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Autore: Senichi    08/03/2015    1 recensioni
Le terre di Anima ospitano numerosi esseri. Uomini, Stregoni, Elfi, Nani, Giganti. In ognuno di loro è presente una virtù maggiore, rispetto alle altre, ma anche un vizio. In questo fantastico mondo, viaggeremo insieme a Sen, un giovane alchimista, nella sua avventura intenta ad esplorare un mondo rimastogli segreto per troppi anni.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo ancora il giorno in cui mio padre prese la sua veste rossa, solito ad indossare, e si diresse verso la porta, fissando il pomello per qualche secondo. Non so perché esitò, magari ci stava ripensando rendendosi conto del male che avrebbe causato alla sua famiglia una volta superata quella porta. Nonostante ciò, poggiò la mano sul pomello, lo girò e andò via.
Non sapevo che fare in quel momento, ero solo un bambino e, di certo, chiedere a mia madre « Dove sta andando papà » non migliorò il suo stato d’animo.
« Sta partendo per un lungo viaggio », rispose con un falso sorriso e una lacrima sulla guancia . Lascia la sua mano e andai verso la porta, rimasta aperta. Vidi mio padre dirigersi verso l’uscita del villaggio di Rim, con tutti i suoi amici, che o con una stretta di mano o con una pacca sulla spalla lo salutarono.
« Torna a casa presto! » urlai, ma mio padre non si degnò di girarsi o di farmi un cenno. La cosa mi rattristì non poco. Intanto, man mano che mio padre si allontanò da casa, le lacrime di mia madre si fecero sempre più intense.
 
“ Dov’è diretto? Ha deciso di vivere nei boschi e restare lontano da tutti? Perché ha lasciato il villaggio se l’unica via per attraversare le catene montuose che circondano il nostro villaggio è stata bloccata? ”

Per anni queste domane attraversarono la mia mente, ma non riuscivo a trovare una risposta.
 
Col passare degli anni mia madre sembrava avesse riacquisito il sorriso di un tempo. Eravamo tornati come una volta. Una famiglia felice. Almeno questo fu quello che volle farmi credere. Forse non seppi legger bene gli occhi di mia madre, ma sembrava non soffrire più dopo esser stata abbandonata da mio padre o, magari, ha semplicemente cercato di trattenere il suo dolore.
Per quanto riguarda me, avevo visto mio padre solo per sei anni della mia vita, ma ciò nonostante gli ho sempre voluto bene, anche dopo che sparì per sempre dalla mia vita. Ricordo ancora le serate passate davanti a quella porta, sperando che prima o poi sarebbe tornato a casa e gli avrei detto “Ciao Papà!”, ma la gioia nell’ attendere il suo ritorno sparì sempre di più col tempo, trasformandosi in odio. Un odio così profondo che solo udire il suo nome mi mandava in bestia.
Le storie che mia madre raccontava su di lui cominciarono ad interessarmi sempre meno. Gettai tutti i suoi regali in un baule impolverato per far spazio a oggetti più interessanti. Persino il suo orologio da taschino, che decise di regalarmi, stava cominciando ad infastidirmi, perché mi ricordava tutto il tempo che ho atteso sperando che un giorno sarebbe tornato a casa. Una parte di me non voleva liberarsi di quell’ orologio, perché aveva accompagnato le più grandi avventure di mio padre. Quella parte di me non voleva dimenticarsi di mio padre, perché, nonostante l’odiassi, mi mancavano le serate quando mi prendeva sulle ginocchia e mi raccontava le sue avventure. Mi mancavano le giornate passate a giocare nei boschi con lui. Cominciai ad odiare anche me stesso a causa di quella piccola parte che non voleva dimenticarsi di lui. Alla fine non gettai l’orologio. La scusa era che mi serviva per vedere l’ora.

Adesso, però, non son qui a scrivere e, soprattutto, a lamentarmi della mia infanzia, ma per raccontarvi la storia della mia grande avventura nelle terre di Anima.
   
 
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