Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Emmastory    08/03/2015    4 recensioni
Charlotte e Melanie. Due sorelle la cui giovane vita verrà stravolta e spezzata come un fuscello quando ciò che hanno di più caro, ovvero la loro famiglia, andrà lentamente ed inspiegabilmente in pezzi. Entrambe, risulteranno molto provate dalla realtà che si troveranno costrette ad affrontare. Per loro fortuna, i loro migliori amici e l'affetto che gli stessi riversano su di loro, non le abbandoneranno neanche quando secondo il pensiero di entrambe, tutto sembrerà perduto. Disponibile anche sul mio sito www.emmastory.it
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
amore-e-dolore-mod




Amore e dolore

Capitolo I

Questa sono io


Mi chiamo Charlotte, e agli occhi di chi non mi conosce, posso sembrare, con ogni probabilità una quindicenne come tutte le altre, alta, con i capelli castani e gli occhi verdi. In realtà, come soltanto in pochi sanno, io ho un passato piuttosto complicato, e inizialmente parlarne mi riusciva difficile, anche se ora il tempo ha facilitato le cose. Nonostante questo, però, quei ricordi mi fanno ancora stare molto male. Infatti, non molto tempo fa, quando io e mia sorella minore Melanie avevamo io nove e lei sette anni, i nostri genitori hanno deciso di divorziare, dopo un alquanto burrascoso matrimonio durato quasi un decennio. Loro litigavano spesso, il più delle volte per motivi futili, e perfino davanti alle loro stesse figlie. Durante le varie liti, che scoppiavano spesso durante la cena, io rimanevo impietrita a guardarli, troppo spaventata per parlare o reagire in alcun modo. Il fatto che non andassero d’accordo dopo così tanto tempo passato insieme non mi piaceva affatto, anzi, rattristava non poco sia me che la mia sorellina, la quale, spaventata almeno quanto me dalla vista di nostra madre e nostro padre che litigavano, decideva spesso di andare a nascondersi in camera da letto a piangere, sperando che tutto sarebbe prima o poi passato e che saremmo tornati ad essere una famiglia felice. Anche se allora ero soltanto una bambina, ero comunque più grande di lei, perciò cercavo sempre di rassicurarla, in modo che la paura e lo sconforto che la pervadevano, cessassero. Fortunatamente, riuscivo a farla smettere di piangere e tranquillizzarla, ed era un bene, ma più il tempo passava, più la situazione peggiorava, fino al raggiungimento di un inevitabile punto di rottura. Dopo l’ennesimo litigio con nostro padre, decise infatti che ne aveva avuto abbastanza, che a tutto c’era un limite, e che non sopportava davvero più vivere in quel modo. Così, quando io e mia sorella compimmo io dieci e lei otto anni, nostra madre divorziò da nostro padre, tagliando finalmente i ponti con lui. Stufo quanto o forse più di lei, questo la lasciò fare. Da allora sono passati all’incirca sei anni, e ognuno di noi ha avuto tempo per metabolizzare la cosa. Difatti, oggi niente e più lo stesso, e tutto sembra essere cambiato in meglio. Io e Melanie ora abbiamo rispettivamente quindici e tredici anni, conduciamo una vita molto più tranquilla e rilassata rispetto a prima, e viviamo in un clima molto più sereno. L’unico aspetto negativo del divorzio, però, è che adesso la nostra famiglia non è più unita come prima, bensì è come se i nostri genitori avessero deciso di erigere un muro che li dividesse l’uno dall’altra, e in quanto a me Melanie, siamo continuamente costrette a cambiare casa, visto che stiamo una settimana con nostra madre ed una con nostro padre a causa della custodia congiunta dei figli, compromesso a cui i nostri genitori sono giunti dopo un processo in tribunale il giorno del divorzio. Inizialmente nostra madre non voleva che avessimo contatti con l’uomo che l’aveva ferita nel profondo, e  in un primo momento, le cose sembrarono andar bene, poiché tutte le liti, i conflitti e i diverbi erano finalmente cessati, e di conseguenza, la qualità della nostra vita familiare era molto migliorata. Sfortunatamente,la situazione non si dimostrò che temporanea, e destinata a cambiare radicalmente nel giro di poco tempo. Difatti, passati pochi mesi dal divorzio stesso, le liti ricominciarono come se non si fossero mai interrotte. I nostri genitori continuavano a litigare senza sosta, e un giorno, mentre ero nella mia stanza assieme a Melanie, sentii nostra madre che urlava al telefono. Della conversazione telefonica che stava avendo, non capii molto, essendo le parole di nostra madre, attutite dalla distanza che c’è fra la stanza mia e di Melanie e la cucina. A dirla tutta, le uniche frasi che riuscii davvero a capire furono:” Ho detto basta! Io con te ho chiuso! Smettila di infastidirmi. Sai cosa? Ci vediamo in tribunale se è questo quello che vuoi!”. Quelle frasi mi colpirono, e di colpo avvertii una strana sensazione, come se avessi appena ricevuto un pugno nello stomaco. In quel momento, ero così scossa da non riuscire a ragionare. Iniziai a pormi mille domande, andando alla ricerca del motivo di quella lite, e soprattutto perchè avesse menzionato il tribunale. Tutti i miei interrogativi trovarono risposta all’incirca la settimana dopo, in cui compresi davvero ciò che stava  succedendo. Nostra madre aveva fatto ricorso alle vie legali per far sì che nostro padre smettesse una volta per tutte di importunarla, al solo scopo di garantire a noi figlie un futuro e una vita migliore, lontano da un individuo tossico quanto lui. Ad ogni modo, per evitare ulteriori litigi e discussioni, dovette arrivare a stringere un accordo con nostro padre, secondo il quale gli sarebbe stato possibile vederci entrambe soltanto una volta ogni settimana per la sua intera durata, secondo le decisioni di nostra madre. Ad essere sinceri, l’aver dovuto affrontare il divorzio dei nostri genitori alla tenera età di nove e sette anni, è stato sia per me che per Melanie uno scoglio  duro da superare e un sentiero piuttosto impervio da percorrere. Pensandoci, è strano come delle liti prive di alcun senso possano portare alla divisione di una famiglia un tempo unita. Cose come questa, tuttavia accadono, e a volte, come in questo caso, si deve ricorrere a misure drastiche per evitare il peggio e salvare il salvabile della vita che hai con tutte le tue forze cercato di preservare. Ad ogni modo, credo e spero vivamente che i nostri genitori sappiano che io e Melanie li amiamo e li ameremo per sempre, nonostante tutto ciò che è successo.
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Capitolo II

La vita di ogni giorno


Nonostante tutto ciò che io e Melanie abbiamo passato a causa del divorzio dei nostri genitori, di cui siamo entrambe enormemente dispiaciute ancora oggi, a dispetto del tempo che è ormai andato,  siamo comunque riuscite a ritornare alla vita di tutti i giorni. Ora come ora, abbiamo ricominciato, con perfino più impegno rispetto a prima, a dedicarci alle attività che ogni ragazzina come noi compie. Un esempio palese, può essere la scuola, che frequentavamo in maniera molto più svogliata rispetto ad ora. Come c'era d'aspettarsi, anche i rapporti con le nostre amiche sono molto migliorati. Prima, sia io che Melanie eravamo spesso tristi, e la voglia di uscire in loro compagnia o semplicemente parlare con loro, scarseggiava. Adesso, invece, tutto è tornato normale. Siamo finalmente tornate ad essere le sorridenti e solari ragazzine che ogni singola persona nel vicinato conosceva. In fin dei conti, anche se i nostri genitori si sono separati e non vivono più insieme ormai da tempo, abbiamo imparato che le avversità della vita non devono in alcun modo intaccare il nostro carattere o il nostro modo di essere. Siamo riuscite a rialzarci e reagire, siamo cresciute, e sappiamo come trovare una soluzione ai vari problemi che si presentano davanti a noi. Alcune persone, che a volte si trovano davanti a gravose difficoltà, non cercano una soluzione, bensì si demoralizzano quasi subito, gettando immediatamente la spugna e chiudendosi in se stesse, aspettando invano che il problema che si risolva da sé. Sfortunatamente, questo non accade mai, poichè ognuno di noi è la persona che decide come governare la propria vita,  avendo cura di intraprendere scelte sapienti e giuste, senza lasciare che il momentaneo scoramento che si attraversa, le condizioni. Ogni persona ha una propria vita, ed è artefice della stessa, che spesso nasconde insidie, difficoltà e sfide che, per andare avanti, ed evitare di venir fermati dalla paura e dalla codardia, siamo  chiamati dal buon senso ad accettare. Inoltre, c'è da ricordare che non ci si deve mai arrendere di fronte alle avversità. Alcune delle parole con le quali mi sto esprimendo, possono in tutta onestà, sembrare forti, poiché il concetto che esprimono, è di elevata importanza, ma a me non importa. Tutto questo corrisponde al vero, quindi perchè negarlo?Un discorso del genere, tenuto con una simile terminologia, da una normale quindicenne, per quanto sofisticato, potrebbe anche tristemente e stupidamente ignorato nella sua interezza, ma ciò non va assolutamente fatto, per un motivo piuttosto semplice. Le mie sono parole vere, che visto ciò che mi è successo tempo addietro, mi vengono spontanee.  Io e mia sorella Melanie, abbiamo finalmente capito cosa significa reagire attivamente, senza nasconderci come conigli spaventati. Ora finalmente sappiamo che agire nella maniera giusta, senza decisioni affrettate, e ciò ha davvero una grandissima importanza, così come un discreto impatto sulla qualità della vita di una qualunque persona. Ancora oggi, entrambe ci fermiamo e ci chiediamo cosa ci sarebbe potuto succedere in caso contrario, se fosse rimaste ferme e inermi di fronte a una vita che scorreva e a una famiglia che si disintegrava. La situazione avrebbe sicuramente continuato a peggiorare, fino a raggiungere, quasi sicuramente un punto di non ritorno. Ad ogni modo, per nostra fortuna, non è andata affatto così, e l'evoluzione degli eventi è stata piuttosto positiva. Conoscendola, sono inoltre abbastanza sicura che nostra madre non avrebbe mai voluto separarsi dall'uomo che amava, ma al contrario ha visto la cosa come unica opzione disponibile, in quanto il dolore derivante dalle varie liti, non diminuiva mai, nonostante tutte le sue patetiche scuse, che lei non aveva in alcun modo voluto accettare. Così, il loro amore, che un tempo ardeva come un fuoco fatuo in una foresta buia, ha finito per spegnersi, finendo soppiantato e soffocato da aspri litigi, che hanno preso senza fatica alcuna, il posto del forte sentimento che teneva unita la nostra famiglia. Com'è risaputo, niente dura per sempre, neanche le cose migliori, costruite con le più rosee e positive intenzioni. Vista la mia precedente esperienza, e il passato che ho alle spalle, se qualcuno mi chiedesse cos’è per me la vita vera, risponderei  che questa è un dono meraviglioso, che va sfruttato appieno, suddivisa in tanti piccoli attimi perfetti. Il compito di decidere cosa farne sta a chi la vive, e ognuno non può che sperare di utilizzare al meglio il tempo che qualcuno più in alto gli ha concesso. Dopotutto, e stando alle parole di una mia amica, la vita è una scalata, ma una volta raggiunta la cima, la vista è sempre grandiosa. Ad essere sincera, credo fermamente che la mia amica Lindsay abbia totalmente ragione. La conosco da ormai cinque anni, e di lei mi fido, e so che non mi farebbe mai del male. Proprio per questo, ho scelto di raccontarle ogni cosa che mi riguarda, compreso ciò che ho passato.  Averla avuta accanto in quel periodo, e continuare ad averla accanto anche ora, in una situazione del genere, è stato e sarà sempre di gran conforto per me. Ovvio è che io non sia nessuno per controllare ogni sua singola mossa o decisione, ma nonostante questo spero vivamente che lei continui ad essere presente, poiché, come le ripeto spesso, lei è un’amica speciale. Molte persone avanzano varie tesi riguardo a quanto l’ausilio di un conoscente, un amico, o anche un familiare, possa essere considerato un appiglio sicuro a cui aggrapparsi per evitare di venire  sommersi dal mare di sfide che la vita propone ogni giorno, dando l'impressione di beffarsi di chi la vive. Personalmente, sono d'accordo con tali pensieri, in quanto si rivelano veritiere. Il dolore che io e mia sorella Melanie abbiamo provato, è completamente indescrivibile a parole, perciò l’unica cosa che posso affermare, è che è stata un’esperienza a dir poco orribile, essendo capitata quando eravamo entrambe semplicemente delle bambine. Non avremmo mai voluto che una cosa del genere accadesse proprio a noi e alla nostra famiglia, ma sfortunatamente, essendo al tempo ancora troppo giovani, ne io né lei avevamo alcuna voce in capitolo, e ancora non sapevamo che il semplice desiderare che le cose un giorno cambiassero, non sarebbe bastato neanche lontanamente, a far tornare le cose alla normalità. Così, ci è toccato abituarci all’idea che la famiglia si stava lentamente sgretolando. Nel profondo, sapere come stanno le cose, ci fa ancora sentire malissimo, ma tutto ciò ormai quasi non ci sfiora, essendo entrato a far parte della nostra realtà quotidiana. Ora come ora, Melanie ed io non possiamo più far nulla, ma nonostante questo, la speranza è l’ultima a morire. Forse i nostri genitori non si perdoneranno nè torneranno insieme, o forse sì, e non avendo modo di esserne sicure, Melanie ed io continuiamo a mirare il cielo e rivolgere al buio mute preghiere, attendendo la realizzazione di un desiderio che non svanirà mai.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo III
Il mondo che va avanti

Così, il tempo continua a passare, incurante dei cambiamenti che esso stesso porta nella vita delle persone. In questi ultimi mesi, è volato via da noi come un uccello verso il suo nido, con una velocità tale da non darci modo di accorgercene. Avendo quindici anni, io sono ormai diventata una studentessa di liceo, mentre Melanie, ora tredicenne, è in procinto di finire il terzo anno delle medie. Inoltre,  per scacciare i brutti pensieri legati alla nostra attuale condizione familiare, abbiamo cercato di passare più tempo possibile in compagnia delle nostre amiche, in modo da tenere la mente occupata. Un piano banale, ma che per ora pare funzionare alla perfezione. Essendo poi diverse, io e mia sorella abbiamo ognuna i propri hobby, ai quali ci dedichiamo coltivandoli con grande passione. Ad esempio, sono molto dedita al disegno e all’arte in genere, perciò ogni volta che posso, traendo ispirazione da tutto ciò che mi circonda, in particolar modo la natura, prendo in mano una matita ed un foglio di carta, e lascio che il mio estro artistico si esprima. Farlo mi aiuta a liberare la mente da pensieri indesiderati, lasciando più spazio alla concentrazione, requisito indispensabile per un’artista in erba come me. Contrariamente a me, Melanie adora la scrittura, e personalmente, credo che in questo campo abbia una sorta di talento naturale. Infatti, praticamente da quando ha imparato a scrivere, ha l’abitudine di tenere un diario, in cui annota con estrema cura, precisione, e minuzia nei dettagli, tutto quello che le accade, che si tratti di conquiste, sconfitte, problemi o altro. Alcune volte, ho avuto l’occasione di dare un’occhiata a ciò che vi scrive, scoprendo che molte di quelle pagine sono piene di parole e frasi che le ricordano momenti positivi della sua vita, fra cui, ad esempio, l’essere felice di aver quasi terminato le scuole medie, o il suo sogno di diventare dottoressa. Pensieri felici, certo, che per pura sfortuna non coincidono affatto con ciò che ho letto l'ultima volta. Ne ero completamente all’oscuro, eppure aveva preso nota di tutto ciò che le era accaduto negli ultimi mesi. Non avrei mai potuto aspettarmelo, eppure sembrava aver messo il suo stesso cuore in quel diario. Mentre scorrevo con gli occhi quei caratteri neri, che sembravano essere impressi nelle pagine, notai che aveva scritto perfino della nostra attuale situazione familiare. Non sapevo perché l’avesse fatto, così decisi di chiederglielo, e lei rispose che la scrittura l’aiutava a calmarsi, che era l’unico modo che aveva di esprimersi liberamente senza scoppiare in lacrime, e che, almeno in quel modo, sapeva che nessuno l’avrebbe mai giudicata. In quanto sua sorella, so che Melanie è una ragazza semplice, ma anche molto fragile, ragion per cui dire apertamente ciò che pensa le viene difficile, rendendola parecchio nervosa, e come se non bastasse, il nervosismo si trasforma in rabbia, e la rabbia in lacrime. Chiunque la conosca, a iniziare da me, sa che detesta piangere in pubblico. Nessuno si sognerebbe mai di giudicarla o farle del male, e tutto per evitare di ferire i suoi sentimenti, ma lei, pur sapendolo, utilizza questi stratagemmi per nascondersi dal giudizio altrui. Parlandomi, spesso mi racconta di sentirsi malissimo, quasi schiacciata da un peso enorme, che da sola non riesce a levarsi di dosso. Lei è la mia sorellina, le voglio bene, e a vederla star male, mi piange il cuore. Vorrei davvero che i nostri genitori tornassero insieme, così da poter aiutare Melanie ad uscire da questa specie di tunnel colmo di tristezza nel quale ha finito per entrare, non trovando più una via d’uscita. Vorrei davvero aiutarla, ma non so proprio cosa fare. L’unico rimedio sarebbe la riappacificazione dei nostri genitori, a cui entrambe siamo fortemente legate, ma al momento non è possibile, e questo mi preoccupa. Ero sicura che essendo ormai passati sei anni si fosse abituata alla cosa, e infatti sembrava felice e solare come al solito, ma purtroppo ora scopro che si è trattato di un'illusione. Pensandoci, tutto ciò è davvero sconfortante. Tutto questo è reale, eppure non riesco ancora a crederci. Ogni cosa sembrava essere tornata alla normalità, ogni singolo tassello di quest’intricato puzzle sembrava aver finalmente trovato il suo posto, e invece ora, i danni sembrano essersi aggravati. Certo, entrambe abbiamo avuto un’infanzia difficile, ma credevo che con il tempo tutto sarebbe cambiato, e scoprendo di sbagliarmi mi sento dentro di me un senso di impotenza, rabbia e infine di rammarico. Sono ora combattuta, completamente in balia degli eventi. Per quanto ci provi, non riesco a trovare a trovare una soluzione differente, e questo mi sconforta non poco, ma non posso lasciare che la situazione continui a peggiorare. Tento di farmi forza, ma ho davvero paura. Non so cosa succederà, non so cos’altro ci aspetta, ma sono sicura, di una cosa. Devo farmi forza, non mollare e trovare una soluzione a tutto questo. La situazione è davvero diventata insostenibile, ma io non posso lasciarmi andare, non ora. Questo perché Melanie ha bisogno di me.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo IV


L’incidente
L’inizio della giornata odierna, scandisce l’inesorabile ed inarrestabile andar del tempo, che sembra non fermarsi mai, senza concedere un attimo di tregua a nessuno. Anche se un nuovo giorno è iniziato, nella nostra intera vita non c'è neanche l'ombra di un cambiamento, e quel che è peggio, la tristezza di Melanie non sembra essere ancora svanita. Sinceramente, inizio a non sopportare più il doverla vedere in  questo stato, così, ho deciso di fare qualcosa per lei. Proprio come me, lei ama andare in bici, perciò ho pensato che una bella pedalata nella vicina campagna, potrebbe aiutarla a risollevarsi. Così, dopo aver messo nostra madre al corrente della cosa nostra madre, abbiamo preso le nostre bici e siamo partite per farci un giro. È stato davvero bellissimo. Di solito, ogni volta che andiamo in bici non ci spingiamo oltre luoghi già conosciuti o precedentemente visitati, fra cui ad esempio il parco, la casa di nostra nonna, o quella della mia amica Lindsay, tutte destinazioni facilmente raggiungibili. Stavolta, invece, abbiamo voluto cambiare i nostri piani, imboccando infatti il sentiero opposto alle nostre solite mete. Mentre pedalavamo per il sentiero, ci siamo fermate diverse volte per bere un sorso d’acqua, così da non rischiare di soccombere al caldo. Durante la nostra per così dire escursione,  riuscimmo letteralmente a vedere di tutto. Alberi, piante e fiori mai visti prima, novità che, ad essere sincera, neanch’io mi sarei mai aspettata di trovare. Ad un certo punto, ci stancammo di pedalare, così scendemmo dalle bici, decidendo poi di riposare all’ombra di un grande albero a noi vicino. Una decina di minuti più tardi, quando ci sentimmo di nuovo pronte, montammo di nuovo sui sellini, ormai decise a tornare a casa.  per tornare a casa. Pedalando, guardavo Melanie, e con la bocca e il cuore, sorridevo. Era bello vederla di nuovo felice, tranquilla e gioiosa, proprio come me la ricordavo. Cogliendomi in flagrante, lei mi sorrise 
a sua volta, e appena un attimo dopo, accadde qualcosa di inaspettato. Stavamo pedalando l’una vicina all’altra, ad una distanza tale da non tagliarci la strada a vicenda, e intorno a noi era tutto tranquillo. Sul sentiero, che ora percorrevamo a ritroso, non c’era anima viva, e tutto era calmo. Il silenzio non mancava, ma veniva saltuariamente interrotto dall'intonato canto di qualche uccellino. La passeggiata proseguiva tranquilla, e tutte e due andavamo alla stessa velocità, quando improvvisamente, vidi Melanie perdere il controllo, sterzare bruscamente e cadere dalla bici. In quel momento, il panico s'impossessò di me. Era caduta con un tonfo, ed aveva urlato di dolore, ragion per cui non potei che restare lì a guardarla, pietrificata dalla paura. Tentando di mantenere la calma, l’aiutai a rialzarsi, per poi accertarmi che non si fosse fatta male. Mantenendo il silenzio, lei non rispose, ma poi, guardandola meglio, mi accorsi che aveva una ferita alla gamba, dalla quale usciva anche del sangue. Non era una perdita copiosa, ma una volta accortasene anche lei stessa, si spaventò tanto da non riuscire a muoversi. La ferita le bruciava, e la paura non voleva saperne di abbandonarla. Eravamo ancora lontane da casa, e visto ciò che le era successo in quel momento, Melanie non era affatto in condizioni di pedalare fino a casa. Stoica, nascose il dolore e tentò comunque di farlo, ma io la fermai. La ferita che aveva, on era poi così grave, ma ero preoccupata, e non avrei lasciato che si sforzasse dopo un infortunio, anche se lieve. Continuava a ripetere che avvertiva una sensazione di bruciore, e poco dopo, notai anche che aveva difficoltà a camminare, ritrovandosi costretta a zoppicare per lenire il dolore. Avvicinandomi, le permisi di avvicinarsi e appoggiarsi a me, ma di fronte ai suoi lamenti, decisi di agire. Così, presi il cellulare dal mio zainetto, per poi comporre il numero di nostra madre e avvertirla di ciò che era accaduto.chiamai mia madre, per avvisarla di ciò che era accaduto. Per pura fortuna non era lontana, e le ci vollero all’incirca venti minuti per raggiungerci, e nel mentre, facevo il possibile per aiutare Melanie a mantenere la calma. Non sapendo cos'altro fare, le bagnai la ferita con parte dell’acqua rimasta nella mia bottiglietta, guardandomi nervosamente intorno e andando con gli occhi alla ricerca di nostra madre. Non appena arrivò, la aiutammo a caricare le bici in macchina e tornammo a casa. Durante il viaggio, nessuna di noi disse una parola, e una volta arrivate a casa, nostra madre le medicò la ferita e la fasciò stretta. Melanie iniziò a sentirsi meglio poco tempo dopo, e nel giro di tre giorni, il dolore sparì completamente. Una cicatrice prese poi il posto di quella ferita, e quasi ignorandola, lei tornò a camminare senza problemi, quasi come se nulla fosse stato. Da questa disavventura, abbiamo entrambe imparato una lezione, che ancora oggi identifichiamo come verità. Nel corso della vita, ogni persona subisce due tipi  di dolore, uno fisico e l'altro emotivo. In tutto questo, nulla di strano, ma una sola pecca. A differenza del dolore emotivo, quello fisico scompare, e le ferite si cicatrizzano sparendo dalla pelle, ma ma ciò non accade con quello emotivo, che in alcuni casi lacera le membra dell'individuo colpito in maniera a dir poco irreparabile.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo V
 
Cambio di prospettiva


In questi ultimi mesi, Melanie ed io ne abbiamo passate tante, dalla scoperta di quanto dolore lei avesse nascosto, al suo incidente con la bici, e tutto questo ha avuto un grande impatto su di me, in qualità di confidente, amica e sorella. Non avevo davvero idea che Melanie avesse continuato a nascondere il suo dolore e il suo sconforto così a lungo senza dirmi niente, senza confidarsi, e lasciando intendere che ogni cosa per lei fosse tornata alla normalità, quando in realtà non lo era. Melanie sa bene di potermi parlare apertamente di ogni suo problema, e l'ha sempre fatto, pur avendo smesso dal giorno del divorzio. Da allora, infatti, il suo unico confidente sembra essere il suo diario. Quella di annotare tutto ciò che le succede è sempre stata una sua abitudine, ma non avrei mai pensato che sarebbe arrivata al punto di non parlare più né con me né con nessuno dei suoi problemi, limitandosi a riempire pagine e pagine di un diario scrivendone. Essendo sua sorella, sono molto preoccupata per lei, poiché da quando il divorzio dei nostri genitori, si è consumato, è totalmente cambiata. È diventata molto più timida, schiva e taciturna, tanto da parlare solo e soltanto con me e con nostra madre. Ho cercato di spiegarle più è più volte che non ha nulla di cui aver paura, che può fidarsi di chi le sta attorno, e che parlare di un problema può essere il primo passo verso la sua risoluzione, ma ogni volta che ritorno su questo discorso, lei risponde asserendo che parlarne con altre persone, non avrebbe senso, poiché queste non capirebbero. Da quando la nostra situazione familiare è cambiata, precipitando letteralmente, è come se nella sua vita ci sia stato un cambio di prospettiva. Più il tempo passa, più cambiamenti noto in Melanie. In lei, tutto sta mutando, e non è davvero più la stessa. Giorno dopo giorno, continuo a chiederle perché abbia quei comportamenti,  perché sia cambiata in maniera così radicale, e vado alla ricerca di spiegazioni e risposte, non ottenendone mai. Qualcosa non va nella mia  sorellina, questo è certo, ma la cosa strana e che lei continua a dire di star bene e di essere solo e soltanto triste. Quel che è ancora più strano, poi, è che anch’io lo sono stata, ancora oggi lo sono, ma dopo sei anni di tempo, anche se il dolore è rimasto, ci ho fatto l’abitudine. usando l'indifferenza e l'accettazione come armi per difendermi. Il dolore che provo a causa di ciò che è successo, non è mai del tutto scomparso, ma al contrario, e lo vivo ancora ogni giorno, ma cercando di consolarmi, penso sempre a chi sta peggio di me. Nella vita di ogni uomo, ci sono eventi sui quai egli stesso non può avere alcun controllo, nonostante migliaia di tentativi. Pensandoci, capisco come Melanie si senta, arrivando perfino a soffrire per lei, e ben sapendo che non è mai stata così timida e schiva prima d’ora, né tantomeno il suo carattere ha mai subito cambiamenti tanto repentini. Ad ogni modo, con l’andar del tempo, la situazione va peggiorando, e i suoi comportamenti mi preoccupano sempre di più. Melanie ha sofferto molto a causa di quel maledetto divorzio, e a quanto sembra, i comportamenti che adotta sono l'unico modo che ha di dimostrarlo. Di giorno in giorno, le cose sembrano cambiare in peggio per lei, e costantemente, mi chiedo cosa ne sarà del suo futuro. Lei ancora non lo sa, ma se continua così, presto o tardi finirà per rimanere completamente da sola, ed io non voglio assolutamente che accada. A scuola, visto come si comporta, le sue amiche hanno già iniziato ad allontanarla, e tutto ciò non fa altro che ferire ancora di più i suoi sentimenti. È semplicemente incredibile. Mia sorella sta malissimo, e tutti i suoi amici la ignorano invece di aiutarla. Le serve davvero qualcuno che la aiuti, eppure nessuno oltre a me sembra essere disposto a farlo.  Evidentemente, ha cercato di mascherare il suo dolore, ma c’è riuscita solo per poco. Non riesco proprio a sopportare il fatto di doverla vedere soffrire così tanto, infatti sto cercando, per quanto mi è possibile, un modo per aiutarla, anche se purtroppo non l’ho ancora trovato. Ad essere sincera, spero di riuscirci, poichè il suo dolore non può continuare in eterno. Proteggere i più deboli è un istinto umano, che ogni persona possiede, e che è capace di riaffiorare in ogni momento. In me ad esempio, si è ripresentato da quando ho notato la sofferenza della povera Melanie. Avendo tredici anni, è più piccola di me, ed io non posso permettere che qualcuno osi ferirla o addirittura farle del male. Pertanto, ho preso una decisione, ed ora so esattamente cosa fare. Farò capire agli altri  quanto dolore stanno portando nella vita di Melanie, così che finalmente la gente smetta di prenderla in giro e lei torni quella che era, ossia, la calma ma sorridente ragazzina di sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
Capitolo VI


Un aiuto insperato

Il tempo passa, e con esso porta via giorni, settimane, mesi ed infine anni. Un altro anno è giunto al termine. Adesso, io e Melanie abbiamo rispettivamente sedici e lei quattordici anni. Siamo entrambe felici che l’anno sia finito, poiché ci sentiamo fiduciose e fermamente convinte che il nuovo anno appena iniziato, porterà una ventata di novità e buone notizie. Non ce l'aspettavamo, ma a quanto pare, la fortuna sembra già sorriderci. Ora come ora, viviamo il dolore causatoci dalla nostra situazione familiare in maniera diversa, e tutto questo non è che positivo per entrambe, ma in special modo per lei. Di recente, infatti, ha smesso di mostrare tutta quella serie di comportamenti e modi di fare anomali, che a dirla tutta  non le appartenevano. Sinceramente, lo vedo quasi come un miracolo, sorridendo al solo pensiero e sapendo che c'è solo una persona da ringraziare. La sua nuova amica Jasmine. L'ha conosciuta a scuola, e sin da allora, sembra essere tornata ad essere quella di sempre. Si sono appena conosciute, chiaro, eppure si vogliono già un gran bene, e in più trascorrono un sacco di tempo insieme. Inoltre, ogni volta che può, Melanie va a trovarla o viceversa, e avendo imparato a conoscere Jasmine a mia volta, ne sono felice. Quando sono insieme, si divertono un mondo, ma alcune volte, decidono di mettere da parte il piacere, per dedicarsi entrambe ai loro doveri scolastici, aiutandosi a vicenda. Ultimamente, il rendimento scolastico di Melanie ha lasciato un pò a desiderare, visto il modo in cui la tristezza provata in precedenza, ha influito sulla sua concentrazione, ma da quando Jasmine ha incrociato il suo cammino, ogni cosa è cambiata, stavolta in meglio. Melanie sembra finalmente ave ritrovato il sorriso, la felicità, e la voglia di vivere, che aveva ormai perso da tempo, solo perchè finalmente qualcuno ha avuto la gentilezza di tenderle una mano amica, che lei ha afferrato come un'ancora di salvezza. Stando alle sue parole, Jasmine è oltre a me l'unica persona in grado di capirla, e mentre il tempo scorre, la vedo rifiorire. Lentamente, certo, ma in modo meraviglioso, come ogni fiore che si rispetti. Essendo sua sorella maggiore, non posso fare altro che augurarle il meglio nella vita, e ad oggi non potrei essere più felice. Quello odierno, infatti, non è per niente un giorno come gli altri, bensì uno speciale, ed io lo definisco tale perché è proprio oggi, che, dopo anni passati a convivere con la solitudine e la tristezza, Melanie è finalmente riuscita a tornare a sorridere. Attualmente, ogni singolo evento nella sua vita, sta prendendo una piega all’insegna della positività. Ad essere sincera, non pensavo che a cambiare le cose per lei sarebbe bastata una semplice nuova amicizia, eppure, incredibilmente, è stato così. Jasmine, conosce bene sia me che Melanie, ed io non smetterò mai di ringraziarla per aver aiutato la mia sorellina a tornare quella che era un tempo. In una situazione del genere, l’aiuto di Jasmine può considerarsi insperato, ma tuttavia largamente apprezzato, poiché nessuno, me inclusa avrebbe mai potuto sperare in una forma d’ausilio così genuina e spontanea, arrivata fra l’altro senza alcuna richiesta.  Da giorni ormai, Melanie continua ripetere di essere felicissima di aver conosciuto Jasmine, e ad essere onesta anch’io lo sono. A pensarci, prima d’ora nessuno era mai stato così gentile con lei, e al contrario, erano in molti a deriderla e a prenderla in giro prima che conoscesse la sua nuova amica, alla quale invece, non importava nulla del fatto che inizialmente fosse poco loquace, timida e schiva. È così che sono riuscite a diventare grandi amiche. L’una ha accettato i difetti dell’ altra, senza alcun problema, e in fin dei conti, questo è ciò che conta.
 
 
 
 

 
 
 
Capitolo VII

Il diario di Melanie


Il nuovo giorno che è appena cominciato, si preannuncia essere uno come tanti altri, completamente ordinario,  anche se qualcosa, forse un sesto senso o il mio stesso istinto, mi dice che non sarà affatto così. Mi sento come se qualcosa di strano e di totalmente inaspettato stia per accadere. Non ne sono per niente sicura, anzi, spero di sbagliarmi, anche perché ho davvero un brutto presentimento. Vista la mia insicurezza a riguardo, sono convinta che solo il tempo riuscirà a dirmelo. Ad ogni modo, attualmente cerco di non pensarci, e lascio che la mia routine quotidiana continui come al solito. Stavo ascoltando della musica, con gli auricolari ben piantati nelle orecchie, e seduta sul divano di casa proprio accanto a me, stava Melanie, intenta a scrivere, come di consueto, nel suo diario. Distratta dalla musica che ascoltavo, non riuscivo a capire cosa Melanie stesse scrivendo, ma mi divertiva vederla intrecciare parole, che, combinate a questa sua specie di talento naturale, si trasformano in bellissime frasi, che lei mi permette di leggere ogni volta che glielo chiedo. Oggi però, ha lasciato che leggessi il suo diario senza che io glielo chiedessi. Inizialmente, lo trovai strano, ma mettendo a tacere tale pensiero, decisi di non badarci. Mi disse che aveva ripreso ad annotarvi i suoi pensieri, decidendo poi di lasciarmeli leggere autonomamente. Stringendomi nelle spalle, accettai, e quel che lessi durante quel pomeriggio, mi rese davvero felicissima. Scrisse, senza tralasciare alcun particolare o dettaglio, delle bellissime frasi che stavolta riguardavano me, e il mio rapporto con lei. Quando finii di leggere, mi confessò di averlo fatto perché avermi accanto durante gli ultimi tempi era stato per lei davvero confortante, poiché tutti i suoi compagni di scuola la prendevano in giro, la lasciavano spesso da sola, e non la coinvolgevano nelle loro attività. Essendomi sforzata di sorridere nonostante il dolore, non avevo provato le sua stessa solitudine con i compagni di scuola, ma ad ogni modo la capivo. Sapevo bene quanto fosse sensibile e fragile, e proprio per tale motivo, non avrei mai osato alzare un dito su di lei se non per aiutarla. La maggioranza delle frasi che lessi, erano delle vere e proprie lodi, che lei mi rivolgeva con buona fede e intenzioni genuine. Aggiunse anche che voleva che i nostri genitori leggessero il suo diario, perché lei si fidava di loro, almeno tanto quanto si fidava di me. In quel momento, non sapevo davvero cosa risponderle, ma era talmente felice ed eccitata all’idea, che per non deluderla, mi limitai a sorriderle, approvando la sua decisione. Il prossimo passo era semplice. Mostrare il contenuto di quelle bianche e immacolate pagine alle persone più importanti della nostra vita, ovvero i nostri genitori. L’unico ostacolo sul nostro percorso consisteva nella paura che Melanie aveva della loro reazione, poiché aveva  riempito le pagine di quel diario con dei pensieri davvero profondi, che nascevano direttamente dal suo cuore, prendendo poi vita grazie a una penna e a un flusso di nero inchiostro. Ci vollero un del tempo e numerosi tentativi, ma alla fine la convinsi. Per nostra fortuna, oggi nostro padre è venuto a trovarci, e la sua presenza, è l' occasione perfetta per realizzare il desiderio di Melanie. Così, dopo la cena, ci radunammo tutti e quattro in salotto, e lei si avvicinò a nostro padre tenendo le mani dietro la schiena. Voleva che il diario fosse per loro una sorpresa, questo il motivo per cui nascondeva le mani, cercando di non destare sospetti finchè non fosse arrivato il momento. Poco dopo, lo consegnò nelle mani di nostro padre, e lo invitò a leggerlo. Non facendoselo ripetere due volte, iniziò a leggere, parola per parola, ogni singola pagina del diario di Melanie. Tutto sembrava andar bene, finché lui non notò che Melanie aveva scritto anche del suo divorzio da nostra madre. Nel farlo, non utilizzò parole offensive, ma bensì tristi, attraverso l’uso delle quali, descrisse la tristezza provata a causa del divorzio stesso. Mentre nostro padre leggeva quelle righe, notai che delle lacrime, stavano iniziando a rigargli il volto. Tentò di ricacciarle indietro, ma fallì miseramente, decidendo poi di posare quel piccolo quaderno sul tavolo e abbracciare sia me che lei, con il volto ancora ricoperto di lacrime. Fatto ciò, si concesse del tempo per ricomporsi, e subito dopo si scusò in maniera sincera con tutte noi, compresa nostra madre. Chiese venia e Melanie per la tristezza e il dolore che aveva capito di averci causato, e con nostra madre per aver lasciato che dei litigi si frapponessero fra loro e il loro amore. Perdendo ogni briciolo di calma e compostezza, anche lei finì per commuoversi e abbracciare Melanie stringendola forte a sé. Fortunatamente accettò anche le scuse di nostro padre, e tutto questo lasciò presagire che ogni cosa sarebbe tornata normale nel giro di poco tempo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 



Capitolo VIII

Punto e a capo
Circa tre settimane fa, ho convinto Melanie a mostrare il contenuto del suo diario ai nostri genitori. L’idea era sua, ma inizialmente era alquanto restia a farlo, essendo spaventata dalla reazione che avrebbero potuto avere non appena fossimo andate fino in fondo. Entrambe pensavamo che mostrando loro quel diario, li avremmo in qualche modo spinti a cambiare idea circa il loro divorzio, ma a dispetto della reazione che ebbero, ho recentemente scoperto che nostra madre non ha alcuna intenzione di far tornare le cose alla normalità. Perciò, attualmente, nonostante tutti i nostri sforzi, si può dire che siamo tornate al punto di partenza, alla prima casella della plancia di un comune gioco da tavolo. Saperlo non è che avvilente, e come se non bastasse, ci rattrista moltissimo. Facendoci forza l'un l'altra, cerchiamo di non pensarci, ma è orribile sapere che gli sforzi dedicati al tentare di migliorare la nostra attuale situazione familiare, siano stati vanificati in questo modo. Abbiamo seriamente fatto del nostro meglio per cambiare le cose, ma evidentemente non ci siamo riuscite. Ad ogni modo, stando a come la penso, ciò che importa è che ci abbiamo provato, anche senza ottenere risultati concreti. Ci spiace ed è ovvio, anche se il semplice averci provato serve a consolarci. Nonostante tutto, però, continueremo a sperare che le cose prendano una piega migliore di quella attuale, poiché, anche essendoci abituate a questo tipo di vita, ossia con solo uno dei due genitori presenti anziché entrambi, la cosa fa ancora male, dispetto del tempo che è passato da allora. Sappiamo bene che alcune volte si è totalmente impotenti di fronte alle difficoltà e agli ostacoli che la vita ci pone di fronte, per cui, se hanno davvero deciso di non voler tornare insieme, stavolta ci tocca accettare la loro decisione. Dando uno sguardo al tipo di evoluzione che gli eventi hanno avuto, essa stessa è stata alquanto positiva anche se non completamente. Eravamo letteralmente ad un passo dal convincere i nostri genitori a tornare insieme, e c’eravamo quasi riuscite, eppure, forse per uno strano scherzo del destino, il piano che avevamo messo in atto ha finito per andare tristemente in fumo. In breve perciò siamo punto e a capo. Concedendomi del tempo per riflettere, mi concentro e penso, raggiungendo un'unica conclusione, secondo cui la vita a volte è davvero imprevedibile. Un attimo prima sembra che tutto vada bene, mentre quello dopo, ci si accorge che nulla va come si era pianificato in precedenza. Finalmente, ora mi spiego la ragione della strana sensazione provata sin da stamattina. In fondo, da quando i nostri genitori hanno divorziato circa sette anni fa, tra loro ha smesso di correre buon sangue, e ciò mi rattrista. Loro lo sanno, ma Melanie ed io desideriamo ardentemente che i nostri genitori appianino i loro dissapori, e tornino insieme, anche se visto come vanno le cose ultimamente, pare che il nostro desiderio non si realizzerà  mai. Tale  pensiero ci fa stare malissimo, ma nonostante tutto, né io né lei abbiamo intenzione di lasciare che questa situazione ci butti giù. Abbiamo scelto di reagire per evitare di finire nuovamente nel tunnel di tristezza, sconforto e scoramento nel quale avevamo finito per cadere, senza più trovare alcuna via d’uscita. Abbiamo già vissuto tale esperienza tempo addietro, ma da allora siamo maturate, sapendo che non vogliamo assolutamente che una situazione del genere si ripeta, poiché conosciamo entrambe le conseguenze e ripercussioni che l’eventuale ripetizione di tale esperienza avrebbe sulle nostre vite.
 
 
 

 
 
 
 
 

Capitolo IX

La confessione
Il tempo continua a passare, come è inevitabile, e con l’andar dello stesso, dei cambiamenti, a volte piccoli e quasi invisibili, altre grandi e davvero importanti, vengono portati nella vita di ogni persona. Oggi, tutto sembra andare per il verso giusto, senza alcun problema. La giornata odierna, appena iniziata, prosegue liscia come l’olio mantenendo i soliti ritmi. Ad ogni modo, alcuni comportamenti di nostra madre, che hanno iniziato ad avere luogo sin da stamattina, mi lasciano alquanto perplessa. È insolitamente taciturna, ed è tutta la mattina che evita di parlare sia con me che con Melanie. Non so perché lo faccia, ma in ogni caso, preferisco non pensarci. In fin dei conti, può essere che stia semplicemente avendo una brutta giornata, e che voglia evitare che il suo seppur momentaneo malessere abbia impatto su noi figlie. Con questa singola idea in testa, aspettai che mia madre riprendesse a parlarmi e a comportarsi come era solita fare, ma questo non accadde, e alla fine, la giornata volse al termine, ed inevitabilmente, arrivò la sera. Nostra madre stava come al solito preparando la cena, ed io la stavo aiutando ad apparecchiare la tavola. Ogni cosa in cucina sembrava tranquilla, e mentre mettevo con cura le posate e i tovaglioli sul tavolo, lasciai accidentalmente cadere una forchetta. Una volta accortamene, mi chinai per raccoglierla, ma mia madre mi fermò, facendolo al mio posto. Così, senza proteste, mi spostai e la lasciai fare. Mentre la raccoglieva, notai qualcosa che mi sembrò un graffio proprio sulla sua mano. Le chiesi come se lo fosse procurato, e lei rispose che era stata graffiata dal gatto della nostra vicina. La risposta che mi diede sembrò convincente, ma da come mi guardava capii che stava mentendo. Inoltre, conoscevo quel gatto, ed ero certa che non avrebbe fatto male ad una mosca. Amava le carezze, e per quanto ne sapevo, non aveva mai usato gli artigli su nessuno, neanche sugli estranei. Avrei voluto dirle che non le credevo, ma per evitare inutili discussioni, decisi di ingoiare il rospo e fingere. L'ora di cena arrivò lesta, e tutte e tre consumammo il nostro pasto come ogni sera discutendo animatamente del più e del meno. Dopo la cena, Melanie decise di andare a dormire, sbadigliando e salutandoci prima di lasciare la cucina. Contrariamente a lie, io non ero stanca, e salutandola rimasi lì dov’ero. Guardandola attraversare il corridoio, nostra madre appurò che Melanie fosse davvero andata a dormire, poi mi guardò, e mi disse che doveva parlarmi. Non sapevo come mai avesse deciso di farlo, ma ad ogni modo, la seguii silenziosamente fino alla sua camera da letto, dove, una volta arrivate, mi mise al corrente di una verità a dir poco scioccante. Parlando in tono serio, mi disse che il graffio che avevo notato qualche ora prima non era colpa del gatto dei vicini, bensì di mio padre. Quelle parole, ad ammetterlo, mi lasciarono confusa. Non capivo perché mio padre avesse potuto farle una cosa del genere, neanche sforzandomi al limite delle mie capacità. Vedendomi così spaesata, mia madre decise di entrare nei dettagli, spiegandomi che, in quegli ultimi tempi, la sua relazione con mio padre non era affatto migliorata come sarebbe potuto sembrare inizialmente, e al contrario, era molto peggiorata, e i litigi che derivavano dal loro cattivo rapporto, spesso finivano per sfociare in violenze fisiche e morali. Il graffio che avevo avuto l’occasione di vedere, era poca cosa se comparato a ciò che mia madre mi mostrò dopo. Non riuscivo davvero a credere a ciò che stavo vedendo, eppure sapevo bene che la vista non mi ingannava. Un altro graffio, stavolta sul collo, leggermente più profondo del primo. Non ne ero sicura, ne avevo alcuna prova, ma ipotizzai che quel mostro avesse tentato di strangolarla, ma che lei, per pura fortuna, fosse riuscita a liberarsi. Guardandomi, mi pregò di non dire nulla a Melanie, poiché sosteneva di sapere che si sarebbe spaventata. In silenzio, annuii e decisi di mantenere il suo segreto. Ad essere sincera, venire a sapere una cosa del genere mi è davvero dispiaciuto, ma era la verità, e sapevo di dovermene fare una ragione. Inoltre penso di sapere il motivo per cui mia madre ha deciso di confessare tutto ciò a me anziché a Melanie. Essendo più grande, ero più matura, e malgrado lei si fidasse di entrambe, aveva scelto me, la più ragionevole fra noi due. In tutta onestà, sono certa che parlare di un problema del genere, deve essere costato non poco a mia madre, perciò ho deciso di non farne letteralmente parola con nessuno.
 


 
Capitolo X


Decisioni importanti


Appena due giorni fa, mia madre ha deciso di confessarmi un segreto che a suo dire aveva tenuto nascosto per anni. Lei stessa infatti,  ha asserito che da qualche tempo a questa parte, mio padre, ossia il suo ora ex marito, ha iniziato a maltrattarla, arrivando anche a farle del male fisicamente. Senza pensarci due volte, mi ha anche mostrato alcune delle ferite da lui a lei inferte. Non erano gravi, ma vederle, dopo essere venuta a sapere che le aveva tenute nascoste per un così lungo lasso di tempo, è stato qualcosa di a dir poco terrificante. Sapevo bene che fra i miei genitori ultimamente non correva buon sangue, e posso affermare che mi sarei aspettata di tutto, meno che questo. La cosa è diventata ormai parte della mia realtà quotidiana, perciò, anche se mi è dispiaciuto non poco venire a saperlo, è qualcosa che ormai è successo, e le cose non possono cambiare. Melanie non sa ancora nulla dell’accaduto, il che può essere considerato un bene per lei, poiché venirne a conoscenza, di sicuro finirebbe per turbarla non poco. ad ogni modo, sia io che mia madre, sappiamo che a una di noi due toccherà dirglielo prima o poi, anche se in realtà non vorremmo affatto farlo, per evitare di ferirne il gentile e delicato animo. Ho avuto una discussione circa questo con mia madre proprio stamattina, al termine della quale, di comune accordo, abbiamo deciso che sarà lei a farlo. Mia madre non sa ancora quando lo farà, né quali mezzi utilizzerà per farlo, ma ha deciso, e lo farà, avendo cura di usare il tatto necessario a non urtarla. L'unica pecca è che Melanie ha appena ritrovato il sorriso e la felicità, e mia madre non vorrebbe rovinare il tutto. Ad ogni modo, paiono non esserci vie d’uscita, ragion per cui, è meglio farlo e sperare per il meglio. Lasceremo passare un pò di tempo, poi si vedrà. Armandoci di pazienza, abbiamo aspettato due settimane, e alla fine mia madre non ha retto, e ha deciso di dire tutto a Melanie. Per farlo, ha voluto rimanere da sola con lei, perciò io mi sono messa da parte e ho lasciato che la loro conversazione finisse, senza osare interromperle. Restando in ascolto e in perfetto silenzio, sentii un pianto provenire dalla stanza accanto alla mia. Era Melanie, che dopo aver discusso con la mamma, si è intristita ed ha cominciato a piangere. Non sopportavo vederla in lacrime, così, per aiutarla a calmarsi, la portai portata nella mia stanza e lasciai che si sfogasse. Proprio come mi aspettavo, Melanie apparve molto provata dalla conversazione, e infatti, notai che fra una lacrima e l’altra, tremava di paura. I suoi pianti non accennavano a placarsi, così decisi di avvicinarmi a lei e abbracciarla. Fortunatamente, quell’abbraccio servì da panacea contro il suo dolore, e felice, lei tornò a sorridere, anche se debolmente. Così, insieme, siamo riuscite ad aggirare anche questo ostacolo, anche se qualcosa mi dice che non è finita qui.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo XI

Grandi delusioni


Il tempo passa e continua a passare, senza mai e poi mai fermarsi. Le lancette del tempo continuano incessantemente a scorrere, scandendo rigorosamente ogni singolo attimo della vita di ogni persona. Il passare del tempo, lento o veloce che sia, porta inevitabili cambiamenti nella vita di ognuno di noi, cambiamenti che noi uomini non possiamo in alcun modo, neanche lontanamente, controllare. La vita di ogni uomo, è, come è risaputo, ricca di eventi. Questi, possono essere belli e luminosi, ma anche brutti e bui. Quest’intera settimana, è stata per me e Melanie, davvero piena, e per piena intendiamo davvero intensa e con alcuni risvolti negativi. Difatti, siamo recentemente entrambe venute a sapere da nostra madre stessa, che lei non ha la minima intenzione di tornare insieme a nostro padre dopo averne divorziato anni or sono,  in modo da far ritornare la nostra situazione familiare alla normalità. Per tutto questo, una sola ragione. Stando a ciò che lei ha confessato sia a me che a Melanie, lui la maltratta, provocandole spesso, dolore fisico. Io e mia sorella, dal canto nostro, speravamo davvero intensamente che i nostri genitori tornassero insieme e che la famiglia tornasse unita come prima, ma dopo quello che nostra madre ci ha detto, ormai sappiamo che tutto ciò non accadrà mai. Il che è una grande delusione, poiché ora siamo totalmente consapevoli del fatto che le nostre speranze sono ormai morte e sepolte, e che non c’è attualmente possibilità che il nostro desiderio si realizzi. A causa di ciò che abbiamo passato durante l’ormai scorsa settimana, una brutta esperienza di certo nessuna di noi due augurerebbe neanche al suo peggior nemico, ci siamo di nuovo intristite, e il dolore che abbiamo provato tempo prima, e che ormai avevamo dichiarato e creduto passato, è tornato velocemente a farsi sentire. Venire a conoscenza di una cosa del genere, che ci è tra l’altro, stata tenuta volutamente nascosta per anni interi, in modo tale che entrambe ne rimanessimo completamente all’oscuro, ci ha, oltre che reso entrambe tristi, fatto anche arrabbiare. Abbiamo provato questo senso di rabbia, impotenza, e alla fine, di forte rammarico. Non possiamo intervenire in alcun modo sulla cosa, e lo sappiamo entrambe, ma è proprio il profondo senso di impotenza a intristirci maggiormente. Solitamente, quando una qualunque tipologia di problema si presenta, cerchiamo subito di risolverlo, senza alcun indugio o esitazione di sorta, tuttavia, stavolta la soluzione che cerchiamo sembra essere lontana chilometri da noi. Tentiamo da tempo di evitare tale pensiero, anche se continua a ripresentarsi, senza apparente possibilità di scomparire, una volta per tutte, dalle nostre menti. Abbiamo ormai preso coscienza dell’essere totalmente impotenti di fronte alla nostra infelice situazione familiare,  e tutto questo ha un effetto alquanto negativo e indesiderato su noi due. Da ormai un intero anno, abbiamo deciso di voler abbandonare per sempre la tristezza e lo sconforto provati in precedenza, ma visto come vanno le cose, non crediamo affatto di riuscirci, e anche questa è per noi, una grande delusione.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Capitolo XII

Problemi in vista

Un’altra giornata è ormai volta al termine, ed una nuova è in procinto di iniziare. Con la tristezza che ha ricominciato a pervaderci da giorni, ora come ora, anche compiere azioni fondamentali, parte del vivere quotidiano, è per noi diventato un peso, un ingombro e un supplizio e impossibile da sopportare. Inoltre adesso, proprio quando sembrava che i problemi che abbiamo da affrontare non siano già abbastanza, ecco che un altro ha improvvisamente la sua comparsa sulla scena. Questo pomeriggio, tutto sembrava procedere normalmente, senza alcun dettaglio fuori posto. Difatti, nel soggiorno di casa c’eravamo soltanto io e Melanie, tutte e due intente a guardare un film. Di solito, quando la noia ci assale, cerchiamo ognuna un passatempo differente, e se ad esempio io decido di leggere un libro nella mia stanza, lei si mette, in tutta calma, ad ascoltare della musica. I film, però sono la passione di entrambe, perciò non è raro che all’occasione, ci mettiamo comodamente sedute sul divano a guardarne uno. Mentre ce lo gustavamo, però, tutto d’un tratto, il telefono ha preso a squillare. Avendolo sentito, sono subito corsa in cucina per rispondere, e ho fatto appena in tempo, poiché, una volta arrivata, il telefono sembrava essere sul punto di smettere di farlo, ma fortunatamente, non fu così. Al telefono, era nostra madre, che era uscita di casa da qualche ora, e aveva telefonato per accertarsi che tutto andasse bene. In casa, era tutto tranquillo, così la rassicurai su questo fronte, e poco dopo lei aggiunse che avrebbe voluto, una volta arrivata la sera, farci conoscere una persona. Incuriosita, le chiesi di chi si trattasse, ma lei preferì non rispondere, limitandosi a dire che io e Melanie l’ avremmo scoperto a tempo debito. Dopodiché, la conversazione ebbe fine, lasciandomi con la curiosità in bocca e mille dubbi nella testa. Una volta messo giù il telefono, mi avviai verso la porta della cucina, con l’intenzione di tornare in salotto. Quando mi vide, Melanie mi chiese chi avesse telefonato, e io le risposi che a chiamare era stata semplicemente nostra madre. subito dopo, mi sedetti di nuovo sul divano, tornando a guardare il film. Avevo gli occhi fissi sullo schermo da una decina di minuti al massimo, ma tuttavia, mi accorsi di non riuscire a concentrarmi su ciò che stavo guardando. La cosa mi sembrava abbastanza strana, poiché in fondo, avevo semplicemente risposto ad una banale telefonata da parte di mia madre, per cui non riuscivo in alcun modo a giustificare il mio improvviso calo di concentrazione. Poco dopo, mi misi a riflettere, e di colpo mi tornarono in mente le sue parole. In quel momento, avevo un singolo pensiero fisso in testa. Dovevo, vista la mia curiosità, trovare il modo di scoprire chi fosse la persona che nostra madre aveva così tanta voglia di presentarci. Così, iniziai a spremermi le meningi nel tentativo di capirlo, ma per mia sfortuna, non ci riuscii. Sentendomi quasi sconfitta,mi limitai a tercare di tenere la mente occupata per evitare che quel pensiero tornasse indietro, aspettando che mia madre rientrasse a casa dalle sue commissioni, visto che sapevo bene che avrei incontrato e conosciuto quella persona solo allora. Le ci vollero all’incirca due ore, ma alla fine arrivò, e sia a me che a Melanie venne concessa l’occasione di conoscere questo, per così dire, ospite misterioso. Nostra madre ci presentò quell’ uomo come un suo amico, e noi fummo felici di conoscerlo. Entrambe, pensavamo fosse soltanto un ospite, difatti, rimase a casa con noi per cena, e solo dopo, nostra madre ci disse che aveva un annuncio davvero importante da fare. Senza esitare, confessò di aver mentito sull’identità dell’ospite, che a suo dire, era per lei più di un semplice amico. Dopo aver sentito queste parole, Melanie la guardò senza capire. Avendo notato la cosa, nostra madre decise di scoprire le sue carte e spiegarsi meglio, asserendo, in tono felice e gioioso, che l’uomo che avevamo appena conosciuto, sarebbe diventato il nostro patrigno. A quel punto, Melanie le sorrise, ma io al contrario, iniziai a fissarla, arrabbiata e delusa. Ero davvero furiosa con lei. Non riuscivo a credere a ciò che aveva appena fatto. Ci aveva appena annunciato che un uomo che avevamo appena conosciuto avrebbe preso il posto di nostro padre nelle nostre vite. In quel momento, oltre che essere adirata, avevo anche il morale a terra. Le volevo bene, e non potevo negarlo, ma proprio non riuscivo ad accettare questa sua scelta. Avevo sempre voluto che le cose fra i miei genitori tornassero normali, ossia che la nostra famiglia tornasse quella che era un tempo, ma invece, non era stato così. In questo modo, un altro problema, si aggiungeva alla già lunga lista di quelli che dovevo affrontare. Il concetto di unità familiare, può essere riassunto, per come la penso, nell’amore e nell’affetto che una madre ed un padre riversano sui propri figli, ma da quando mia madre ha disgraziatamente divorziato da mio padre, ed io e Melanie abbiamo dovuto affrontarlo, questo tipo di unità non esiste più, e tutto ciò mi avvilisce, poiché tutto quello che volevo, non era altro che un nucleo familiare unito.
 
 
 
 
 


 
Capitolo XIII

La dura realtà


È ormai passato circa un mese da quando nostra madre ha presentato a me e Melanie il nostro nuovo patrigno, qualche tempo dopo averlo conosciuto. Contrariamente a me, Melanie gli ha subito sorriso, lasciandomi intendere di accettare il fatto che nostra madre avesse trovato un altro uomo con cui essere felice, e che inevitabilmente avrebbe preso il posto di nostro padre. Dal mio canto, mi sono limitata a presentarmi a lui, per poi preferire abbassare gli occhi, utilizzando la classica scusa del cellulare che aveva appena squillato e che dovevo controllare. Quella sera ho fatto buon viso a cattivo gioco, anche perché non vedevo, e non vedo neanche ora, granché di buon occhio il nuovo arrivato. Mia madre continua a dirmi che non dovrei dare giudizi così affrettati a ciò che mi accade, ma da quando ho avuto l’occasione di conoscere quell’uomo, nonostante il tempo che è passato, ancora non riesco a provare simpatia per lui. Il mio patrigno è gentile con me, ma io continuo a pensare che anche mettendocela tutta e investendo ogni grammo di forza nel provarci, lui non sarà mai e poi mai come il mio vero padre. Un pensiero egoista, certo, ma al contempo reale. Pensandoci, poi, mi accorgo che la situazione peggiora. Le decisione di mia madre non son che sue, e che io lo voglia o no, lui adesso è il mio patrigno, e ora come ora, so che le cose non cambieranno. Per anni, ho sperato in un cambiamento che in qualche modo aggiustasse le cose, ma questo non è esattamente ciò che intendevo quando ho espresso questo desiderio. Volendo però essere ottimista, credo che tutto ciò abbia un lato positivo, poiché almeno ora mia madre ha un uomo al suo fianco, anche se non proprio l’uomo che speravo lei potesse un giorno ritornare ad avere accanto a sé. Inoltre, ora la famiglia ha riacquistato un senso di unità e stabilità. Forse non quella che avrei voluto, ma nonostante questo, oggi comprendo, che invece di continuare a desiderare, devo accettare la mia vita e viverla per quella che è, prendendo le cose come vengono, e senza aspettarmi troppo dalla vita stessa. Avere delle aspettative, di per sé non è certamente sbagliato, né nulla di trascendentale, ma una cosa è certa. Si deve stare attenti a ciò che si desidera, poiché delle aspettative troppo elevate, molto spesso, finiscono per venire irrimediabilmente deluse. In fin dei conti, sapere che le cose non vanno come vogliamo, e vedere i propri sogni infrangersi in poco tempo, davanti ai propri occhi e al proprio inerme sguardo è davvero avvilente, e viste le mie esperienze, posso con assoluta certezza, confermarlo.


Capitolo XIV
La sorpresa


Ebbene, il tempo scorre lentamente, anche se a volte sembra davvero volare. Come il mese passato, ad esempio. Come ricordo, Melanie ed io abbiamo attraversato varie tempeste, e in maniera così veloce da aver avuto, a stento modo di accorgerci del tempo che passava. Giorno per giorno, la nostra routine quotidiana continua a ripetersi. La cosa, al lungo andare, ha finito per darci a noia, e nostra madre, avendolo sicuramente notato, pare avere qualcosa in mente. Quando si rende contoche qualcosa ci turba, cerca sempre di ribaltare la situazione, ravvivando, sempre in maniera diversa, le nostre giornate in modo tale che la noia passi. La mattinata odierna, sembrava praticamente uguale a tutte le altre, ad eccezione del fatto che lei continuava a sfoggiare un luminoso sorriso che le andava da un orecchio all’altro. Questo, per qualche strana ragione, confermava i miei sospetti. Le passava qualcosa per la testa, ed ora era chiaro. Solitamente, le nostre giornate iniziano con un ritmo molto più pacato e lento, perciò tali comportamenti da parte sua non sono che segni inequivocabili del fatto che avevo ragione. Mia madre stava tramando qualcosa. Non sapevo ancora di cosa si trattasse stavolta, anche se volevo davvero scoprirlo. Non volendo insistere troppo, decisi di dare tempo al tempo. La mattinata proseguì normalmente, e dopo aver fatto colazione, andai velocemente a vestirmi, poiché in circa mezz’ora, sarei dovuta andare a scuola, per cui dovevo prepararmi. Una volta fatto, salii sull'autobus con Melanie come ogni mattina, e appena arrivata, salutai le mie compagne. Seduta nel mio banco di scuola, mi assicurai di non distrarmi e di non farmi trovare impreparata, e visto che durante la giornata scolastica, non ebbi problema di sorta, essa  parve finire letteralmente in un battito di ciglia. Alla fine delle lezioni, mi affrettai per raggiungere la fermata dell’autobus, mio unico mezzo di ritorno a casa. Il viaggio non fu poi così lungo, ma per ingannare il tempo, tirai fuori dal mio zaino un foglio di carta e una matita, e iniziai a disegnare. Non lo facevo più così spesso, ma ad ammetterlo, mi distendeva i nervi. Inoltre, guardando fuori dal finestrino del bus, potei facilmente trarre ispirazione per i miei disegni. Ingannai il tempo disegnando per l'intera durata del viaggio, finché questo non si fermò e non arrivammo a casa. Una volta arrivate, io e Melanie notammo con piacere che nostra madre aveva già preparato il pranzo, quindi, ci sedemmo a tavola e cominciammo a consumare il pasto. Subito dopo, decisi di andare a lavarmi i denti, e dopo ciò di guardare la televisione. Ben presto, anche Melanie mi raggiunse in salotto, sedendosi sul divano accanto a me. Era ormai pomeriggio inoltrato, e l’orologio sul muro segnava le cinque e mezza. In circa un’ora, il nostro patrigno sarebbe tornato dal lavoro, e sia io che Melanie lo stavamo aspettando. Ad ogni modo, spegnemmo la televisione non appena il programma ci diede a noia, per poi andare nella nostra stanza e fare ognuna i propri compiti. Stavamo studiando da circa un quarto d’ora, entrambe curve sui libri, quando all’improvviso, sentimmo nostra madre che ci chiamava dal salotto. Non sapevamo cosa volesse, perciò, curiose, la raggiungemmo subito. Quando arrivammo in salotto, ci accorgemmo che il nostro patrigno era appena tornato, e guardandomi intorno, notai una scatola alle sue spalle. Incuriosita, non esitai a chiedere cosa contenesse, e mia madre si limitò a sorridere. Subito dopo, Melanie le pose la stessa domanda, ma anche lei non ottenne risposta. Poco dopo, nostra madre si avvicinò alla scatola, e la aprì. Io e Melanie, silenziose come saggi gufi, restammo a guardare, meravigliandoci di ciò che venne fuori da quella misteriosa scatola una volta aperta. Non credevamo ai nostri occhi, eppure dalla scatola in questione, era appena uscito un adorabile cagnolino. Eravamo felicissime del nuovo arrivo in famiglia ed entrambe ringraziammo di cuore li ringraziammo di vero cuore. Nostra madre lasciò che tenessimo in braccio e accarezzassimo quel batuffolo di pelo per un pò, poi ci disse che era un regalo per i traguardi raggiunti. Era ovvio che intendesse l’aver notato il modo in cui nonostante tutto io e Melanie fossimo riuscite a superare il dolore derivante dalla nostra conosciuta situazione familiare. Si riferiva anche alle tensioni createsi all’interno della famiglia stessa, che sperava di sciogliere con l’arrivo di un cane. Posso affermare che nostra madre è sapientemente riuscita nel suo intento, in quanto ora che quel cagnolino è sotto la nostra responsabilità, e che abbiamo già deciso di chiamare Buster, assorbirà sicuramente gran parte del nostro tempo. L'abbiamo appena conosciuto, eppure già sappiamo di volergli bene. Ora come ora, quella palla di pelo biondo è ancora un ingenuo cagnolino, e forse non lo sa, ma il suo arrivo in famiglia semplificherà molto le nostre vite.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
Capitolo XV
La vita con Buster

Non molto tempo fa, nostra madre ha deciso di regalarci un cagnolino. Abbiamo entrambe deciso di chiamarlo Buster. È un cucciolo di appena due mesi e mezzo, e da quando ha fatto il suo ingresso nella famiglia, sin dal primo istante, noi tutti gli abbiamo voluto bene. È un vero giocherellone, e quando corre in giro per casa, o in giardino, è praticamente impossibile stargli dietro. Averlo intorno però, ha anche i suoi lati positivi. Essendo soltanto un cucciolo, dipende in tutto e per tutto da noi, ragion per cui ci prendiamo cura di lui in modo alquanto scrupoloso, e facendolo, passiamo molto più tempo all’aria aperta. Un passatempo diverso dal solito, e sicuramente molto più salutare di restare chiuse in casa a guardare la televisione. Non abbiamo smesso di farlo, ma ci dedichiamo a tale attività molto meno spesso. Può sembrare strano, ma si dice che i cani siano lo specchio dei padroni. In completa onesta condivido questo pensiero, riportando l’esempio di Buster. Ora non è che un cucciolo, ma nonostante questo credo che sia perfettamente in grado di capire più di quanto si pensi. Difatti, è capace di carpire, semplicemente guardandomi, ogni singola sfaccettatura del mio carattere e delle mie emozioni. Se sono triste o giù di corda, si avvicina a me e mi si accuccia accanto, completando il tutto con qualche sporadica leccata. Riesce sempre, in ogni occasione a riportare il sorriso e la felicità sul mio volto, e dopo questo periodo della mia vita, fatto di continui alti e bassi, e paragonabile ad un giro sulle più alte e pericolose montagne russe esistenti, mi serviva davvero qualcosa che stabilizzasse una volta per tutte, la situazione che tuttora vivo. Anche Melanie  la vede nel mio stesso modo riguardo a Buster, infatti, da qualche giorno, ha iniziato a riempire pagine e pagine del suo diario con descrizioni, foto e disegni del nostro cucciolo fatti a mano da lei. Lei, come tutti, vuole molto bene a Buster, e si preoccupa per lui almeno tanto quanto me, prendendosene cura nel migliore dei modi. Inoltre, il più delle volte è lei ad offrirsi di portarlo a spasso o fargli il bagno, e questo è un chiaro segno di quanto lei gli voglia bene. Non vede letteralmente l’ora di invitare a casa nostra la sua amica Jasmine, in modo che possa conoscerlo, poiché è fermamente convinta che anche la sua amica finirà per volergli un mondo di bene proprio come lei. Cosi come quello con Jasmine, il legame fra lei e Buster è forte, e c’è da includere che entrambi, assieme, formano davvero una bella coppia. Lui la segue spesso, quasi come un’ombra per tutta la casa, solitamente tenendo un giocattolo in bocca. Ama passare del tempo con noi, e questo spiega il suo continuo trasportare giocattoli in giro per casa. Ci segue e li fa cadere ai nostri piedi, mugolando e chiedendoci di giocare. Ovviamente, anche noi gli vogliamo bene, ed è inutile ripetere che da quando è arrivato in famiglia, la nostra vita ha finito per venire migliorata e semplificata. Difatti, ogni singola tensione o pressione precedentemente esistenti nella nostra famiglia è seppur lentamente, scomparsa, lasciando il posto a una vita familiare più sana, felice gioiosa, anziché a una grigia, difficile e malinconica.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo XVI

L’apparenza inganna

È passato un bel pò di tempo da quando nostra madre ci ha permesso di tenere in casa il nostro nuovo cucciolo Buster, che proprio oggi, compie sei mesi. Questo tempo sembra essere letteralmente volato via, e sfuggitoci dalle mani come sapone. Facendo un passo indietro e pensandoci, sembra davvero ieri che quell’adorabile palla di pelo sia entrata nelle nostre vite, iniziando a far anche, parte della famiglia. Quando l’abbiamo adottato da un vicino canile, non conoscevamo il suo passato o la sua storia, ma di recente, dopo una visita di controllo dal veterinario, abbiamo scoperto che nel nostro Buster scorrono sia sangue di golden, che di labrador retriever, e che quindi è un incrocio fra queste due razze canine. In famiglia, siamo tutti contenti di averlo scoperto, ma anche se non l’avessimo mai saputo, a noi non sarebbe importato. In fondo, quel che conta, è l’affetto che ci lega a lui, lasciando perdere il resto, e facendo passare tutto, in secondo piano. In fin dei conti, non importa per niente il fatto che Buster sia o meno un cane di razza pura, poichè quel che a noi interessa è averlo accanto come amico leale e fidato. Più Buster cresce, e più ci sorprende. Qualche giorno fa, infatti, mentre io e Melanie lo stavamo portando a passeggio, a lei è scivolato dal polso l’orologio che portava, ma lei non sembrava essersene affatto accorta, e onestamente, neanche io. La passeggiata proseguiva fluida, come di consueto, ma ad un certo punto, Buster decise di fermarsi, sedersi, e rifiutare di continuare a camminare. Né io né mia sorella riuscivamo a capirne il perché inizialmente, così rimanemmo ferme per qualche minuto. Poco dopo, notammo che Buster sembrava essersi leggermente innervosito, difatti, non voleva avanzare, ma bensì continuava a stare fermo, tirando, di tanto in tanto, nella direzione opposta rispetto alla quale ci stavamo muovendo. Visto il suo continuo opporsi, decidemmo di assecondarlo, seguendolo. Dopo all’incirca una ventina di metri, vidi Buster abbassare la testa per qualche secondo, dopodiché rialzarla come se nulla fosse accaduto. Guardando meglio, mi accorsi che aveva qualcosa in bocca. Incuriosita, mi avvicinai, e continuando a guardare, mi accorsi che teneva stretto fra i denti l’orologio di Melanie. Evidentemente, doveva essersi accorto che le era caduto camminando, decidendo di prenderlo e restituirglielo. Dopo essersi ripresa l’orologio, Melanie diede un buffetto al cane, e subito dopo ci avviammo in direzione di casa nostra. Una volta arrivate, restammo in giardino a giocare con lui fino al calar del sole. Ad essere sincera, quel che era successo durante quella passeggiata, mi aveva  sorpreso. Sapevo che Buster era un cane intelligente, ma non avrei mai pensato che sarebbe stato capace di fare una cosa del genere, poiché in fondo, nessuno di noi gliel’aveva mai insegnato. Come le persone, anche gli animali sembrano avere delle specie di predisposizioni, dei talenti innati e naturali, e quello di Buster, sembra essere aiutare le persone che gli stavano intorno. Come ripeto, non avrei mai pensato che il mio cucciolo fosse stato capace di raccogliere spontaneamente un oggetto dalla strada, senza che tale azione gli venisse richiesta ma nonostante l'iniziale sorpresa, ho scoperto che il mio cucciolo, tanto pestifero quanto adorabile, è anche parecchio generoso e altruista, che da senza chiedere nulla in cambio, se non una carezza, quindi, come recita il vecchio adagio: “l’apparenza inganna”.
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Capitolo XVII

Ancora problemi

Di secondo in secondo, il tempo passa, e i secondi pian piano si trasformano in minuti, i minuti in ore e infine le ore in giorni. Così, lentamente ma inevitabilmente, sono passati altri tre mesi, che sappiamo non torneranno più. La nostra vita continua senza problemi, ma non credo che tutto ciò durerà a lungo, quindi mi godo la calma prima della tempesta. Oggi, a distanza di due mesi dall’ultima volta, nostro padre è venuto a trovarci, e sia io che Melanie eravamo felicissime di vederlo dopo tutto quel tempo. Ovvio era che lo fosse anche lui, ma i saluti non durarono molto, poiché ci disse subito che doveva parlare con nostra madre di una cosa davvero importante. Per lasciarli da soli, e permettere loro di parlare in tutta tranquillità, decidemmo di andare entrambe nella nostra stanza. Appena arrivate, iniziammo subito a sentirli litigare. Non riuscivamo a capire nulla di quello che si stavano dicendo, ma utilizzavano toni accesi, il che significava che una delle loro solite liti era in corso. Tutto ciò, ovviamente, era tutt’altro che un bene. Più il tempo passava, peggiore si faceva il litigio. Ad un certo punto, notammo che perfino Buster, che era insieme a noi nella stanza, sembrava essere terribilmente spaventato dalle urla dei nostri genitori. A riprova di questo, se ne stava accucciato sotto il letto al buio, mugolando per la paura. Inginocchiandomi, lo invitai con un gesto della mano a uscire dal suo nascondiglio, e fidandosi, si lasciò accarezzare, per poi leccarmi una mano come era solito fare. Avendo quasi raggiunto l'età di un anno, si avvicinava sempre di più all'età adulta, e malgrado il suo essere leggermente fifone, ero certa di una cosa. Era al nostro fianco, e tutto sarebbe andato bene. Ad ogni modo, il loro diverbio durò per ben venti minuti, minuti che, per noi sembrarono interminabili. Alla fine della lite, sentimmo la porta di casa venire violentemente sbattuta. Non avevamo la minima idea di cosa stesse succedendo nel salotto di casa, né tantomeno riuscivamo ad immaginarcelo. L’unica cosa certa, in quel momento, era che quella era forse la più violenta, la peggiore di tutte le loro liti. Dopo circa due ore, arrivò il momento di cenare, e dopo la fine della cena stessa, mia madre mi condusse in camera sua, dicendo che doveva di nuovo parlarmi. Come la scorsa volta, si assicurò che Melanie fosse già andata a dormire, prima di cominciare il discorso che voleva farmi. Non le diedi il tempo di iniziare a parlare, infatti le chiesi subito cosa fosse successo poche ore prima nel salotto di casa. Lei non esitò nel rispondere, e mi disse che nostro padre era venuto a trovarci per scusarsi con lei di tutti gli errori precedentemente commessi, che lei non aveva accettato le scuse che le erano state offerte, e che l’inizialmente pacifica discussione, era degenerata in lite. Mia madre è dell’idea che mio padre non riesca ad accettare e metabolizzare il fatto che lei si sia sposata con il mio patrigno, e vorrebbe, a modo suo, far tornare tutto alla normalità, ma dopo tutto quello che ha passato per mano sua, non è minimamente intenzionata a farlo. Personalmente, approvo la sua scelta, poiché so che il ritorno di mio padre nella nostra vita quotidiana significherebbe soltanto una cosa, ossia problemi. Mia madre, ha sempre asserito di amare mio padre, ma a quanto sembra, ora l’amore che un tempo provava per lui, ha finito per scomparire definitivamente, svanendo come fumo. È da molti risaputo che al cuore non si comanda, e che una certa concatenazione di eventi nella vita di una persona, possono condizionare le scelte future della persona stessa. Un esempio lampante di tutto questo, è rappresentato, per l’appunto, da mia madre. Durante la sua vita, ha amato, è stata ferita, e non pensava di poter mai ritornare ad amare di nuovo, almeno fino a quando, nella sua vita non si è presentato il mio patrigno, persona che ad oggi ama, e di cui si fida ciecamente. Il matrimonio viene generalmente definito un sacro vincolo, un legame indissolubile, ma tale unione può essere spezzata solo se uno dei due coniugi non trova la felicità che ricerca all’interno del matrimonio stesso, proprio come nel caso di mia madre. Lei, poco tempo prima dell’effettivo divorzio da nostro padre, non faceva altro che arrabbiarsi con lui e lamentarsi delle continue liti e dei continui diverbi che avevano finito per caratterizzare la loro quotidianità, e questo spiega il perché del divorzio come conclusine del loro rapporto. Visto come tempo addietro andavano le cose fra di loro, e considerato il progressivo e continuo deterioramento della loro unione, il divorzio sembrava essere l’unica possibilità, colta al volo da mia madre, che non sopportava più un’unione costellata di conflitti, liti e diverbi. Si sa che ad ogni cosa c’è un limite ben preciso, e mia madre, dopo aver deciso che nostro padre l’aveva superato, ha deciso di divorziare da lui per porre fine alle continue e costanti ostilità che al tempo c’erano fra loro. Recentemente, mio padre sembra aver decisamente aperto gli occhi riguardo ai suoi errori, errori che però mia madre non ha la minima intenzione di perdonare, poiché tutto ciò che ha dovuto andare incontro, è solo colpa sua, perciò, dal canto suo, la solitudine è ciò che mio padre si merita. Per quanto pentito possa essere, e per quanto male si senta ora, anche a mio parere, quel che le ha fatto è letteralmente imperdonabile. Mia madre si era fidata di lui, ma ora ha finalmente capito di aver riposto la sua fiducia nella persona sbagliata, ossia, in un uomo come mio padre, che l’ha illusa e irrimediabilmente ferita. Essendo sua figlia, sono felice che mia madre sia riuscita a lasciarsi tutta questa storia alle spalle, decidendo, seppur dopo un lungo lasso di tempo, di voltare pagina, e aprire un nuovo capitolo nella storia della sua vita. Perciò, quel che ora attende tutti noi, è un prosieguo della nostra vita molto più luminoso e pieno di speranze e opportunità. Ossia nettamente migliore rispetto a prima.
 
 
 
Capitolo XVIII
Positività


Circa un mese fa, nostro padre è tornato a trovarci, e la sua visita non è stata ben vista da nostra madre. Noi eravamo felici di vederlo, ma lei no. Questo perché la sua visita ha finito per trasformarsi, per l’ennesima volta, in una furiosa lite. La loro, avrebbe dovuto essere una semplice discussione riguardo al pentimento di mio padre circa ciò che mia madre è stata costretta a passare a causa sua, difatti, mio padre non voleva fare altro che tentare di scusarsi con lei e chiedere perdono. Ad ogni modo, la discussione stessa è degenerata, ed entrambi hanno finito per litigare. Mia madre, alla fine ha rifiutato di perdonare mio padre, cacciandolo di casa. Da allora, mia madre e mio padre hanno definitivamente chiuso i rapporti, e hanno tagliato i ponti l’uno con l’altra. Non intendono avere alcun tipo di comunicazione, questo per il semplice motivo consistente nel fatto che mia madre ora è felice, essendo ormai sposata con il mio patrigno. Da quando loro due sono insieme ufficialmente, una ventata di positività è entrata nelle nostre vite. Finalmente, la nostra vita familiare non è più caratterizzata da liti e diverbi, bensì da gioia e letizia giornaliera. Sapere che io e Melanie non dovremmo più star male a causa dei continui litigi ormai appartenenti al passato, ci rende davvero felici. Ora come ora, la nostra famiglia è di nuovo unita e felice, proprio come sia io che Melanie sognavamo da anni. Io e lei abbiamo difatti sempre sperato che ogni singola cosa nella nostra vita familiare tornasse alla normalità, e così è stato. Anche se per la realizzazione del nostro desiderio, ci sono voluti anni, la cosa non ci importa minimamente. Alla fin fine, quel che avevamo ardentemente voluto, è successo. Le cose sono finalmente tornate normali, e la nostra situazione familiare si è finalmente stabilizzata. Si è finalmente detto addio alla tristezza, ai problemi, e ai litigi, proprio come se nulla fosse mai successo in tutti questi anni. È a dir poco fantastico sapere che finalmente, dopo tutto questo tempo, le nostre preghiere siano state ascoltate, e che il cambiamento che da tempo bramavamo,  sia finalmente avvenuto. All’inizio, io e mia sorella pensavamo che questo tipo di cambiamento non sarebbe mai potuto avvenire, e c’è da ammettere, che a momenti, ci lasciavamo letteralmente andare, facendo sì ce lo sconforto e lo scoramento contro il quale lottavamo da tempo, ricominciasse, ancora una volta, a pervaderci. Tempo addietro, lasciavamo che il dolore e la tristezza prendessero totalmente il sopravvento su di noi, senza fare nulla per evitarlo, poiché la stessa tristezza, ci impediva di farlo. Spesso ci sentivamo deboli, sole e senza speranza, ma fortunatamente, tutto ciò ora appartiene al passato, ed è tutto finalmente volto al termine. Ora come ora, sentimenti come la gioia, la felicità, l’amore e la letizia, regnano sovrani sia in casa che nella nostra vita. Adesso che i nostri problemi sono finalmente finiti, e non torneranno mai più indietro, tutti noi, in famiglia, siamo pronti a fare un passo avanti, dimenticando, e lasciandoci alle spalle, tutte le nostre ormai passate sventure. La gioia che ognuno di noi prova a riguardo, è letteralmente indescrivibile, difatti non si trovano parole per farlo, e possiamo, tutti quanti indistintamente affermare, che la fine dei problemi è arrivata. Presto ricominceremo a vivere la nostra vita appieno, nel migliore dei modi, sfruttando tutte le opportunità che essa stessa ci riserva. Sono in molti, coloro che credono, seppur sbagliandosi, che la felicità sia dietro ogni angolo. Sfortunatamente, come ripeto, tali persone si sbagliano, poiché la felicità non è qualcosa di innato, che si possiede sin da subito, ma bensì qualcosa che va conquistato, lottando con tutte le proprie forze. Nella vita niente è dovuto a nessuno, e come è risaputo, per essere felici, ci vuole coraggio. La nostra intera famiglia ne ha passate tante in tutto questo tempo, ma malgrado tutto, è sempre, in ogni singola occasione, riuscita a risollevarsi, nonostante la miriade di difficoltà e insidie che ha dovuto affrontare. Anche se a volte, noi come famiglia, avremmo davvero voluto gettare la spugna, non l’abbiamo fatto, abbiamo avuto fede, abbiamo continuato a sperare e ad avere fiducia in noi e nelle nostre capacità, quindi, è proprio grazie al nostro coraggio e alla nostra forza d’animo se siamo arrivati a questo punto. Dopo migliaia di tentativi, abbiamo, tutti insieme, finalmente riconquistato la felicità un tempo perduta, ed ora che l’abbiamo ritrovata, non la lasceremo andare, non dopo tutto quello che abbiamo passato nella speranza di riaverla. Spesso abbiamo avuto paura di non riuscire nel nostro intento, ma abbiamo tenuto duro, e insieme, ce l’abbiamo fatta. Siamo riusciti a riconquistare la felicità, e di certo non permetteremo, per nessuna ragione al mondo, che quello per cui ognuno di noi ha lavorato per anni, venga portato via. Questo perché perderla, e venire conseguentemente sopraffatti da una spirale di tristezza, dalla quale non siamo riusciti ad uscire pur avendoci provato per anni interi, è stato qualcosa di davvero orribile. Al contrario, essere finalmente consapevoli del fatto di aver ritrovato, dopo anni di infruttuose ricerche, la felicità che un tempo credevamo di aver letteralmente perso per sempre, ci rende tutti, indistintamente, davvero molto gioiosi. Adesso sappiamo che tutti i problemi dai quali eravamo afflitti in passato, sono finiti, e questo, per una famiglia come la nostra, può significare solo e soltanto una cosa. Siamo finalmente arrivati alla fine della battaglia che combattevamo da anni, la tempesta che abbiamo attraversato, si è finalmente placata, e ora, sappiamo di essere pronti a ricominciare la nostra vita per quella che è. Anche se la vita stessa può avere dei lati negativi, essi stessi diventano insignificanti, se ci si arma di coraggio e forza di volontà. Proprio come noi, rimanendo uniti, abbiamo fatto. Finalmente siamo sicuri di una cosa: siamo, nonostante tutto, arrivati alla fine del dolore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo XIX
Sogno e realtà


In molte occasioni, quello che ci accade durante la vita, ci appare troppo bello, o troppo brutto per appartenere alla realtà, per cui capita spesso di desiderare o pensare che quel che succede non sia reale, anche se lo è. Durante la vita, nessuno si aspetta di soffrire, eppure, presto o tardi, ma non per propria sfortuna, la sofferenza finisce per essere parte della vita di ognuno di noi. Il dolore e la sofferenza che la nostra famiglia ha dovuto affrontare, nel corso degli anni, è stato immenso, poiché proprio quando ci rilassavamo, tiravamo un sospiro di sollievo, pensando che il peggio fosse finalmente passato, ci accorgevamo, a malincuore, di esserci illusi, visto che un problema sempre nuovo e difficile da risolvere, faceva  la sua comparsa sulla scena. A causa di ciò, finivamo per demoralizzarci, e tornare al punto di partenza. Ci sentivamo sempre tristi, e spesso ci sembrava che le nostre disavventure non avessero letteralmente mai fine. Per nostra fortuna, non è stato affatto così. Difatti, a dispetto di tutte le volte in cui abbiamo pensato il contrario, siamo riusciti a stringere i denti e ad andare avanti, incuranti di tutte le difficoltà. Tutto questo, per un alquanto semplice motivo, ossia perché eravamo consapevoli del fatto che, se ci fossimo lasciati andare, la nostra situazione familiare non sarebbe mai cambiata, e nessuno di noi, a iniziare da me e mia sorella Melanie, sarebbe mai riuscito ad imparare una preziosa lezione. Si vive per imparare, e ogni volta che la vita ci fa sentire tristi, e dalla tristezza stessa veniamo letteralmente buttati giù, ci si deve rialzare e riprovare, facendo un ulteriore tentativo, così da riuscire nel proprio intento, così che l’errore che si è fatto in precedenza, e ci ha costretto a fermarci, non venga mai più ripetuto. La nostra vita, è stata un continuo susseguirsi di errori, battaglie, vittorie e sconfitte, ma siamo felici di viverla nonostante tutto quello che abbiamo passato.  La vita è meravigliosa, ed è decisamente troppo breve per essere sprecata fra rinunce e rimorsi, poiché essa stessa, data la sua brevità, va vissuta appieno e nel migliore dei modi, cercando di raggiungere, magari non tutti, ma perlomeno la maggioranza dei propri obbiettivi, poiché se non lo si fa, un domani ci si potrebbe svegliare e realizzare che è troppo tardi. In conclusione, non ci si deve mai e poi mai dimenticare, che nella vita ci sono molte cose che vanno assolutamente evitate, fra cui ad esempio, vivere nel dolore.
 
 
 

Rieccomi con la seconda delle mie storie. In questa, due adorabili bambine perdono uno dei genitori dopo il loro divorzio, ma riescono comunque a dimostrare la loro forza d'animo. Il dolore le ha segnate profondamente, e sperando che la storia abbia incontrato i vostri gusti, gradirei conoscere le vostre opinioni.
 
 

 
 

 
 
Emmastory :)
 
 
 
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Emmastory