You are under my skin
Dal
basso della propria posizione Aramis ammirava gli
angoli di quelle labbra piene piegarsi in un sorriso, ogni qualvolta la propria
barba, un bacio dopo l’altro, pizzicava l’epidermide sottile. La risata era
solita finire in sospiri, elevati in un’antica lingua che Anne non aveva più
utilizzato sin dal proprio arrivo in quel paese straniero, fuorché nella mente,
quando pensava al moschettiere ai propri piedi.
Persino
sognare su di lui rappresentava tradimento, così Anne cercava ogni via, ogni
tortuoso sentiero, perché nessuno potesse giungere ad Aramis
– al suo caro, amato e coraggioso eroe. Diveniva nuovamente Anne, quella
fanciulla strappata troppo presto alla propria infanzia e gettata tra le
braccia d’un uomo che mai l’avrebbe realmente amata.
Aramis cancellava ogni singolo doloroso
ricordo con il rumore umido dei propri baci. Stringeva la coscia nuda tra le
mani, ripetendole sino allo sfinimento quanto fosse bella, la voce arrochita
non soltanto dal piacere e dal fiato corto. Mai provava a sedurla, ne ammirava
la sola bellezza – nessuna donna mai era apparsa così meravigliosa ed eterea
agli occhi dell’uomo, ed ella era sua. Sotto i polpastrelli callosi delle dita,
le labbra spaccate dal freddo a cui solitamente era esposto ed alla ruvidezza
delle sue parole.
La
pelle di Anne era seta tra le sue mani.
Vi
avrebbe potuto perdere delle ore, toccandola prima di portarla alla bocca,
raccontandole quanto il suo solo pensiero lo sfiorasse là fuori, tra gli
ardenti colpi di moschetto e le dure parole da uomini.
Avrebbe
voluto dirle che lei, lei sola rappresentava un porto sicuro, in quella vita;
invece Aramis si limitava a prendere le labbra di
Anne contro le proprie, ingoiando l’amore che lo riempiva.
Anne
lo osservava in quegl’attimi, trattenendoli poi a sé come il più prezioso dei
tesori quando la vita tornava alla quotidianità, e gli abiti divenivano
pesanti. Non indossava più coperte di stoffa grezza che si modellavano contro
le proprie nudità, o la pelle di Aramis – quando tornava
ad essere regina, Anne veniva consolata solamente da quel caldo ricordo che
erano la voce ed i tocchi del moschettiere, sino alla prossima visita, sino al
prossimo sogno.
Mai “ti amo” tra loro venne pronunciato, eppure – eppure aleggiava nell’aria, unitamente ai loro sospiri.
N/a: non è nulla di
che.
Ultimamente
amo questa ship oltre ogni dire, è solamente un
desiderio utopistico che, per qualche ora, Anne ed Aramis
possano essere felici. Insieme.