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Autore: hussykawa    08/03/2015    3 recensioni
La 30 Days OTP Challenge tutta dedicata alla coppia Kageyama x Hinata, ovvero la KageHina.
Vedremo, tramite 30 parole ogni giorno diverse, evolversi il rapporto dei nostri bimbi bellissimi. Ovviamente compariranno anche tutti i nostri amati pallavolisti, e interverranno in particolar modo Daichi e Suga.
ACHTUNG! Ultimo capitolo a Rating Rosso. Lo inserirò solo quando saremo arrivati alla fine, in modo che tutti possiate leggere la storia.
Have fun!
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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30 days KageHina challenge

 

Ciao a tutti, sono Juoksentelisinkohan. Per chi non lo sapesse è finlandese, e significa “Mi chiedo se dovrei correre attorno senza meta”. Una frase nonsense, okay, ma mi piace come suona. E poi è finlandese, sks. Comunque volevo solo dirvi che apprezzo tantissimo il vostro supporto, davvero. Adoro questi due shemi qua, e adoro anche voi che mi leggete sia silenziosamente sia lasciandomi un piccolo commento. Ve ne sono davvero grata, aw. Bene, vi lascio al prossimo capitolo...

Have fun!

 

 

Day Two: Cuddling Somewhere

 

 

 

«Oggi c’è Hinata?» domandò Daichi a Kageyama non appena fece il suo ingresso in palestra.

«No, non è venuto a scuola... Penso abbia la febbre, a questo punto» rispose.

Il Capitano abbassò lo sguardo, pensieroso, per poi rivolgersi a Suga: «Dovremmo comunque fargli arrivare i compiti, e l’ultimo regime d’allenamento individuale...».

«Sono d’accordo» annuì Suga; «Kageyama, riusciresti a portarglieli tu per favore? Fate la stessa strada tornando da scuola, sei quello più vicino e di sicuro sei quello che ha il rapporto più stretto con Hinata. Puoi?».

L’altro ragazzo inclinò la testa da un lato: «Passerò subito dopo l’allenamento, va bene».

 

“Ma chi me l’ha fatto fare...” pensava Tobio mentre si dirigeva a passo lento verso la casa di Hinata. Non era proprio la prospettiva più felice del mondo andare a casa dell’amico in quel delicato momento. Sì, quello in cui il cuore di una persona comincia a vacillare alla vista di un’altra. Quel filo di rasoio che separa l’amicizia in qualcosa di più forte, più intenso, più necessario, un confine sottilissimo che Kageyama non aveva alcuna intenzione di oltrepassare. Ma il destino aveva piani diversi rispetto al giovane alzatore, e nulla si poteva fare per cambiare le cose.

Rimase a fissare il campanello per un paio di minuti prima di decidersi a suonarlo, e ne passarono altrettanti prima che qualcuno venisse ad aprire. Kageyama lanciò un’ultima occhiata al cielo già semi-oscurato delle cinque di pomeriggio prima di entrare definitivamente in casa.

 

«Permesso... Scusate il disturbo...» disse cortesemente, togliendosi le scarpe sull’ingresso. Per fortuna aveva un paio di calze spesse nella borsa, e se le mise per evitare di scivolare sul pavimento lucido.

Una voce bassa e gutturale che proveniva da una delle stanze di sopra lo chiamò: «E-Ehy... Kageyama...».

Il ragazzo alzò lo sguardo, salendo con calma le scale e seguendo la voce: Hinata era appoggiato allo stipite della porta, una coperta appoggiata sopra le spalle. Gli fece cenno di seguirlo in camera, dove il ragazzo si buttò a capofitto sul letto completamente in disordine.

Kageyama rimase sull’uscio, guardandolo un po’ stupito: «Mh... Sembri stare peggio di quanto pensassi» commentò, appoggiando a terra la borsa. Si avvicinò all’amico, sedendosi ai piedi del letto: «Ciao Hinata. Ti ho portato il nuovo regime, e qualche quaderno che mi hanno passato i tuoi compagni. Dove te li metto?».

Shouyo si rigirò nella coperta, mettendosi supino e cercando di avvicinarsi a Kageyama.

«N-Non lo so...» sussurrò in tono rauco, dovuto alla tosse «N-Non è il mio primo pensiero, ora... Vorrei solo smetterla di stare male e tornare a scuola...».

Tobio lo osservò: il viso era decisamente più pallido del solito, e gli occhi castano-dorati erano contornati da un paio di occhiaie profonde. Hinata tremava leggermente, la fronte imperlata di sudore come se avesse caldo, ma le gambe che si strusciavano fra di loro come a cercare più calore. In fondo un po’ lo inteneriva vederlo così debole e indifeso, al contrario del solito ragazzo rumoroso ed entusiasta.

 

«Tranquillo, non ti stai perdendo niente per quanto riguarda le lezioni... Anche noi stiamo affrontando gli stessi argomenti, ed è una vera noia. Ma posso capirti per la pallavolo: dev’essere dura non potersi allenare-» lo rassicurò Kageyama, per poi interrompersi di colpo: Hinata gli aveva faticosamente appoggiato in grembo la testa arruffata, la nuca che premeva contro la sua pancia e la guancia che si incastrava nell’incavo fra le sue gambe.

Tobio arrossì di colpo alle parole di Hinata: «H-Ho freddo... Stai qui con me, t-ti prego...» sussurrò. Teneva gli occhi semichiusi, e a tratti strizzava le palpebre come a nascondere una fitta di dolore.

L’altro non si ammalava quasi mai e non riusciva quindi a comprenderlo bene, ma sentiva che doveva in qualche modo aiutarlo alla svelta. Fece con calma scivolare le dita fra i capelli rosso-arancio di Hinata, arricciando alcune ciocche per poi riportarle dietro l’orecchio. Ogni tanto gli accarezzava piano la guancia o la fronte, scostando un paio di ciuffi dagli occhi arrossati.

Il ragazzo emise un mugolio di apprezzamento, rannicchiandosi maggiormente vicino a Kageyama e cambiando lato, in modo da poter affondare il viso nella sua camicia dell’uniforme e respirarne appieno il profumo di pulito. Tobio non sapeva bene come reagire: lentamente proseguì ad accarezzargli la testa e ad affondare le dita nei suoi capelli morbidi, soffermandosi a volte sulle orecchie piccole e delicate.

 

«M-Mi piace... hai un tocco gentile. Non s-smettere, per favore...» mormorò Hinata tossendo piano, prendendo una delle mani di Kageyama e stringendola a sé. Baciò lievemente la punta delle dita, poi il palmo e il polso, e ne annusò il profumo.

«Grazie... Mi s-sto sentendo meglio...» aggiunse, sorridendo con dolcezza e aprendo piano un occhio per guardare l’amico «Kageyama? S-Se per te non è un problema, mi abbracceresti un p-po’...?» domandò in un soffio.

L’altro arrossì ulteriormente, un po’ spiazzato: Hinata sembrava voler a tutti i costi distruggere il muro fra di loro con una dolcezza e una tenerezza estenuanti. Gliel’aveva chiesto in modo innocente, puro, com’era sempre stato, e Kageyama non si sentiva più tanto a disagio.

Non disse nulla: semplicemente, scostò piano la testa di Hinata dalle sue gambe e l’alzò, appoggiandolo piano alla sua spalla. Gli cinse i fianchi con un braccio, mentre l’altro sosteneva quel corpo tanto esile quanto forte. Lasciò che Shouyo si incastrasse alla perfezione nell’incavo del suo collo, per poi stringergli forte una mano sotto la coperta calda.

«Ti voglio bene, s-stupido d’un Kageyama...» sussurrò.

L’altro sorrise fugacemente: «Anch’io te ne voglio, Hinata».

Rimasero così a lungo, Kageyama che lo coccolava dolcemente e Hinata appisolato che si lasciava stringere e viziare con delicatezza e affetto.

Li trovò Natsu dopo un paio d’ore, abbracciati e addormentati. Non li svegliò subito.

   
 
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