Anime & Manga > Tokyo Ghoul
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Autore: Stray_Ashes    06/03/2015    1 recensioni
"E i suoi pensieri, i suoi ricordi, le sue ambizioni, le sue aspettative, tormentavano e divoravano voraci la sua mente, tenendolo sveglio, a camminare di notte per i vicoli bui, da solo, là nell'oscurità dove quegli stessi pensieri dimoravano ancor più splendidamente in lui. Persino i colori e la pittura raccontavano, servendosi delle sue mani e dei pennelli, come tutto questo lo stesse consumando. E Urie lo sapeva, prima o poi quei pensieri l'avrebbero distrutto."
***
One-shot incentrata sui pensieri e gli stai d'animo du Urie, uno dei miei personaggi preferiti in Tokyo Ghou:re. Nel manga è ancora stato detto poco di lui e delle sue vere intenzioni, qualcosa l'ho infatti rivisitata e inventata. A me Urie sembra un ragazzo buono, molto ambizioso certo, ma con sani principi in un certo senso... e penso che tutti i suoi pensieri e i suoi piano lo porteranno a un crollo e uno sbaglio.
Oh, e nel teso ho usato qualche parola di una canzone dei Three Days Grace, "Misery Loves my Company", poiché calzavano... c-credo.
Buona lettura
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaneki Ken, Urie Kuki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"I am not alone
Not beaten down just yet
I am not afraid
Of the voices in my head"
 
Shades of Mind
 

Era già passata un'ora da quando ero uscito, ormai; ma era stato in giro da solo di notte anche per molto più tempo, altre volte. Urie, la testa infossata tra le spalle, le mani infilate nelle tasche del cappotto lungo, tipico degli investigatori, per un attimo fermò i suoi passi. Tutto si tinse di un denso silenzio, prima rotto solo dal suono dei tacchi delle sue scarpe, ma ora ogni cosa, illuminata od oscurata, taceva; chiuse gli occhi, e prese un gran respiro, lasciando che l'aria gelata della notte gli entrasse nel naso ed arrivasse fino ai polmoni, per poi lasciar uscire dalle labbra una nuvola di vapore, che Urie osservò disfarsi rapidamente nell'aria. Alzò lo sguardo verso la luna, tonda nel cielo, solo offuscata dalla coltre di fumo ed inquinamento che intrappolava la città di Tokyo... però, la luna in quella notte era tanto grande e luminosa, da far si che le tenebre si tirassero finalmente indietro; i raggi dalle sfumature biancastre incontrarono il viso del ragazzo, rischiarandogli i lineamenti affilati, i corti capelli neri, le labbra sottili, gli occhi stanchi e socchiusi, sotto cui si era ormai formata una linea scura, conseguenza delle notti sprecate nei pensieri. 
Scosse la testa e lasciò perdere la luna, ricominciando a camminare lentamente per quelle strade buie, abbandonate, senza lampioni; lontano intravide però le luci che circondavano la sede della CCG, la zona posteriore, a cui si stava avvicinando. Era partito dalla porta principale e aveva fatto un largo giro, seguendo i vicoli più spogli, fino a raggirare la sede e rientrare da dietro. 
Dovevano essere ormai le 4 o le 5 di notte, gli altri della squadra si sarebbe svegliati nel giro di alcune ore, avrebbero fatto una sceneggiata se l'avessero beccato fuori di notte, proprio come l'ultima volta... ma loro non potevano capire, non avevano mai capito, che i suoi pensieri, le sue aspettative,i suoi problemi, i suoi ricordi, lo tenevano sveglio, lo assediavano, tormentavano, pungevano; ma lo rendevano quello che era, nonostante non lo lasciassero dormire, gli garantivano lucidità, ed impiegabile forza di volontà. E, camminando per quei sentieri oscuri ed ignoti, i suoi pensieri dimoravano splendidamente in lui. Gli altri Quinckes on avrebbero capito i suoi pesi, né avrebbero mai capito la sua ambizione, la sua determinazione, i suoi sogni, e non si aspettava ci riuscissero, quegli idioti... 
Gli tornò in mente la tonta faccia da pesce di Shirazu Ginshi, e la sua lenta capacità di comprensione; quel tizio aveva una notevole forza di volontà, ma era facile abbindolarlo a piacimento, come aveva già sperimentato. Al contrario suo, Tooru Mutsuki, anche se parecchio strano, era più difficile da raggirare, ma era comunque sostanzialmente molto debole... peggio di lui c'era forse solo Saiko Yonebayashi, quella specie di cozza cicciotta, che passava la vita sotto le coperte dietro a videogiochi non-sense. Ma aveva pensato di usarla qualche volta; come Shirazu, aveva la mente malleabile, però era troppo stupida e pigra per essergli di aiuto in qualche modo. 
L'ultimo viso a venirgli in mente, fu quello di Sasaki, Sasaki Haise, investigatore di 1^ grado, nonché giovane mentore suo e degli altri Quinckes, coloro che avevano subito un'operazione nella CCG, coloro che possedevano le abilità, seppur limitate, dei Ghoul.
Ma Haise non era come loro, non era come i Quinckes, ma non era neanche come gli altri umani, né come i ghoul. Era un meticcio, una via di mezzo. Nella sua mente, si fece vivida l'immagine del giovane ventiduenne, il suo innocente sorriso diplomatico, il viso rilassato, e subito dopo una sua seconda immagine, quea sera, quando l’aveva visto con un occhio nero e rosso fuoco, mentre lottava contro Serpent usando sia la sua Kagune, sia il suo Quinque. Aveva sempre un po' sottovalutato Haise, a causa dei suoi bonari atteggiamenti solidali - per lui irritanti - ma quando l'aveva visto combattere seriamente, e per giunta perdere il controllo, si era reso conto dello sbaglio.
E quel giorno, era venuta a galla anche la verità su Sasaki, ossia la sua natura di mezzo-ghoul, ghoul proprio come quelli che stavano cacciando insieme, proprio come quelli che avevano ucciso suo padre e i suoi compagni... 
Assottigliò ancor di più gli occhi, amareggiato dal notevole potere del suo mentore, nonostante fosse mezzo un mostro: non invidiava la sua natura, ma la sua forza, quella sì. E avrebbe voluto ottenere a sua volta quel livello, ed essere promosso, arrivare alla classe speciale, smascherare centinaia di ghoul... cosa c'era di male in questo? Restava il fatto che non sapeva con esattezza in che modo raggiungere tale livello... ma un'idea gli era balenata in testa, un'idea pericolosa, che andava costruendosi... niente avrebbe potuto intralciarlo, e sapeva che lui non avrebbe commesso alcun errore: era il vantaggio di lavorare da solo. 
Fu seguendo tali pensieri, che a malapena si rese conto di essere arrivato di fronte alla porta posteriore del palazzo della CCG, quando una guardia gli puntò la luce di una torcia in viso. «Chi è là..?! »
Urie si avvicinò alla guardia, tirando fuori un documento. «Urie, Kuki Urie, investigatore di 2° grado e membro della squadra QS» affermò, la voce fredda e piatta. La guardia guardò un po' il documento e un po' lui, e alla fine, tentennante, lo lasciò passare. 
Urie attraversò a passi veloci i grigi corridoi, ed impiegò alcuni minuti a raggiungere la zona dedicata alle stanze sue e degli altri Quinx. Attraversò lentamente e senza fare rumore il salotto, raggiungendo cauto la sua camera; nessuno in giro, era una cosa positiva. 
La camera era pressoché intatta, nulla era fuori luogo, d'altronde tutti erano a conoscenza delle sue manie di perfezione... il ragazzo si tolse le scarpe e il cappotto, restando con solo la camicia e i pantaloni scuri, per lasciarsi poi cadere a pancia in su, le braccia distese, sopra al proprio letto, emettendo un gran sospiro. Chiuse gli occhi... avrebbe potuto dormire, recuperare un po' di sonno perduto, lasciarsi cullare nei sogni, se ancora era in grado di farne; ma ogni volta che chiudeva le palpebre, i suoi pensieri e i suoi piani restavano lì, vividi, implorandolo di restare sveglio, di pensare ancora... sarebbe andata avanti così finché non fosse crollato. Quelle ambizioni e quei principi lo avrebbero distrutto.
Sentiva una stanchezza pesante attanagliarli le ossa, ma non poteva dormire, né voleva: si rimise velocemente in piedi, tirò via da sotto al letto una scatola, da cui estrasse una tela e un set di pennelli e colori, e si sistemò professionalmente su un cavalletto, appena accanto la finestra, da cui riusciva a vedere Tokyo dal’alto, lei e le sue luci sfarzose. Si passò una mano fra i capelli scuri tagliati a “sfumatura” e si stropicciò gli occhi, poi si sedette e afferrò il pennello intriso di ooe, fissando la tela intatta con le palpebre socchiuse; appoggiò la punta dell'arnese al centro, e vi lasciò una sottile striscia di colore blu scuro... e da quell'unica linea, ne partirono molte altre, cullate dalle ore che sull'orologio passavano rintoccando e dai gesti istintivi, eppure calcolati, delle mani del ragazzo, che andarono a riempire di colore la tela, finché sotto i suoi occhi non si formò l'immagine, seppur astratta, che la sua mente suggeriva. 
Urie si alzò dallo sgabello e si allontanò osservando critico il suo lavoro: i suoi pensieri avevano fatto nascere sulla tela un paesaggio notturno, e vi si riconosceva una via oscura dai muri stretti, che lentamente si apriva mostrando altri vicoli abbandonati, avvolti nel buio e nelle ombre, mentre in cielo, di uno scuro blu intenso, brillava una luna sfocata: la sua luce scendeva al centro del vicolo e illuminava parte di una scura figura umana, avvolta in uno spesso cappotto, la cui ombra si proiettava sull'asfalto. Ci fu una cosa che, guardando il dipinto, Urie notò e non ricordò di aver fatto: negli angoli dei vicoli scuri, tra le linee confuse che aveva tracciato, vi erano dei punti e dei segni rossi, che ricordavano occhi. Erano sguardi che fissavano la solitaria figura, e davano l'impressione, benché semplici colpi di pennello, che bisbigliassero minacciosi, pieni di peccati, sibillini, e pareva divorassero voracemente i sentimenti e gli stati d’animo d quell’uomo, tormentandolo, come cattivi moniti.
Urie si passò nuovamente una mano sul volto, passando con le dita tra la zazzera di capelli neri; quei segni erano stati solo un caso. Ora che aveva finito, la stanchezza tornò vivida, spossandolo. Sbuffò e alzò il viso verso l'orologio sull'armadio: le 6:35. A momenti si sarebbero svegliati tutti gli altri. 
Aveva un sacco di cose da sistemare, non voleva che lo trovassero con le mani in mano, tra l'altro dietro ad un hobby così personale...
Il giovane prese i colori e i pennelli, li rimise ordinatamente nella scatola e si inginocchiò per infilarli nuovamente sotto il letto... ma, contrariamente ai suoi piani, da quel letto non si allontanò più per un po'. Senza neanche dargli il tempo di accorgersene, la sua testa crollò sul materasso, e il resto del suo corpo si abbandonò al sonno. Non sognò neanche, semplicemente dormì, come non riusciva più da tempo. Non si svegliò neanche quando Haise, sorpreso per aver trovato la porta aperta -evento irreale e raro- entrò per controllare che fosse tutto a posto.
Fu strano per il giovane mentore trovare uno dei propri "allievi", quello che era sempre stato più distaccato e riservato, a dormire come un bambino, mezzo per terra e mezzo sul letto, una scatola tra le dita. Haise si lasciò scappare un sorriso. 
Quella era la stanza privata di Urie, quindi non entrò oltre; tuttavia, il suo occhio cadde su quell'astratto, e inquietante, dipinto accanto alla finestra. Sapeva dell'hobby artistico del giovane, ma non aveva mai visto uno dei suoi lavori... e ammise di essere sorpreso, poiché seppur fatto con linee essenziali e confuse, la tela era davvero d'effetto. Haise la guardò per un attimo, ma dopo una manciata di minuti quei segni rossi simili a occhi, che sembravano fissarlo voraci, lo turbarono, e distolse lo sguardo.
Si passò una mano dietro alla nuca, fra i capelli bianchi e neri, e non ebbe cuore di svegliare Urie... lentamente si fece indietro ed uscì chiudendo piano la porta alle sue spalle; erano stati chiamati presto per una riunione con un'altra squadra, aveva da svegliare gli altri ragazzi o sarebbero stati in ritardo, e pensando a Saiko, capì che si accingeva ad essere un'operazione complicata... 
Scosse la testa e si avviò verso la stanza di Shirazu, sperando che, in quanto nuovo caposquadra, riuscisse a dargli man forte.
Urie, almeno per questa volta, avrebbe dormito tranquillo.

 
"I am not afraid 
Of the voices in my head
Down the darkest road
Something follows me
I am not alone
Cause misery loves my company"

.:Angolo della scrittrice_

Bien... che dire? Io stravedo per Urie, tanto quanto per Haise/Kaneki ormai.. sarà che sono Serpverde e lui tra i Serpeverde ci starebbe a pennello, considerata la sua ambizione...
Dimentichiamo il cameo di Harry Potter... ho vouto scrivere di lui, e l'ho anche un po' riromanzato, poiché alla fine nel manga non viene ancoraa detto molto di lui e delle sue reali intenzioni...
Io penso che sia un ragazzo con alte aspettative e principi, ma tutti quei suoi pensieri, piani e idee, lo porteranno a un crollo o a una scelta sbagliata... spero davvero che Ishida non gli faccia fare qualcosa di molto troppo stupido... non se lo merita ç.ç
Anyway, questo è quanto. Mi farebbe piacere una vostra recensione ^^
No aspetta, sul serio.... ci sono un sacco di persone che lasciano nelle sezioni le loro storie. e tutti voglion una recensione sula propria stori, per sapere di essere stati appezzati e per poter migliorare con le critiche.... tutti vogliono avere recensioni, ma nessuno si prende mai la briga di lasciarne una ad altri. Di questo, passo restiamo tutti e a bocca asciutta.
Ed è sbagliato.
Scusatemi lo sfogo.

Bye bye,
_MoonStorm:.

 
  
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