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Autore: Futeki    06/03/2015    2 recensioni
Mentre l’inverno volge al termine nella città di San Pietroburgo, Vera Volkov rimane coinvolta in un incidente con la sua auto, rischiando la vita. Tuttavia, qualcuno dall'esterno si accorge che forse non era ancora arrivata la sua ora e decide di fare in modo che lei possa vivere ancora, ritornando alla sua vita piena e complicata, fatta di amori impossibili, situazioni familiari complicate e una buona dose di soprannaturale.
[Storia nominata agli Oscar EFPiani 2016 nella categoria "Migliore attrice non protagonista" (voce narrante)]
[Quarta classificata al contest “Le notti bianche di San Pietroburgo” indetto da Primavere rouge sul forum di EFP e vincitrice dei premi "Best place: Miglior ambientazione" e "Best Tear: Storia più commovente" nel contest “Tragic and Epic Love” indetto da Jo_gio17 sullo stesso forum.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le città dei maledetti'
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EPILOGO

 

 

In rari casi, capita che un’anima che ha appena lasciato un corpo si volti a guardarlo. Vera Volkov, si girò lentamente verso il proprio cadavere disteso nella neve. Vide il proprio volto pallido, le labbra chiuse e l’espressione serena, a dispetto del resto del corpo lacerato dalle ferite. Come tutte le anime, rimase impassibile di fronte allo spettacolo del passaggio dalla vita alla morte. Eppure potrei giurare che nell’esatto istante in cui aveva visto Liev tornare in forma umana e stringere il suo corpo tra le braccia, una scintilla aveva animato lo sguardo di Vera. Forse, pensai, se avesse passato più tempo nel limbo, se come me avesse provato a osservare da vicino i vivi, avrebbe potuto provare ancora qualcuna di quelle emozioni che fino a poco prima le erano appartenute.

Invece, lei diede le spalle a quella scena e si voltò verso di me.

Io le tesi la mano, pronta ad accompagnarla. Ma non mi pentii di non averlo fatto qualche tempo prima, in occasione del suo incidente d’auto. Pensai, invece, che Vera aveva avuto la possibilità di combattere per ciò in cui credeva e di morire alle proprie condizioni.

Per morire davvero, bisognava aver vissuto. E Vera Volkov, per la sua giovane età, aveva già vissuto pienamente ed era morta senza rimpianti tra le braccia del suo amore travagliato.

Quando lei fu sparita dall’altra parte, riportai il mio sguardo sul mondo dei vivi. Era Liev, invece, che più di Vera sembrava aver perso la vita. Sul suo volto spento le lacrime erano finite e il dolore aveva lasciato spazio a un'espressione vacua. Se la morte è davvero l'assenza di vita, quel ragazzo le si stava pericolosamente avvicinando, a mano a mano che ogni emozione spariva dal suo volto. La vera domanda era dunque se lui avrebbe ripreso a vivere, o se si sarebbe lasciato andare tra le braccia della morte, tra le mie braccia.

Io ci sarei stata per vederlo, per seguirlo, non più solo per aspettarlo.

Realizzai quanto meravigliosa potesse essere la vita. Perché i vivi, ormai era chiaro, sono meglio dei morti; non perché possono ancora morire, ma perché hanno ancora da vivere.

 

 

 

 

 

 

 

 [Revisione di Legar]

   
 
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