Autore
originale: Mai
Kusakabe
Traduzione:
Lilian Potter
Avvertimenti:
Spoiler capitolo 731
Disclaimer:
Tutti i diritti ad Eiichiro Oda: nessuno scopo di lucro.
AN
INHERITED PROMISE
Il
vento soffiava lievemente sopra la tranquilla collina su cui si
ergevano le due
tombe, serpentando tra le spade conficcate al suolo, armi adesso
ossigenate che
senza ombra di dubbio simboleggiavano molte altre tombe per quelli per
cui non
era stato possibile costruire delle lapidi.
L’uomo
che adesso camminava nella loro direzione dovette ammettere che,
trattandosi di
un cimitero, era un posto bello e impressionante, che fronteggiava
l’oceano in
ricordo delle vite degli uomini che lì riposavano.
Avrebbe
però preferito che quel luogo non fosse necessario, o almeno che un
uomo tanto
giovane non occupasse un posto in esso, sotterrato sotto la più piccola
delle
tombe, una croce a sostenere gli oggetti che lo avevano distinto negli
ultimi
anni della sua vita, intenti ad indicare chi giaceva lì così come il
nome
inciso sulla pietra.
Sabo
non lo aveva mai visto indossare quegli accessori, almeno non di
persona.
Aveva
visto delle fotografie, ovviamente, e non si vergognava ad ammettere
che
possedeva una raccolta di ogni foto che era stata pubblicata
sull’infame Ace
Pugno di Fuoco, di ogni articolo che lo menzionava, con tutti suoi
avvisi di
taglia che mostravano il rapido aumento del prezzo che incombeva sulla
sua
testa, e che inoltre in molte occasioni aveva scritto le proprie
opinioni su
questi oggetti che facevano parte di una delle sue due preziose
collezioni.
Averli,
adesso, sembrava così insignificante, così inutile.
Non
era mai riuscito a conoscere l’uomo dietro a quelle storie, dietro a
quelle
fotografie.
Sabo
si inginocchiò sull’erba una volta che ebbe raggiunto le tombe, e
depositò il
ramo di fiori che aveva tenuto in una mano nello spazio di fronte ad
esse.
Dopo,
girandosi verso la tomba di Ace, lasciò momentaneamente da parte la
cassa che
aveva portato con sé.
Dopo
un lungo silenzio, sorrise con amarezza.
-Ho
pensato molto a quello che avrei detto una volta arrivato qui. Mi sono
venuti
in mente mille discorsi, mille ragioni per spiegare perché non sono mai
tornato, perché ho lasciato che tu e Rufy mi credeste morto quel giorno
in
mare, che mi piangeste. Ma, più di tutto, ho pensato a mille
spiegazioni sul
perché non sono venuto a salvarti come hanno fatto Rufy e la tua
ciurma.
Adesso, stando qui, tutte sembrano così insignificanti che non sono
capace
neppure di pronunciarle.-
Si
zittì, come se stesse aspettando una risposta che ovviamente non
arrivò, e il
vuoto che era sempre stato presente nel suo cuore da quel fatidico
giorno di
due anni fa crebbe al suo interno, minacciando di inghiottirlo di nuovo
come
era successo allora.
L’Ace
che ricordava gli avrebbe gridato contro, probabilmente lo avrebbe
picchiato
per essere un tale deficiente, e non aveva dubbi che l’Ace che era
morto a
Marineford per proteggere Rufy avrebbe fatto esattamente lo stesso.
-Non
posso neppure scusarmi, sarebbe inutile faro, persino più di tutte le
mie giustificazioni.
Ci sono errori a cui non si può rimediare senza che conti qualsiasi
cosa si
faccia, ed il fatto di averti abbandonato mi perseguiterà per il resto
della
mia vita: non importa se tu mi avresti urlato addosso dandomi
dell’idiota
dicendo che non era colpa mia. Rufy farà
lo stesso, ne sono sicuro. Questa volta non commetterò nuovamente lo
stesso
errore, mi prenderò cura di lui. Ti ho chiesto di farlo anni fa nella
mia
lettera, ricordi? E lo hai fatto, hai fatto tanto per lui…-
Sabo
deglutì la saliva, non aveva neppure cercato di trattenere le lacrime
che
crescevano all’interno dei suoi occhi e delle quali ora cadevano lunghe
scie
sul suo volto. L’unica cosa che cercò di evitare fu di strozzarsi con
le sue
stesse parole. Ace aveva sempre odiato i deboli, non gli sarebbe
piaciuto.
-Adesso
è il mio turno. Continuerò le cose da dove le hai interrotte, quindi
non ti
preoccupare, Rufy starà bene. Adesso è forte, non è più il bambino
deboluccio
che eravamo soliti dover proteggere tutto il tempo.- Sabo sorrise nel
dirlo, perdendosi
per un momento nei ricordi dei giorni più felici. Giorni più felici e
semplici
nei quali la maggiore delle sue preoccupazioni era stato che Rufy non
si
mangiasse il suo prossimo pasto.
Pulendosi
finalmente le lacrime con la manica, Sabo si voltò per estrarre
qualcosa dalla
cassa e, sostenendolo con le due mani, lo mostrò ad Ace, riuscendo a
sorridere
debolmente a suo fratello.
-Guarda!
Questo è uscito un paio di giorni fa. Rufy è tornato! E si è fatto più
forte,
qui c’è scritto che ha steso un Pacifista con un solo pugno.- Poteva
immaginare
Ace intento a ridere affermando come Rufy continuava ad essere debole e
aggiungendo che aveva ancora molto da imparare. Ad Ace era sempre
piaciuto
provocare Rufy in quel modo, e Sabo pensava che fosse perché aveva
paura che
Rufy smettesse di aver bisogno dell’aiuto dei suoi fratelli maggiori
nel caso
in cui diventasse troppo forte. Sabo non era stato così stupido da
dirlo ad
Ace, naturalmente.
Inclinandosi
in avanti, Sabo estrasse un chiodo dalla tasca e lo usò per affiggere
l’articolo di giornale alla tomba di Ace.
-Lascerò
questo qui, perché tu possa comportarti come un fratello maggiore
orgoglioso,
come tanto ti piace fare.-
Sabo
sorrise una volta che l’articolo fu ben appeso. Poteva immaginarsi
facilmente
Ace cercando di nascondere quanto fosse impressionato e orgoglioso del
suo
fratellino. O forse non avrebbe cercato di nasconderlo, dato che gli
era
sembrato che fosse diventato molto più aperto da quelle foto di quanto
era
stato da bambino. Non aveva dubbi sul fatto che fosse stata l’influenza
di
Rufy, e Sabo era davvero felice del fatto che Ace avesse imparato a
ridere con
facilità e a godersi la vita più di quanto aveva fatto da bambino.
-Ehi,
Ace, guarda cosa ho portato.-
Estraendo
quello che restava nella cassa, Sabo la ribaltò con il piede e appoggio
sopra
ad essa una bottiglia e tre piccole tazzine simili a quelle che dodici
anni fa
i tre bambini avevano utilizzato per diventare fratelli.
-Non
berremo adesso, non sarebbe giusto farlo senza Rufy, però le lascerò
qui e ti
giuro che un giorno torneremo a bere insieme. Solo aspettaci, d’accordo
Ace?-
Adesso,
Sabo si voltò per osservare l’altra tomba di quel luogo.
Barbabianca.
Come
qualsiasi altro con un certo livello di intelligenza, Sabo aveva
sentito e
letto molto su quest’uomo, ma non lo aveva mai conosciuto o visto con i
propri occhi.
Anche così, c’era qualcosa che doveva dirgli. E non solo a lui.
-Signore,
e tutti voi che siete qui. So che non ci conosciamo, e non so neppure
se avete
sentito parlare di me. Mi chiamo Sabo, sono il teoricamente morto altro
fratello di Ace. Suppongo che, a una ciurma che è tanto unita come una
famiglia, la mia scomparsa e l’aver lasciato che i miei fratelli mi
credessero
morto per tanto tempo sembrerà crudele e stupido, e, come ho detto a
Ace, non darò
spiegazioni: qualsiasi cosa vogliate dire di me sarà giustificata.
Anche così,
senza importare se io sia un bravo fratello o no, tutti voi siete stati
una
grande famiglia per Ace, senza dubbi più di quello che lui avrebbe mai
osato
sognare, e per questo, - Sabo si inginocchiò e si inclinò in avanti
fino a che
la sua fronte toccò il suolo –grazie! Non sarò mai capace di esprimere
quanto vi
sono riconoscente per come vi siete occupati bene di mio fratello.-
Sabo
aspettò per quello che doveva essere stato più di un minuto per tirarsi
su e
inginocchiarsi di nuovo, quasi come se avesse lasciato al capitano il
tempo per
rispondere alle sue parole, prima di infine alzarsi in piedi.
Dirigendo
un ultimo lungo sguardo alla tomba di Ace, parlò:
-Adesso
me ne andrò. Non ci crederai, Ace, ma non sono diventato un pirata
dopotutto.-
Sorridendo da orecchio a orecchio, Sabo disse: -Sono un rivoluzionario.-
Sabo
poteva immaginare suo fratello ridere davanti a quella notizia,
probabilmente
facendo qualche commento su come ciò si opponeva alle sue origini
nobili persino
più che essere un pirata, e con il ricordo della risata di Ace nelle
orecchie
Sabo finalmente si voltò per dirigersi di nuovo alla nave che lo
aspettava
sulla costa.
Missione
a parte, aveva ancora un fratello a cui doveva un incontro a lungo
posticipato.
FINE
E così
Sabo si prepara a incontrare Rufy.
Questa
è la versione che Mai ci propone della visita di Sabo ad Ace, basata
sul
capitolo 731 del manga. Non so voi, ma ho apprezzato particolarmente
che Sabo
non si sia voluto giustificare a tutti i costi, e soprattutto che si
sia
rivolto per ringraziare non solo a Barbabianca ma bensì a tutti i
defunti che
risposano lì. Personalmente mi è piaciuta molto. Fanfic pubblicata come
premio
traduzione sotto richiesta di Kajiko TheMagical
Sniper: spero che sia stata di tuo gradimento! (:
Vi
invito a segnalarmi eventuali errori, perché essendo stata una storia
di
difficile traduzione dubito fortemente di non averne fatti, e anche se
l'ho revisionato più volte è difficile accorgersene da soli!
Grazie mille per
aver letto, e a chi sceglierà di commentare ^^
Alla
prossima!