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Autore: Laylath    06/03/2015    3 recensioni
(spin off di Un anno per crescere)
Le storie romantiche decisamente non facevano per loro.
Ci si poteva immaginare belle e deliziose favole, ma alla fine la loro personalità era quella della gente di campagna. Rumorosa, divertente, poco raffinata, ma con solide basi che piantavano radici nella semplicità del mondo stesso.
Ed ecco l'ultimo spin off, ossia la famiglia Havoc
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heymas Breda, Jean Havoc, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Un anno per crescere'
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Epilogo.
1894. Questa dannata farina... reprise




Domenica di inizio luglio.
Caldo, eccezionale caldo… fin troppo.
Una di quelle mattinate in cui tutto quello che desideri è restare a letto, considerato che la tua stanza, ancora per qualche ora, resterà relativamente immune ai raggi troppo violenti del sole.
Oh sì – pensò Angela, girandosi di lato e scostando del tutto il lenzuolo, in modo da non avere nulla sopra la sua pelle eccetto la leggera camicia da notte smanicata – emporio chiuso, Jean che deve uscire con Heymans… riposo… riposo assoluto.
Una benedizione che si poteva concedere pochissime volte all’anno e quando succedeva non le sembrava vero.
“Mamma! – la voce squillante di Jean interruppe la quiete mattuttina – Mamma!”
“Oh no! – sospirò la donna nemmeno aprendo gli occhi, ma intuendo che il figlio era entrato in camera da letto – Che c’è? Ti ho già preparato il pranzo al sacco ieri sera: è in cucina, lo sai…”
“Lo so benissimo – sbottò il ragazzino – è questa rompiscatole che vuole venire con me! Diglielo che non può venire: è una poppante di quattro anni, non può fare la gita con me ed Heymans!”
“Voglio andare pure io! – la vocetta di Janet arrivò puntuale, accompagnata dal sospiro irritato del fratello – Mammina, ti prego, dillo a Jean che posso andarci anche io!”
“Ah no, proprio non ti voglio! Ti devo sopportare ogni giorno: è da due settimane che io ed Heymans progettiamo questa gita e tu non sei invitata!”
“Mamma! – movimenti del materasso fecero capire che la bambina era saltata sul letto per enfatizzare la propria protesta – E dai! Dammi il permesso…”
“Jean – sospirò Angela, girandosi supina e mettendosi un braccio sopra gli occhi – davvero non la puoi portare? Da bravo…”
“Ma dobbiamo andare verso il torrente! E’ tutto in salita… si stancherebbe dopo cinque minuti e vorrebbe esser presa in braccio. E poi si lamenterebbe per il caldo, per i sassolini nella scarpa, per fare pipì, per fermarsi… e questo… e quest’altro… tanto la conosco!”
“Che diamine…” protestò la donna, trovando la forza di aprire gli occhi e mettersi seduta: tanto era chiaro che il suo progetto di riposo era del tutto fallito.
“Oh dai, mamma! – Janet le fu subito accanto, con sguardo supplicante – Farò da brava e non mi lamenterò, promesso! Voglio andare pure io in gita con Jean ed Heymans…”
“Mamma…” Jean si limitò a chiamarla.
Per una volta tanto aveva ragione lui: non era giusto rovinare la gita che lui ed Heymans avevano in mente da tempo. Janet era troppo piccola per stare al passo con loro.
“Jean, è arrivato Heymans!” chiamò James di sotto.
“Vai – annuì la donna – divertitevi e cercate di tornare senza sbucciature o altri danni, intesi?”
“Intesi – sorrise felice il ragazzino, capendo di aver ottenuto la vittoria – Entro il tramonto sarò a casa!”
“Oh no!” protestò Janet, cercando di raggiungere il fratello che usciva trionfante dalla camera da letto. Ma Angela fu più svelta di lei e la prese per la vita, impendendole di scendere dal letto.
“Mi dispiace, cara, ma Jean ha ragione: sei troppo piccola per una simile gita. Vedrai che tra qualche giorno ne faranno un’altra meno faticosa e ci potrai andare pure tu. Non mi pare il caso di…”
Ma qualsiasi tentativo di spiegazione venne interrotto dallo strillo di disappunto, seguito immediatamente dalle prime lacrime che annunciavano un pianto dirotto per almeno i prossimi dieci minuti.
E sono solo le otto di mattina – sospirò la donna.
 
“No, Janet! – James prontamente bloccò la bambina che stava gattonando allegramente sul bancone con la chiara intenzione di andare fino al barattolo di vetro contenente chiodi – Non ci provare, demonietto!”
“Ma io volevo fare i pupazzetti!” protestò la bambina, mentre veniva messa a terra.
“Con quelle cose appuntite? No, proprio no: non sono giochi, amore: ti puoi fare davvero male con i chiodi. Senti, perché non vai dalla mamma? Papà qui deve fare delle cose importanti.”
“Mi ci ha mandato la mamma qui!” si indignò Janet, per nulla felice di essere trattata come una palla che tutti si rimbalzavano a piacimento.
“Ah – si imbarazzò James, guardando quel visino imbronciato e furente tremendamente simile a quello della madre: era già palese che da grande sarebbe stata identica a lei eccetto che per i colori – evidentemente la mamma non sapeva che ero impegnato. Che sta facendo?”
“Cucinando… e ha detto che è una cosa difficile e quindi non la posso aiutare.”
Dal tono si capiva chiaramente che questa nuova estromissione non le andava bene.
“Uh… va bene. Però, ciccia, vedi… papà adesso!”
“Janet, amore! – Angela arrivò di corsa, tenendo per mano Allyson – hai visto chi è arrivata? La zia!”
“Ciao, zia Ally!” sorrise Janet, correndo subito ad abbracciarla.
“Ciao, cara – la prese in braccio la donna – sai, passavo di qui per caso e mi sono detta… chissà se la mia nipotina preferita è in casa.”
“Che fortuna che sei rimasta a casa, amore – batté le mani Angela – altrimenti la zia ci sarebbe rimasta male, non credi?”
James intercettò la strizzata d’occhio: era chiaro che era tutto ben congeniato, ma era altrettanto chiaro che Janet ne doveva restare all’oscuro. Ed effettivamente la bambina si stava facendo convincere, in virtù del fatto che finalmente veniva messa al centro dell’attenzione.
“Davvero, zia?”
“Ma certo! E mi stavo chiedendo una cosa: che ne dici di venire con me in paese? E poi pranzi a casa mia, assieme allo zio George, che te ne pare?”
“Non è che mi deve fare la puntura, vero?” Janet la guardò con sospetto, scostandosi lievemente da lei. Ricordava fin troppo bene le moine con le quali l’avevano tratta in inganno qualche mese prima: era stato un comportamento davvero vigliacco… ed era sempre meglio stare attenti quando c’era di mezzo lo zio George.
“No, ma quando mai! Mica hai l’influenza come l’altra volta… allora, ci stai? La zia ti prepara anche la crema che ti piace tanto e la usiamo per farcire la torta.”
“E ti posso aiutare?”
“Ma certo!”
“Mamma, papà! Posso andare con la zia?” chiese la bambina del tutto convinta da quella meravigliosa prospettiva.
“Certamente, Janet!” annuì Angela, seguita immediatamente dal marito.
Con il migliore dei sorrisi i due accompagnarono zia e nipote alla porta e restarono a salutare fino a quando non le videro scomparire nel sentiero che portava verso il paese.
“Ti senti una persona squallida ad aver ingannato tua figlia in questo modo?” chiese James.
“Una giornata senza i ragazzi, ti basta come risposta?”
“Emporio chiuso, casa tutta per noi – annuì l’uomo mettendosi a braccia conserte – il fatto che oggi cada il ventesimo anniversario del nostro fidanzamento non c’entra nulla, vero?”
“Mi ritieni una donna talmente calcolatrice? – chiese Angela con aria falsamente offesa – Ti pare che io abbia fatto in modo di tenere impegnato Jean per tutta la settimana in modo che la sua gita venisse a cadere proprio in questo specifico giorno?”
“Non mi piace insinuare determinate cose, però…”
“Beh, potrei ricordare che anche tu hai contribuito a riempirlo di compiti all’emporio… sei complice, mio caro. Quindi conviene che mantieni il segreto.”
“Più che giusto.”
“Adesso vai pure a terminare in emporio: io finisco di preparare in cucina… vedrai, questa volta mi sono superata. Vent’anni assieme si devono festeggiare alla grande!”
 
“Porca… porca… merda maledetta!”
James stava giusto entrando in cucina, dopo aver sistemato in emporio, quando venne accolto da una nube di fumo di notevoli proporzioni: da una parte indistinta di quella cortina veniva la voce irata di Angela, intervallata da diversi colpi di tosse.
“Che diamine è successo? – chiese l’uomo, facendosi avanti per cercare di individuare sua moglie – non mi dire che il forno è andato!”
“Proprio oggi! – sbottò lei, apparendo come un demone uscito dall’inferno, sporca di fuliggine come non mai – E te l’ho detto decine di volte che ormai andava riparato… ma tu no! Niente da fare! Che il forno di casa tua aveva ancora cartucce da sparare e sarebbe durato ancora anni ed anni… vaffanculo!”
“E che ne potevo sapere che l’avresti messo così a dura prova? – chiese James, iniziando a tossire e accostandosi al forno per vedere i danni e capire se c’era qualche principio d’incendio – Cazzo, a luglio dovresti usarlo pochissimo… già fa caldo!”
“Se vuoi brucare l’erba come le pecore vai pure! Che disastro – sospirò mentre la pirofila veniva posata sul tavolo mostrando in tutto il suo orrore il suo arrosto ripieno ormai degno solo di essere buttato – tanta fatica per nulla… che ventesimo anniversario del cavolo!”
“Preparati, scheggia – annunciò James, mentre la nuvola di fumo iniziava a diradarsi, aiutata anche dalle finestre aperte – niente forno per almeno cinque giorni… qui è da rifare tutto…”
“Che diamine!”
“Lo dici a me? Bisognerà smontare e trovare i pezzi giusti per… ahia! Che cazzo colpisci con quel mestolo?”
“La prossima volta che ti dico che qualcosa va riparato evita di rimandare,idiota!”
“Smettila di fare l’offesa!”
“Vado a lavarmi…”
 
Un bagno fresco non contribuì a migliorarle l’umore.
C’erano delle giornate destinate ad iniziare male e finire peggio e sembrava che il ventesimo anniversario fosse proprio una di quelle. Doveva capirlo da quando Jean e Janet avevano interrotto il suo riposo con quell’improvvisata di prima mattina.
Scendendo al piano di sotto, tuttavia, la donna si sentì lievemente in colpa per come aveva trattato James. Anche se quel forno era destinato a rompersi di certo non era stata colpa di nessuno e continuare ad insistere sul quel continuo rimandare non avrebbe di certo cambiato le cose.
“James, dove sei?” chiamò, oltrepassando la cucina ancora in parte nera e andando verso l’emporio.
Sono in magazzino – la guidò la sua voce – sto controllando se ci sono dei pezzi per sistemare un minimo il forno!
“Lascia stare – lo bloccò lei, raggiungendolo – non ha molto senso accomodarlo se rischia di rompersi di nuovo: aspettiamo di avere tutto a disposizione e amen. Per cinque giorni mi arrangio con i fornelli.”
“Sperando che non abbiano subito danni pure loro…” sospirò l’uomo grattandosi la testa con disappunto e rinunciando alla sua ricerca.
Angela sospirò, gli ultimi residui di rabbia che sparivano davanti a quella situazione davvero surreale.
Era ormai pomeriggio ed il loro ventesimo anniversario si stava concludendo con un digiuno, un forno rotto, niente pezzi di ricambio ed una cucina da pulire da cima a fondo prima di essere ancora riutilizzabile.
Si sedette con rassegnazione su un sacco di farina.
Farina…
Gli occhi le si accesero di malizia
“Dannata farina…” mormorò.
“Cosa?” chiese James in tono distratto, mentre rimetteva in ordine alcune cose che aveva spostato durante la sua ricerca.
“E’ colpa della dannata farina, come sempre!”
“Farina? – finalmente lui si girò a guardarla e subito sorrise malizioso – Oh certo! La farina… hai proprio ragione! Come ho fatto a non pensarci prima.”
“Però – fece lei, alzandosi in piedi con sensualità e andandogli accanto – una volta mi hai detto che bisogna trovare i lati positivi di questa dannata farina, no?”
“Giusto – la abbracciò con passione – da quando non ci rotoliamo tra i sacchi di farina, scheggia?”
“Troppo tempo, senza dubbio.” ridacchiò, prima di essere baciata con foga.
E come al solito tutto il resto fu colpa della dannata farina.
Ancora a distanza di vent’anni.




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Ehilà!
Eccoci arrivati alla fine dell'ultimo spin off, con James ed Angela che festeggiano a modo loro questi primi vent'anni trascorsi assieme. Una storia divertente, vivace, carica di tutta la follia che è tipica di questa famiglia, dove però l'amore non manca mai *-*
E' stato uno spin off più corto rispetto agli altri, ma avevo previsto che sarebbe stato più lineare, senza troppi colpi di scena ^^
Il vostro parere ovviamente sarà più che gradito ^^

Per ulteriori informazioni sulla mia produzione vi ricordo che c'è la mia pagina fb (la trovate sul mio profilo)

Un saluto a tutti ^_^


 
  
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