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Autore: Shainareth    10/03/2015    2 recensioni
L’unica persona che avrebbe potuto accorgersi subito del precario equilibrio del mio stato d’animo era Ken. E lui non c’era.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ambra, Dolcetta, Nathaniel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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SOLA




Quella mattina entrai al liceo con gli occhi lucidi e arrossati. Evitare gli sguardi dei curiosi non fu difficile: ero arrivata da poco, in quella scuola, e non conoscevo molta gente. L’unica persona che avrebbe potuto accorgersi subito del precario equilibrio del mio stato d’animo era Ken. E lui non c’era. Il solo pensiero tornò a farmi pericolosamente risalire le lacrime alle ciglia e, nel tentativo di cacciarle indietro, fui costretta a nascondere il viso nell’armadietto che mi era stato assegnato poche settimane prima. Se avessi potuto scegliere, sarei rimasta a casa, quella mattina. Mio padre, però, che pure si era mostrato comprensivo nei miei confronti, mi aveva esortato ad andare lo stesso a scuola, dicendomi che mi avrebbe aiutata a distrarmi dai miei pensieri e dal dispiacere provato a causa di quanto era appena successo.
   Alle mie spalle qualcuno rise, ma cercai di ignorarlo. Mi fu più difficile fingere di non udire ciò che disse: «E così il tuo amichetto se n’è andato, eh?» Ambra. Se solo avessi potuto, le avrei sbattuto sul muso il libro che avevo appena preso in mano, così da cancellare il ghigno malefico che sicuramente doveva avere sul viso. «Mi domando come farai, adesso, senza un’anima che ti faccia sentire poco più importante di un’ameba.»
   «Lasciami in pace», sibilai, con voce stranamente calma. Fin troppo.
   «Sei di cattivo umore? Ti manca già il tuo zerbino personale?»
   Chiusi l’anta dell’armadietto con uno scatto secco e mi voltai a guardarla con rabbia a stento repressa. Strinsi le labbra per non dire esattamente ciò che avevo in mente e, decidendo di non cogliere le sue provocazioni, mi allontanai da lei e dalle sue amiche che, intanto, se la ridevano alle mie spalle. Non mi importava. Potevano dire quello che volevano di me, ma non di Kentin. Se non avessi rischiato una nota o, peggio, un’espulsione, avrei reagito fisicamente, mollando a quella strega un ceffone o due. Come minimo.
   Ambra disse ancora qualcosa, ma fui sorda ad ogni altra parola da lei pronunciata e, con passo fin troppo nervoso e deciso, mi diressi verso l’aula in cui si sarebbe svolta la prima delle lezioni di quel mattino. E, per la prima volta, sarei stata da sola. Avrei dovuto farci il callo, ma il solo pensiero che accadesse mi faceva venire un groppo in gola: se avessi fatto l’abitudine all’assenza del mio migliore amico, non sarebbe stato come accantonarlo in un posto remoto del mio cuore?
   Mi venne di nuovo da piangere e, a causa della vista offuscata, mi mossi in modo goffo e, per evitare di andare a sbattere contro uno dei miei compagni, finii col farlo contro un altro. «Attenta», mi disse lui, in tono gentile.
   Sollevai il capo e, mormorando delle scuse, misi a fuoco il volto di Nathaniel. Notando la mia espressione e i miei occhi lucidi, mi fissò con aria mortificata. Distolsi lo sguardo, stringendo le mascelle per non rischiare di aggredirlo: se Kentin aveva cambiato scuola, era anche per colpa sua, che non aveva avuto il fegato di affrontare sua sorella con fare deciso per dirle di lascialo in pace. Feci per andarmene, ma lui mi afferrò per un braccio. Mi divincolai, concedendogli però il tempo di parlarmi. In ogni caso, non alzai di nuovo gli occhi su di lui. Mi infastidiva vederlo, al momento.
   «Mi dispiace per quello che è successo», iniziò con voce sincera. «Temo di aver sottovalutato i tuoi avvertimenti e…» Sospirò e tacque. Non lo aiutai ad abbattere il muro di diffidenza che avevo ormai issato fra noi. «C’è niente che io possa fare?» chiese dopo qualche attimo.
   «Riportarlo qui?» proposi, forse in modo troppo acido. «Non credo che tu abbia il potere per farlo.» Seriamente dispiaciuto, Nathaniel rimase in silenzio per alcuni istanti. Quindi, non tollerando più quella tensione, sbuffai e aggiunsi: «Parla con quella…» Mi fermai in tempo per non pronunciare un insulto poco fine. «Parlale», ricominciai allora in tono perentorio, evitando di specificare a chi mi riferissi, dal momento che mi pareva palese. «Potrebbe combinare altri guai o, peggio, ferire i sentimenti di altre persone per puro divertimento.»
   «Che è quello che è successo a te e al tuo ragazzo, immagino.»
   Quell’osservazione, che suonò più come una domanda retorica, mi indusse finalmente a guardarlo con aria accigliata. «Ken non è il mio ragazzo», borbottai infastidita. Non tanto dall’idea in sé, quanto perché non mi piaceva che si ficcasse il naso nei miei affari. «Ma ciò non toglie che gli voglia un gran bene e…» Mi scappò di bocca e non me ne pentii. «Beh, tua sorella è una stronza.» Lo vidi arrossire e distogliere lo sguardo per la mortificazione. «Fattene una ragione», conclusi soddisfatta. E senza dargli tempo di ribattere, voltai le spalle e tornai a dirigermi verso l’aula, già piena di studenti per metà, con una sensazione di vuoto a pesare come un macigno sulla bocca dello stomaco.
   Il cellulare vibrò nella mia tasca proprio mentre stavo varcando la soglia della stanza. Approfittando del fatto che il professore non era ancora arrivato, controllai i messaggi: ce n’era uno solo e quando feci caso al nome del mittente, arrestai il passo di botto, rischiando di far inciampare la ragazza che era entrata dopo di me. Mi disse qualcosa, ma neanche l’ascoltai. Con gesti frenetici, aprii il messaggio e lessi: Buona giornata~♥
   Non potei fare a meno di ridacchiare fra le lacrime a stento trattenute e, senza preoccuparmi di apparire sciocca agli occhi dei miei compagni, trotterellai felice al mio posto, rispondendo al saluto di Ken prima che il professore potesse interrompermi.












Sto ancora cercando di trovare un modo logico per far sì che la mia Dolcetta cambi idea su Nathaniel e cominci a parlargli in modo cordiale. Prima o poi accadrà, altrimenti non posso giustificare il lov'o'metro tanto alto con lui. Sigh. Va beh, qualcosa mi verrà in mente.
Grazie a chi legge!
Shainareth





  
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