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Autore: K anonima    10/03/2015    0 recensioni
“Dai, apri gli occhi”.
Volevo veramente che cominciasse un'altra giornata? Mi ponevo questa domanda ogni giorno, ma non riuscivo mai a trovare una risposta.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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-Cosa ti turba?- chiese Mattia passandomi le dita sulla schiena.

-Nulla, non preoccuparti-

-Allora perchè non dormi?- aveva colto nel segno. Dopo aver visto Christian la mia inquietudine era aumentata. “Smettila di pensarci. Sei uscita dal giro tanto tempo fa”.

Le sue carezze erano terapeutiche e per un attimo mi tranquillizzarono. -Dove sei stata ieri sera?- chiese con tono indagatore, spiazzandomi.

Chiusi gli occhi per alcuni secondi sperando di far sparire tutto, ma come metodo non funziona un gran che.

-Sono stanco di continuare a fare domande senza ricevere una risposta- sbottò stendendosi a pancia in su sul letto, la luce della lampada gli illuminava il viso rendendo il suo sguardo ancora più serio. -Parlami, ti prego parlami-.

Mi mancò il respiro nel vedere la sua fronte corrucciata. L'amaro che sentivo nella mia bocca rispecchiava la realtà dei fatti.

-Sono uscita con un vecchio amico- feci una piccola pausa, “Voglio dirglielo davvero?”.

-Continua- mi ammonì.

-Siamo andati in un locale, ma mi annoiavo e l'ho piantato e sono tornata qui- feci un sunto veloce e sufficientemente esplicativo, come se quelle informazioni potessero bastargli. -E come l'hai conosciuto?- chiese alzando un sopracciglio.

-Tramite altri amici. Siamo stati insieme per un po', ma le cose non sono andate come speravamo- forse avevo detto troppo.

-Quindi ieri hai visto il tuo ex?- il suo tono mi apparve spaventato e deluso. -Sì, ma non ci sentivamo da molto tempo- cercai di giustificarmi.

-E tu e lui avete...?- “Perchè mi fai queste domande? Non riesco nemmeno a piangere. Oddio”.

-Non ne voglio parlare. Passato è passato. Lasciami in pace- scandii per chiarire bene i concetti. “Perchè non puoi fidarti? Troppi ricordi annebbiati e troppi ricordi fin troppo chiari”.

-Lo amavi?- questa fu la domanda più difficile di tutte. -Credo di sì, in un certo senso-.

-E in che senso?- feci una smorfia cercando di trattenere le lacrime pensando ai ricordi. -Non come amo te- ribattei senza pensare troppo. Mat rimase a bocca aperta per questa mia ammissione, eppure sembrava chiaro quanto fossi presa da lui.

Feci un respiro profondo e confessai -Vivevo alla giornata, non che non lo faccia anche adesso. Christian e altri amici erano la mia unica distrazione per il casino che stavo passando. Non dormivo di notte e di giorno non ne combinavo una buona, loro mi hanno aiutato. Ho legato con Chris quando andavo alle medie e siamo diventati subito molto intimi. Una relazione che nemmeno volevo, con un ragazzo cinque anni più grande, giusto per divertirsi. Non c'era nulla di divertente purtroppo, ma non ne ero consapevole una volta- le lacrime iniziarono a scendere sul viso, senza controllo. Le sue nocche mi sfiorarono le guance e la sua bocca si piegò in un sorriso compassionevole.

-Va bene Sam. Vedo quanto ti costa parlare, per oggi va bene così- la sua comprensione è molto più di quanto io meritassi.

Mi strinse tra le sue braccia e chiudemmo gli occhi cercando di addormentarci.

Aprii gli occhi sentendo il campanello suonare.

-Svegliati. Mat sveglia- gli appoggiai una mano sulla spalla scuotendolo.

Lui, stiracchiandosi, sorrise dolcemente. Mi stampò un bacio casto sulle labbra e si alzò dal letto con un salto. La visione di quel ragazzo, in piedi, indossando solo i boxer, mi parve estremamente deliziosa. “Sei anche troppo per me”.

-Mamma?!- lo sentii esclamare sbigottito.

“Cazzo”. Saltai giù e mi infilai i primi vestiti puliti che incontrai. “Non sono pronta per incontrare i suoi genitori”. Sentii Mattia salire le scale di corsa ed apparve sulla porta -Ah sei vestita, bene i miei genitori ti vogliono conoscere, non che ci siano tante alternative- mormorò rassegnato.

-Ti vergogni di me?- chiesi alzando un sopracciglio maliziosamente.

-No, anzi. Ti adoreranno- fece un sorriso smagliante e recuperò una maglietta nell'armadio.

-Mamma, papà, lei è Samanta- disse cortesemente stringendomi la vita tra le sue braccia. Era così affettuoso... davanti ai suoi genitori. Arrossii violentemente.

-Piacere di conoscerti. Ho tanto sentito parlare di te- sua madre mi sorrise. Una donna bellissima era in piedi davanti a me, con un caschetto di capelli castani e occhi grigi. Il completo azzurrino le calzava a pennello e mi sentii a disagio nei pantaloni della tuta e la maglietta sportiva.

-Samanta! Che piacere!- l'entusiasmo di suo padre mi stupì ancora di più. Anche lui un uomo bellissimo dagli occhi e i capelli scuri. Agli antipodi della moglie, ma con le stesse caratteristiche di Mat, si muoveva con disinvoltura elegante verso di me. Trascinandomi fuori dalla morsa del figlio mi abbracciò calorosamente.

-E' un piacere, signore- mormorai imbarazzata e paonazza.

-Lui è il nostro primogenito- sua madre si scostò per non dare le spalle al ragazzo vicino alla porta. “Oh no”.

-Fratello, ma con che gente ti vedi- disse con tono di disapprovazione, fissando severamente Mattia.

Quel ragazzo mi era fin troppo familiare. I capelli arruffati gli coprivano un occhio, rendendo visibile solo quello destro chiuso ad una fessura severa. La maglia strettissima metteva in risalto i muscoli da pugile. Così maledettamente bello, stronzo e arrogante.

Mat non capì l'antifona, come avrebbe potuto.

-Ciao Rich. Vedo che vi conoscete- il suo tono seccato mi sorprese.

-Certo, io e lei ci conosciamo molto bene- sul suo volto comparve un ghigno arrogante e poi continuò -Ma chiedilo a lei se non mi credi-. Lo sguardo di mio Mat divento cupo e non staccava i suoi da me.

-Vado al lavoro. E' stato un piacere conoscervi, vi ringrazio- salutai in modo servile, cercando di camuffare il mio nervosismo. Recuperai la borsa, il telefono ed mi avvicinai alla porta. “Maledizione ti sposti?!”.

Richard era ancora fermo sulla soglia e non accennava a muoversi. -Ci vedremo spesso a quanto pare piccola- il suo sguardo languido sul mio seno mi fece arrossire. Mi sfiorò la guancia con le nocche e la cosa mi fece rabbrividire.

Mat gli lancio un'occhiata torva e finalmente potei uscire. I miei battiti rallentarono e mi sentii più tranquilla. “Spero non mi faccia domande adesso”.

Passarono quasi due ore e ero troppo occupata a catalogare CD per riflettere sull'inquietante comportamento di Rich.

-Come lo conosci?- tutte le mie paure si concretizzarono in un attimo.

-Mi ha reso la vita un inferno per qualche anno- la mia schiettezza mi lasciò quasi perplessa e confuse anche lui.

-Che vuol dire?- chiese con lo sguardo perso. -Vuol dire che tuo fratello e la sua compagnia picchiava i ragazzini. Contento?!- al solo pensiero mi ribollì il sangue.

-Non può essere vero- lui scosse la testa incredulo -Anche te?- aggiunse con lo sguardo fisso nel vuoto. Io abbassai lo sguardo senza il coraggio di rispondere.

-Rispondimi- il suo sguardo diventò severo e cupo. Si avvicino e mi afferrò un polso con forza, quasi non riuscivo a riconoscerlo.

-Mi fai male!- e lui strinse più forte, furibondo.

-Rispondimi. Ora- i suoi occhi erano pieni di rabbia. Per me? Per lui?

-Sì- mormorai con dispiacere. -Oh Sam- il suo sguardo si ammorbidì stringendomi in un forte abbraccio.

-Non essere arrabbiato con lui. Questo è successo tanti anni fa- cercai di difenderlo, nonostante l'odio che provavo nei confronti di Richard.

-Ci penso io a lui, non preoccuparti. Ora basta lavorare. Andiamo a casa?- propose e dentro di me la felicità sgomitava. Ormai non lavoravamo più con orari regolari, ma in fondo in agosto la clientela non era molta.

-Ti amo. Nessuno ti farà più del male, farò di tutto per proteggerti- mormorò dolcemente facendomi sorridere come mai avevo fatto.

“Mi ama davvero. Oh”.

   
 
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