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Autore: Inathia Len    07/03/2015    2 recensioni
Avevano troppo e gli dei hanno tolto loro tutto. Perché gli dei sono ingrati, perché gli dei sono invidiosi...
Sirius Black e Remus Lupin, due nomi, un'unica storia. D'amore e di salvezza, di dolore e di perdita.
Dagli anni della scuola, la conoscenza e gli scherzi, fino alla fine di tutto, fino a un lampo di luce verde, messaggero degli dei ed esecutore. E poi il ritrovarsi, perché chi si ama non ci lascia mai veramente, lo si può sempre ritrovare...
Genere: Angst, Comico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora, Remus/Sirius
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Classe 1960'
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In un mondo di luci, sentirsi nessuno

 

1971
 




 

Remus aprì la porta del dormitorio con gli occhi chiusi. Voleva che fosse una sorpresa. La stessa cosa l'aveva fatta sulle barche, quando tutti dicevano che si stavano avvicinando a Hogwarts. E poi lo aveva fatto entrato nella Sala Grande.
C'erano momenti che erano troppo importanti perché gli occhi rubassero la scena a tutti gli altri sensi.
Aveva voluto sentire l'aria della sera, il rumore dell'acqua del Lago Nero, il calore del crepitare delle torce, prima di lasciare che Hogwarts entrasse in lui attraverso la vista.
E aveva voluto lasciarsi cullare dal mormorio degli studenti curiosi, dal fruscio delle vesti e dal suono dei passi sul pavimento di pietra, prima di aprire gli occhi e stupirsi di quel cielo impossibile.
Impossibile quanto la sua presenza lì.
Prima dello Smistamento, aveva avuto l'impressione che il professor Silente gli avesse strizzato l'occhio, ma non ne era del tutto sicuro... l'anziano mago era saggio quanto imprevedibile...
Poggiò la mano sulla maniglia sempre ad occhi chiusi ed inspirò profondamente.
Era ad Hogwarts.
Contro tutte le previsioni, contro tutte le malelingue e i timori.
Era lì, era stato reso possibile.
Entrò piano, un passo alla volta, i sensi amplificati dal suo essere un lupo mannaro. Sapeva che era una stanza da quattro, aveva già chiacchierato con i suoi futuri compagni a cena, ma... ma il dormitorio era qualcosa di unico. La sua futura casa, più di quanto non lo sarebbe stata Hogwarts. Era lì che si sarebbe rifugiato quando avrebbe litigato con qualcuno, quando avrebbe ricevuto cattive notizie o quando avrebbe voluto semplicemente leggere lontano da tutto e tutti.
Erano già tutti lì gli altri tre ragazzi, poteva sentire le sue voci, già le distingueva.
C'era quella squillante di James Potter, che stava raccontando chissà quale aneddoto sui tempi in cui suo padre era stato studente ed era alla ricerca del letto che era stato il suo.
C'era quella di Peter Minus, più stanca ma non meno entusiasta, che ridacchiava o sospirava sempre al momento giusto, quando il primo prendeva fiato.
E poi c'era quella di Sirius Black, che più delle altre gli era rimasta impressa. Perché sembrava troppo grande per essere quella di un ragazzino, perché sembrava nascondere chissà cosa dietro le battute per cui rideva sguaiatamente... forse perché lo sentiva simile. Per quanto simile a un lupo mannaro potesse essere il figlio di una grande e nobile casata come lui.
-Ehi! Entra, entra!-
Aprì gli occhi e vide James Potter scendere con un balzo dal letto su cui aveva probabilmente saltato fino a quel momento, dato lo stato delle coperte, e venirgli in contro.
-Forse aspettava un invito scritto- rise Peter Minus.
-Oppure credeva non ci fosse più spazio perché qualcuno ha invaso la stanza- sottolineò Sirius Black, indicando con un cenno del capo il baule di James, che sembrava un vulcano in eruzione.
-No, scusate...- si schermì Remus. -Volevo solo... Niente, lasciate perdere- scosse la testa, un lieve sorriso sul volto. -Allora, quale posto è rimasto libero?-

 

 

 

 

-Io sono metà e metà- raccontò Peter, allungandosi per prendere la scatola di Cioccorane che gli era caduta dal letto. -Papà è un babbano. Mamma non gli ha detto di essere una strega fino a dopo sposati. E' stato un bel colpo per lui!(*)-
-Per me è il contrario invece- disse Remus, -in famiglia da me è mia madre a non avere i poteri- finì, facendosi passare le Gelatine Tutti i Gusti + 1 e poi sputando via la caramella che aveva pescato. -Bleah!-
-Che gusto?- si sporse Sirius, a testa in giù, i capelli oltremodo lunghi che sfioravano il pavimento.
-Credo fosse... caccole di piedi?- rispose schifato, controllando la carta. -Ma che schifo sul serio! Come fanno a piacere queste cosacce?-
-Cosacce?- gli fece eco Peter, ridacchiando. –Uh! Questa era pesa!-
-Amen, dirò a mia madre di non mandarmene più- si strinse nelle spalle James, cancellando qualcosa dalla lista che reggeva in mano. -Assaggiate queste: sono pezzi di torte, ciambelle e crostate varie fatte da lei... così poi decidiamo quali farci mandare- disse, distribuendo pacchettini avvolti in carte colorate e profumate.
Remus prese al volo la sua e divenne rosso, realizzando quello che il ragazzo aveva appena detto. Tutto quel ben di Dio che stavano mangiando ormai da tre ore, in barba al coprifuoco, alle lezioni che sarebbero cominciate il giorno dopo, al buonissimo banchetto... tutta quella meraviglia che gli sarebbe costato almeno tre carie, era frutto della generosità della mamma di James.
-James... scusa, io non volevo dire... è che non sono abituato a... ho avuto sfortuna con le Gelatine, ma...- farfugliò, mentre Sirius scoppiava a ridere così forte che la testa gli cozzò per terra, facendolo ghignare ancora di più.
-Ehi, amico... guarda che mia madre non le ha mica inventate, le Tutti i Gusti! Non le ha nemmeno fatte lei!- rise James, rassicurandolo. -Mi ha riempito di roba per il viaggio... ha cucinato tipo una settimana! Ma solo perché potessi scegliere. Domani le scriverò le cose che mi sono piaciute di più e lei e papà me le manderanno circa ogni settimana. Anzi, hai fatto bene a dirmi che le Gelatine non ti piacciono!-
Remus sgranò gli occhi sentendo quel discorso. Sua madre gli aveva fatto appena un panino per il viaggio, lo aveva salutato con un sorriso preoccupato, poi era stato suo padre ad accompagnarlo in stazione, prima di andare al lavoro. Non lo aveva nemmeno aiutato ad attraversare la barriera, limitandosi a dargli informazioni sommarie sul cosa fare. Per fortuna aveva incontrato Peter e sua madre, così aveva evitato la figuraccia di chiedere a un controllore babbano, che lo avrebbe sicuramente preso per pazzo.
Non aveva un rapporto così stretto con i suoi. Hope Lupin, dal giorno dell'incidente, del morso, sembrava aver sviluppato una paura nei confronti del mondo intero. A mala pena usciva di casa, se lo faceva era solo aggrappata al braccio del marito ed era attaccata in maniera morbosa a Remus. Suo padre, invece, Lyall, si era gettato a capofitto nel lavoro. Sembrava quasi disturbato dalla presenza del figlio, forse perché gli ricordava continuamente del suo sbaglio.
-Fua madwe me piaasce!- biascicò Sirius, addentando una crostata sempre a testa in giù e spedendosi le briciole negli occhi. -Tua madre mi piace- ripetè, una volta mandato giù il boccone.
-Oh, la conoscerai. Anzi, la conoscerete tutti- proclamò James, saltando di nuovo sul letto e gridando, mentre dalla camera di fianco arrivava un forte bussare che li intimava silenzio. Ma lui non sembrò preoccuparsi. -Siete tutti ufficialmente invitati a passare l'estate a casa mia!-
-Tu sei fuori di cranio- lo prese in giro Sirius.
-Davvero?- chiese Peter con occhi adoranti.
-Assolutamente sì- assicurò James, saltando sul pavimento e arrivando in scivolata ai piedi del letto del ragazzo, quasi fosse una rock star. Alzò il pugno al cielo e aspettò l'applauso, che arrivò accompagnato dalla risata di Sirius.
-A casa tua? Ma ci conosciamo appena!- disse Remus.
-Oh, capisco... tu sarai il guastafeste del gruppo, vero?- roteò gli occhi Sirius, spazzandosi le briciole dalla faccia con la manica del pigiama. -E prima che tu lo chieda, sì, ho già deciso che siamo un gruppo- proclamò, stendendo una mano.
-E saremo amiconi fino alla morte e oltre- aggiunse James, poggiando la propria mano su quella dell'altro.
-Mi piace- annuì Peter, unendo la propria mano. -Amici per sempre.-
-Voi siete pazzi... ma ci sto. Amici sempre- capitolò Remus alla fine, ridendo e mettendo la mano su quella degli altri. -Sempre...-

 

 

 

Era notte fonda. Potevano essere al massimo le quattro, quattro e qualcosa... almeno stando a quello che riusciva leggere dall'orologio digitale di James, il cui polso spuntava dal piumone.
Era riuscito a dormire un paio d'ore, poi qualcosa lo aveva svegliato. Un sogno? Nulla?
Non avrebbe saputo dirlo... Però ora era sveglio e, con la luce della luna, si guardava attorno.
Per terra il pavimento era costellato da carte e cartine e briciole, soprattutto vicino al letto di Sirius, che però gli sembrava vuoto. Forse era andato in bagno... James russava tranquillo, una mano sugli occhi e l'altra che ciondolava verso il basso, un ginocchio alzato. Rilassato e tranquillo... Poi c'era Peter, raggomitolato su un fianco, un braccio che stringeva il lenzuolo e l'altro sotto la testa, a sostenerla...
Si sistemò meglio, poi la porta del bagno si aprì e un piccolo spiraglio gli fece socchiudere gli occhi e ripararsi con una mano.
-Sirius?- chiese, piuttosto stupidamente. E infatti la risposta sarcastica non tardò ad arrivare.
-No, sono il lupo mangia-frutta (*)- ghignò l'altro, chiudendo la luce e inciampandosi.
Se solo sapesse la verità, pensò Remus, felice che Sirius non potesse vedere l'espressione che aveva attraversato il suo viso.
Un rumore lo fece tornare alla realtà e sentì James russare più forte e girarsi su un fianco. Sirius era probabilmente cascato per terra, inciampato in chissà cosa.
-Sirius?- chiamò di nuovo, cercandolo nel buio. -Sai, forse spegnere la luce non è stata la mossa più furba del mondo...-
-Ma davvero?!-
La voce dell'altro era troppo addolorata per risultare spiritosa e Remus, per un attimo, si preoccupò.
-Aspetta, ti aiuto- mormorò, cercando alla cieca la bacchetta sul comodino, senza però trovarla. -Rimani fermo immobile, ok? Mi alzo e provo a tirarti su...-
Calciò le coperte da un lato e, a tentoni, aggirò il letto e la stufa al centro della stanza, raggiungendo il punto dove, stando alla sua voce, era caduto Sirius.
-Ehi... sei qui?- chiese, tastando il niente e abbassandosi progressivamente. Stava tremando di freddo, non avendo preso un maglione da mettersi sulle spalle. -Oi! Sirius...?-
Poi sentì un qualcosa afferrargli la giacca del pigiama e, prima che potesse realizzarlo, era per terra a sua volta, mezzo sdraiato sull'altro. Sentiva una gamba di Sirius tra le sue e aveva un braccio sul petto dell'altro.
-Ma che accidenti...?- borbottò, soffocando un grido di sorpresa.
-Scusa! Ma non pensavo saresti crollato come un sacco di patate!- sussurrò Sirius, a metà tra il divertito e il seccato. -E adesso?-
-E adesso saremmo già in piedi, se ti avessi dato retta a me. Ma non ti avevo detto di startene fermo?-
-Ci stavi mettendo una vita!-
-E' buio pesto, non so se lo hai notato. E volevo evitare di...-
-Finire per terra?- ghignò Sirius e, anche nella notte, Remus riuscì a percepire la smorfia sul suo viso.
-Quindi?-
-Quindi cosa?- gli fece eco.
-Hai intenzione di dormire sul pavimento?-
-Boh... tu come coperta sei comodo... ma alla lunga secondo me pesi. Nah, alziamoci.-
Remus sospirò ridendo piano.
-Ci vuole coordinazione qui. Quindi... ehm...-
Ma anche questa volta non fece in tempo a finire di parlare che Sirius aveva ripreso a fare di testa sua e lo stava letteralmente scalando, usandolo per fare leva e sollevarsi. Era quasi riuscito nel suo intento, quando perse l'equilibrio e ripiombò sul pavimento. Ora la situazione era invertita. Remus era sotto e aveva un gomito di Sirius nello stomaco, cosa che gli stava facendo tornare su gli innumerevoli dolci con cui si erano abbuffati poco prima.
-Dicevi?-
Remus sbuffò, riuscendo però a ridere della situazione.
-Sei un disastro...-
-Concordo... ma non dirlo in giro.-
-Che facciamo?-
-Ripeto... secondo me, un paio d'ore e ci si vede di nuovo. Ora che me ne sto sopra io... per me possiamo stare anche così.-
-Ma sei scemo?!- rise Remus. -Guarda che pesi!-
-Come sei offensivo... ci siamo appena conosciuti e già offendi! Che brutta gente...-
Remus rise di nuovo, tentando di scastrarsi.
-Mi sa che mi si è atrofizzata una gamba... me la dovranno tagliare!- esclamò Sirius melodrammatico. -E questa come la mettiamo?-
-Bah... davvero non so...-
Cominciarono a girarsi, a rotolare per terra nella speranza di trovare qualcosa a cui appigliarsi per tirarsi in piedi. Ma il risultato fu che Sirius cozzò la testa contro il ferro attorno la stufa, mandando un grido che assomigliava troppo al guaito di un cane, e Remus si ritrovò briciole ovunque, nel colletto e nelle maniche. Una cartina gli si infilò nei pantaloni, appiccicandosi al ginocchio.
Dopo dieci minuti di contorcimento, ancora non erano arrivati a nulla.
-Da quando alzarsi è diventato così difficile?- borbottò Sirius, pestando una mano a Remus nel tentativo.
-Sai, se non ci fossero qualcosa come l'equivalente di otto confezioni di Gelatine sul pavimento... almeno eviteremmo di scivolare ogni volta che ci muoviamo.-
-Eri tu quello a cui non piacevano...-
-Ma non per questo James e Peter avrebbero dovuto aprire tutti i pacchetti e lanciarle per terra!-
Sentì Sirius sospirare.
-Dobbiamo alzarci, o domani mattina quei due non faranno altro che prenderci in giro- decise. -Quindi sfodera il tuo piano più arguto perché ne ho davvero abbastanza. Sono tutto orecchi.-
-E questa volta te ne stari buono fino a che non avrò finito?-
-Giuro solennemente- ridacchiò Sirius.
-Certo... giuri solennemente di non avere buone intenzioni- gli fece il verso Remus, ghignando.
-Uh, mi piace come suona!-
-Allora, ora stattene davvero fermo e buono, ok? Forse se non ti muovi come un'anguilla sotto di me ce la posso anche fare a...-
-Lo sai che dire “sotto di me” in una situazione come questa... la buio... di notte... suona piuttosto ambiguo?- sghignazzò Sirius, beccandosi uno scappellotto.
-Merlino quando sei scemo! Vuoi alzarti sì o no?-
Sirius biascicò qualcosa che suonò molto come “suscettibile”, ma Remus lo ignorò. Aveva sonno, freddo e voleva tornarsene a letto.
Riuscì a spostare l'altro ragazzo praticamente di peso, poi fece leva sulla sua spalla e, con uno sforzo di reni, finalmente fu in piedi. In totale, quel piccolo siparietto era durato pochi minuti ma, dal fiatone che aveva e dal numero di briciole che gli caddero di dosso, gli sembrò di essere stato sul pavimento una vita e mezza.
-Ehi, eroe dei miei stivali, non ti eri mosso per aiutarmi?-
La voce di Sirius gli fece alzare gli occhi al cielo, ma un sorriso spontaneo si aprì sul suo viso. Senza dire nulla, gli allungò la mano e lo sentì stringere forte, fino a quando anche l'altro non fu in piedi. Rimasero qualche istante fermi, l'uno di fronte all'altro, immobili, i respiri affannati per le risate represse e lo sforzo. Una strana luce brillava nello sguardo di Sirius, ora Remus la poteva vedere, ora che i suoi occhi si erano abituati al buio. Ed era una bella luce, divertita e seria al tempo stesso. Una luce che diceva tutto e niente, che ti prendeva in giro e ti rassicurava solo posandosi su di te...
A pochi passi l'uno dall'altro, Remus sentì qualcosa di strano scendergli lungo la schiena. C'era stato un ragazzino che aveva conosciuto un'estate, Kyle si chiamava, che si era vantato di aver baciato una ragazza più grande di lui. Di pochi mesi, ma comunque più grande... e gli aveva detto di quel brivido che lo aveva attraversato nel momento in cui le loro labbra si erano sfiorate. Ma lui aveva baciato una ragazza, non aveva aiutato un ragazzino appena conosciuto a tirarsi su dal pavimento.
La risata sguaiata di Sirius lo fece tornare con i piedi per terra. Gli prese il viso tra le mani e gli scoccò un sono bacio sulla fronte, sorridendo quasi folle. Remus non ebbe il coraggio di chiedersi se anche lui avesse sentito lo stesso brivido...
-Mio principe, grazie di aver salvato un damigello in difficoltà- rise, saltellando verso il proprio letto a baldacchino e infilandosi sotto le coperte, dopo avergli lanciato un altro bacio.
Io non sono un principe, rifletté amaramente Remus, coricandosi su un fianco e scaldandosi un po'. Io sarò sempre la bestia...















(*) : detto da Seammus Finnegan dopo il suo Smistamento
(*): nella mia testa, Sirius sa perfettamente chi è il lupo-magiafrutta perché quando è  Grimmauld Place spesso sgattaiola fuori per giocare con altri bambini babbani.







Inathia's nook:

Ciao a tutti, mi presento: sono Inathia Len. Malata di Malandrinite acuta da anni, di recente (grazie/a causa di Tumbrl) precipitata nell'inferno della Wolfstar. Ma vi assicuro che "naufragar m'é dolce in questo mare". 
L'idea di questa raccolta è nata leggendo quella splendida di danyazzurra, "E alla fine arriva il bacio". Se non l'avete ancora letta, fatelo. E' una James x Lily tra le più belle che io abbia mai letto e lei è un'autrice straordinaria (la sviolinata non è perchè mi ha concesso di "usare" la sua storia. Queste cose le penso davvero.). Dunque, come dicevo, questa storia (che all'inizio doveva contare solo sette OS e che ora si è invece allunga a dismisura) tratterà dell'evoluzione del rapporto tra Remus e Sirius, fino alla loro relazione. Ci saranno i sette anni di scuola (con altrettanti "quasi baci") e poi ci saranno i quattro anni fino al 1981. Ma non ci fermermo lì, nossignori. Andremo oltre, con quattro OS sul 1993, 1995 (due su questo anno "particolare") e 1998, con cui concluderemo. Sarà un viaggio lungo, ma spero divertente. 
Come si legge tra i personaggi nell'introduzione, sarà presente anche Tonks e la Remus/Tonks. E' una coppia che personalmente adoro e non vedo per nulla incompatibile con la Wolfstar (e vedrete anche perché, da come verrà impostata la storia...). 
Bene, credo di essere arrivata in fondo.
AH, scema...
La frase iniziale è un verso di "Ciao amore, ciao" di Luigi Tenco. Canzone spettacolare di un cantante altrettanto spettacolare. Mi semrava adatta per la OS.
Okay, adesso siamo davvero arrivati fondo.
Per favore, fatemi sapere cosa ne pensate di questa raccolta e della storia in generale. Come dico sempre, non sono a caccia di recensioni, ma una storia che nessuno si fila (quindi mi sta bene anche che la seguiate e basta, ci mancherebbe) non ha senso di esserci.
Un bacione e spero mi scriviate/seguiate in tanti in questo viaggio,
I.L.

 

 

  
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