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Autore: AlyaBlack    09/03/2015    0 recensioni
"-Cosa c’è fuori, Lele?-
Lui sorrise, baciandole la fronte: -Le luci delle fate, peste.-
-E di che colore sono?-
Tornano Gabriele e Silvia, i due fratelli di "Viola."
Wish U Like,
Alya
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Silvia&Lele'
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Silvia era seduta sul davanzale della finestra, lo sguardo vuoto fisso verso fuori. Quando Gabriele entrò in salotto, si bloccò sulla soglia, timoroso di distrarre la sorella dai suoi pensieri.
-Ti ho sentito, Lele. Vieni pure.- La voce della piccola era allegra, come sempre. Sembrava quasi che nulla potesse turbarla.
-Ciao, peste.- disse il giovane, sorridendo. –Che fai?-
-Cosa c’è fuori, Lele?-
Gabriele era ormai abituato al vizio della sorella di rispondere ad una domanda con un’altra. Lo faceva spesso, come se volesse nascondere il mondo che si creava dietro quegl’occhi bui.
Si voltò verso la finestra, osservando il panorama. Il loro giardino era piccolo, ma curato: i cespugli di rose crescevano addossati alla siepe, facendo bella mostra dei loro primi boccioli, mentre il prato verde cominciava a coprirsi di margherite e denti di leone. Il tempo era stato clemente, fino a quel mercoledì di Novembre, ma ora un manto di nuvole grigie ricopriva il cielo, lasciando visibile solo la linea dell’orizzonte. Ed era lì che quella sera splendeva il sole, tingendo le nuvole di magenta e ocre, di giallo canarino e rosa confetto. Era come se cielo e terra si stessero amando, creando una sinfonia di tempere.
Millenni di storia prima di quell’istante, e proprio lui era stato scelto per ammirare quello spettacolo che si rinnovava ogni sera, sempre nuovo. E Silvia non poteva goderne.
E pensare che era merito suo se si era fermato ad osservare lo spettacolo del sole che calava all’orizzonte.
Si voltò verso la piccola, con gli occhi umidi per quella consapevolezza straziante.
-Vuoi sapere cosa c’è fuori?- Chiese, dubbioso. Ad un cenno affermativo della sorella si convinse.
-Fuori c’è il mondo. Un mondo triste e grigio, pieno di palazzi e persone troppo prese dai loro impegni per pensare che ci sia altro che loro, al mondo. Ci sono macchine rumorose che sfrecciano su chilometri di asfalto nero, creando ingorghi e sporcando l’aria. C’è gente che finge di essere qualcosa che non è, per nascondere i suoi futili problemi ad un mondo che non se ne cura minimamente. E sai perché? Perché hanno paura che qualcuno possa amarli comunque e tenti di aiutarli. L’uomo è una creatura strana, Silvia, che brama e ripudia l’amore nello stesso istante, con un solo gesto.
Ma c’è anche altro là fuori, sai? C’è qualcosa che salva da questa monotonia, dalla malattia del secolo: la depressione. La natura, Silvia. La natura ti salva. Perché è crudele negare la vista ad una bambina di 10 anni, ma a te ha dato qualcosa in più. Perché la natura non da niente per niente e se ti ha tolto qualcosa è solo per darti di meglio. A te ha dato l’immaginazione e la fantasia di tutti i bambini, ma non solo.
Ti ha dato la capacità di Sentire, con la S maiuscola. Potrei dirti che nel nostro giardino ci sono solo piante morte e corvi, ma tu mi risponderesti che in realtà i miei occhi mi ingannano. Perché tu senti che c’è altro la fuori. Senti il fruscio delle piante al vento, il profumo dei fiori, il frinire dei grilli. Senti l’aria fresca di una sera di tempesta e il calore tenue di un sole che si scioglie in una sinfonia di toni sfumati. Senti la vita scorrere attorno a te, lo so. E ti lasci trasportare in infiniti mondi. Questo ti da la capacità di credere. Di credere che non sia tutto qua, che il mondo non sia solo quello schermo nero che hai dentro gli occhi. Che vi sia qualcos’altro. Qualcosa di puro come le ali di una farfalla, di morbido come il pelo di un gatto, di dolce come il canto degli uccelli di prima mattina. E questa cosa sei tu.
Tu sei la speranza del mondo.-
Silvia si voltò verso Gabriele, gli occhi socchiusi e un’espressione perplessa sul viso. Lo sentì girarsi verso di lei e gli sorrise, mettendo in mostra i denti bianchi fra i quali spuntava l’impronta di un incisivo caduto. Lele pensò che fosse bellissima e la abbracciò di slancio. La strinse a sé, sentendo la sua testolina castana adagiarsi nell’incavo fra la spalla e il collo. Dopo qualche secondo e, puntandogli quello sguardo tanto buio quanto serio addosso, ripeté: -Cosa c’è fuori, Lele?-
Lui sorrise, baciandole la fronte: -Le luci delle fate, peste.-
-E di che colore sono?-
-di tutti i colori dell’arcobaleno.- disse il fratello, cercando di capire dove Silvia volesse andare a parare.
-E ce n’è una qua vicino?-
-Si, ce n’è una proprio fuori dalla finestra. È molto bella e ti sta facendo le boccacce.-
Silvia ridacchiò:-Di che colore è?-
-Blu.- Rispose Gabriele senza esitare, guardando il colore del maglione della sorella.
-Com’è il blu, Lele?- Silvia mise una mano sul vetro della finestra, come a voler toccare quell’invisibile creatura che si burlava di lei.
-Il blu è l’acqua che scorre, il cielo prima di andare a dormire e il maglione morbido che indossi.-
-Mi piace il blu, allora! È il mio colore preferito!- Gabriele rise, mentre una piccola lacrima rotolava sulla pelle della sua guancia.
  
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