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Autore: SakiJune    06/03/2015    0 recensioni
Sto, Cintura di Casivanian. Vastra e Jenny stanno progettando di avere un figlio e il loro socio Alonso s'innamora di un certo Jack Harkness.
Terra, Sistema Solare. Gordon Stewart si è appena fidanzato con Billie, la sua amica d'infanzia, e progetta di lasciare il suo lavoro negli Stati Uniti.
Gallifrey, Costellazione di Kasterborous. Lord Jelpax, Coordinatore della Matrice, è diviso tra la sua fedeltà al Dottore e i continui ricatti del famigerato Vansell e della sua Agenzia Interventista.
E c'è un'unica finestra da cui può vedere il futuro... una finestra aperta su Trafalgar Square.
Seguito di "Stars of Kasterborous"
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - Altro, Jenny, Nuovo personaggio, Osgood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Lungbarrow to Trafalgar Square'
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Per la comprensione di questo capitolo è necessario aver letto la one-shot The Night of the Tinker, ambientata durante il capitolo 23 della precedente long "Stars of Kasterborous". Non è lunga, fa fine e non impegna... ;)
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Non era un paesaggio metropolitano, questa volta, ma una minuscola officina futuristica.

Una console simile a quella della TARDIS da cui era appena uscito, leggermente più piccola e molto più complicata, stava al centro della stanza, ma le pareti erano occupate da ogni sorta di marchingegno e dagli attrezzi più disparati. Una donna snella, dai bei capelli scuri tenuti su da una semplice pinza e che indossava un camicione maschile sopra un abito decisamente più formale, l’accolse con... delusione? Sospetto? Aveva una macchia di grasso su uno zigomo, un nasino sottile, quasi altezzoso e un fascino delicato, irresistibile.

- Tu chi sei?

- Sono Gordon, ma non ha importanza. Ho bisogno di aiuto…

- Lo vedo. Dov’è il Dottore? Come avete fatto ad atterrare dentro la nostra TARDIS?

Ecco.

Doveva aver premuto qualche pulsante sbagliato, di sicuro… aveva sbloccato una protezione o qualcosa del genere. Ma forse quell’errore era stato una salvezza. - Lo conoscete, allora… sapete come fare, sapete come aiutarlo?

Le guance della donna erano impallidite, ma si avviò con passo deciso verso la cabina ed entrò. Gordon rimase dov’era, scosso dalle condizioni in cui versava il Dottore ma ancor più intimorito dalla bellezza di lei.

- Ehi. Spiacente, amico, ma puoi togliertela dalla testa. - Una voce dietro di lui lo fece sussultare. Voltandosi, vide un uomo dai capelli piuttosto lunghi e una faccia simpatica dai lineamenti forti. - Cioè, chiariamoci, non si sciupa se la guardi, ma è decisamente fuori dalla tua portata, okay?

- Okay. Non intendevo…

Ma quell’apparente manifestazione di gelosia si era già spenta, sostituita da un vivo senso pratico. Era un uomo solido e attraente in modo non convenzionale, considerato che indossava un maglione di quelli che di sicuro pizzicano un sacco e pantaloni di velluto a coste. - Che cosa è successo?

 

- Ci risiamo. - Romana sospirò mentre cingeva delicatamente il polso del Dottore, appena sopra il guanto nero, chiudendo gli occhi per avvertire meglio i deboli e radi battiti. - Che hai combinato questa volta? Quale altra barriera hai infranto?

Sin da quando avevano lasciato Karn, lei e il Calderaio avevano sperato di incontrarlo di nuovo, prima o poi. Ne avevano parlato così tanto, fantasticando… ma adesso le sembrava di essere tornata al punto di partenza. A quando il loro pianeta aveva ripreso a vivere

(solo per poi adagiarsi sulle antiche abitudini, e a marcire dentro)

ad un prezzo quasi troppo alto.

Allora era innamorata. Adesso… forse, sì, forse lo era di nuovo… era complicato, con il Calderaio. Non si poteva mai dire. Era una sfida, ogni giorno, una sfida eccitante e senza certezze.

La brina era fitta e nascondeva in parte i lineamenti del Dottore, ma non vi erano dubbi che si era rigenerato dall’ultima volta. Non era più il Dodicesimo, che si era fermato su Gallifrey a crescere una famiglia e aveva sfidato le correnti temporali per consolarla di una perdita che l’aveva portata sull’orlo dell’autodistruzione… e non era nessuno dei precedenti, né il Quarto, il suo Dottore, con il suo largo sorriso feroce, né l’Ottavo, affascinante e incorruttibile… questa particolare incarnazione era ancora un mistero, ma l’affetto per lui non sarebbe mai mutato e invase i suoi cuori di sollecitudine, anche se non di angoscia. Lasciò andare la sua mano e tornò ad affacciarsi fuori: - Metti su il tè. Fallo molto forte… è successo di nuovo.

 

Il Dottore si riprese in fretta; nulla a che vedere con quanto accaduto a seguito della rottura del blocco temporale. Gordon era spaventato, ma Romana e il Calderaio furono gentili e fecero di tutto per farlo sentire a suo agio.

A quanto pareva, l’officina era una TARDIS, anch’essa con gli scudi temporaneamente abbassati. Era stata una fortuna, alla fine… anche se i due non erano d’accordo su questo punto e avevano iniziato a battibeccare, rinfacciandosi a vicenda. “Ma era destino che ci ritrovasse!” “Ovvio che ne sono felice, ma sarebbe potuto atterrare chiunque! Se ci stanno cercando…” “Chi vuoi che mi cerchi ancora, andiamo!”

Gordon sorrise tra sé di quella coppia di viaggiatori in apparenza così male assortita e guardò il Dottore. Era così strano vederlo tranquillo, senza quella smania di correre e arrampicarsi ovunque, strano da fare impressione. Ma provava per lui una tenerezza infinita, ora, a vederlo accoccolato fra le coperte con gli occhi assonnati e commossi.

- Non credevo di ritrovarvi mai più… e non insieme, comunque… - Con un battere di ciglia, il Dottore raccomandò a Romana di rivelare a Gordon il meno possibile. Raccontare tutta la verità su quanto era loro accaduto non era opportuno. Ma tra un sorso di tè e l’altro, il giovane Stewart apprese comunque abbastanza da fargli comprendere il perché del rifiuto del Dottore a portarlo su Gallifrey.

- Non si vergogna di te. Si vergogna del nostro pianeta, e non a torto.

- Ti hanno esiliato perché hai salvato uno dei tuoi studenti? Ma come può esistere una legge simile? Non riesco a immaginare…

Il Calderaio annuì. - Già, non ci riesci, per questo sei una persona migliore di quelle teste di Dalek che stanno al potere dalle nostre parti.

- Parliamo di quelli che li hanno votati? - puntualizzò Romana, scrollando le spalle. - Un popolo può sempre riuscire a rovesciare un governo, se lo vuole davvero… in caso contrario, non c’è nulla che si possa fare. Io ho già dato tutto ciò che potevo.

Gordon abbassò lo sguardo, ormai consapevole che le raccomandazioni del Calderaio avevano più di un fondamento. “Stai per sposarti,” ricordò a se stesso “e corteggiare lei sarebbe come… che so, flirtare con Liz la Decima”

(perché sì, anche la sovrana dell’Astronave UK gli aveva a sua volta suscitato una viva e piacevole impressione)

Nondimeno, gli istinti umani sono sempre più forti della ragione e quella notte Gordon sognò di fare l’amore con lei.

 

Si svegliò di buon’ora, ma scoprì che il Dottore, completamente in forma e di buon umore, e il Calderaio stavano già armeggiando con strane apparecchiature di cui non si diede peso di scoprire la natura, sollevato e affamato com’era.  Romana, splendida come nel sogno, si premurò di preparargli un’abbondante colazione e se ne servì a sua volta, mentre il suo compagno arraffò solo qualche biscotto mentre lavorava.

- Ma non va a finire nei circuiti, questa roba? - obiettò Gordon, accennando alle briciole. Romana scosse la testa, divertita.

- Sì, e li alimenta. - rispose il Calderaio, sfoderando un’espressione lunare. - Fanno gnam. Hanno un loro processo di assimilazione dei carboidrati, fornisce energia supplementare. A che punto è lo stabilizzatore metabolico?
Il Dottore rise. - Meglio del suo, a giudicare dalla velocità con cui sta divorando le vostre provviste… colecistochinina, questa sconosciuta! - Tornò concentrato. - Ecco, dovrebbe essere a punto. Dobbiamo testarlo su un essere umano, però.

I tre si guardarono a vicenda, poi si volsero verso Gordon che alzò le mani, un pezzo di pane tostato in bocca e un’espressione già rassegnata.

Lo stabilizzatore era una minuscola gemma cristallina, che dal palmo della sua mano irradiò a tutto il suo corpo un’energia che non sapeva definire. Se non si fosse fidato ciecamente del Dottore, avrebbe temuto che lui e i suoi amici stessero cercando di innescare in lui una mutazione. - Cosa mi sta facendo? Cosa fa?

- In questo momento, hai il mio identico potenziale di longevità. Ma solo finché è a contatto con il tuo corpo…
- Ecco, esatto, mi fa sentire strano. Riprenditelo.

- Un po’ di pazienza, dobbiamo controllare che funzioni come dovrebbe, - lo pregò il Dottore. - Sonicizzalo accuratamente, non tralasciare nulla. - Il Calderaio si avvicinò ad esaminarlo con una sonda, infilandogliela sin dentro le orecchie, mentre da un piccolo schermo iniziavano a comparire i relativi dati. - A me sembra tutto a posto. Beh, perché non dovrebbe?
- Vorrei che mi spiegaste perché volete far vivere tanto a lungo un essere umano - brontolò Gordon.

Il Dottore gli rispose bruscamente, per la prima volta da quando lo conosceva. - Non è per te. Vammi a prendere la sfera, quella di Gingko.

 

Finalmente sapeva come si chiamava quel dannato pianeta. Entrò nella TARDIS e aprì il baule, indugiando mentre raccoglieva l’oggetto. Si chiese se, in fin dei conti non sarebbe stato meglio tornare a casa davvero. Si sentiva di troppo; usato, anche, ma soprattutto… inutile. E non gli piaceva per nulla. Troppi segreti, troppe storie intrecciate, addirittura un’altra realtà… e adesso altri Signori del Tempo. No, sicuramente non si sarebbe mai sentito a suo agio su Gallifrey. Un po’ come il Dottore non avrebbe trascorso più di qualche ora alla Torre, e ancor meno al Torchwood.

- Puoi aprirla. Non spruzza e non morde. - Il Dottore era venuto a controllare che non si fosse perso nei meandri della TARDIS, a quanto pareva.

- No, è roba tua. - Gordon la lanciò genericamente nella sua direzione, e il Dottore finse di perdere l’equilibrio nell’afferrarla. - Oh… c’è qualcosa che mi sfugge?

- Non ricordi quello che ti ho raccontato?

- Ricordo quello che ti ho chiesto. Però, vedi, forse non desideravo davvero ascoltare. Non era destino - mentì il Dottore.

- I tuoi amici dicono che è stata l’esposizione prolungata a quel paradosso a farti… ecco, congelare. - Anche nel suo caso, non era proprio la verità. Aveva raccontato a Romana di cos’era successo al funerale di Rhys, e lei doveva aver compreso più di quanto gli aveva lasciato intendere, perché lo aveva pregato di evitare simili discorsi, se non voleva che si sentisse male di nuovo. “Se il suo corpo ha reagito così, significa che non deve venire a conoscenza di certe informazioni ora. Non è ancora tempo.” E dire che era stato avvertito sin dall’inizio. Avrebbe dovuto continuare a seguire quella linea… ma poi era stato proprio il Dottore a dirgli che poteva lasciarsi andare, che voleva sapere...

- È una funzione difensiva dell’organismo di un Signore del Tempo, ti avranno spiegato anche questo.

Gordon ridacchiò suo malgrado, ancora nervoso. - Mi puoi fare lo spiegone scientifico, ma eri un ghiacciolo a forma di pipistrello, Dottore. O un pipistrello a forma di… va bene, potrei essere entrato nel panico, questa volta.

Il Dottore gongolò di soddisfazione. - Perché mi vuoi bene, Gordon Stewart, e sei ricambiato. Accidenti, se penso che avrei potuto essere tuo padre…

Gordon s’irrigidì.

A posteriori, il Dottore avrebbe ammesso che si era trattato di una scelta di verbi infelice. - Voglio dire, mi sarebbe piaciuto. Se. Oh, la lingua inglese!

Gordon battè un piede sul pavimento. - Oh, no, tu sai parlare più che bene la mia lingua, se avessi voluto intendere “mi sarebbe piaciuto” avresti usato quelle precise parole!

- Sciocchezze, dico tante sciocchezze, una in più, una in meno, cosa fa?

- Non sembrava una sciocchezza - ribattè di nuovo lui, in un tono più duro che mai.

- E invece tric trac, stronzata appena sfornata, vuoi favorire? Andiamo, ti faccio vedere come...

Ma Gordon se ne andò in camera sua a ruminare e non lo videro per tutto il pomeriggio.

 

Il Dottore aprì la sfera e liberò quel piccolo tesoro che Ada aveva portato involontariamente con sé dalla sua dimensione, il giorno in cui Clara l’aveva rapita, e che poi era stato scambiato con dei frutti blu e di nuovo con un cacciavite sonico.

“Tu, però, hai il permesso di conservare i miei ricordi. E di tirarmi per la giacca se mai dovrò dimenticare chi sono.”

“Continui a lasciare le cose in giro, folletto.”

Certo che aveva sentito ciò che Gordon gli aveva confessato.

E forse sì, era stato il paradosso a fargli attivare i meccanismi di difesa, ma più probabilmente era stata quella notizia insieme terribile e meravigliosa.

Ada era viva, nel 2031.

Qualcuno l’aveva aiutata.

E quel qualcuno… doveva essere lui… perché se così non sarebbe stato, ecco, meglio se il ghiaccio avesse raggiunto i suoi cuori.

 

Ed era fredda anche la sensazione che il Calderaio gli trasmetteva, mentre regolava la posizione del laser e cercava di non incontrare il suo sguardo.

Sapeva che, in qualche modo, quel distacco non era soltanto dovuto alla loro traumatica separazione… era la risposta, giunta in ritardo, al loro incontro durante la guerra fra Atrios e Zeos. Allora gli aveva proibito di chiamarlo Theta, perché era così fiero di non essere nient’altro che il Dottore... E ora si trovavano a parti invertite.

La presenza di Gordon era servita da paracolpi, ma ora si sentiva come nudo di fronte a lui, e c’era questo un muro fra loro. Iniziò a sgretolarlo inviandogli mentalmente un’immagine, un ricordo buffo della loro giovinezza. Theta Sigma e Drax, nemmeno un secolo in due, affannati e increduli di essere arrivati solo di poco in ritardo per la lezione:

“Ci sono elementi, in questa classe, che vorrebbero diventare Signori del Tempo, ma posseggono una comprensione del tempo stesso inferiore a quella di una Legnotalpa. La Legnotalpa, vi avrà spiegato la mia illustre collega, sa ben distinguere i cicli dei soli e delle lune, infatti con il buio si rifugia nella sua tana…”

(Azmael, il loro insegnante preferito. La sua fine, su Jaconda, era stata gloriosa e colma di pace)

(ricordava quasi)

(no, non doveva pensare a questo)

Il Calderaio spense il laser e si avvicinò.

 

"Io… ho tentato…"


"Tu non devi spiegarmi nulla. Il Guardiano Nero voleva punire me. Ma non ha vinto, non ha vinto affatto… e sono così felice che tu sia vivo, non immagini quanto."


Per sottolineare quel pensiero, gli diede una leggera spinta, subito ricambiata. In breve, stavano rotolando sul pavimento, abbracciati e commossi. Romana pensò bene di lasciarli soli.

 

"Mi piace il tuo nome, ti rappresenta alla perfezione."


!È stato Kedred a chiamarmi così, una volta. Mi manca. Vorrei potergli dire che mi dispiace."

 

"Lui ha pagato il prezzo più alto, lo so. No, davvero. Jackjamin ha avuto la sua vita, per quanto possiamo essere rimasti separati, per quanto sia stato orrendo, lui ha vissuto. E quanto ha vissuto! Ma Ashred… è come se non fosse mai esistito."

 

"La Matrice estrae le informazioni dal nucleo simbiotico. Chi non lo possiede… oh, Dottore. Mi dico che non sarei dovuto fuggire, lasciare solo Ked, ma non avevo scelta, capisci?"

 

Il Dottore annuì, stringendo a sé l’amico di sempre.

 

"Sarei molto arrabbiato se non ti fossi messo in salvo. E poi Kedred sta bene, ora. Lui e Thistle si sono sposati, è un Lungbarroviano ormai. Ma tutti quei capelli da dove ti sono spuntati?"

 

Il sorriso del Calderaio, del suo insostituibile Drax, gli scaldò l’anima e sciolse il gelo residuo, se pure ve n’era ancora.

 

Il foro praticato nell’anello aveva accolto lo stabilizzatore e una semplice placca di metallo era stata usata per richiuderlo. Il Dottore comprese che non aveva più senso riporlo di nuovo nella sfera. Doveva tenerlo con sé… finché non fosse giunto il momento. Se mai fosse giunto.
Iniziò a sfilarsi i guanti, millimetro per millimetro, sopportando il dolore. Non era niente, in confronto al motivo per cui aveva iniziato ad indossarli. La pelle veniva via, facendolo sanguinare… aveva esagerato scalando quel vulcano, su Trion. Le dita furono la parte peggiore, ma strinse i denti e tirò. Uno. Due. Le sue mani erano orribili da guardare, ma quando le avvicinò al volto, l’odore era solo quello del sangue. Le strofinò l’una con l’altra sprigionando una debole luce

(decenni che non avrebbe mai vissuto. Non gli importava)

e indossò l’anello. Si sentiva libero, pieno di speranza.

- Tu e mia madre… - Gordon era uscito dalla sua tana, proprio come una Legnotalpa con la luce del sole, ma il Dottore non aveva proprio voglia di ascoltarlo lamentarsi.

- Ancora?

- Sì. Ancora. - Non aveva smesso di pensarci per un solo istante. Credeva di essere stato geloso di Alfie Owens, quando Billie gli aveva raccontato del loro flirt, ma questa sensazione andava oltre. Deglutì, mentre la confusione e la rabbia si fondevano in un irrefrenabile istinto di guerra.

Il Dottore si arrese. - E va bene. Linea temporale cancellata. Cambio di programma. Lei non ricorda nulla, non è mai successo nulla, tu sei figlio del signor Jonathan vattelapesca e siamo tutti felici.

Il pugno gli arrivò dritto sul naso. Non che questo si potesse appiattire più di tanto, ma fece male lo stesso.

- Gordon! Va bene, ora arriva la versione lunga, lasciami spiegare, benedetto ragazzo!

Ma lui era furioso. - Vaffanculo. Vai a farti fottere, chiaro? E riportami a casa, ieri!

- D’accordo. - Il Dottore si arrampicò sulle travi fino a raggiungere la catena, oscillando per non farsi raggiungere da Gordon.

- Vigliacco! Scimmione vigliacco! Non scappare!

Si aggrappò con tutte e due le mani e tentò di scalciare contro di lui, ma naturalmente il Dottore era troppo veloce a scansarsi.

- Non sto scappando. Sono qui. Sfogati pure quanto vuoi. - Gordon non se lo lasciò ripetere due volte. Un calcio finalmente colpì il Dottore sul mento, facendogli lasciare la presa e rovinare sulla console: immediatamente il cilindro si attivò, illuminandosi, e la TARDIS si mise in moto.


- Si stanno smaterializzando… non preoccuparti, sto captando il segnale!

- Come…

- Romana, ti ricordo che siamo stati Ked e io a dare il biberon a quella TARDIS! Beccato… forza, dai, daiiiii!


Il Dottore si divincolò e riuscì a sfuggire alla presa di Gordon. Si rimise in piedi, le ossa doloranti dalla brutta caduta, e tentò di capire dove fossero diretti. Le difese non erano attivate… doveva rimediare subito, o poteva ritrovarsi in un tempo e in un luogo in cui avrebbe potuto causare un altro paradosso, un altro disastro.

- Non abbiamo ancora finito - lo minacciò Gordon.

- Adesso piantala! Lascia che atterriamo, almeno…

- Ci penso io ad atterrarti! Quando pensavi di dirmelo?

- È stata lei. So che sembra una stupida scusa, ma è così, è stata lei ad avvicinarmi. Era una festa in maschera, il ballo annuale della UNIT… non avrei mai potuto riconoscerla! Ma lei sapeva chi ero. Oh, sì, lo sapeva.

- Quale incarnazione?

- Numero otto. Mi dicevano fossi irresistibile. E lei… mi sembrava bellissima, anche se non potevo vederla in viso, e senza sapere il suo nome, avrei voluto portarla tra le stelle. Ma quella stessa notte scoprii chi era, ed ebbi paura… tuo nonno non mi avrebbe mai perdonato, se l’avesse scoperto. Poi scoppiò la Guerra del Tempo. Sai che, a quell’epoca, chiunque avesse più del dieci per cento di sangue gallifreyano veniva prelevato con un Rilocatore dovunque si trovasse nell’universo e costretto a combattere?

Gordon non ebbe il coraggio di replicare.

- Già. Ho dovuto riscrivere il passato per cancellare tutto quanto era accaduto tra me e lei. Io non ho dimenticato, però. Potrei farlo, ma ho voluto trattenere la sensazione di ciò che sarebbe potuto essere. Siete speciali per me… lo sarete sempre.

Non c’era bisogno di chiedere scusa o spiegare nient’altro, entrambi ne erano convinti.

Restarono per un po’ in silenzio. Gordon notò l’assenza dei guanti e non disse nulla. Notò anche l’anello, e si chiese perché il Dottore avesse bisogno di un dispositivo testato sul fisico di un terrestre. Continuò a tacere, la curiosità che s’infrangeva come un’onda sulla sabbia, placato nell’animo.

Non si erano nemmeno accorti di essere finalmente atterrati, finché non sentirono una porta sbattere e dei passi avvicinarsi. Una voce femminile sorpresa e un po’ stridula domandò: - Papà? - Un neonato iniziò a lamentarsi.

Il Dottore scattò a controllare lo scanner e sorrise. - Credo proprio che un uovo si sia schiuso, da queste parti.

 

 

   
 
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