, venissero messi in luce; Morena lo aveva pregato di non farlo, che un uomo con il marchio del peccato già sulla pelle come lui si sarebbe tenuto lontano da solo da evidenti prediche morali, ma lui aveva insistito quanto fosse necessario ribadire il concetto e questo aveva causato un ulteriore tensione che aveva gelato del tutto i contatti fra di loro. Morena sorrideva solo se necessario, Alfredo parlava solo se interpellato.


«Lorenzo Ruiz Navarro. Olivia Vargas Herrero. Siete chiamati ad unire la vostra vita l'un l'altro di fronte all'Altissimo. Siete giunti quì di vostra spontanea volontà?»

I due giovani pronunciarono insieme. «Si»

«Siete disposti a educare con amore i vostri figli, secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa?»

«Si.»

«Se è dunque vostra intenzione unirvi in matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete davanti a Dio il vostro consenso.»

Con ardore la donna si portò alla mano destra del compagno e guardandolo amorevolmente cominciò a parlare.

«Io Olivia Vargas Herrero accolgo te Lorenzo, come mio legittimo sposo. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita

L'uomo imitò il rituale ringraziando sottovoce il cugino che gli aveva conferito il suo benvolere e pronunciò a gran voce le sue promesse. «Io Lorenzo Ruiz Navarro accolgo te Olivia, come mia legittima sposa. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.»

Il sarcedote annuì vigorosamente. «I testimoni per favore.» Alfredo e Javier si mossero ognuno per il fianco del prediletto.

«Voi siete chiamati al compito più arduo. Istituzionale al fine di attestare la validità del rito e sentimentale, l'aspetto forse più delicato, morigerando e offrendo supporto agli sposi nel loro cammino di vita insieme.» Don Pedro li guardò entrambi. «Alfredo Herrero Roquez. Javier Garcia La Fuente. Vi recate quì in piena coscienza dei vostri compiti?»

«Si.» Esordì Alfredo squillante.

«Si.» Gli fece eco Javier.

«Sia fatta la volontà di Dio.» Aggiunse infine il sarcedote e sciorinò la sua predica per buona pace degli ospiti che sprofondarono sui cuscini di seta, certi di una buona ora di parole dense, officiose e inevitabilmente noiose.


«L’uomo non osi separare, ciò che Dio unisce. E benedica questi anelli che vi donate scambievolmente in segno di amore e di fedeltà. Per Cristo nostro Signore.»

Il prato gremito di persone rinsavì. «Amen.» Dichiararono tutti.

Morena avanzò al capezzale di Alfredo offrendogli i due anelli legati al cuscino; l'uomo li porse alla sposa, che con delicatezza slegò quello corrispondente al suo sposo. «Lorenzo, ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.» La fede scivolò al suo dito e brillò del riflesso del sole.

«Olivia ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.» Vi depositò un bacio e lasciò che prendesse la via dell'eterno sulla sua mano.

Don Pedro rivolgendosinpoi alla comunità, esultò. «Cari! Sono lieto di presentarvi il Signore e la Signora Navarro.» Poi ridendo colpì affettuosamente la spalla del giovane. «Puoi baciare la tua sposa ragazzo!»

Il riso volò il cielo, tutti festeggiarono la nuova coppia con cori festanti e di buon'auspicio.

Olivia guardò Lorenzo e finalmente sospirò di gioia, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio che commosse tutti.


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*

«Lo dicevo a tua madre che ci sarebbero stati dei gemelli!»

«Ma no sono da parte di padre. Me li ricordo, quei parenti del trisavolo..»

Due vecchie carampane, zie di Lorenzo da un non meglio specificato ceppo familiare, avevano smesso di mangiare per congratularsi della lieta novella con i due giovani. Olivia guardava annoiata suo marito da sotto le ciglie chiare, tanto che l'uomo intenerito lasciò che si divincolasse dalla morsa e prendesse il respiro.

«Se non mi vedi in giro per la proprietà.. dichiarami pure morto.» Sussurrò il ragazzo divertito.

Olivia lo baciò teneramente. «Spero tu abbia fatto testamento.» Blaterò con gli occhi all'insù prima di mettersi a ridere e scappare letteralmente verso casa. «Accidenti!» Si tolse i sandali sfinita ed afferrò un flute di champagne che un gentile cameriere stava portando fuori per gli ospiti.

«Quello dovresti metterlo giù.» Morena era in cucina che coordinava le sporte di cibo.

«E' il primo e l'ultimo. Giuro. Sono già stanca.»

«Tutto bene?» Disse la donna corrucciando la fronte preoccupata.

«Parenti noiosi. Vorrei fosse già sera.» Rispose l'altra arricciandosi una ciocca bionda fra le mani. «Tu che ci fai quì? Hai chiesto dieci inservienti per un manipolo di ospiti, dovresti goderti la festa e me, lo sai?»

Morena rise di gusto. «Nella buona e nella cattiva sorte, cosa credi che intendeva il sacerdote?» Poi guardò per un secondo il prato al di fuori del finestrone e si rabbuiò. «Vuoi che ti sistemi i capelli?» Chiese gentilmente.

Olivia annuì e si voltò dandogli le spalle. «Delle promesse tue e di Alfredo invece che mi dici?» Chiese a bruciapelo.

Le dita affusolate s'arrestarono fra le ciocche. La donna sospirò prima di rispondere. «Olivia.. è il tuo giorno di festa. Non devi pensare ad altro se non essere felice.» Modellò le ciocche intorno alla fascia, stringendo le forcine come sapientemente aveva fatto alle prime luci dell'alba e si portò davanti al suo viso. «Schifosamente felice.» Sorrise spostandosi verso la cucina. Olivia le prese la mano; erano perfettamente allineate, la più giovane alzò il viso guardandola con dolci occhi verdi. «Sei proprio tediante quando ti ci metti, eh?» Morena rise nervosamente.

«E tu, quando smetterai di proteggermi come se fossi una bambina? Pensi che non mi sia accorta che fra di voi non va per niente bene?» Le lasciò la mano e proseguì. «Non ho molto tempo a mia disposizione, presto sarò a Madrid e poi solo il buon Dio sa dove. Il mio cuore è in frantumi sapendo che non potrò appoggiarvi e andare via voltando le spalle.. non ci riesco. Ho provato a parlare con Alfredo, ma figuriamoci per lui sono come una figlia.. mi ha detto che è tormentato dai pensieri sul futuro dei campi. Lo sapevi che La Fuente gli ha proposto di cedergli la sua parte.. in nome della riconoscenza?» Morena aprì gli occhi stupita. «Lo sapevo! E sono quasi sicura che lui sappia della vera paternità di Riccardo, altrimenti l'unica spiegazione che mi do per un gesto come questo è follia

Morena abbassò lo sguardo, le spalle rilassate. «Vorrei ucciderlo per questo. Ma in realtà mi sono resa conto di amarlo ancora.»

«Questo era abbastanza chiaro per tutti, credo anche per lo stesso Alfredo, querida.» Non c'era giudizio nel tono della sua voce, era piuttosto addolcita, come la voce di una mamma che coccola il figliolo che si è sbucciato le ginocchia correndo incontro alla vita. «E scommetto hai detto a tuo marito quello che provi.»

«Sa tutta la verità, Olivia.» Il labbro superiore di Morena tremava sotto il peso della sua stessa ammissione. «Sa di Riccardo, del matrimonio combinato alle sue spalle per proteggere il segreto e sa che sarei rimasta con Javier se lo avessero permesso. Sa che non avrei mai voluto mentirgli e che a mio modo lo ho amato molto, ma da uomo ferito vuole soltanto ciò per cui ci siamo legati e niente altro. Quando tutto sarà terminato, io e Riccardo ci sposteremo in paese, a patto che lo mantenga un Roquez e lo cresca come tale.»

Olivia scosse il capo interdetta. «Perchè questa distinzione? Parla come se potessi portarglielo via, senza contare che aspettate un figlio.»

Morena si morse il labbro. «Credo che infondo temi questo, non si fida più di me e non posso biasimarlo. Per contro ce l'ha a morte con Javier che tutto ad un tratto si è messo a far confessioni come un moribondo!» Scosse il capo stizzita e si toccò le tempie con una mano, visibilmente preoccupata. «Vuole punirci in qualche modo, ma sta rovinando tutto ciò di buono abbiamo crato; i nostri figli.»

«Gli parlerò.» Sbottò Olivia. «Riccardo è piccolo e l'altro deve ancora vedere la luce del mondo, c'è tempo perchè rinsavisca!»

«I miei tentavi sono stati vani, ti avviso. E' pieno di collera e tormento, anche se al di fuori sembra incrollabile.» La donna sorvolò sulla spiacevole condizione che aveva messo Alfredo sull'altro figlio convinta forse che quello scricciolo di ragazza potesse davvero rabbonire il suo animo ferito. «Promettimi solo che non discuterai con lui per colpa mia. Sono io che l'ho spezzato, non sopporterei essere l'artefice di una vostra rottura.»

«Deve essere davvero distrutto se mi metti in guardia.» Puntualizzò Olivia. «Ma cercherò di essere buona.»

«Ti prego.» Sussurrò Morena. «In poche ore ha visto crollare ogni certezza.»

La ragazza si tirò su e le accarezzò affettuosamente la spalla. «Tutti commettiamo degli errori, Morena. A tuo modo adesso sei stata sincera e credo fermamente che sappia, quanto amorevole tu sia stata con lui. Io vi ho osservato e ho sognato molto, guardandovi.» Calzò nuovamente i sandali e scrollando le spalle, sospirò. «E' ora che io torni ai miei ospiti, ma gradirei averti al mio fianco, damigella.»

«Sempre.» Replicò l'altra dolcemente e insieme, al braccio, uscirono dalla tenuta.



Le note rock&roll di "Johnny B. Goode", a quanto si vociferava pezzo del cuore dei novelli sposi, spargevano nell'aria allegria e coloravano il prato di una grande festa; le donne volteggiavano nei loro abiti a ruota esagerati, sempre più esagerati sulla finire della decade, gli uomini in panciotto e le giacche abbandonate ormai alla rinfusa in terra, le facevano scatenare improvvisando passi e movenze da provetti ballerini.

«Chuck Berry?» Disse Morena sorridendo in una smorfia buffa.

«Chi meglio di lui per far festa?» Poi la prese per mano e la condusse verso il centro del prato dove Lorenzo e un gruppo di cugini si stavano dimenando. «Ti faccio vedere.» Ammiccò poi verso il suo sposo e quello appena gli si avvicinò la prese in braccio, passandola da un fianco all'altro senza pausa, ma con molta delicatezza. «Avremo dei figli rock!» Esultò Olivia.

«Puoi ben dirlo!» Replicò Lorenzo, facendola volteggiare per poi accorglierla fra le sue braccia, dopo la piroetta, con un bacio.

«Lasciati andare!» Le disse Olivia alzando le mani al cielo e ruotandole fino in basso. «Ti assicuro che è prodigioso l'effetto che fa.»

Morena alzò le spalle, si guardò attorno e poi chiuse gli occhi. Cominciò a scuotere i fianchi e poi le braccia quasi simultaneamente, finirono al cielo; la musica si insinuò nel suo corpo e il ritmo fu facile da raggiungere, d'improvviso.. stava ballando. Era una bella sensazione tutto sommato, si sentiva libera e scatenata, incapace di pensare; Olivia aveva ragione, ma constatò che era meglio tenere gli occhi aperti.

Anche Javier pensò la stessa cosa, perchè le si parò davanti non appena li riaprì.

La donna sussultò, arretrando di qualche passo. «Non volevo spaventarti!» Gracidò Javier sorpreso dalla sua reazione.

La sua giunonica accompagnatrice però sbucò alle sue spalle e lo reclamò a se offesa, scorrendo lo sguardo sull'incantevole vestito color malva di Morena. «Mi avevi promesso un altro ballo!» Parlò piccata al di sopra della musica; il ragazzo alzò gli occhi al cielo, Morena li guardò sorridendo sotto ai baffi, coinvolgendo la cugina per cercarsi una via di fuga.

«Perchè invece non mi aspetti all'angolo bar.» Soffiò mieloso Javier, baciandole il dorso della mano. «Li potremmo ballare.. indisturbati.» Proseguì con uno sguardo intenso e affascinante a cui la giovane rispose annuendo, imbambolata, con il capo.

Rimasti soli sospirò. «Tutto il rispetto per la parentela, amico mio, ma è petulante come una suocera!»

Lorenzo lo guardò sorridendo sghembo. «Sei incontentabile!» Olivia lo fulminò con lo sguardo, Morena rise. «E' la verità.» Continuò non capendo perchè sua moglie fosse tanto adirata. «Mia cugina lo ha piantato, senza offesa amico mio, più di un mese fa e lui sembra stia sempre in attesa di qualcosa.. la vita va avanti e sopratutto bisogna cogliere al volo le occasioni!»

Olivia guardò disperata Morena che guardò Lorenzo ancora più divertita; l'unico che non sembrava cogliere l'ironia della situazione era proprio Javier che guardava quest'ultima come se fosse un miraggio nel deserto. «E' che sono un uomo romantico.» Blaterò senza inflessione nella voce.

«E noi siamo assetati!» Convenne Olivia trascinando con se il suo sposo prima che potesse aggiungere altri dettagli non richiesti.

«Non mi sembra d'essere stato indelicato!» Sentirono Lorenzo blaterare, prima di guardarsi e scoppiare a ridere.

Javier fu il primo che parlò. «Sono una bella coppia. Credo che Oliva sia una benedizione per lui.»

«Fa che lo sia, o sentirai le urla di Alfredo fino a Madrid.»

«Oh.. ma io non tornerò a Madrid, lo sai.»

Morena si trovò a sorridere di gioia, ma si costrinse a morsicarsi la guancia. «So molte altre cose che avrei preferito discutere insieme.» Scosse il capo e lo fissò negli occhi verdi smeraldo, gli occhi di Milagros; la musica scemò e divenne un lento, una ballata per coppie di innamorati. Javier allungò la mano, grande e coriacea e la donna sentì un sussulto in fondo alla pancia, un richiamo primordiale.

Accettò, avvicinandosi cauta per poi trovarsi completamente soprafatta dalle braccia di Javier.

«So che avrei dovuto rispettare le tue scelte, ma sei fuggita via e quella fuga era per me una grande risposta. Tu mi ami Morena, volevi solo esserne sicura. Beh, un pò ti aiutato lo ammetto, ma non riesco a guardare il tempo sfuggirmi ancora di mano. Io ti voglio.» Il suo corpo tremò, ma non fuggì via, si strinse a lui ancora più forte. Al suo silenzio Javier si scostò un poco per guardarla in viso; le sue guancie erano paonazze, la sua pelle ambrata scottava. I loro occhi si trovarono. «E' così.» Una domanda smorzata dall'emozione, si posò sulle labbra dell'uomo. L'abbracciò ancora, desiderando che quel lento non finisse mai. «Ho grandi progetti per la testa e voglio condividerli con te. Voglio averti vicina a me, voglio svegliarmi tutte le mattine guardando il tuo viso e prima di tutto ancora, voglio essere tuo, Morena, finalmente

«Sei stato avventato.» Sospirò lei. «Cedere le terre ad Alfredo.. c'è chi ti crede folle.»

«Gli ho detto che ti amo e lui racconta solo questa parte della storia?»

Morena rise. «Sei un'arrogante come se ne vedono pochi, La Fuente. Sarà questo che mi ha spinto a dire a mio marito tutta la verità e ciò che non posso più nascondere, nemmeno al mio cuore?» Si guardarono ancora, Javier trepidante d'emozione. Il tono di voce della donna si fece più greve. «Dopo il matrimonio di Olivia sarò al pensionato di donna Flora con Riccardo.. a tempo indefinito. Ma dovremmo parlare di molte cose, purtroppo ciò che sembra essere risolto non lo è affatto e forse dovrai accettare qualche conseguenza.»

«Credi che mi interessino quante altre sfide avremmo poste dalla vita?»

«No, non credo.» Ammise certa.

Javier si fermò. La musica cessò. «Visto che lo sai, ora tocca a te dirmi se vuoi essere mia.»

Gli occhi di Morena brillarono d'amore.. ma nel cercare le parole, finirono alle spalle di Javier, dove incontrarono un Alfredo con la faccia scura.

Ebbe paura. L'uomo si mosse, lasciò che il bambino sulle sue spalle scendesse e strinse forte i pugni ai fianchi.

«Vattene.» Esalò Morena in un fil di voce. «Vattene, ti prego.» Javier si voltò e vide Alfredo Roquez torreggiare verso di loro molto lentamente, quasi defilato; sorrise arreso a ciò che la sua mente da uomo aveva già elaborato. «Ascolta!» La donna lo girò di prepotenza. «Gli ho promesso che oggi ti avrei tenuto lontano da noi, per amore di Olivia. Ti prego, vattene via da quì.»

Javier strinse i pugni e la guardò a lungo prima di rispondere. «Prima o poi ce la daremo di santa ragione e tu non potrai tenerci lontano in eterno.»

«Quel giorno non è oggi.» Replicò fra i denti la donna.

La fronte dell'uomo si corrugò, gli occhi si strinsero come due fessure. Era combattuto, il suo corpo vacillò. «Se non ti amassi così tanto..» Lasciò correre le parole sulle labbra disegnate e in un silenzio che valeva più di mille parole, le passò accanto senza guardarla e se ne andò.

Dall'altra parte del prato Alfredo fu intercettato, se non braccato, da una piccola Olivia di cui si scorgeva il solo profilo prospero.

Morena inspirò e rimase immobile al centro del prato, sola, con una musica strimpellante a martorizzarle il cuore.


*

Il giorno delle partenze, era arrivato.

Ma se per la prima era la normale conseguenza di un atto chiamato amore, per l'altra era la conseguenza di un posto che non aveva più quel nome.

Morena preparò la colazione come se nulla fosse cambiato, apparecchiando anche il posto di Alfredo che sempre più raramente si era alzato con il sole, per andare ai suoi amati campi ormai arsi. Lucio Soler lo tirava giù dal letto di tanto in tanto con degli intrugli -che per suo conto- prima o poi sarebbero stati la giusta cura per far tornare fertile la terra e lui ci credeva, aveva il disperato bisogno di credere e quella mattina così buia e triste nella sua vita, ancora di più; sua moglie e suo figlio, quello che lui aveva creduto tale, avrebbero lasciato la tenuta.

Gli accordi erano assai semplici e Morena non aveva battuto ciglio; Riccardo restava un Roquez e avrebbero cercato le soluzioni possibili e meno traumatiche per vedere il bambino entrambi alla stessa frequenza. Non lo avrebbe mai strappato alla sua mamma, tutto quello che chiedeva era continuare a crescerlo come fosse suo, perchè infondo al cuore, era ciò che sentiva e non voleva separarsene.


«Signora.. » Agueda fissava la ragazza con un intensità d'occhi che credeva fosse sul punto di scoppiare.

«Agueda per l'amor del cielo, Riccardo è qui.» La rabbonì con dolcezza, accarezzandole il braccio. «Dovrai essere molto forte per prenderti cura di Alfredo. Me lo prometti?»

«Ma si certo. E' che mi sembra così triste questa storia..»

«Ciò che oggi sembra triste, domani con la luce del sole apparirà giusto.» Le passò una tazza di caffè nero e la invitò al tavolo. «E poi saremo in paese, non dall'altra parte del continente. Vero amore mio?» Riccardo addentò la focaccia e annuì buffamente. «Il bambino resterà con Alfredo tutte le volte che lui lo desidererà.» Proseguì a voce bassa. «Non ti libererai di questa piccola peste.»

«Oh signora!» Agueda le strinse la mano. «Voi mancherete alla stessa maniera.»

«Sarai mia gradita ospite per una tazza di the nella mia nuova casa, quando sarà pronta. Così ci mancheremo un pò meno.»

«Così dunque quei costruttori di Madrid hanno accettato il suo incarico?»

«Stanno vagliando una serie di dettagli della quale francamente non ho idea ma si, c'è una grande probabilità che avrò la mia casa sullo studio.»

«Sono certa che sarà così.» Pulì la bocca del bambino e ritirò le stoviglie prima di guardarli entrambi con tenerezza. «Vi meritate il meglio. E con il tempo chi lo sà, quel vecchio orso brontolone si rabbonirà.»

Morena alzò le spalle e lasciò correre. «Sarà meglio sbrigarci. La giornata è ancora lunga.» Prese il bambino per mano e lo vestì del suo soprabito beige; sembrava proprio un nobile ometto mentre calzava il suo berretto marrone. «Hai preso tutto?»

«Si. Quando vedrò papà?» Chiese innocentemente il bambino.

La donna accarezzò la sua piccola mano. «Stasera ti porterà a mangiare il chorizo che ti piace tanto, amore mio.» Poi gli sorrise amorevolmente proseguendo. «E potrai vederlo tutte le volte che vorrai, anche se non saremo più quì, mi hai capita bene?»

Il piccolo annuì abbozzando un piccolo sorriso. «Tu verrai con noi?»

«Ho tante cose da fare per la nostra nuova casa e per stasera farete a meno di me. Ma saremo tutti insieme molto presto, te lo prometto.»



Olivia era sul prato che l'aspettava con un ombrello per ripararsi dal sole; la salutò vigorosamente e sorrise.

«Sei già tremendamente snob.» Le sussurrò Morena sorridendo, lasciando che Riccardo si tufasse in una corsa verso Lorenzo e la carrozza.

«Sono grassa e sto per sposarmi una seconda volta. Non puoi essere gentile con me?»

«Se la metti così..» Alzò le spalle. «Allora, sei pronta?»

«Mio marito ha mandato avanti tre facchini con la diligenza dell'alba e..» controllò l'orologio sul polso e alzò gli occhi al cielo «..la prossima sta per partire in questo momento, solo per rassicurarmi che i bagagli arrivino prima di me -non senza blaterare sull'acquisto di un armadio più grande- ma a parte questo.. direi di si, sono pronta. E tu?»

«Non mi spaventa più nulla, Olivia. E' una strana sensazione, mi sento libera ma allo stesso tempo non provo nulla.»

«Il tempo rimetterà a posto le cose, ne sono sicura.» Le massaggiò la spalla affettuosamente prima di guardare intorno come se cercasse qualcosa o meglio cercasse di trattenerla. «Sto per dire qualcosa che suonerà strano ma.. questo posto ha qualcosa di magico.»

Si girarono entrambe verso il pendio della collina e il sentiero che ridiscendeva verso il paese, con un aria nostalgica; Morena abbozzò un sorriso ricordando una ragazzina vestita come fosse un costoso regalo da scartare, con i suoi diciasette anni che pesavano come un macigno e un segreto da custodire. Quella ragazzina era lei.

«Avrei detto la stessa cosa.» Sussurrò con voce rotta dall'emozione.

Olivia la prese per mano. «Dobbiamo dirle arrivederci.»

«Oh no. Il mio capitolo si chiude quì. E' stato davvero molto bello, ma devo dare il benvenuto ad un'altra storia.»

La ragazza annuì. «Lui lo sa?»

«Non lo vedo dal giorno del tuo matrimonio.» Ammise con un sorriso sarcastico pensando alle ultime parole di Javier. «Sarà trincerato dietro la sua coltre d'orgoglio di uomo ferito.» Scosse il capo ma proseguì con piglio deciso. «La dissiperò.»

«Ben detto!» Olivia sollevò in aria le loro mani intrecciate e la invitò a precederla nel passo. «Sei sicura che vuoi ti accompagnamo allo studio? Non sarà il caso prendersi un giorno per riposare?»

«Prima si comincia e prima avrò la sensazione di muovermi verso una direzione, cugina. Perciò si, allo studio grazie.»

Lorenzo aiutò entrambe le donne a salire a bordo, prima di dare la comanda al cocchiere di partire.

«Dovrai assolutamente aggiornarmi sull'andamento dei lavori.. e non solo.» La redarguì benevolmente.

Lorenzo scosse il capo guardando al piccolo Riccardo. «Donne.. chi le capisce è fortunato.»

Olivia e Morena si guardarono arrossendo. «Sarai la prima a conoscere gli sviluppi della situazione.» Ammiccò la seconda. «Spero solo la casa sia pronta in tempi brevi, donna Flora non mi mollerà un minuto.»

«Non ti preoccupare per questo.» Rispose Lorenzo. «I costruttori arrivati da Madrid sono una mia conoscenza e disposizioni di direttive dettagliate.»

«Non finirò mai di ringraziarti, caro cugino.»

«Non devi ringraziare me, Javier si è fatto carico della richiesta.»

«Se sapessi dove si è cacciato..»

«A me ha detto solo che sarebbe stato impegnato con dei sopralluoghi nel bosco di querce.» Alzò gli occhi al cielo. «Ultimamente è parecchio visionario.»

Morena si morse il labbro capendo immediatamente perchè Javier fosse sparito.

La carrozza si mosse lentamente mentre si calava giù per la collina; Legno di Quercia da laggiù era tornata ad essere un puntino e per un ultima volta, la donna con il suo bambino, la guardarono chiamandola casa.


*

La zappa affondava nel terreno sempre più violentemente.

Ormai non distingueva più le lacrime o il sudore, il dolore o la fatica; stava torturando un povero terreno morto e anche i suoi nervi, per non ammettere che stava soffrendo come un cane. Poche spanne più in là, Lucio Soler di spalle ammonticchiava cumuli di brace e humus risevandogli la maggiore intimità possibile; probabilmente se non ci fosse stato lui avrebbe disseminato buche nel terreno senza alcun senso, avrebbe stappato una bottiglia di porto e quando il sole sarebbe stato alto nel cielo, sarebbe crollato in terra ubriaco fradicio.

Quello era il suo modo per tenerlo impegnato, perchè non avevano ancora parlato apertamente della situazione che si era venuta a creare con sua figlia, ma glielo leggeva chiaro in faccia, nelle rughe increspate agli angoli della bocca per la tristezza, che aveva capito tutto senza chiedere.

Per un pò aveva persino accarezzato l'idea che Lucio fosse uno dei complici del suo falso matrimonio, ma era un pensiero così devastante che lo aveva abbandonato subito; spargere il seme del dubbio e dell'odio altrove non sarebbe bastato a guarirgli il cuore, doveva perdonare se stesso e andare avanti, rimboccandosi le maniche come aveva sempre fatto.

Una carrozza si fermò lungo sterrato che costeggiava il campo, la testa bionda di Olivia vi fece capolino; Lorenzo l'aiutò a ridiscendere e insieme attesero che li raggiungesse. Abbandonò la vanga e li raggiunse nel suo passo fermo e dritto.

«Cugino! Strepitò. Puoi nasconderti da Fuentesauco, ma non dalla sottoscritta.

Alfredo rise. «Non ne avevo alcuna intenzione.» Il sorriso smorzò in un'espressione corrucciata. «Ti facevo già in partenza per la Capitale.»

«Una parola ancora.» E si voltò verso Lorenzo che abbandonò il suo posto passeggiando lung'argine del fiume in solitaria. «Lo so che ci siamo già salutati.» Proseguì Olivia dolcemente. «Ma sono quì per Morena e immagino tu sappia perchè.»

I muscoli del volto di Alfredo s'irrigidirono. «Non c'è niente altro che si possa dire, cugina.»

«Oh, si che c'è. So tutto, ha avuto l'accortezza di dirmi la verità e sai una cosa? Per quanto io ti ami come un padre Alfredo, non ho potuto fare altro che constatare il coraggio e l'amore che ha messo anche nei tuoi confronti, scegliendo di rinunciare alla sua vita confortevole per amare un uomo che non conosce, infondo. Questa è la donna che hai sposato, cugino. E che porta in grembo un figlio tuo, del sangue dei Roquez, quale altra prova cerchi?» Inspirò velocemente, fissandolo nei castani occhi cangianti. «E' una tale scelleratezza non tenere in considerazione questo fatto, solo perchè odi l'uomo che ama e che suo malgrado, non ha avuto l'opportunità quanto te, di dire la sua in tutta questa faccenda. Siete tutti e tre irrimediabilmente legati dal destino, ma potete convivere con questi lacci nel miglior modo possibile per i vostri figli. Promettimi che ci pensarai, quando il dolore sarà cessato.»

«Non so se cesserà mai.»

«Quando è morta Francisca hai detto la stessa cosa e guarda cosa hai costruito, invece. Il rammarico c'è, il dolore si dimentica, resta la vita.»

Gli occhi di Alfredo si velarono. «Ho fatto un buon lavoro con te.»

«Si chiama amore, cugino e me lo hai insegnato proprio tu.»

Si abbracciarono, Olivia respirò forte l'odore dei suoi capelli e rievocò tutti i ricordi di bambina quando la sua ombra protettiva era sempre accanto; pregò che tutto si aggiustasse e sussurrò preghiere di buona sorte al suo orecchio. «Ricorda sempre che le vigne degli Herrero, per quanto modeste, sono anche tue. Mia madre ha bisogno di qualcuno l'aiuti.»

«Mi rimetterò in piedi, sta tranquilla.» La rassicurò, asciugandosi gli occhi, prima di slegare l'abbraccio. «Fa buon viaggio e in bocca al lupo per la tua nuova vita.»

«Prenditi cura di te e dei tuoi figli.» Replicò la donna, commossa. Lorenzo tornò loro vicino, stringendola per un fianco. «Va tutto bene.»

I due uomini si strinsero la mano con vigore e rispetto, poi Alfredo indietreggiò tornando ai campi.

I cavalli nitrirono e la carrozza fu lanciata verso una destizione chiamata futuro.


*

«Buongiorno dottoressa Soler!»

«Buongiorno Ottavia.»

La dinoccolata segretaria che Javier aveva assunto come aiuto, le porse una tazza di caffè nero bollente; l'accolse con gioia prima di guardare intorno, nel silenzio assordante. «Il dottor La Fuente non è in visita neanche oggi?»

«Non lo ha detto.» Rispose quella incerta. «Passa di sera a chiudere i conti e mi lascia disposizioni per il mattino.»

«E lascia a me i suoi pazienti..» Aggiunse ridendo la donna bruna.

L'altra sorrise intimidita. «Fortuna che non ci si ammala spesso, mi sento ancora impacciata.»

Morena le sorrise dolcemente, aveva si e no la maggiore età e un viso paffuto molto tenero. «Ma so che lui è molto contento del tuo lavoro.»

«Davvero?» Chiese entusiasta. «La medicina mi interessa parecchio, difatti.»

«L'università di Salamanca offre un eccellente piano studi. La mia formazione è avvenuta lì, se ti servono chiarimenti sono a tua disposizione.»

Alla ragazzina brillarono gli occhi. «Ci penserò dottoressa, la ringrazio.»

«Bene.» Posò la tazzina sul tavolo, sorridendole. «Sarà opportuno scoprire dove si è cacciato il dottor La Fuente. Arrivederci Ottavia.»

«Dottoressa..» La ragazza la fermò, arrossendo. «E' molto bello che fra di voi non ci sia rivalità. Si evince il profondo rispetto che nutrite l'uno per l'altra e questo è commovente.»

Morena sospirò. Era innamorata di lui, mai come adesso, attraverso le parole di quella giovane ragazza, si sentì investita dalla potenza del suo stesso sentimento. Rise, raggiante. «Grazie Ottavia, grazie davvero!» Strepitò, improvvisamente di fretta.

Si portò fuori dallo studio a passo spedito verso Vecchia Quercia, al limitare del bosco, sperando di trovare la fonte di tanto ardire.

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Gli alberi erano lì che sembravano attenderla, oscillati da una leggera brezza.

Non aveva chiara una direzione, camminava fin dove i suoi sensi la conducessero.

Il pensiero della grotta della strega la fece tremare, ma come era già capitato in passato, quel posto camuffava nei suoi meandri tutti uguali ogni temibile segreto; si trovò fuori la foresta, così d'improvviso che la delusione la fece gridare di rabbia.

«Dove sei Javier..» Sussurrò.

Meditò di andare a Villa Ortensia che adesso sembrava lontana anni luce.

Cosa le stava succendo? Perchè sentiva le gambe molli e la testa che girava?

Si fermò ad ascoltare i battiti del suo cuore e la voce dei ricordi.


«Non voglio sentirti parlare così, mi hai capito? Nulla ci terrà divisi per sempre.»


Le sembrò di rivedere quei due ragazzini, uno accanto all'altra; lei con un sorriso debole e sterile e lui con la fronte corrucciata per il dolore di vederla così fragile e incapace di dichiarare i suoi sentimenti. Aveva sempre avuto ragione per entrambi.


«Sei così infantile Javier, credi ancora nelle favole. [..] Tuo padre sborserà milioni di pesetas pur di tenerti lontano da Fuentesauco.. lontano da me.»


Era successo. Ma lui aveva avuto il coraggio di tornare.

Poi soffermò il suo sguardo a quel campo, quel campo così familiare, intatto, bellissimo scampato allo scempio del fuoco.

«Javier!» Strepitò, riconoscendo nei suoi ricordi il posto dove tutto era iniziato.

Corse a perdifiato scostando le erbacce, fremendo, piangendo.

Quando lo scrosciare dell'acqua del Rio Cochino si fece chiaro, rallentò, chiamandolo ancora. «Javier?!»

La sua voce spaventò uno stormo di uccelli che si librò nell'aria. Nessuno rispose, si lasciò cadere a terra stravolta.


Riaprì gli occhi dopo un tempo indefinito, un'ombra copriva la vista del cielo; urlò terrorizzata.

«Morena sono io!» Gli occhi cristallini di Javier, spantati e spalancati la riportarono al presente; si tirò a sedere allacciandosi al suo collo, piangendo e singhiozzando. «Calma, respira, sono qui.» Le sussurrava quieto, accarezzandole la schiena con dolcezza.

«Sei qui.» Ripetè lei anelante. «Ti ho cercato tanto, ti ho trovato quì.»

Javier rise. «Sono giorni che vengo a pescare, non credevo dovessi preoccuparmi. Mi credevate morto?»

Morena slegò l'abbraccio e lo fissò torva. «Tu peschi, qui? Queste sono le tue idee illuminanti riguardo al futuro?»

Javier si mise seduto. «E' una pratica molto rilassante. E dovranno trovare un altro nome a questo fiume; sembra che grazie ad alcuni apparecchi che filtrano l'acqua alla fonte e non solo al momento dell'irrigazione, il fiume sia meno inquinato. Ma comunque no, non sono queste le mie idee illuminanti.» Cambiò registro, fissandola serio. «Mi cercavi.»

«Voglio essere tua, Javier La Fuente.» Disse con impeto. «Hai ragione tu, non c'è più tempo da spendere separati.» L'uomo chiuse gli occhi e inspirò. «Anche se non so come inizieremo questa vita insieme, solo da oggi ne comincio una io insieme a Riccardo.»

Javier rinsavì. «Voglio stare con voi.» Le prese le mani, baciandole.

«Lo so.» Morena si liberò, accarezzandogli il viso, i capelli scuri e folti. L'uomo la prese a se, sollevandola da terra per tenerla stretta sulle sue gambe. I loro volti erano perfettamente vicini e Javier non esitò, baciandola con dolcezza. La donna, rise divertita. «Fuentesauco parlerà di questa storia per lunghi anni.»

«Non ci faranno caso invece. Noi siamo nati per stare insieme, lo sai?»

«Lo fai sembrare vero, Javier. E' questo il punto, tu hai sempre creduto in noi. Ma dobbiamo essere realistici, sarà dura.» Passò un indice sul profilo della sua bocca sulla quale impresse un bacio passionale. «Alfredo vuole la patria podestà su Riccardo, mentre per contro se potesse decidere di far sparire il figlio che porto in grembo, lo farebbe.»

Javier si mosse nervoso. «Dovevi lasciare che ci picchiassimo.»

«Ti prego, sii serio adesso.»

«Vuole mio figlio e tratta con te come fossi una prostituta. Se mi lasci il tempo di riflettere, sai da sola che non sto scherzando affatto.»

«Non ti lascerò fare una cosa tanto stupida.» Berciò Morena scansandosi infastidita.

Javier le girò il volto. «Vuoi davvero questo?»

«Non posso impedirgli di crescerlo come se non fosse il suo. Anche tu hai visto toglierti un figlio dalle braccia, dovresti capirlo.»

«Sono due, i figli che vedo andare via.» Replicò in tono sciutto. «Ho il destino segnato a quanto pare.»

«Stiamo già litigando, Javier.»

«Non litighiamo affatto. Discutiamo del nostro futuro piuttosto. E di quanto sia meschino Roquez.»

«Forse.» Ammise Morena dispiaciuta. «Ma credo anche che Riccardo sia un bambino fortunato, dopotutto ha l'amore incondizionato di tre adulti che farebbero di tutto per crescerlo sereno. So che è difficile e se non te la senti ti capirei, ma desidero ardentemente la pace Javier.»

«Il bambino vivrebbe con noi, giusto?»

«Certamente.» Rispose di getto.

Vide la sua fronte corrugarsi dai dubbi e dalle domande alla quale rispose dopo un lungo silenzio.

«Non mi chiamerà papà, ma non sarà questo che mi esulerà da essere un padre

«Esattamente.» Rispose la donna addolcendo lo sguardo. «E faremo si che anche le cose con la tua bambina si sistemino.»

«Spero che un giorno Camila mi perdoni.»

«Certo che ti perdonerà, i bambini sono puri Javier, loro non giudicano.»

«Fino a stamattina non avevo nulla se non me stesso. Adesso vedo una famiglia e la vedo grazie a te.»

«Devi avere fede. Tua madre andandosene ci ha insegnato che certi legami sono indissolubili; il tempo, lo spazio, sono solo dettagli.»

Javier annuì. «Abbiamo superato indenni molte prove, supereremo anche questa.»

«Quindi tu ci sarai?» Chiese Morena speranzosa.

«E' l'unica certezza che posso darti.»

«Eternamente?»

«Para siempre, mio amor



Fine.



  
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