La persona ghignò sotto lo spesso strato di lana che le proteggeva il viso, gustando già il sapore del nuovo omicidio. Non aveva mai ucciso una mamma e un brivido di piacere scorse lungo la sua schiena, quando si chiese cosa avrebbe provato nell’affondare il pugnale in quel suo collo lungo e candido, che sembrava essere anche tanto morbido. Con il bambino era stato tutto troppo rapido e insipido: non aveva gridato, né opposto resistenza e nemmeno aveva provato a scappare, ma con quella donna sarebbe stato tutto diverso: si vedeva lontano un miglio che era una combattente e non avrebbe ceduto senza prima provare a lottare. Osservò la donna che lo fissava come un lepre che resta ferma in mezzo la strada a guardare i fari dell’auto che si avvicina e che sta per investirla. Era un’immagine calzante quella, perché lei era una preda, la sua preda per l’esattezza e nel bel mezzo della sua caccia.