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Autore: Dimea    06/03/2015    1 recensioni
Sono la figlia di Arpad.
La ragazza bagnata dal Mare Magiaro. Nei miei occhi si vedono i boschi della mia terra, il mio animo è come l'impetuoso Danubio ed i miei capelli hanno lo stesso colore dei campi di grano ungheresi. Il mio nome è Elizaveta Hedervary.
La mia storia è sempre passata in secondo piano, agli occhi del Mondo, per una ragione o per l'altra. Sono sempre stata la guerriera, nell'ombra... ma la donna devota ed accondiscendente, alla vista altrui.
Nessuno ha mai sentito il bisogno di vedermi in una maniera differente. Per questo, sono rimasta intrappolata per anni, in un ruolo... nelle loro menti.
In realtà, non ho mai fatto nulla per cambiare la mia posizione, nel loro immaginario. Anzi, ho fatto di tutto per alimentare la loro idea, in proposito.
Ma sono tanti i segreti che ho taciuto al vento, troppe le parole, rimaste intrappolate tra le mie labbra.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Polonia/Feliks Łukasiewicz, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Salve a tutti. Quella che state per iniziare a leggere, è una raccolta di ricordi di Erszavet (o Elizaveta).
Di lei, in Hetalia, se ne parla poco... ed è un peccato! Ungheria è un personaggio complesso, forte e fragile al tempo stesso e tremendamente affascinante.
Vi lascio alle sue parole, sperando possano essere di vostro gradimento.

Memorie photo memorie.png

Prologo


Qualcuno di voi, potrebbe conoscermi come Elizabeth Eldestain, ( EX ) moglie devota  di Roderich, il Viennese.
Sono
la figlia di Arpad.
La ragazza bagnata dal  Mare Magiaro. Nei miei occhi si vedono i boschi della mia terra, il mio animo è come l'impetuoso Danubio ed i miei capelli hanno lo stesso colore dei campi di grano ungheresi.
Il mio nome è Elizaveta Hedervary.
La mia storia è sempre passata in secondo piano, agli occhi del Mondo, per una ragione o per l'altra. Sono sempre stata la guerriera, nell'ombra... ma la donna devota ed accondiscendente, alla vista altrui.
Nessuno ha mai sentito il bisogno di vedermi in una maniera differente. Per questo, sono rimasta intrappolata per anni, in un ruolo... nelle loro menti.
In realtà, non ho mai fatto nulla per cambiare la mia posizione, nel loro immaginario. Anzi, ho fatto di tutto per alimentare la loro idea, in proposito.
Ma sono tanti i segreti che ho taciuto al vento, troppe le parole, rimaste intrappolate tra le mie labbra.
Quante volte ho urlato dentro di me.
Quanti sentimenti, ingoiati come un boccone amaro, mascherati con sorrisi di cera. Promesse infrante, lasciate volare dal balcone delle mie stanze.
Ed i sospiri soffocati, insieme all'angoscia.
Ho sentito crollare la terra sotto i miei piedi, ho visto morire i miei padri, per degli ideali senza futuro... Ed ho navigato nel sangue del mio popolo, sperando di non affogare.
Non ho paura di raccontarvi di me, di svelare i miei più oscuri segreti.
Non mi tange il vostro giudizio, o i vostri sguardi accusatori. Non rimpiango nulla di ciò che ho fatto, altrimenti, .non sarei quella che sono ora.
Nessuno nasce santo o peccatore, è una scelta.
Prima di tutto, bisogna dire, che nella mia vita ci sono state diverse costanti, tra queste spiccava la confusione. Quando cresci tra guerrieri di sesso maschile, senza un punto di riferimento differente, non è facile comprendere. E così fu per me!
Non ho mai pensato di essere, diversa da loro.
Forse più esile ed agile, ma non diversa.
Cacciare con Gilbert, giocare alla lotta ed
arrampicarmi sugli alberi con lui e Feliks, era normale! Mi sentivo come loro, un piccolo guerriero.
Probabilmente riderete della mia ingenuità, ma ero certa di essere un ragazzo.
Ma il tempo cominciò a scivolarmi dalle dita, così come la mia forza. E quando, una mattina, mi svegliai con i pantaloni imbrattati di sangue, non mi resi conto della situazione. Il mio corpo cominciò a spiegarsi, ed in poco tempo, il mio fisico androgino e longilineo, iniziò a mutare.
I fianchi si allargarono, ed i pettorali cominciarono ad ingrossarsi.
Dovetti cominciare a fasciarmi il seno, sperando di non essere scoperta. Così, la mia vita spensierata, divenne una bugia dorata... nella quale cominciai a rintanarmi.
Silenziosamente, allontanai gli amici con i quali ero cresciuta, forse, per non dovere spiegazioni a nessuno.
Ma quello fu il mio più grande errore.
Una persona sola, è un facile bersaglio, agli occhi di un predatore. E così fu.
Non passò molto, prima che l'Impero Ottomano, venisse a bussare ai miei confini.  E nel 1526, riuscì nell'intento di vedermi cadere.
Qui comincia davvero la mia storia, quando sotto una quercia, decisi di rintanarmi a leccare le mie finite, nel terrore di una morte lenta e dolorosa...
Ma, il fato, decise di volgere il suo miracoloso sguardo, verso di me.





   
 
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