Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: marguerite_murcielago    06/03/2015    4 recensioni
Rhaegar sospira, le palpebre frementi. È incatenato ai suoi occhi chiari: diversamente da ogni altra donna, non chiude gli occhi, non si perde in un proprio sogno. Non si abbandona, eppure il suo abbandono è più vasto di ogni altro.
[Rhaegar/Lyanna] [one-sided!Barristan Selmy/Ashara Dayne]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashara Dayne, Barristan Selmy, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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As Love commands

 

Dicite eis quos amabam
Me numquam obliturum

 

[A te.]

 

1. Lyanna
Valyria è un grande impero – ma è un grande impero cupo, come i teschi di drago neri e lisci che riempiono la sala del trono, i resti spaventosi della città, a loro volta scuri e fiammanti e terribili. La famiglia Targaryen ha attraversato il mare per sfuggire al Disastro, e pare che ogni membro ne porti una traccia negli occhi.

 

Dicono che la salute della principessa Elia di Dorne, moglie del principe Targaryen, sia così fragile che la sua seconda gravidanza potrebbe ucciderla, e che sia pressoché impossibile vedere la nascita di un altro bambino Targaryen. La terza testa del drago pensa Lyanna. Dicono che il principe abbia emesso il suo primo vagito mentre il fuoco dilaniava Summerhall e uccideva il Re e che, per questo, la sua malinconia sia ancora più profonda.
Dicono – anzi, lo dice Brandon – che il signore di Casterly Rock avrebbe voluto vedere la figlia, e non la principessa Martell, al fianco del principe. Cersei Lannister. Lyanna l’ha vista un paio di volte e ne è rimasta incantata: capelli biondi, occhi verdi, corpo armonioso. Se il principe Targaryen avesse potuto scegliere, di sicuro avrebbe scelto lei.

 

Lei si siede tra i fratelli, sbirciando le donne che prendono posto sulle tribune. Senza difficoltà riconosce Elia Martell, alta e sottile e scura, vestita di arancione e giallo. Trema, si stringe nella cappa – nonostante i colori accesi dei suoi abiti, la principessa quasi scompare accanto alla sua dama, Ashara Dayne.
Mentre si sistema, Lyanna nota lo sguardo attento di suo fratello Eddard. – Ned – gli sussurra con dolcezza – continua a fissare lady Dayne con tanta intensità e ser Barristan ti caverà gli occhi. 
Suo fratello si volta a guardarla, sorpreso. – Non so di cosa parli – borbotta. Lei fa un sorriso pigro e si piega dall’altra parte, accosta le labbra all’orecchio di Brandon e gli suggerisce di convincere lady Dayne a ballare con suo fratello, dopo il torneo.

 

Il sorriso di Brandon è affilato. – Senza alcun dubbio, mio fratello ha buon gusto.

 

2. Rhaegar
Lo scudiero gli ronza attorno, veloce ed efficiente come un’ape, e gli assicura l’armatura al corpo, quando nella tenda entrano due donne. La prima è lady Dayne, che scuote la testa e lo guarda dritto negli occhi – occhi violetti, simili ai suoi.
L’altra è sua moglie.
Non è pallida, ma l’apprensione che le vela gli occhi e la spinge a toccarsi spesso la pancia la fa sembrare più vecchia. E più malata. – Mia signora – dice Rhaegar – dolce moglie.
Elia tira fuori dalla manica un fazzoletto rosso. – Portatelo come pegno, mio signore – sussurra, chinando il capo. Il principe lo afferra con due dita e lo chiude nel pugno, quasi a nasconderlo. Attende.
– Grazie, mia signora – dice infine, con voce rigida. Riapre la mano e la avvicina alle labbra per deporre un bacio cieco nella seta. Lady Dayne stringe le labbra. Disapprova il mio comportamento. Sua moglie, invece, rivolge un sorriso minuscolo a quel nido di stoffa ed esce dalla tenda.

 

Rhaegar fa legare il fazzoletto di seta sopra il gomito destro. La sua armatura è acciaio dipinto di nero, con decorazioni sottili di rosso sui bordi delle placche, simili a cicatrici, o a tagli puliti, causati dalla più affilata delle spade. Elia non è stupida. La seta ha lo stesso identico colore dello stemma che campeggia sul suo petto: il drago a tre teste, simbolo della Casa.
Per un attimo, mentre lotta con le redini, si sente colpevole. Sua moglie gli ha donato un pegno d’amore, ma ha fatto in modo che pochi o nessuno, tra gli spettatori, lo riconoscano come tale.

 

Spinge i talloni nei fianchi del cavallo, e scende in pista.

 

Mentre si rigira l’elmo tra le mani, sente uno sciame di risatine e sospiri tra il pubblico.
Non ha bisogno di alzare lo sguardo per sapere che quelle risate e quei sospiri appartengono alle servette e alle ladies più giovani. I capelli bianchi sono già raccolti in una lunga coda che gli batte ritmicamente sulla schiena mentre fa avanzare il cavallo.

Alza lo sguardo, sangue del Drago.

 

Tra gli spettatori, vestiti di grigio e azzurro e bianco come gazze o ghiandaie, ci sono gli Stark – riconosce il maggiore, e il metalupo ricamato sulla sua cappa, mentre parla ai fratelli. Sente, ed è quasi doloroso, il membro gonfiarsi nell’armatura. Consapevole che, sebbene sia impossibile che questo si noti, altrettanto non si può dire del calore che gli sale al volto e del respiro che gli si mozza in gola.
In fretta, Rhaegar indossa l’elmo.

 

– Sono gli Stark, quelli? – domanda indifferente, tendendo la mano per avere la lancia. Lo scudiero si guarda intorno e annuisce. – Lord Brandon, lord Eddard, lord Benjen e loro sorella, lady Lyanna.
Lyanna. La fanciulla ha la pelle molto chiara, le clavicole levigate e sporgenti. I capelli sono scuri, gonfi, acconciati con negligenza.
Dal fondo della lizza, Rhaegar la vede voltarsi a destra e a sinistra, eccitata.
– Fa’ preparare una corona di rose blu.
– Quelle di Winterfell? – lo scudiero è sorpreso.
Lui stringe gli occhi, impaziente, ma il ragazzo non può notarlo, attraverso la celata dell’elmo.
– Sì, quelle! – sbotta e quello lascia andare le redini, colpito e confuso. Per un attimo, sembra sapere e temere quello lui ha intenzione di fare, ma non osa contraddire il suo ordine. – Vincerà il torneo, dunque? – domanda solo.

 

–Sì.

 

3. Elia
La donna di Dorne non teme per la vita del suo sposo, neppure per un istante. Spesso la mano le scivola sul ventre rotondo. Il mantello la copre, ma continua a temere di prendere più freddo di quanto debba, e solo gli sette dei sanno se non dovrà fare una fatica mostruosa a partorire il suo secondogenito – sente che è un maschio, un principe.
Uno scontro dopo l’altro, lei parla con Ashara e, ridendo, stilano pregi e difetti di ogni cavaliere.

 

Alla fine della giornata, è suo marito a trionfare.
Gli araldi lo gridano e lui si toglie l’elmo, con un sorriso orgoglioso.
– Miei signori! Miei signore! – grida, andando avanti e indietro sulla lizza. I suoi occhi sono di un viola cupo, ma brillano come i granati che ornano la sua armatura. Di contro, i capelli sono la più pura cascata d’argento che abbia mai visto.
– La corona! – trilla una dama, puntando l’indice verso lo scudiero di Rhaegar, che si avvicina, rosso in volto, con una splendida ghirlanda di rose blu. Anche a una certa distanza, e nella luce incerta del crepuscolo, i boccioli sono opulenti e freschi.
Elia appunta le immagini che le si susseguono in mente: zaffiri, uova di pettirosso, spicchi di cielo.
Ma quando suo marito ordina al cavallo di muoversi, sente un brivido lungo e gelido scenderle lungo le braccia, e nella sua testa appare un mezzo volto bianco-grigio, con un occhio azzurro e scintillante. Un Estraneo. Anche a Dorne si spaventano i bambini con le storie sugli Estranei – creature sparite da secoli, eppure Elia è certa che fossero proprio così.
Afferra il polso di Ashara, che si volta a guardarla perplessa. – Mia signora?
– Non è giusto – soffia lei.

 

Rhaegar prende la corona – e con che delicatezza le dita lunghe sfiorano quei petali rigogliosi! Sembra che stia suonando la sua arpa. Elia si chiede se non debba aspettarsi che le rose si mettano a cantare con voce acuta.
Rhaegar le passa davanti senza degnarla di uno sguardo, la mascella tesa. Con la coda dell’occhio, Elia Martell vede i sorrisi svanire da ogni volto, come se passando oltre suo marito avesse rubato la felicità del pubblico.

 

Alla fine, il principe Targaryen posa la corona in grembo a Lyanna Stark. I due si guardano, due sguardi limpidi e freddi; lei ha gli zigomi arrossati, lui tiene le labbra serrate, ma non ci sono altri segni di turbamento.

 

Passano pochi secondi e già qualcuno sussurra, un cavaliere vestito di nero e oro getta via con rabbia la spada. Diverse teste cominciano a voltarsi verso di lei, per studiare la sua reazione. Elia batte le palpebre. Io sono limpida come acqua di sorgente. Guarda fisso davanti a sé, le labbra morbide, collo e spalle dritti.
Nessuno dirà che sono ferita, spezzata... Ashara ha gli occhi pieni di fuoco viola, quando la guarda. – Mia signora – dice con voce bassa e rabbiosa – andiamo via! Non devi stare qui a subire questa vergogna, questa ingiustizia!
Elia la guarda calma, ma risponde piano perché prevede che la voce le tremerà. – No. Aspettiamo che anche gli altri se ne vadano.
Torna a vagare con lo sguardo tra gli stendardi che garriscono al vento.

 

Il dolore, se c’è, è solo un puntolino ardente al centro del suo petto.

 

4. Ser Barristan
Quello con Rhaegar è stato l’ultimo scontro della giornata – entrambi, ora lo comprende appieno, mossi dalla volontà di onorare una donna, più che il proprio valore – e lui era convinto di poter vincere.
Il principe non è stato crudele, né violento, ma quando si ritrova seduto a terra, il suo orgoglio ne soffre. Volta la testa, sotto la celata, per guardare la principessa Elia e la sua dama, lady Ashara.
Soffoca il risentimento perché non c’è altro da fare, si congeda con cortesia e rientra nella sua tenda. La corona era pronta. La prende in mano, con l’armatura inzaccherata ancora addosso, e la disfa: fiori bianchi, screziati di viola, cadono a terra.

 

Il bianco che indossa non gli è mai sembrato tanto pesante quanto in questo momento. Alla luce dei bracieri e delle candele, la fanciulla è bella ed evanescente come un sogno. Le mani di Eddard Stark sembrano troppo grosse, troppo rozze per cingerle la vita.
Ciò nonostante, lui può ballare.
Ser Arthur gli sorride. – So che mia sorella è brillante – afferma, una mano che sale a toccare il pomello di Alba, come per un rito scaramantico. Ser Barristan si schiarisce la voce. – Suppongo di sì – replica con voce asciutta.
Il re è tutto preso a tormentarsi le dita, a fissare le fiamme e a mormorare “bellissimo, bellissimo... come brucia, come brucia...”. Non ci sono pericoli in agguato.
Ashara Dayne si inchina allo Stark di mezzo e gli volta le spalle per tornare dalla principessa. Per un breve attimo, il suo sguardo viola sorvola le teste dei commensali – forse attirato dalle loro armature bianche. Sorride al fratello, poi lo guarda. Se solo avessi vinto contro Rhaegar pensa lui.

 

5. Lyanna
Porta la corona di rose sul capo. I suoi fratelli hanno volti duri e bianchi come ghiaccio.
– Cosa dirà Robert? – le sussurra Ned, stringendole un braccio, fuori dalla sala del banchetto.
– È un dono del principe Targaryen. Un dono del figlio del re – calca sull’ultima parola.
Suo fratello non può ribattere: re Aerys è sempre più sospettoso, permaloso, basta una minuzia a farlo infuriare. Tutti – anche i suoi collaboratori più fidati, i suoi amici più stretti – si muovono attorno a lui in punta di piedi.

 

Per buona parte della serata, Lyanna danza e chiacchiera e si intrattiene brevemente con Robert Baratheon. La promessa che lega le loro famiglie è nota a tutti. La promessa che lega me a lui. Si sforza di sorridere, anche se ha visto il suo promesso sposo lanciare occhiate lunghe e significative alle dame più belle. Oh, Ned.
E, nel frattempo, sente gli occhi del principe Targaryen incollati alla pelle, come se il crepuscolo protendesse le dita violacee attraverso le finestre. A un certo punto, con un calice di vino speziato tra le mani, riesce a vederlo – e non la sorprende scoprire che la sta fissando. Lyanna beve ed è dolce, ma una traccia zuccherina le rimane sul labbro superiore. Lo lecca, innocente, distratta. Gli occhi di Rhaegar si fanno del colore cupo del vino.

 

Molte ore dopo, quando entrambi hanno i muscoli affaticati e i nervi scossi di chi ha condotto una lunga caccia, il principe le capita davanti. – Mia signora – dice dopo il baciamano – voi siete lady Lyanna Stark, o sbaglio?
– Non sbagliate... mio signore – si ricorda le buone maniere. Per fortuna.
Rhaegar sorride. – Dicono che il paesaggio del Nord sia... come dire... selvaggio.
– Oh, così potrebbero pensare le genti del Sud. Io sono una Stark; conosco la bellezza del Nord.
– L’Occhio degli Dei? L’avete visitato?
Lyanna è cauta. – Non bene quanto avrei desiderato, forse.
– Sembra che nelle prime ore del mattino la sua atmosfera sia seducente.
E se ne va, con un sorriso benevolente, quasi stesse benedicendo la folla di Approdo del Re.

 

6. Rhaegar
– Sembra che stia tornando la primavera – dice e sorprende Lyanna Stark alle spalle.
Lei sussulta visibilmente. – Così parrebbe, mio signore – replica. Rhaegar indugia, ascoltando il suono delle gocce che piovono dagli alberi. La giovane sembra una statua dipinta.
– Mi sono sempre chiesto – annulla la distanza tra loro e fa scivolare la mano sulla guancia di lei. Il suo sguardo è macchiato da una punta di incertezza, ma per il resto è duro, splendente – se non sarebbe più opportuno scegliere un motto diverso da “L’inverno sta arrivando”. Cosa succede, ragazza-lupo, quando arriva l’estate?
– Mio signore... – la sua voce si spegne.
Relegarla nell’ombra è un sacrilegio agli occhi degli dei, così indietreggia, lasciando che la luce del sole torni a spandersi – liquida – sul suo viso. Lyanna alza la mano e gliela posa tra i capelli; un attimo dopo, preme la bocca contro la sua.
Rhaegar sospira, le palpebre frementi. È incatenato ai suoi occhi chiari: diversamente da ogni altra donna, non chiude gli occhi, non si perde in un proprio sogno. Non si abbandona, eppure il suo abbandono è più vasto di ogni altro.

 

7. Rhaegar. Lyanna
Per diversi istanti, quello che ha di fronte non è altro che un giovane uomo. È sul punto di sguainare la spada – ma non sa se sia per trafiggere lui, se stesso, ogni prova del tradimento di Lyanna – quando la riconosce: è vestita da uomo, il viso sporco, i capelli tagliati rozzamente.
– Andiamo – dice lei, guardandosi alle spalle. Anche il suo cavallo è nervoso.
Lui annuisce. – Andiamo – ripete.

 

I cavalli volano sulla Strada del Re. Rhaegar ascolta il suono degli zoccoli che battono sul terreno sassoso. Ogni tanto, si volta a guardare Lyanna. Lei è china sul collo dell’animale, il vento notturno le ha spinto indietro il cappuccio – e c’è eccitazione sul suo volto, nella linea nuda e tesa del suo collo.
La loro meta ultima non è Approdo del Re, non è Dorne, non è nessun luogo – è la strada che si dipana davanti a loro, è l’indolenzimento delle braccia che frustano le redini. Per la prima volta, da quando ha intrapreso quel folle piano, Rhaegar sente il cuore pieno di amore e libertà.

 

Il principe Targaryen la bacia molte volte, a lungo, prima di appoggiare la fronte alla sua e sussurrare: – Perdonami.
Robert e Ned muovono verso Sud, verso Approdo del Re – verso Dorne. Pensano che Rhaegar l’abbia rapita, e in nome di questo intendono destituire anche il re folle. Lei non ha inviato corvi. Non c’era nulla che potesse spiegare – non dopo che suo padre e suo fratello sono morti nel modo più turpe, non mentre il cuore di Ned sanguina.
La ferita che gli infliggerebbe, ammettendo di aver voltato le spalle alla famiglia, sarebbe troppo profonda, troppo dolorosa.
– Non c’è nulla per cui io debba perdonarti.
Rhaegar geme, posa la testa sul suo seno. Solo con lei, e di rado, si scopre così tanto. È il sangue del Drago, ma è anche carne viva, e la carne viva può sanguinare, può rompersi, può morire. – Non andare – mormora – resta con me. Fuggiamo. Attraversiamo il mare, seguiamo tua madre. Rhaegar...
Lui scosta la sua veste da camera con il naso, comincia a baciarle i seni.

 

I loro corpi aderiscono. Lyanna vuole imparare la forma, la consistenza, il tepore... tutto quello che appartiene a Rhaegar mentre sta dentro di lei, immobile, quasi attendesse di essere assorbito nella sua carne. Lei gli accarezza i capelli con una mano – con l’altra, percorre la sua schiena muscolosa.

 

8. Elia
La Montagna che cavalca sbriciola la porta, entra e attende. Elia Martell stringe il piccolo Aegon. Avrei preferito morire di parto, piuttosto che vivere questo momento. – Ebbene? – dice, sdegnosa.
Gregor Clegane fa un sorriso orribile. – Ebbene... – indica il letto. Amory Lorch lo raggiunge a grandi passi, vi infila sotto la mano e tira fuori la bambina.
Elia sente il sangue fuggirle dal viso. – No! – si alza, allunga la mano, ma l’uomo se la scrolla di dosso. – È solo una bambina!
Rhaenys grida, con il viso rosso e lucido di lacrime, mentre il cavaliere sguaina la spada.
La Montagna strappa Aegon dalle braccia della donna, gli stringe la testa con una sola, gigantesca mano, e lo sbatte contro il muro. Elia si lascia scivolare in ginocchio, si strappa i capelli. Piange in silenzio, gli occhi infossati fissi sulla orribile macchia rosa, rossa e grigiastra dipinta sul muro.
– I miei bambini... non li amavi... non li amavi? – balbetta, mentre Gregor Clegane le torce i capelli in una mano e le strappa i vestiti di dosso.

Non amavi i tuoi figli, Rhaegar?

 

9. Lyanna
Non conosce questa malattia. La febbre che l’avvolge è untuosa, infida, come se fosse immersa in acqua stagnante. Da sola non può combattere le malattie del Sud. Le donne sono fuggite dalla Tower of Joy, sono rimasti solo i tre cavalieri – ma sono giù, davanti alla porta. Ser Arthur Dayne ha guardato con terribile tristezza il suo corpo devastato, ma le sue mani sono gentili solo quando brandisce Alba.
– Mi spiace. Per gli dei, mi dispiace, lady Lyanna! – ha detto, prendendole la mano. Lei ha sorriso: il metallo era un freddo balsamo sulla sua pelle.

 

Si sveglia udendo una voce. Nelle tenebre del sogno, ha sperato fosse Rhaegar, e ora il cuore le fa male, mentre tende le orecchie. Altre parole. È Ned. Ned. Ned, non Rhaegar. Capisce che da qualche parte, forse ai piedi della torre stessa, Rhaegar è caduto.
Ora ricorda. Ha sognato acque scure e turbinose, sulle quali si è affacciata – e ha visto il suo amato, sotto le onde. La sua pelle era già sottile e grigia come carta. I suoi occhi erano chiusi. Lyanna si è alzata, e ha capito che era un fiume di sangue.

 

– Ned! – grida – Neeeed!
Le lacrime sembrano evaporare sulle sue guance. Piange, e il respiro si fa difficoltoso, come se respirasse acqua. Afferra la corona di rose azzurre – sempre quella, quasi secca – e la fa a pezzi. Non le importa né del sangue che le ruscella tra le dita, né dei petali che le piovono addosso, né tanto meno delle forze che se ne vanno, come acqua che filtra nella terra.
Se Ned vuole vederla – vederla viva – dovrà affrettarsi.
Lei non ha intenzione di facilitargli il compito: hanno ucciso Rhaegar. Come ha potuto non capire? Come ha potuto lasciare che le portassero via l’uomo che ama? Lascia cadere quel che resta della corona sul proprio grembo, e si preme le mani sugli occhi.
Il sangue si mescola alle lacrime, mentre lei chiama con rabbia il proprio fratello.

 

10. Ser Barristan
Sulle rive della Forca Rossa pregava di vivere – ora non più. Se potesse obbligare il proprio corpo a non guarire, lo farebbe. Si lascerebbe mangiare vivo dalla cancrena. Le notizie che giungono al suo capezzale non sono confortanti – sono orribili. Elia Martell e i suoi due figli morti e portati al nuovo Re come bestie qualunque, la giovane sorella di Ned Stark morta di malattia tra le braccia del fratello. Anche il Re folle è morto, tradito da una cappa bianca. Morto Rhaegar, sotto il martello di Robert Baratheon. Morti i suoi compagni, fedeli fino all’ultimo respiro, ai piedi della Tower of Joy.
Ser Barristan Selmy pensa che si troverebbe a suo agio tra i morti, piuttosto che tra coloro che sono rimasti.

 

Morta anche Rhaella Targaryen, nel dare alla luce una bimba.

 

L’ultima notizia gliela porta Eddard Stark in persona, allibito e ferito. L’uomo che ha ucciso ser Arthur Dayne, la spada dell’Alba, che ha un senso dell’onore talmente elevato da essersi recato a Starfall per riconsegnare Alba a quel che resta della famiglia.
Mentre Ned Stark racconta, lui si agita e geme – affinché le lacrime che gli solcano le guance possano sembrare causate da dolore fisico. Semplice, pulito, dolore che si combatte con fuoco e medicamenti.

Ashara.
– Che grande tragedia – sussurra Ned, scuotendo la testa. Fissa allucinato il fagotto che ha tra le braccia.
Barristan lo indica. – Suo... figlio?
L’altro scuote la testa. – Nessun figlio da lady Dayne. Questo è... – indugia – mio figlio.
Ashara Dayne si è gettata da una torre del castello, quando il lord è giunto portando la spada di suo fratello. – Questa guerra... ha portato via molte persone... che non meritavano di morire... – sussurra il cavaliere – come ogni guerra, dopotutto. Almeno adesso abbiamo un... buon re.
Subito dopo, gli chiede di andarsene e di lasciarlo riposare.

 

Non c’erano speranze. Da Guardia Reale, doveva sapere... e sapeva... che non poteva toccare una donna. Ma lady Dayne... e la principessa Martell, i suoi poveri figli... quanta gente che non meritava di morire.
Ser Barristan chiude gli occhi. Tutti gli uomini devono morire.

 

Sì... ma tutti gli uomini devono vivere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Okay. Questa è la prima fan fiction che scrivo in questo fandom [emozionante!]. Ci sono talmente tante trame e personaggi che spero di non aver fatto casini e/o errori. Ogni recensione sarà ovviamente ben accetta, ma soprattutto spero che questa cosa vi emozioni. Le due frasi citate appartengono al brano “In noctem” dalla soundtrack di HP6. Il titolo proviene da una poesia di epoca Tudor.

   
 
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