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Autore: Glance    10/03/2015    0 recensioni
Darei ciò che non ho per essere al suo posto.
E senza volerlo i pensieri diventano parole taglienti come lame.
Ma lei sa e il suo sguardo è di fuoco e mi fulmina con i suoi occhi verdi e trasparenti.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il ghiaccio nel bicchiere risuona di cristallo. L’aroma del bourbon il suo colore caldo e ambrato, a dispetto del ghiaccio brucerà in gola. Berlo non gioverà a spegnere l’arsura di parole che non possono essere pronunciate.
Dovrò trattenere in gola questo amore come faccio da mesi, ma stasera quello sguardo, quel gesto sono stati di troppo.
Non sopporto quando ti parla guardandoti così. Quel suo essere tanto a suo agio, libero di starti accanto.
Lui ha il permesso, a lui è concesso.
Darei ciò che non ho per essere al suo posto.
E senza volerlo i pensieri diventano parole taglienti come lame.
Ma giuro non volevo gettare il seme del sospetto.
E’ mio amico, la mia famiglia e gli voglio bene.
Sono andato oltre senza volerlo e lui non capisce di cosa parlo, che cosa mi sia preso.
Non ha capito, forse pensa che abbia bevuto troppo. E’ abituato ai miei eccessi. Vi ha sempre posto rimedio, lo ha sempre fatto.
Già mi ha perdonato, e non sospetta nemmeno cosa nasconde il mio cuore. Si fida di me, non ha dubitato nemmeno per un istante.
Ma lei sa e il suo sguardo è di fuoco e mi fulmina con i suoi occhi verdi e trasparenti.
Ha lo sguardo di un gatto. Ho sempre pensato che riuscisse a vedere anche al buio.
Sicuramente mi ha guardato dentro , lo ha fatto dal primo momento.
Lei mi vede per ciò che sono. Nel buio di me stesso mi guarda anche adesso non vista.
Trema impercettibilmente per la rabbia.
Se potesse mi prenderebbe a schiaffi lo so.
Lo ama è evidente, se ne accorgerebbe anche un cieco, e lo protegge da me che la amo forse anche più di lui.
- Sei un bastardo fortunato. Lo sai vero?- Gli dico guardandolo fisso, con un sorriso sarcastico che sa di sfida. – Lo sai che potrei portartela via se solo volessi. In qualsiasi momento. Ma sei nato sotto una buona stella. A te tutte le fortune.- Lo vedo voltarsi piano, studiarmi per un momento e poi sorridere, è sollevato lo so. Ha capito che il livello di saturazione da alcool è quasi al massimo. Non è così, ma è quello che vuole vedere e mentre ancora gli vomito addosso quei pensieri trasformati in parole capisco la stronzata fatta e corro ai ripari avvalorando la sua convinzione. Impasto la voce e gesticolo più del dovuto.
Si avvicina sorridendo, come se fosse un padre comprensivo. Lo prenderei a pugni quando fa così. Lo fa da sempre ogni volta che vado oltre il limite. Ma la sua soglia di ciò che è oltre il limite è sempre stata troppo bassa, il mio standard è molto oltre. Ma questa sera ho abbassato il mio di molto. Tendo a proteggerlo anche io e lo faccio da prima di lei. Mi guarda e inclina la testa cercando i miei occhi che tengo bassi di proposito.
- Lo so amico e te ne sono grato.- Risponde mentre mi sfila il bicchiere. Peccato lo avevo appena iniziato. Poi mi mette un braccio intorno alla spalla e mi accompagna verso il divano del giardino. – Tu questa sera ti fermi qui. Scordati di metterti in macchina.- Lo guardo. Mi sento un ragno che osserva la preda pregustando il momento che rimarrà impigliata nella sua ragnatela.
- Non è necessario. Posso guidare.- Dico convinto.
- Si. Come no. E io ci credo.- Dice di rimando. Quanto gli piace questa parte. Fare quello migliore. Sempre pieno di autocontrollo, mai un passo falso. Prevedibile e monotono.
Ma cosa ci troverà in lui. Lei che lo sento è come un vulcano. La quiete prima della tempesta. Mi lascia seduto scuotendo la testa e le si avvicina.
- Ti dispiace tesoro? - Le domanda con aria di scuse.- Ma non mi sento di rimandarlo a casa in queste condizioni.- Lei fa cenno di si e gli sorride, per poi tornare non vista a fulminarmi. Il suo biasimo mi da la scossa: è pur sempre un sentimento.
Lui ci lascia da soli, sicuramente preparerà il divano nello studio. Dormire sotto lo stesso tetto dove sarà anche lei sarà una tortura, ma potrò respirare l’aria impregnata dal suo profumo.
 
 
 
 
 
 
 
-Adesso sei arrabbiata, lo so. – Le dico guardandola, seduto dal mio posto.
- Oh! Arrabbiata è un eufemismo, credimi. Sono furiosa. Ma come hai potuto … come! … Solo pensare che .. -Hai ragione e ti chiedo scusa. Ma io odio tutto questo … questa situazione. -
- OH, beh! Allora questo ti autorizza a … decidere per tutti.  Le scuse questa volta non saranno sufficienti, credimi.-
-Perdonami ti prego. Non ho attenuanti se non quelle di essere innamorato e sciocco.-
- Continui ad essere troppo gentile con te stesso.-
- Ti prego … Deve pur esserci qualcosa che possa dire o fare per convincerti che ero in buona fede … io … ti amo, non potrei mai …-
- Ti prego, smettila… -
- … Cosa? Dimmi. Quante volte dovrò dirtelo? Ma non importa, lo farò fino allo sfinimento se necessario. Sarà l’ultima cosa che sentirai pronunciare da me. Ti amo è una realtà, non l’ho scelto è successo, non posso farci nulla e non mi pento.-
- Ma quante volte ancora dovrò ripeterti che non voglio che parli in questo modo?
- E come dovrei parlare? Non so mentire, non sono un bugiardo. Quello che provo è la verità e non posso raccontarmi e raccontarti una bugia solo per farti un piacere, solo perché non vuoi ammettere quello che sta accadendo tra noi.-
- Tra noi non sta succedendo proprio nulla …  ti prego. Smettila. -
- Quello che dici non è quello che pensi. Io so … -
- Tu sai cosa? Sei solo un bambino che non vede oltre ciò che vuole. I tuoi capricci finiranno per far male seriamente a qualcuno.-
- Se è per questo, qualcuno si è già fatto male e non per un capriccio. Sono io quel qualcuno. Questo può non importarti, ma è così: io sto malissimo per tutto quanto c’è in gioco. Ma non posso farne a meno, non dipende da me, non è una mia scelta. Non è un capriccio. –
- Allora ti chiedo di essere responsabile Dario. Non puoi rovinare la vita di tutti noi. Perché se glielo dici, se solo lui … oh mio Dio, ne morirebbe!-
- Pensi che non lo abbia considerato? Veramente credi che io sia così insensibile? Anche a me sta a cuore quanto te. Lo conosco da sempre, ho condiviso con lui la mia vita, non è solo il mio migliore amico è la mia famiglia. Ma ho sempre vissuto a modo mio, Sveva,  pagando le conseguenze dei miei sbagli. Non mi piacciono i compromessi, sono l’unica cosa che mi toglie il sonno e non li ho mai fatti, e non posso cominciare adesso. Non potrei. Mi conosco, non avrei il coraggio dopo di guardarlo negli occhi. Né di guardare te. -
- Allora non fargli questo. Non farci questo. Ti prego!-
- Non posso, e tu lo sai. Non dipende più da me. Te lo garantisco, e alla lunga non avrei bisogno di dirgli niente credimi.-
- Non può essere come dici!-
- Invece si, te lo posso assicurare. L’unico modo è quello di andare via senza dare spiegazioni.-
- Ma non puoi farlo.-
- Perché t’importerebbe? Dimmi?-
- Ma certo che m’importerebbe. Sei … un …  caro amico.-
- Certo, un buon amico; scusami se però declino cortesemente, ma questo ruolo ormai mi va stretto.-
- Non puoi lasciare tutto così di punto in bianco e andare via.-
- Chiedimi di restare e lo farò, ma restare sai cosa vuol dire. Significa che voglio tutto, le mezze misure non le accetto più.-
- Non posso.-
- Allora hai già deciso.-
- Ti prego Dario, Davide non merita questo, nessuno meriterebbe una cosa del genere e io non posso farlo.-
- Ti rendi conto che continui a dire: non posso farlo, lui non merita questo, e non dici mai : io lo amo. Amo lui non te! Capisci questo cosa vuol dire? Lo fai per dovere, per riconoscenza. Non è amore.-
- Non è così! Smettila!-
- E come è tesoro, come lo chiameresti tu?-
- Non è … come … dici.-
- Allora guardami negli occhi e dimmi che non mi ami. Sarà sufficiente che tu lo dica una sola volta e io la smetto qui, per sempre. Non mi sentirai più fare neanche un fiato sull’argomento. Ma devi venire qui guardarmi in faccia ed avere il coraggio di dire a voce alta che non mi ami.-
- Smettila!-
- No che non la smetto. Voltati. E’ semplicissimo. Adesso ti giri, ti allontani da quella finestra, ti muovi elegante e leggera nel tuo vestito di seta, ti avvicini, ti passi una mano tra i capelli come fai sempre quando devi dire qualcosa di importante e mi dici che non mi ami. Ma devi farlo adesso, Sveva, perché non ci sono altre opzioni.-
- Perché mi stai facendo questo Dario?-
- Mi chiedi: perché?-
- Si, perché?-
- Potrei dirti che ti amo, ma sarebbe riduttivo. Tu mi bruci dentro ed io voglio che quello che adesso è solo un sogno si avveri, perché sei la sola che possa spegnere questo fuoco. Guardati dentro. Guardami. Guarda i miei lividi. Sto lottando ogni momento contro tutto questo, ma così è un combattimento impari e sono destinato a perdere in qualunque modo finisca, perdendo te o lui.-
- Ti prego … Dario.-
- Io ho bisogno di ascoltarlo questo sogno, Sveva, di crederci.  Non parlerò, ma sarà inutile, perché ci sarò, con tutto quello che questo rappresenta e ascolterò, ti ascolterò dire quello che nessuno può sentire, lo farò sempre. Solo il tempo può sapere come andrà a finire, cosa può esserci in serbo per noi, ma ci sarò tesoro, sarà poco, non risolverà nulla, ma continuerò ad esserci, comunque e in qualunque modo, soffrendo con te o per te.-
- Ma non è giusto, non dovrebbe soffrire nessuno.-
- E’ la vita che non è mai giusta. Ma così facendo ti costringe a guardarti dentro.-
- Non mi va di guardarmi dentro ...-
- Lo so piccola.-
- Ci deve pur essere una soluzione.-
- C’è. C’è sempre una soluzione.-
- … Ma?-
- Ma è ciò che porta con se che non si può evitare.-
- Bisogna sacrificare per forza la felicità di qualcuno.-
- Esatto.-
-  Razionale e freddo. Sembri quasi cinico.-
-  Sono realista. Nel mio mestiere devo esserlo per forza, non posso fare altrimenti.-
- Si ma qui non siamo nel tuo studio e questa non è una diagnosi di malattia.-
- Ne sei sicura? Tu che nome daresti a tutto questo. Innamorarsi è come ammalarsi, in modo più o meno grave, ma è la stessa cosa. E’ qualcosa che arriva all’improvviso, inaspettato e ti cambia la vita. -
- Ma ci si può curare, si può guarire.-
- Non sempre amore mio. Non sempre. E questo è uno di quei casi. -
- Questo non aiuta.-
- Mi dispiace ma non ho soluzioni o alternative.-
- Perché hai permesso che succedesse?-
- Non lo so. Me lo sono chiesto fino allo sfinimento, ma non ho una risposta. Però chiedimi di restare e lo farò .-
- Io … non posso, … Dario. Non lo farò adesso né mai.
- No, amore … no … Non puoi farci questo.-
- Qualcuno deve avere buonsenso.-
- Buon senso?! Accidenti, Sveva! Ma di quale stramaledetto buonsenso parli? Davvero mi vuoi fare credere che saresti disposta a passare tutta la vita mentendogli? Questo non è buonsenso è ipocrisia. Non credo che lui meriti neanche questo. -
- Ma io non gli mentirei. No, non lo merita, e possiamo evitare che soffra.-
- E la nostra di sofferenza? La mia, la tua.-
- E’ ben poca cosa. Ti rendi conto? Tradito dalle persone di cui si fida e che ama. Sarebbe troppo per lui.-
- Ne parli come se fosse un pezzo di vetro che andrebbe in mille pezzi. Che non sarebbe capace di resistere al colpo. Ma non sarebbe né il primo né l’ultimo a cui succede una cosa del genere. E’ forte, credimi, più di quanto tu immagini.-
- Diciamo allora che non mi va di rischiare.-
- Tu non lo conosci se pensi questo di lui. E’ un romantico del cazzo, depresso il più delle volte, è vero, ma è sempre risorto come la fenice.-
- Quella, è una tua prerogativa, non la sua. Per lui sarebbe un colpo dal quale non potrebbe riprendersi come dici. Bisognerebbe attribuirgli una certa dose di cinismo che non ha. –
- Ti prego Sveva. Non posso credere che tu stia dicendo questo. Ma ti senti? Lo tratti come un bambino da proteggere. E credimi, Davide è tutto tranne che questo. Non ha bisogno di essere protetto. Ma, in effetti, è sempre riuscito a farlo credere. –
- Forse quello che non lo conosce sei tu. Io so come è veramente. E fidati se ti dico che se tu gli facessi una cosa del genere non la supererebbe.-
- Di sicuro non mi butterebbe le braccia al collo e magari mi prenderebbe a pugni. Questo ci sta, ma da qui a venirne annientato mi sembra che tu stia sopravvalutando.-
- Allora mettiamola così: lo amo, e il destino ha voluto che incontrassi prima lui e me ne innamorassi.-
- Quindi stai dicendo che si riduce tutto ad una questione di tempistica. E’ arrivato prima lui e quindi chi tardi arriva male alloggia.-
- Non essere sgradevole, ti prego.-
- Ma dai! Cosa vuoi che risponda se dici cretinate.-
- Dico che vi amo entrambi, ma che non posso scegliere tra te e lui. E dico che tra i due quello più forte sei tu.-
- Quindi quello sacrificabile. Quello che può essere buttato sotto il treno in corsa.-
- Tu te ne farai una ragione, lui non potrebbe.-
- E tu Sveva. Ciò che provi tu? Quello non conta?-
- No Dario, non conta e non può contare.-
- Sei in corsa per la beatificazione?-
- No, sono sua moglie. E gli ho promesso di amarlo e rispettarlo.-
- Sei sicura che lui riserverebbe a te la stessa … devozione?-
- Questo non riguarda lui, ma me. E’ quello che dicevi. Sarebbe difficile dormire di notte e riuscire a guardarti negli occhi.-
- E’ assurdo. Non ci credo, alla fine quello che amo di te, è la  cosa che non mi permette di starti accanto.-
E’ a pochi metri da me, l’aria è satura del suo profumo. Una nota floreale intensa che sa di notte d’estate. Mi arriva avvolgendomi e stordendomi. Neanche l’alcool riesce a farmi questo effetto.
Sarebbe facile raggiungerla, solo pochi passi. Dovrei solo allungare una mano afferrarla e tirarla a me.
Non ho mai desiderato stringere una donna in questo modo.
Lei lo sa deve averlo capito perché fa un passo indietro e mi guarda.
E’ come se avessi la febbre, sento la fronte imperlarsi di sudore.
Se non esco da qui subito non rispondo di me.
Mi costringo a ragionare con lucidità. Quando sono arrivato avevo una giacca. Devo trovarla e recuperare le chiavi della macchina. Devo andare via da qui e farei bene a non tornarci più.
Mi guardo intorno e vedo quello che stavo cercando. La mia giacca sopra la spalliera del divano. Per prenderla le devo passare accanto. Mi viene la pelle d’oca al solo pensiero, ma so che appena mi muoverò lei si scosterà.
Le passo accanto, ma lei non si muove. Prendo la giacca, cerco le chiavi. Sono nella tasca interna. Rimango fermo al mio posto, appena un momento, giusto il tempo per considerare che lei è ancora lì, così vicina: troppo.
Il vento che viene da fuori le sfiora i capelli e il suo profumo ritorna nel naso, fin dentro la gola, e lo stomaco si contrae.
Mi volto la guardo, allungo una mano e le afferro il polso sottile e fresco e l’attiro a me.
Non oppone resistenza e sa bene cosa accadrà tra qualche istante. La guardo negli occhi, le sfioro il viso e la bacio.
La sento cedere, come se perdesse il sostegno delle gambe. Ricambia il mio bacio. Le mani affusolate tra i miei capelli. Il suo sapore nella mia bocca, sulla mia lingua, ovunque in me.
Vorrei non finisse mai. Che non fosse quel cazzo di situazione che è.
Vorrei fosse mia, che fossimo io e lei nella nostra casa.
Ma la sento ritornare in se, scostarsi.
Mi guarda nuovamente padrona di se.
- Questo era un bacio d’addio Dario. Lo sai vero?-
La guardo facendo cenno di si.
- Sarà meglio che vada. Digli che sono voluto andare via e non sei riuscita a fermarmi. Domani m’inventerò qualcosa da raccontargli.-
- Sai che verrà a cercarti per farti la paternale. –
- Non mi troverà. Parto questa notte stessa.-
- Ma come farai con il tuo lavoro?-
- E’ già tutto organizzato. Stasera sarei partito con te o senza di te.-
- Dove andrai?-
- Per saperlo saresti dovuta venire con me.-
- Lo dirai almeno a lui?-
- No. Non dirò nulla neanche  a lui. Se deve essere che sia un taglio netto.-
-  Non la prenderà bene.-
- Digli che mi sono innamorato, che non ero corrisposto e la cosa mi ha devastato. Lui ama questo tipo di melodramma. Che poi è la verità. L’unica cosa è che non pensavo potesse essere vero.-
- Cosa, innamorarsi?-
- No poterne uscire devastati alla mia età.-
 
  
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