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Autore: NorthStar    06/03/2015    7 recensioni
Clarke e Lexa affrontano una discussione dopo la (possibile) risoluzione dei contrasti con gli uomini di Mount Weather.
Spoiler 2x15
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Clarke Griffin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ci sono caduta con tutte le scarpe.

E' solo una one shot (e per ora tali rimarranno altre eventuali fanfic su The 100), ma dovevo togliermi il sassolino dalla scarpa.

Buona lettura!

ps: SPOILER dalla 2x15 più una situazione totalmente immaginaria che segue la risoluzione del conflitto con Mount Weather!

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Clarke riesce a sentire il suo sguardo su di sé.

Sempre.

Come se bruciasse sulla sua pelle.
Sa che la sta guardando, esattamente come sa che si sta avvicinando.
Il tintinnio dei vari tasselli della sua armatura la precede, inconfondibile.

Almeno per Clarke.

 
Quando entra nella tenda non è sorpresa, a differenza di Raven che non è solo sorpresa ma anche chiaramente seccata.

 

“Clarke, dobbiamo parlare.” annuncia col suo tono imperturbabile, come sempre.

O quasi.

“Non abbiamo nulla di cui parlare.” replica sicura Clarke, cercando di riflettere l’inflessione della comandante.

Non risponde immediatamente.

Lascia cadere qualche lungo istante prima di riprendere.

“Credo che invece abbiamo molto da dirci.”

“Pensavo che parlassi la nostra lingua, Heda… Non ha nulla da dirti, comprendi?” si intromette Raven cercando in uno sguardo di convogliare tutto quello che vorrebbe poter dire a Lexa.

Sembra aver incassato il colpo.
Sembra.

Perché, proprio quando sembra che stia per voltarsi e proseguire per la sua giornata, Lexa guarda dritta negli occhi Clarke e sussurra due semplici parole che mai dovrebbero uscire dal comandante supremo dei Grounders.
“Ti prego.”.

 

Sono i suoi sguardi che la tradiscono.

I suoi occhi.

E’ da lì che erompe quella sensibilità che trattiene nascosta dietro l’inevitabile facciata stoica e distaccata.


A Clarke non sfuggono quegli sguardi.

 

“Va bene.” sospira la bionda ricevendo un’occhiata incredula da parte di Raven che, non senza aver rivolto al comandante uno sguardo sferzante, lascia la tenda.

 

“Cosa vuoi, Lexa?” esordisce Clarke, forse con più durezza di quanto lei stessa immaginasse.

“Voglio spiegarti, quel che è successo-.”

“Non c’è niente da spiegare.  Hai fatto la tua scelta, come è tuo dovere da impietoso comandante quale sei.”

“Non è così.”

“No?” sorride sardonica la bionda“Perché è esattamente così che è sembrato quando hai preso accordi per te e la tua gente, lasciandoci a fronteggiare gli uomini della montagna da soli.”

“Sono tornata, non è così?” replica veloce, sollevando le sopracciglia come a indicarne l’evidenza.
“Non ha importanza.”

“No?”

“No, quel che conta è che ci hai lasciato lì.”

“Cosa?”

“Mi hai lasciato lì! Mi hai lasciata alla porta, di fronte ad una possibile morte, perché non venissi con te e non rovinassi i tuoi accordi. Ma d’altro canto lo capisco…” sospira Clarke “La vittoria si erge sulle spalle del sacrificio… non è così?”.

Lexa per la prima volta davanti ai tuoi occhi appare sbigottita e solo qualche secondo dopo riesce a formulare una risposta alla tua accusa.

“Clarke, ti ho lasciata alla porta perché non volevo che corressi alcun rischio. Era troppo pericoloso portarti con me ad uccidere i cecchini.”

“E lasciarmi sotto il fuoco nemico era più sicuro…”
“Ho ordinato a Lincoln di restare con te. Perché ti proteggesse in mia assenza.”.

“Mi dispiace, Lexa… Ma non posso crederti. Non più.”

Sorride, Lexa, cercando di nascondere l’amarezza suscitata dalle parole della bionda.

“Sei un grande leader Clarke. Ma non sei, ancora, un comandante.
Un giorno capirai.”.

“Cosa capirò? Che dopo tutta la fatica, dopo aver rischiato la vita di Bellamy, dopo aver lasciato morire duecentocinquanta persone a Ton Dc, invece di combattere, hai preferito fare marcia indietro e scendere a patti per salvare la tua gente e consegnare noi al nemico?”.

“Ho preso una decisione con la testa e non con il cuore.” risponde Lexa a denti stretti.

“Si, continua a nasconderti dietro le tue massime, come “L’amore è debolezza”…”.
“L’amore è debolezza!” tuona la comandante, facendo quasi sobbalzare Clarke.

“Se avessi scelto col cuore tu non saresti nemmeno venuta con me alla porta! Se avessi scelto col cuore, ti avrei chiuso in una capanna con una squadra di guardia a controllarti! Se avessi scelto col cuore ora non saremmo qui!”

Clarke è senza parole.

Lexa non perde il controllo.

O almeno Heda Lexa non lo fa.

 

“Non mi aspetto che tu rispetti le mie scelte, ma vorrei che almeno provassi a comprenderle.

Non sono così brutale come pensi. Faccio quel che devo per il bene mio popolo.”.

 

Clarke annuisce, ma è veloce ad aggiungere “Non ti sto perdonando.”.

“Non devi farlo. Non mi aspetto che tu lo faccia.”.

 

Lexa è attenta.

Lexa è vigile e ben cosciente di tutto quel che le succede attorno.

Sa che Clarke ha ancora qualcosa da dirle.

E attende.

Pazientemente.

 

“Quando mi hai baciata-” comincia Clarke, lo sguardo fisso ai suoi piedi “Era solo per-”

“No.” Lexa la interrompe, prima che Clarke possa verbalizzare il suo dubbio.

Non può sentirle dire quelle parole

Non può.

 

“Ok.” annuisce la bionda.

 

Lexa sente che non può lasciarla così.

Non dopo tutto quel che le ha causato.

 

“Non posso-”.

Clarke alza lo sguardo e aspetta che Lexa prosegua.

Sa quello che deve dire.

Non sa come dirlo.

 

“Non posso ammettere quello che provo per te.”  Comincia Lexa, guardando dritta negli occhi Clarke.

“Non posso. Perché se lo ammettessi, diventerebbe vero e la possibilità di perdere anche te mi ucciderebbe.”

 

Clarke annuisce appena.

Silenziosa.


“Non sono pronta.” ammette Lexa, abbassando lo sguardo.

“Per fortuna non lo sono nemmeno io.” sospira Clarke, accennando ad un sorriso che presto vede riflesso sul volto di fronte a sé.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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