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Autore: Non ti scordar di me    07/03/2015    5 recensioni
In un universo parallelo, in cui Elena odia Damon da volerlo soffocare nella notte e Damon odia Elena a tal punto da volerla buttare già da un grattacielo.
Quando ricorderanno ciò che erano, i rimpianti si faranno avanti e i ricordi li renderanno nostalgici.
Da qui sorge la domanda: cosa potrebbe succedere se i due, durante una vacanza organizzata da Caroline, rimanessero bloccati in seggiovia?
Si scanneranno o impiegheranno il tempo in un'altro modo?
*
Sclero del sabato sera. Perdonatemi! ^^
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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E poi per dei motivi poco chiari ti ritrovavi in una località sciistica con i tuoi migliori amici e con Damon. Chi è Damon? Oh, Damon è quel ragazzo dai capelli corvini e occhi azzurri che si sentiva un Dio sceso in terra solamente perchè si era portato a letto più della metà della fauna femminile presente a Mystic Falls - cittadina dispersa nel mondo -.
E io, invece, sono una normale ragazza che sfortunatamente era rimasta implicata in questo progetto architettato da quella mentecatta di Caroline. Aveva già pensato a tutto quella stronzetta. Non aveva pensato a cosa implicasse avere me e Damon - due persone che si odiano a vicenda dai tempi più remoti - sotto uno stesso tetto.
Non aveva minimamente pensato che uno dei due avrebbe potuto fare una brutta fine. Quel qualcuno era Damon, perchè io, Elena Gilbert, non sarei mai uscita dai gangheri e non sarei mai sbottata apertamente davanti a quel bastardo. Era una questione di principio.
Fin'ora eravamo resistiti tanto: più di dodici ore di viaggio insieme - senza contare che il mio posto in aereo era C22 e il suo era C21 - e da più di quarantotto ore eravamo arrivati e nessuno dei due aveva ucciso l'altro.
Era un miracolo, un'eccezione. Forse saremo riusciti a ritornare integri dalla nostra 'gita'. Ancora insulto Caroline per la sua brillante idea di unire le nostre cerchia di amicizia. Oh, certo, perchè io credevo alla sua versione del 'ho voluto solamente ampliare le mie amicizie'. Più che altro io avevo interpretato le sue parole come un 'Da una vita volevo essere la scopa-amica di Klaus Mikealson'. E chi era Klaus Mikealson? Il migliore amico di Damon Salvatore, fratello di Stefan Salvatore - mio migliore amico -.
Tra noi c'era quel rapporto odio-odio che faceva uscire tutti fuori di testa. Non potevamo stare in uno stesso posto, nè stare troppo tempo uno accanto all'altro.
«Meglio per te che concluda qualcosa con Mikealson. Non dimenticherò facilmente questo colpo basso.» Le dissi fermandomi sulla neve. Courmayer era una bellissima località sciistica in Italia, ancora non riuscivo a credere che avevamo pagato così poco per un viaggio. All'inizio stentavo a credere che Caroline avesse trovato un'offerta del genere, poi mi disse che se decidevano di fare veramente quel viaggio dovevamo prenotare con un anticipo di circa sette mesi.
Perciò io ero rimasta all'oscuro della presenza di quell'idiota di Salvatore a quel viaggio per più di sei mesi. Ancora mi sembrava strano che questo piano di Caroline sia riuscito alla perfezione, era il primo che andava a buon fine ma non era il primo che metteva in  atto.
«Fidati! Siamo già a buon punto!» Trillò lei contenta. Mi sistemai meglio sugli sci. Da lontano vedevo Stefan sfrecciare sugli sci, seguito dietro dalla bionda Rebekah Mikaelson - sorella di Klaus che mi era piuttosto simpatica -.
«Pronti per la pista?» Intervenne Klaus sistemandosi meglio la mascherina. Eravamo un gruppo di otto persone di cui due oggi si erano defilate per perdere tempo in giro nella città.
«Scendiamo!» Concordai sistemando al meglio il casco. Oggi c'era il sole e non c'era niente di meglio che passare una giornata di sci col sole. La parte peggiore di quella giornata era una: Damon Salvatore respirava e la sua presenza si faceva sentire.
«Gilbert, sei troppo lenta. Non ho intenzione di aspettarti.» Ridacchiò il corvino mentre mi superava con lo snowboard e girava lentamente il corpo per compiere una curva.
Stefan con accanto Rebekah mi pregava, letteralmente, con lo sguardo di non sbottare. Sbuffai e senza dire una parola mi feci avanti con l'intenzione di fargli vedere chi dei due era quello lento.
Aumentai la velocità sugli scii facendo diverse curve larghe e a sci paralleli. La tuta rigorosamente nera - era Damon - era poco più avanti di me. Allargai la curva ancora di più e gli tagliai la strada indirizzando gli sci verso la funivia.
Dopotutto le piste italiane erano le migliori, ma quella era una delle più semplici.
Sorrisi vittoriosa e lo osservai venire verso di me con un cipiglio sul volto.
«Rimarrai sempre una stronza.» Sputò acido slacciandosi uno scarpone e trascinandosi verso la funivia. Strisciò in avanti con lo skipass e si mise in coda. Osservai dietro di me gli altri e di sicuro non avrei aspettato loro per mettermi in coda. Mi feci avanti e mi accodai accanto a lui senza rivolgergli la parola.
Non ero una bambina, potevo stare in una stupida seggiovia con una persona che odiavo.
All'ultimo momento, quando ormai eravamo lì e a breve saremo dovuti scendere sul nastro trasportatore per sederci sulla seggiovia pensai bene di farlo andare da solo.
O almeno questo era il piano, se una signora non mi avesse rivolto la parola.
«Può andare lei.» Dissi facendo un segno col capo alla donna - che aveva almeno quarant'anni -. Lei in tutta risposta ridacchiò. Mi capiva? Fin'ora avevamo incontrato molti francesi e italiani, anche qualche inglese. Ma di americani ce n'erano pochi.
«Gentile da parte tua! Tranquilla vai col tuo ragazzo. Prenderò la prossima.» Mi comunicò con un sorriso. Sgranai la bocca e gli occhi. Sinceramente non avevo mai sentito una cosa del genere, fin'ora nessuno aveva mai scambiato me e Damon per una coppia.
Era impossibile. L'odio era sempre palpabile tra noi.
Le sorrisi soltanto, provando ad essere convincente e mi feci avanti affiancando il corvino che mi rivolse un'occhiata interrogativa vedendomi lì accanto a lui.
Sbuffai e mi tolsi gli occhiali dal sole, incastrandoli nel capello bianco che indossavo. Mi sistemai al meglio i capelli che mi erano andati sugli occhi e non appena gli sportelli elettronici si aprirono scivolai con gli sci sul nastro.
«Strano vederti qui. Accanto a me.» Tuonò Damon con la voce carica d'ironia. Lo ignorai e iniziai a guardare altrove, i miei occhi caddero sul cartello posto lì vicino.
Durata seggiovia: 2 min.
Sospirai sollevata. L'avevo sopportato per dodici ore di viaggio, sopportarlo due minuti non era un problema.
Il viaggio fu silenzioso, nessuno dei due spiccicava parola. Anche se a volte lo beccavo a fissarmi con aria imperturbabile - cosa che mi fece innervosire sempre più -. Mancava scarso un minuto e deglutii, mai sentita aria così pensante in una stupida andata in seggiovia.
Ero rimasta così rigida che neanche mi ero accorta di dov'ero seduta. I posti in seggiovia erano quattro e noi due eravamo finiti ai due al centro. Eravamo uno vicino all'altro, la mia gamba sfiorava la sua e le nostre spalle si toccavano.
Cercai di far finta di non notare quella vicinanza non troppo fastidiosa e mi concentrai su alto. La mia attenzione fu catturata da un fastidioso rumore che proveniva da chissà dove tra quegli ingranaggi.
La seggiovia dopo un po' iniziò a rallentare la corsa.
Porca miseria, dimmi che non sta succedendo a me. Pensai sedendomi meglio su quell'aggeggio infernale che non si accennava a muoversi.
«Cosa succede? Perchè diavolo siamo ancora qui dopo più di cinque minuti?» Sbottai infastidita. Erano passati già diversi minuti e la seggiovia non si muoveva.
«Forse si sarà bloccata, non credi?» Alle orecchie mi raggiunse la voce fastidiosa di Damon. Meglio di così non poteva andare, bloccata su una seggiovia con la persona che più odiavo al mondo. Ovvio, tutte ad Elena Gilbert. Tutte a me.
«Fa' qualcosa, Salvatore!» Gli dissi dandogli una pacca sulla spalla e guardandolo con aria minacciosa. Dovevo scendere da quel coso al più presto e allontanarmi da quell'essere insopportabile.
«Secondo te, cosa posso fare? Sono bloccato su una stupida seggiovia con una psicopatica. Cosa ne pensi? C'è qualcosa che potrei fare, se non buttarti giù?» Mi chiese acido squadrandomi con aria da saputello. Sospirai pesantemente. Non saremo mai riusciti a comprenderci.
«Potresti farti venire qualche idea! Chiamare qualcuno! NON NE HO IDEA!» Tuonai. Non sapevo neanche perchè mi stavo agitando, o meglio lo sapevo ma evitavo di darlo a notare con quell'idiota davanti.
«Dio, ma sei così ottusa? COSA CAZZO POSSO FARE?» Gridò sbattendo la testa con fare drammatico sulla seggiovia.
«VOGLIO SCENDERE DA QUESTA COSA.» Sbottai. Mi metteva l'ansia l'altezza. Mi metteva ansia stare su una seggiovia, erano degli oggetti precari che sostenevano tante persone. Troppe persone. E ora - per motivi a me oscuri - questa seggiovia non si decideva a concludere il viaggio e mi stava salendo l'ansia.
«Chiudi la bocca. La tua voce è fastidiosa!» Mi disse. Non replicai più, sospirai ancora. Stare sull'oggetto che odio più al mondo con la persona che odio di più al mondo, era buffo.
A pensarci bene quella era la prima volta che rimanevo da sola con Damon senza i nostri amici attorno. L'ultima volta era stata più di un anno fa, ovviamente sempre per merito di Caroline. Aveva organizzato una serata insieme e sfortunatamente c'era anche Damon.
Come si era conclusa la serata? Mi ero dimenticata che il corvino era stato invitato, così avevo portato una torta di fragole ricoperta interamente di panna.
E per sbaglio ne avevo offerto un  pezzo a Damon. Alla fine della serata, era in ospedale per una intossicazione alimentare.
Risi un po' al ricordo.
«A cosa pensi?» Mi chiese. Mi girai verso di lui e inclinai il capo. Mi stava veramente chiedendo una cosa del genere? «Sorridevi come un ebete.» Continuò come sempre offensivo.
«Pensavo a quando ti ho avvelenato con le fragole.» Risi apertamente questa volta. Quando successe, Damon mi aveva urlato diverse bestemmie. Mi aveva persino giurato di rovinarmi l'esistenza e di cambiare città di residenza per scappare dalla sua furia.
«L'ho sempre detto che sei una bastarda, a mia discolpa.» Questa volta non era offensivo, l'aveva detto in tono più sciolto e con molta calma. Alzai le spalle e provai a togliermi dalla faccia quel ghigno che si era dipinto però era praticamente impossibile.
«Ti devo ricordare di quando hai appiccicato ai miei capelli una gomma?» Era successo mentre eravamo ad educazione fisica. Ero assonnata e mi ero leggermente appisolata. Mi sono risvegliata con una gomma da masticare tra i capelli.
«Ti sei vendicata bene, però.» Ridacchiò. Per sua sfortuna in quel periodo stavano ritinteggiando casa. Una parete della sua camera era diventata di una bel lilla.
«Ancora non capisco come tu abbia convinto il ragazzo a tingere veramente quella parete di lilla.» Commentò. Sorrisi malefica, io me lo ricordavo perfettamente. Mi ero spacciata per la sua ragazza, sottolineando il fatto che mi chiamassi Vicky Donovan - la ragazza che aveva a quei tempi - e che volevo quella parete lilla.
«Senti, per colpa tua, sono andata in giro con dei capelli orribili per più di un anno.» Per riparare al suo danno mi ero tagliata i miei capelli poco sotto le spalle. E pensare che avevo dei capelli magnifici.
«A me piacevano.» Disse con voce ferma. Mi aspettavo una battuta acida su qualcos'altro che non andava in me, invece stette zitto.
«Comunque non ricordavo che fossi allergico alle fragole. Non sono così cattiva.» Gli confessai mordendomi un labbro incerta.
«Mi è difficile crederlo.» Sbuffò ridendo apertamente.
«Senti, sei tu che per qualche motivo ignoto mi detesti.» Gli dissi alzando le spalle e stringendomi nel mio posto.
«Vuoi farmi credere che mi odi, perchè io ti odio? Oh, che scusa inutile.» Cantilenò. In effetti non era per quello che lo odiavo, semplicemente detestavo quello che aveva fatto. Era più grande di me di due anni. Quando avevo dodici anni mi aveva letteralmente scaricato per altre amicizie - alias quello stronzo di Klaus Mikealson - e semplicemente mi era venuto quasi spontaneo odiarlo.
«Tu, stronzo bastardo, hai preferito Klaus a me.» Proruppi dopo minuti di silenzio. Vidi i suoi occhi stringersi in due fessure.
«NO. Sei tu che non volevi più vedermi. Devo ricordarti quando mi hai esplicitamente detto di andarmene da casa tua perchè c'era Blondie con te?» Scattò sulle difensive.
«L'ho fatto perchè tu mi hai scaricato il giorno del mio compleanno la sera precedente per quello stupido film d'azione con il tuo nuovo amicone Klaus! Pensavi che ti avrei fatto entrare in casa mia per darmi gli auguri con tre ore di ritardo?» Quella me l'ero segnata al dito.
Quel grande stronzo il giorno del mio tredicesimo compleanno mi aveva dato buca per vedere uno stupido film al cinema con Klaus.
«Ero venuto per chiederti di fare una merda di passeggiata. Ti volevo fare una sorpresa, ma tu sei troppo idiota per capire.» Sbottò.
Ammutolii. Dopo quella festa non gli avevo più parlato, e se l'avevo fatto era stato solamente per offenderlo e per ricordargli che era il peggior essere umano presente sulla terra.
 «Sorpresa?»
«Stavo preparando una cosa con Klaus, gli avevo chiesto una mano. Ma tu, presuntuosa e orgogliosa, mi hai mandato esplicitamente al diavolo.» Ricordava tutto alla perfezione. «Ho perso tempo in quegli anni. Essere amico di una donna equivale a una grossa perdita di tempo!» Tuonò ancora.
«Perdita di tempo? Quando ti aiutavo con le ragazze che già allora ti interessavano era una perdita di tempo,eh?» Mi piaceva aiutarlo e per aiutarlo intendevo provare a mettere una buona parola con quella ragazzi più grandi che a volte mi presentava.
Molte di loro mi scambiavano per la sorella.
«E' stato tutta una stupida perdita di tempo. Perdita di tempo la volta in cui ti ho insegnato a nuotare, perdita di tempo la volta in cui siamo andanti in bicicletta. Ho speso sette anni della mia infanzia dietro una stupida presuntuosa.»
«SONO IO CHE HO PERSO SETTE ANNI DELLA MIA INFANZIA DIETRO UN CASCAMORTO ROMPIPALLE.» Grugnii in risposta distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
Il mio sguardo cadde automaticamente giù e persi più di dieci anni di vita quando vidi a che altezza ci trovavamo e che la seggiovia ancora non si muoveva.
Oh Dio, quanto eravamo in alto!
«Gilbert non credo che guardare...» Posò una mano sulla mia spalla. Repentinamente alzai lo sguardo e mi scrollai di dosso quella mano.
«Chiudi la bocca. Non ho bisogno dei tuoi consigli!» Lo attaccai con il respiro che aumentava. Litigare era una delle nostre specialità.
«So che hai paura delle altezze...»
«Ho detto di chiudere quella bocca. Non c'è bisogno di ricordare quando a sette anni ti confidavo i miei segreti, okay?» Lo colpii alla spalla senza un motivo preciso. Sapevo solo che avevo voglia di dargli anche un pugno in faccia senza un motivo preciso.
«Ti è passata?» Chiese ancora.
«Sembra che mi sia passata questa paura idiota?» Urlai infastidita, fronteggiando il suo sguardo. Dio, com'erano belli quegli occhi!
«Non vuoi neanche una mano! Ma che cazzo hai?» Ringhiò.
«Cos'ho? Semplicemente mi dai fastidio. Mi innervosisci tu, la tua presenza, mi infastidisce la tua esistenza. In più siamo qui, bloccati in questa seggiovia, chissà a quanti metri di altezza! Sono bloccata in questa cosa che odio con la persona che più odio sulla terra!» Continuai a urlare frasi del genere, sentendomi sempre più leggera.
Avrei potuto continuare così ancora per molto, ma Damon posò le sue mani sul mio volto e si avvicinò repentinamente alle mie labbra.
Le sue labbra erano morbide e stavano sfiorando le mie, non riuscii neanche a formulare un pensiero sensato perchè il bacio era già diventato qualcos'altro rispetto ad un semplice sfioramento.
Una sua mano si era spostata dietro la schiena e spingeva verso di sè per avvicinarmi, l'altra invece era rimasta vicino al volto si era solo spostata di poco andando a giocherellare con i capelli.
Le mie mani invece reggevano le bacchette per sciare e le stringevo talmente forte da far diventare le nocche bianche. Non credevo veramente che lo stessi baciando.
In quel momento però dimenticai ogni mio pensiero razionale e mi abbandonai al suo bacio, lasciando che la sua lingua esplorasse la mia bocca. Morse lentamente il mio labbro inferiore e mi ritrovai a gemere in silenzio.
Mi sedetti meglio sulla seggiovia e girai completamente il busto verso Damon. Non c'era un motivo particolare sapevo solamente che in quel momento quella distrazione mi serviva. Lì, su quella seggiovia, con la tetra paura di morire da un momento all'altro ci voleva qualcosa con cui sciogliermi.
E Damon...Be', non pensavo che Damon potesse fare una cosa del genere.
«Siamo quasi arrivati.» Ansimò. Alzò la barra protettiva della seggiovia e io mi ritrovai a bocca aperta: non mi ero neanche accorta che fosse ripartita.
Rimasi indispettita pochi istanti e lentamente scesi di là andando verso destra. Damon mi fu accanto con il suo snowboard e si risistemò lo scarpone.
«ELENA!» La voce di Caroline mi arrivò dritta alle orecchie. «Dio mio, non pensavo si bloccasse! Tu...tutto bene?» Ormai un po' tutti sapevano di questa paura, di sicuro però non credevo che Damon se ne ricordasse ancora.
«Sto benone.» Assicurai loro, aspettando che si muovessero.
Klaus, ovviamente, stava seguendo Caroline con un cagnolino e Stefan e Rebekah erano diversi metri dietro di noi (Stef cercava di aiutare la bionda a rialzarsi dalla neve).
Damon, nel frattempo, aveva finito di aggiustarsi lo scarpone e stava per muoversi. Sospirai e gli presi il polso bloccandolo.
Mi guardò leggermente confuso e aggrottò le sopraciglia.
«Grazie, Damon.» Dissi in imbarazzo. Era la prima volta dopo anni che mi rivolgevo a lui - ad alta voce - usando il nome e non il cognome.
Strano, ma il corvino non rispose acido e non mi ignorò. Sul suo volto non si formò quel ghigno idiota, si formò solamente uno dei suoi vecchi sorrisi.
«Quando vuoi, 'Lena
Aveva usato il vecchio sopranome.
Ora sì che la situazione stava cambiando.
 









Non ci credo di aver pubblicato questa OS - che giudico leggermente penosa - e credo che la cancellerò a breve sia perchè non mi convince sia perchè non è nel mio stile.
Non ho mai scritto di personaggi i cui loro problemi sono cose da veri adolescenti, così è uscito fuori questo obbrobrio. Magari se vi piace potrei rendere questa OS, una long su questo 'odio'.
Ci sentiamo alle recensioni (sperando che ce ne saranno).
  
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