The Shamy-Lenny Inversion
Contento come non mai, Leonard
estrasse il dvd de “Il Signore degli Anelli” dalla custodia e si avvicinò al
televisore.
Penny alzò gli occhi al cielo,
mentre Amy, seduta al fianco di Sheldon, sbuffò sonoramente.
“Tesoro, non era questa la serata
che avevo in mente” disse, irritata più che mai.
“Beh, nemmeno quella che avevo in
mente io contemplava due ragazze e l’ordinazione della mia cena cinese
totalmente sbagliata, ma non mi lamento” sbottò Leonard, voltandosi di scatto e
guardando male la ragazza del suo coinquilino.
Stanco delle sue paranoie, Sheldon
si portò una mano alla fronte.
“Leonard, sono qui a guardare
questa saga per la trentaduesima volta invece di essere nella mia stanza a fare
cose sconce con la mia ragazza. Ergo, nessuno è felice, ma pur di assecondarti
siamo qui. Ed ora sbrigati a premere play, prima inizia, prima finisce” disse,
sospirando pesantemente.
“Prima che questa neurobiologa ti
facesse scoprire l’anatomia femminile eri un coinquilino migliore” sbottò Leonard,
per poi estrarre l’inalatore ed inalare un bel po’, come per calmarsi.
“Sai cosa non sei, invece? Un buon
fidanzato. Non capisco cosa ti comporterebbe prendermi, togliermi i vestiti di
dosso e farmi tua una volta per tutte. Stiamo insieme da tre anni, e mi hai
mollato non so quante volte... Quante altre volte devi farlo prima di darti da
fare?” piagnucolò Penny, incrociando le braccia.
Leonard alzò gli occhi al cielo,
poi prese il telecomando e cliccò su “play”, sedendosi al suo posto, ovvero la
poltrona singola alla destra del divano.
“Leonard, non hai risposto alla tua
ragazza” disse beffardo Sheldon, ingnorando la sigla iniziale del film.
Vedere Penny, una bellissima
ragazza, pregare Leonard, un occhialuto fisico sperimentale pieno di
comportamenti ossessivi compulsivi e restio al contatto umano, fare coppia
fissa per poi litigare, era delle cose divertenti dell’avere il fisico come
coinquilino.
“E, tu, Sheldon, quando vuoi darti
da fare?” sussurrò invece Amy contro il suo orecchio e poggiando strategicamente
una mano sulla sua gamba.
Sheldon chiuse gli occhi, come per
trattenersi, per poi appoggiare a sua volta una mano sulla gamba di Amy e
fissarla intensamente, come per ipnotizzarla.
“Durante la pausa tra il primo e il
secondo film...” mormorò, già su di giri nel vederla sbottonarsi causalmente un
bottone della camicetta.
“Vi posso sentire, idioti!
Smettetela!” urlò Leonard.
“Anche io se è per questo. Vi odio”
borbottò Penny, frustrata.
“Sapete che vi dico? Basta” urlò
Amy, alzandosi di scatto. “Non ne posso
più di stare in mezzo a due psicopatici sessualmente frustrati che non
riescono a vivere una relazione decente e normale. Ora... Sheldon, andiamo in
camera tua, ho un nuovo completo di Victoria’s Secret che aspetta di essere
gettato con passione sul pavimento della tua stanza”.
Con uno scatto, Sheldon si alzò e
guardò l’amico, con una sorta di false scuse dipinte in faccia.
“Ehm, Leonard, non arrabbiarti
ma... In nome della scienza, devo scoprire cosa riguardi questo Segreto di una
certa Victoria, mentre grazie alla mia memoria eidetica conosco il film a
memoria...” disse, per poi seguire Amy come un cagnolino bisognoso di affetto e
cibo.
“Ti dico io cosa non è un segreto”
borbottò Penny, amareggiata.
“Cosa?”.
“Che mi addormenterò tra circa
quindici minuti!”.
“Penny...”.
Qualche ora dopo, alla fine della
serata, Amy, che abitava di fronte ai ragazzi, aspettò che la sua amica uscisse
di casa dopo la serata disastrosa.
“Devo andare, Amy” la liquidò la
bionda, fingendosi interessata al display del cellulare e avviandosi verso la
prima rampa di scale.
“Penny, scusami, non volevo darti
della “frustrata sessualmente”, davvero! E’ solo che Leonard ha tenuto occupato
Sheldon tutta la settimana a causa di varie visite mediche di cui non
assolutamente bisogno, non ci vedevamo da domenica e...”.
“E’ tutto ok, Amy, sul serio, se
volessi offendermi ogni volta che me lo dicono non dovrei più uscire di casa.
Non mi aspetto che nessuno capisca, tranquilla”.
“Io ti capisco!” disse invece Amy,
accarezzandole il braccio. “Ho conosciuto tanti uomini che mi hanno trattato
male, prima di incontrare Sheldon, ma so che Leonard non lo fa per cattiveria e
che è particolare, diciamo. Solo che...
Sei stupenda, potresti avere chiunque e lo sai! Sei libera di guardarti
intorno, se vuoi, anzi, io direi che Leonard così si sveglierebbe” le
consigliò.
Penny sorrise amaramente, per poi
sospirare e accarezzarle a sua volta il braccio.
“Grazie Amy, sono felice di sapere
che mi capisci” mormorò semplicemente, per poi voltarsi e scendere la rampa di
scale, diretta verso casa sua, con la mente piena di pensieri che si
sovrapponevano.
*°*°*
Qualche giorno dopo la disastrosa
non-visione de “Il Signore degli Anelli”, Sheldon ed Amy si affrettarono ad
entrare nell’appartamento di lui, ridacchiando, per poi correre in direzione
della sua stanza.
“Adoro quando Leonard non c’è...”.
“A chi lo dici...” mormorò Sheldon,
scambiando un’occhiata d’intesa con Amy prima di spingerla sul letto e
togliersi la maglietta di Flash. “Possiamo essere rumorosi quanto vogliamo,
senza sentire la sua lista delle effrazioni commesse verso il contratto tra
coinquilini” aggiunse, per poi avvicinarsi a lei e baciarla.
Amy si lasciò baciare, pensando a
quanto fosse stata fortunata ad incontrarlo, quando si era trasferita nell’appartamento
di fronte al suo, ben tre anni prima.
Era stato davvero difficile riuscire
a capirlo, capire che lui fosse interessato a lei con il suo bizzarro modo di
corteggiarla, imparare a fidarsi di lui, perché era davvero diverso da tutti
gli altri ragazzi che aveva conosciuto in passato.
Nonostante non fosse una donna
bellissima e perfetta come richiedono i canoni della società attuale, la sua
intelligenza aveva sempre ammaliato molti uomini che poi, però, finivano per lasciarla,
intimiditi dai suoi successi in ambito accademico e non tollerando il fatto che
lavorasse molto, riuscendo ad uscire raramente.
Con Sheldon era diverso, le
sembrava di riflettersi in uno specchio che però evidenziava alcuni tratti
differenti nel suo stesso riflesso, e adorava il modo in cui la faceva sentire.
Era una sua pari, sapeva di cosa
parlasse quando gli illustrava le ultime scoperte effettuate a lavoro, anzi,
poco a poco aveva accettato di averla come maestra nella complicata ma naturale
arte di amare, vista la sua esperienza pari a zero.
Si sentiva al sicuro con lui,
felice, spensierata...
Ansimò quando avvertì le sue mani
sotto la camicia, per poi addentrarsi verso il grande enigma: slacciarle il
reggiseno.
Erano circa due anni che quello
rimaneva per lui il momento più arduo, e lei amava comprarne nuovi con il
gancetto sempre più complesso, posizionato in luoghi differenti.
Adorava guardarlo mentre si fingeva
disinvolto mentre commetteva quel gesto, era una cosa loro, che nessuno sapeva.
“Fammi indovinare...” chiese
Sheldon, parlando nonostante avesse le labbra inccollate alle sue. “Si apre
davanti questa volta!”.
“Il mio genietto!” ridacchiò Amy,
annuendo. Poi iniziò a ridere ancora più forte, perchè per vendicarsi lui aveva
iniziato a farle il solletico sulla pancia, sapendo che lo soffriva da morire.
“Smettila, smettila!”.
“Quando la smetterai di comprare
questi cosi infernali, la smetterò!”.
“E se ti dicessi che indossavo il
reggiseno ma non le mutandine, solo per te...?”.
Il resto fu silenzio, composto dal
tipico linguaggio dell’amore che era entrato in quella casa nel momento in cui
lei stessa vi aveva messo piede.
Amy se ne stava abbracciata a
Sheldon, mentre in sottofondo si avvertiva solo il caos di un tipico pomeriggio
a Pasadena.
“A cosa pensi?” domandò,
accarezzandogli il petto con un una mano.
“A una cosa che penso da un bel
po’...”.
“Cioé?”.
“Amy, stiamo così bene ora, ne
riparleremo”.
La ragazza si sollevò su un gomito
per guardarlo meglio, tra il preoccupato e l’incuriosito, fissandolo negli
occhi. “Così mi fai preoccupare, però!”.
“Ti preoccupi spesso, specialmente
per me... E’ uno dei motivi per cui io, beh, ti... Ti amo” sussurrò timidamente
lui, nel panico più totale in cui finì di pronunciare quelle parole.
Temeva la reazione di Amy, di
rovinare tutto, ed aspettò la sua reazione, che però tardò ad arrivare,visto
che sembrava immobile, incredula, senza parole.
Quel silenzio fu rotto da una serie
di passi rapidi che si infrangevano contro il parquet, seguiti da tre bussate
insistenti contro la porta della stanza.
“Sheldon ed Amy! Sheldon ed Amy!
Sheldon ed Amy! E’ urgente, vi prego, riguarda Penny!” urlò, facendoli spaventare a morte e facendo
dimenticare momentaneamente il piccolo dramma che stavano vivendo.
“Sei un idiota!” urlò Sheldon
mentre guidava, arrabbiato.
“Me lo dicono tutti, Sheldon, ma
vorrei ricordarti che è un po’ impribabile dal momento in cui il mio quoziente
intellettivo è pari a...”.
“Ma stai zitto! Ci hai fatto
credere che fosse successo qualcosa di grave a Penny quando ha semplicemente
iniziato a lavorare con Stuart per guadagnare qualcosa in più!”.
“Tu non capisci! Stando a facebook
sono usciti per un caffè a pranzo, non mi chiama da ieri e...”.
“E’ quello che ti meriti visto come
la tratti” disse Amy. “Sono stata io a dirle che poteva guardarsi intorno visto
il tuo modo di trattarla... E Stuart è gentile, la guarda negli occhi quando
parlano, senza controllare il telefono con aria annoiata!”.
Leonard non trovò il coraggio di
ribattere, perché per la prima volta in vita sua si sentiva pieno di
incertezze, vuoto, timoroso di perdere quella ragazza dal sorriso magico e i
capelli color oro che mano a mano si era fatta strada nel suo cuore e nella sua
testa.
Quando arrivarono al negozio di fumetti
di Stuart, la trovarono intenta nel sorridere candidamente mentre parlava con
il proprietario, probabilmente a causa di qualche battuta.
“Beh, direi che noi andiamo”
mormorò Sheldon, facendo già un passo indietro.
“No! Chi mi accompagna a casa
poi?”.
“Ti ci manderà lei a calci nel
sedere, tranquillo” sbottò Amy.
Leonard la guardò male, per poi
avvicinarsi alla bionda e a Stuart.
Appena Penny lo vide, lo incenerì
con lo sguardo e incrociò le braccia, alterandosi subito.
“Lo so che sei qui per le tue uscite
settimanali, quindi fa pure, tranquillo” lo schernì.
“Io... Io sono qui per te, in
realtà. E poi oggi è mercoledì, compro i fumetti il gio...” Leonard si
interruppe, notando la faccia disgustata di Penny.
“E perchè sei qui per me? Non
riceverai uno sconto solo perchè uscivi
con me!”.
“Penny! L’uso dell’imperfetto implica
che...”.
“Che sei un coglione! Stuart, vado
nel reparto delle grafic novel, ok?” chiese, allontanandosi con passo svelto,
tanto da raggiungere il lato opposto del negozio in tre secondi.
“Penny! Non correre, lo sai che
soffro d’asma!”.
“Sto camminando, coglione! E stammi
lontano!”.
“Leonard, smettila d’infastidire la
mia impiegata!” s’intromise Stuart, frapponendosi tra i due.
“Lei ti sta usando, Stuart! E’ la
mia ragazza!”.
Arrabbiata, Penny sorpassò il suo
capo e fronteggiò Leonard, con le braccia incrociate e il mento alzato.
“Sono stata anni ad obbedire alle
tue ridicole pretese, ed ora che lavoro in un luogo in cui ho un capo gentile e
centinaia di ragazzi che mi guardano come se fossi la cosa più bella del mondo,
cosa pretendi che faccia, precisamente?” urlò.
“Io... Vorrei che... Non voglio
perderti e... Possiamo essere felici insieme?” provò il ragazzo, intimidito.
Penny scosse il capo, sforzandosi
di non piangere.
“Non posso essere felice se tu lo
sei solo quando guardi stupidi film di supereroi! Sono stufa di essere sempre
al terzo, quarto o quinto posto per te, se sono fortunata!”.
“Penny, io so solo che non ricevere
il tuo messaggio del buongiorno oggi e non vederti mi ha reso triste. E sapere
che eri fuori con Stuart mi ha fatto scoprire che ero... Ero geloso. Geloso più
di quanto i ragazzi hanno avuto l’autografo di Stan Lee o sono andati al cinema
a vedere l’ultimo film di Spiderman quando avevo la febbre. E il pensiero che
tu non stia al mio fianco a cantarmi “Soffice Kitty” in quei momenti, beh, mi
terrorizza, io... Ho capito che sei la
parte più bella della mia vita da nerd sfigato, in pratica” ammise Leonard, per
poi abbassare lo sguardo.
Per tutta risposta, Penny gli si
avvicinò e iniziò a frugare nelle tasche del suo giubbino, dopo essere rimasta
per qualche istante immobile, come se fosse stordita.
“Cosa...?”.
La vide estrarre l’inalatore per
l’asma e portarselo alla bocca, per poi riuscire a respirare meglio nel giro di
poco.
Gli sorrise, e senza riuscire a
trattenersi lo baciò, stringendolo a sè, seppur solo per qualche istante.
“Tanto avevo già usato il tuo
inalatore, so che non lo avresti usato ma se lo avessi fatto, beh, sarebbe
stato un po’ come baciarci” si giustificò, improvvisamente più energetica,
vitale, rossissima in volto ed entusiasta.
Leonard annuì, senza riuscire a
dire altro.
“Quindi... Mi perdoni?”.
“Solo se stasera andiamo a cena da
soli, nostante sia la serata della pizza”.
“Va bene... Ma mangeremo pizza!”.
Risero, finalmente riappacificati,
mentre Sheldon e Amy li guardavano, inteneriti.
Uscirono dal negozio, pensierosi, lasciandoli
soli mentre Stuart tornava al bancone alquanto depreso, finchè Amy non disse:
“Si amano, proprio come noi”.
Sbigottito, Sheldon la fissò,
incredulo come non mai per quelle parole, tanto che si bloccò e smise di
camminare.
“Ma se non mi hai risposto!”
obiettò.
Amy sorrise, sospirando e prendendo
le sue mani tra le sue, per poi intrecciarle.
“Non ne ho avuto il tempo! E’ stata
una cosa bellissima ma nessuno me lo aveva mai detto prima ed ero così
incredula, felice che... Ero paralizzata. Speravo me lo dicessi, perchè, beh,
so da anni che ti amo anche io, davvero” ammise, occhi negli occhi, sincera
come non mai.
Sheldon non sapeva sul serio cosa
dire a causa di tutti i brutti pensieri che avevano occupato la sua mente da
quando il suo “Ti amo” non era stato ricambiato, così si limitò a baciarla,
inebriandosi nel suo profumo dolce e stringola a sè, pregustando già il modo in
cui avrebbero potuto festeggiare quel traguardo nella loro relazione, visto che
Leonard e Penny sarebbero stati fuori
tutta la serata.
“Che significa che lavorerai da
Stuart? Mi sono ingelosito, basta...!”.
“Non puoi dirmi cosa devo fare,
Leonard! Sono una donna libera ed indipendente che ha un disperato bisogno di
soldi!”.
Udendo le urla dei loro amici, si
separarono, contemplando il tutto con una mezza risata.
“Non cambieranno mai” constatarono
all’unisono, per poi guardarsi e scoppiare di nuovo a ridere, in stintonia e
innamorati come non mai.
°°°°
Bene, che ne dite?
L’idea di questa OS mi è venuta tanti mesi fa, avevo scritto solo le prime cento parole, circa, e quando l’ho ritrovata nei meandri del mio pc ho deciso di terminarla.
Mi sono sempre chiesta come sarebbero gli Shamy e i Lenny se si invertissero i ruoli, e questa è la mia breve risposta.
So che non è nulla di che, ma ho preso ispirazione dall’episodio in cui Leonard dice a Penny che la ama nella terza stagione, da quello in cui Sheldon chiede ad Amy di diventare la sua ragazza e quello in cui la bacia per la prima volta.
Fatemi sapere che ne pensate, se vi va ^^
Bacioni,
milly.