Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Mai Kusakabe    06/03/2015    3 recensioni
-Adesso è il mio turno. Continuerò le cose da dove le hai interrotte, quindi non ti preoccupare.-
Fino a quando non perdiamo qualcuno non ci rendiamo conto di tutte le opportunità che abbiamo perso insieme a loro. Sabo lo ha imparato nella maniera più dura, e non è disposto a commettere lo stesso errore due volte. [Ace&Sabo Brothership; spoiler capitolo 731]
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Portuguese D. Ace, Sabo
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autore originale: Mai Kusakabe
Traduzione: Lilian Potter
Avvertimenti: Spoiler capitolo 731
Disclaimer: Tutti i diritti ad Eiichiro Oda: nessuno scopo di lucro.

 

AN INHERITED PROMISE

 

 

Il vento soffiava lievemente sopra la tranquilla collina su cui si ergevano le due tombe, serpentando tra le spade conficcate al suolo, armi adesso ossigenate che senza ombra di dubbio simboleggiavano molte altre tombe per quelli per cui non era stato possibile costruire delle lapidi.

 

L’uomo che adesso camminava nella loro direzione dovette ammettere che, trattandosi di un cimitero, era un posto bello e impressionante, che fronteggiava l’oceano in ricordo delle vite degli uomini che lì riposavano.

 

Avrebbe però preferito che quel luogo non fosse necessario, o almeno che un uomo tanto giovane non occupasse un posto in esso, sotterrato sotto la più piccola delle tombe, una croce a sostenere gli oggetti che lo avevano distinto negli ultimi anni della sua vita, intenti ad indicare chi giaceva lì così come il nome inciso sulla pietra.

 

Sabo non lo aveva mai visto indossare quegli accessori, almeno non di persona.

 

Aveva visto delle fotografie, ovviamente, e non si vergognava ad ammettere che possedeva una raccolta di ogni foto che era stata pubblicata sull’infame Ace Pugno di Fuoco, di ogni articolo che lo menzionava, con tutti suoi avvisi di taglia che mostravano il rapido aumento del prezzo che incombeva sulla sua testa, e che inoltre in molte occasioni aveva scritto le proprie opinioni su questi oggetti che facevano parte di una delle sue due preziose collezioni.

 

Averli, adesso, sembrava così insignificante, così inutile.

 

Non era mai riuscito a conoscere l’uomo dietro a quelle storie, dietro a quelle fotografie.

 

Sabo si inginocchiò sull’erba una volta che ebbe raggiunto le tombe, e depositò il ramo di fiori che aveva tenuto in una mano nello spazio di fronte ad esse.

 

Dopo, girandosi verso la tomba di Ace, lasciò momentaneamente da parte la cassa che aveva portato con sé.

 

Dopo un lungo silenzio, sorrise con amarezza.

 

-Ho pensato molto a quello che avrei detto una volta arrivato qui. Mi sono venuti in mente mille discorsi, mille ragioni per spiegare perché non sono mai tornato, perché ho lasciato che tu e Rufy mi credeste morto quel giorno in mare, che mi piangeste. Ma, più di tutto, ho pensato a mille spiegazioni sul perché non sono venuto a salvarti come hanno fatto Rufy e la tua ciurma. Adesso, stando qui, tutte sembrano così insignificanti che non sono capace neppure di pronunciarle.-

 

Si zittì, come se stesse aspettando una risposta che ovviamente non arrivò, e il vuoto che era sempre stato presente nel suo cuore da quel fatidico giorno di due anni fa crebbe al suo interno, minacciando di inghiottirlo di nuovo come era successo allora.

 

L’Ace che ricordava gli avrebbe gridato contro, probabilmente lo avrebbe picchiato per essere un tale deficiente, e non aveva dubbi che l’Ace che era morto a Marineford per proteggere Rufy avrebbe fatto esattamente lo stesso.

 

-Non posso neppure scusarmi, sarebbe inutile faro, persino più di tutte le mie giustificazioni. Ci sono errori a cui non si può rimediare senza che conti qualsiasi cosa si faccia, ed il fatto di averti abbandonato mi perseguiterà per il resto della mia vita: non importa se tu mi avresti urlato addosso dandomi dell’idiota dicendo che non era colpa mia.  Rufy farà lo stesso, ne sono sicuro. Questa volta non commetterò nuovamente lo stesso errore, mi prenderò cura di lui. Ti ho chiesto di farlo anni fa nella mia lettera, ricordi? E lo hai fatto, hai fatto tanto per lui…-

 

Sabo deglutì la saliva, non aveva neppure cercato di trattenere le lacrime che crescevano all’interno dei suoi occhi e delle quali ora cadevano lunghe scie sul suo volto. L’unica cosa che cercò di evitare fu di strozzarsi con le sue stesse parole. Ace aveva sempre odiato i deboli, non gli sarebbe piaciuto.

 

-Adesso è il mio turno. Continuerò le cose da dove le hai interrotte, quindi non ti preoccupare, Rufy starà bene. Adesso è forte, non è più il bambino deboluccio che eravamo soliti dover proteggere tutto il tempo.- Sabo sorrise nel dirlo, perdendosi per un momento nei ricordi dei giorni più felici. Giorni più felici e semplici nei quali la maggiore delle sue preoccupazioni era stato che Rufy non si mangiasse il suo prossimo pasto.

 

Pulendosi finalmente le lacrime con la manica, Sabo si voltò per estrarre qualcosa dalla cassa e, sostenendolo con le due mani, lo mostrò ad Ace, riuscendo a sorridere debolmente a suo fratello.

 

-Guarda! Questo è uscito un paio di giorni fa. Rufy è tornato! E si è fatto più forte, qui c’è scritto che ha steso un Pacifista con un solo pugno.- Poteva immaginare Ace intento a ridere affermando come Rufy continuava ad essere debole e aggiungendo che aveva ancora molto da imparare. Ad Ace era sempre piaciuto provocare Rufy in quel modo, e Sabo pensava che fosse perché aveva paura che Rufy smettesse di aver bisogno dell’aiuto dei suoi fratelli maggiori nel caso in cui diventasse troppo forte. Sabo non era stato così stupido da dirlo ad Ace, naturalmente.

 

Inclinandosi in avanti, Sabo estrasse un chiodo dalla tasca e lo usò per affiggere l’articolo di giornale alla tomba di Ace.

 

-Lascerò questo qui, perché tu possa comportarti come un fratello maggiore orgoglioso, come tanto ti piace fare.-

 

Sabo sorrise una volta che l’articolo fu ben appeso. Poteva immaginarsi facilmente Ace cercando di nascondere quanto fosse impressionato e orgoglioso del suo fratellino. O forse non avrebbe cercato di nasconderlo, dato che gli era sembrato che fosse diventato molto più aperto da quelle foto di quanto era stato da bambino. Non aveva dubbi sul fatto che fosse stata l’influenza di Rufy, e Sabo era davvero felice del fatto che Ace avesse imparato a ridere con facilità e a godersi la vita più di quanto aveva fatto da bambino.

 

-Ehi, Ace, guarda cosa ho portato.-

 

Estraendo quello che restava nella cassa, Sabo la ribaltò con il piede e appoggio sopra ad essa una bottiglia e tre piccole tazzine simili a quelle che dodici anni fa i tre bambini avevano utilizzato per diventare fratelli.

 

-Non berremo adesso, non sarebbe giusto farlo senza Rufy, però le lascerò qui e ti giuro che un giorno torneremo a bere insieme. Solo aspettaci, d’accordo Ace?-

 

Adesso, Sabo si voltò per osservare l’altra tomba di quel luogo.

 

Barbabianca.

 

Come qualsiasi altro con un certo livello di intelligenza, Sabo aveva sentito e letto molto su quest’uomo, ma non lo aveva mai conosciuto o visto con i propri occhi. Anche così, c’era qualcosa che doveva dirgli. E non solo a lui.

 

-Signore, e tutti voi che siete qui. So che non ci conosciamo, e non so neppure se avete sentito parlare di me. Mi chiamo Sabo, sono il teoricamente morto altro fratello di Ace. Suppongo che, a una ciurma che è tanto unita come una famiglia, la mia scomparsa e l’aver lasciato che i miei fratelli mi credessero morto per tanto tempo sembrerà crudele e stupido, e, come ho detto a Ace, non darò spiegazioni: qualsiasi cosa vogliate dire di me sarà giustificata. Anche così, senza importare se io sia un bravo fratello o no, tutti voi siete stati una grande famiglia per Ace, senza dubbi più di quello che lui avrebbe mai osato sognare, e per questo, - Sabo si inginocchiò e si inclinò in avanti fino a che la sua fronte toccò il suolo –grazie! Non sarò mai capace di esprimere quanto vi sono riconoscente per come vi siete occupati bene di mio fratello.-

 

Sabo aspettò per quello che doveva essere stato più di un minuto per tirarsi su e inginocchiarsi di nuovo, quasi come se avesse lasciato al capitano il tempo per rispondere alle sue parole, prima di infine alzarsi in piedi.

 

Dirigendo un ultimo lungo sguardo alla tomba di Ace, parlò:

 

-Adesso me ne andrò. Non ci crederai, Ace, ma non sono diventato un pirata dopotutto.- Sorridendo da orecchio a orecchio, Sabo disse: -Sono un rivoluzionario.-

 

Sabo poteva immaginare suo fratello ridere davanti a quella notizia, probabilmente facendo qualche commento su come ciò si opponeva alle sue origini nobili persino più che essere un pirata, e con il ricordo della risata di Ace nelle orecchie Sabo finalmente si voltò per dirigersi di nuovo alla nave che lo aspettava sulla costa.

 

Missione a parte, aveva ancora un fratello a cui doveva un incontro a lungo posticipato.

 

FINE

E così Sabo si prepara a incontrare Rufy.
Questa è la versione che Mai ci propone della visita di Sabo ad Ace, basata sul capitolo 731 del manga. Non so voi, ma ho apprezzato particolarmente che Sabo non si sia voluto giustificare a tutti i costi, e soprattutto che si sia rivolto per ringraziare non solo a Barbabianca ma bensì a tutti i defunti che risposano lì. Personalmente mi è piaciuta molto. Fanfic pubblicata come premio traduzione sotto richiesta di Kajiko TheMagical Sniper: spero che sia stata di tuo gradimento! (:

Vi invito a segnalarmi eventuali errori, perché essendo stata una storia di difficile traduzione dubito fortemente di non averne fatti, e anche se l'ho revisionato più volte è difficile accorgersene da soli!
Grazie mille per aver letto, e a chi sceglierà di commentare ^^

Alla prossima!

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Mai Kusakabe