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Autore: The queen of darkness    10/03/2015    4 recensioni
"Mi chiamo Kagome Higurashi.
Sono viva.
E sono appena tornata a casa".
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kagome si agitava e cercava, invano, di guardare la propria schiena sullo specchio a parete.
- Allora? - chiese, le guance arrossate, - Come ti sembra?
Mi sembra meraviglioso, e vorrei strappartelo di dosso, pensava; ma ovviamente non lo disse. Si limitò a grugnire, per poi voltare la testa dall'altra parte.
La ragazza gli fece una linguaccia, sparendo nella stanza da bagno; poteva sentire il suo rovistare nervoso anche con le proprie orecchie umane.
Già, umane...la luna nuova l'aveva colto del tutto impreparato: vivendo la magia di stare vicino a Kagome si era quasi dimenticato di quale fosse la sua vera natura. Questo era dovuto anche all'influenza della giovane, però: non era stata proprio lei a convincerlo che le questioni di sangue non avevano la minima importanza?
- Inuyasha, hai visto il mio bracciale? Sai, quello argentato.
- No - rispose, laconico, coprendo uno sbadiglio con la mano.
- Che noioso! - il turbinio del profumo di Kagome tornò di nuovo e, veloce com'era entrato, scomparve.
Era da quel pomeriggio che la frenesia implacabile della ragazza continuava a scoppiettare per tutta la casa, e lui si sentiva irrequieto di riflesso. Ora che era umano - fastidiosamente umano - non sarebbe stato in grado di difenderla dalle numerose insidie del mondo moderno, ed era ormai risaputo quanto l'ingenuità di Kagome delle volte la mettesse a rischio, persino dove poteva ritenersi più al sicuro. Come il giorno prima, ad esempio: era forse impazzita quando si era messa a fronteggiare, impavida, quella specie di mostro ruggente a quattro ruote, chiamato "auto"?
No, senza Tessaiga a disposizione non si sentiva tranquillo; e il fatto che la ragazza si stesse agitando a quel modo faceva ribollire anche lui.
C'era però da dire che, in fondo, quella giornata aveva avuto moltissimi risvolti piacevoli. Kagome aveva preso l'abitudine di fare il bagno con lui, (nonostante la pudicizia di entrambi, soprattutto le prime volte, avesse rischiato di farli morire d'imbarazzo), e quella mattina l'acqua era stata più fredda del solito e aveva prodotto un piacevole - piacevolissimo! - effetto sulla pelle sensibile di lei.
Inoltre, Kagome aveva indossato un leggero yukata color verdemare, il quale le calzava a pennello, e il suo antico spirito aveva sospirato, lusingato dal vedere la figura sottile della sua donna abbigliata con abiti che gli erano familiari.
E per finire, aveva cucinato la cena completamente da sola, visto che sua madre era assente, e aveva raggiunto risultati splendidi. Rare volte aveva assaggiato il cibo da lei cucinato quand'era umano, e doveva ammettere che ogni sapore assumeva una sfumatura particolare sul suo palato meno sensibile.
- Inuyasha, mi stai ascoltando?
Il viso di Kagome era a due centimetri dal suo. La consapevolezza di essere stato colto in flagrante a perdersi in fantasticherie lo fece arrossire.
- E...eh?
- Lo sapevo... - sospirò - Ti ho chiesto se ti andrebbe di accompagnarmi in un posto.
Dicendolo, le sue guance si colorarono di un delizioso color pesca.
Inuyasha avrebbe voluto perdersi nel guardare il viso di Kagome mente arrossiva, ma si costrinse a mettere in fila i pensieri. E, dopo qualche secondo di elaborazione, emise la propria sentenza.
- C...cosa?
La mano fresca della ragazza si posò sulla sua fronte. - Non hai la febbre, eppure ti comporti come se stessi delirando.
Lui le prese il polso con delicatezza. - Stupida...cosa hai detto?
Kagome fece un sorriso. Dolce, meraviglioso sorriso. - Per la terza e ultima volta, ti ho chiesto se mi accompagneresti in un certo luogo. Capito?
Lo stava prendendo in giro, era evidente. Ma da quando aveva dichiarato, in quel pomeriggio di qualche tempo prima, i propri sentimenti senza possibilità d'errore, aveva cominciato a trovare adorabile persino i lati del suo carattere che, un tempo, gli facevano ribollire l'animo di frustrazione (mai un vero e proprio fastidio: anche quand'era arrabbiata, Kagome gli sembrava sempre bellissima).
Questa volta non fu difficile fare un collegamento fra il vestito per le occasioni speciali e l'agitazione che l'aveva animata per tutto il giorno; si sentì arrossire fino alla punta dei capelli quando comprese che il motivo di tanto affanno era proprio un'uscita con lui.
- Va...va bene.
Lei gli si sedette vicino, la schiena contro il materasso del letto e la mano intrecciata alla sua.
- Oh, è una festa a cui sono sempre voluta andare, ma non ho mai avuta una vera e propria scusa...così, visto che questa è una serata particolare, ho pensato che...
Lo sguardo di Inuyasha ricadde sulla mano morbida di Kagome, e incontrò le proprie unghie, corte e arrotondate come quelle di ogni altro essere umano. E il dorso, poi, manteneva vagamente l'aspetto che era abituato a vedere, con l'unica differenza che la pelle era più ruvida; il tessuto della pelle di Inezumi, che era risalito lungo il polso, pesava contro il proprio corpo, sensazione che quand'era mezzo demone non provava mai.
Un sentimento incerto si fece strada in lui. Gli occhi luminosi di Kagome tornarono a guardare i suoi: sembrava avesse percepito quel cambiamento.
- Inuyasha, non starai mica pensando a qualche sciocchezza sui mezzo-demoni, vero?
Colpito e affondato.
- Ma...ma certo che no, scema!
Un sospiro. - Lo sapevo...sei proprio incorreggibile. E poi non dirmi che non ti senti tranquillo perché non puoi difendermi...
Il secondo colpo lo raggiunse con una precisione infallibile. Lui voltò la testa da un'altra parte.
- Ah, ho indovinato! - esclamò la giovane. - Allora era davvero come pensavo...
- Non farti idee strane - Inuyasha preferì mettere le mani avanti. - Sai che in questo periodo del mese sono sempre nervoso, Kagome: si tratta di un riflesso.
Era vero: quand'era umano Inuyasha non osava neppure dormire. Quando calava la sera e il sole spariva oltre l'orizzonte, il suo viso si faceva scuro e l'espressione era assorta in chissà quale pensiero.
- Inuyasha...tu lo sai che per me non fa nessuna differenza, no? - disse lei, con voce dolce. - Tu sei e sempre rimarrai, nel mio cuore, la persona più importante della mia vita.
Inuyasha la guardò intensamente. Nonostante fosse Kagome la vera sentimentale fra i due, nemmeno lei si era mai lasciata andare ad una vera e propria dichiarazione, e udire tali parole lo riempì di sensazioni difficili da esprimere; da un lato c'era la gratitudine, il profondo amore per la donna che gli aveva insegnato come vivere una vita serena. Dall'altro la profonda consapevolezza che quelle parole erano state dette con il cuore, e ciò lo fece sentire, ancora una volta, amato.
La abbracciò stretta prima che potesse protestare e, anche se il suo fiuto non era lo stesso di sempre, poté chiaramente sentire il profumo che più preferiva in tutto il mondo.
Kagome, invece, era felice, perché era finalmente riuscita ad esternare ciò che più le premeva. Nonostante non fosse la prima volta che cercasse di far capire ad Inuyasha quanto la sua diversità fosse meravigliosa (e di quanto poco fosse importante, nel futuro) non era mai stata sicura di essere veramente riuscita a convincerlo. Ma promise a sé stessa che ci avrebbe provato, giorno dopo giorno, fino a risultato ottenuto.

***

Inuyasha aveva caldo, si sentiva oppresso e avrebbe di gran lunga preferito tornare a casa, nella stanza di Kagome, ma la felicità inequivocabile sul volto della compagna lo trattenne dal dire qualsiasi cosa.
Lei era emozionata come una bambina, e per tutto il tragitto gli aveva spiegato anche il minimo dettaglio sulla "festa del mare", alla quale lo stava portando.
"Si tratta di una ricorrenza bellissima, di gran lunga la mia preferita! Di solito si dovrebbe andare in spiaggia, ma non penso ti avrebbe fatto piacere prendere il treno, così ho pensato di farti vedere la festa in centro...oh, vedrai, ci saranno anche i fuochi d'artificio! A proposito, ti ho mai spiegato cosa sono?"
Per lui era un balsamo sentire la sua voce musicale, tanto allegra e quasi infantile; gli sembrava che quella situazione nel mondo di Kagome fosse destinata a durare.
Certo, la folla dentro alla quale si trovavano immersi gli faceva desiderare nostalgicamente le foreste solitarie, i villaggi sonnolenti nel primo pomeriggio, le distese infinite di natura incontaminata...quell'universo cacofonico lo confondeva. Tuttavia vedeva la rilassatezza che la avvolgeva e si sentiva felice, felice perché lei lo era a sua volta.
Pigiati fra altri corpi sudati, Inuyasha le prese la mano, e la strinse, timoroso di poterla smarrire in mezzo a quella babele di facce. Kagome rispose alla stretta, e gli appoggiò la testa sulla spalla.
In silenzio, la sacerdotessa si sentì tranquilla e in pace con sé stessa. Inuyasha aveva un fascino che attirava diversi sguardi: era infatti piuttosto insolito che un ragazzo all'apparenza così giovane portasse i capelli lunghi. I suoi arrivavano fino a metà schiena, lisci, compatti, forti e, in quell'istante, avevano lo stesso color dell'ebano: una meraviglia da accarezzare.
E poi il suo viso da ragazzino, perennemente teso in un'espressione a metà fra l'ostile e l'impertinente, metteva in evidenza i tratti armonici della sua pelle diafana.
Era ovvio che non si trovava a suo agio là in mezzo, povera anima: continuava a guardarsi attorno nervosamente, e a cercare conforto nel contatto con lei. Ma anche Kagome non si sentiva a proprio agio, non era più abituata alla calca e al suono assordante di mille voci che si accavallano, abituata com'era all'atmosfera del Sengoku.
"Beh, perlomeno un demone alato non planerà mai sulla folla, qui" pensò, e questa consapevolezza le restituì un po' di coraggio.
- Inuyasha, guarda, una panchina vuota! Seguimi! - esclamò.
- Attenta, Kagome! - con un abile mossa la attirò fra le proprie braccia, proprio mentre dei ragazzini disattenti passarono spingendo una bicicletta malconcia.
- Oh! - il suo corpo aderiva perfettamente a quello di lui e, grazie al tessuto leggero dello yukata, poté sentire la solidità dei muscoli oltre la stoffa.
- Devi prestare attenzione - le disse, con voce così bassa e profonda che le fu difficile udirlo.
Ah, santo cielo, adorava e odiava insieme quando si metteva a fare il romantico così all'improvviso, non sapeva mai come reagire!
- Ti...ti ringrazio - disse, con un sorriso. Poi, tenendolo per il polso, lo condusse verso il piccolo angolo che aveva notato.
Aveva il fiato corto, e sudava, ma si sentiva soddisfatta: la panchina si trovava parzialmente nascosta da una quercia, vicino all'entrata del parco, ed era un posto perfetto per riposarsi dopo aver affrontato una fiumana di persone. Di certo non aveva pensato che sarebbe accorsa così tanta gente per dei fuochi d'artificio!
Di sottecchi, guardò Inuyasha. Anche lui sembrava sollevato di essersi allontanato da quella bolgia, e teneva Tessaiga ben salda in mano, le gambe incrociate sulla panchina con disinvoltura. Era chiaro che, anche senza il suo udito demoniaco, tutto quel rumore lo confondeva e lo infastidiva, così come la calura serale e la cappa opprimente di odori diversi doveva rappresentare un bel peso, per lui...e tutto questo la fece rendere conto che aveva fatto bene ad aspettare il novilunio, per trascinarlo fuori di casa: di certo non sarebbe riuscito a sopportare nulla del genere, se fosse stato nel pieno delle proprie facoltà demoniache.
- Che c'è? - le chiese, d'un tratto.
Lei fu colta di sorpresa. - Eh?!
- Ti ho chiesto cosa c'è - ripeté lui, calmo. - Ho notato che mi stavi guardando.
- Ah! No, nulla...
Silenzio. Kagome arrossì. Quella sera lui aveva qualcosa di particolare che lo rendeva incredibilmente desiderabile, anche se non avrebbe saputo spiegare esattamente di cosa si trattasse...semplicemente, non riusciva a smettere di fissarlo.
Gli occhi castani di Inuyasha la guardarono di rimando. Erano occhi meravigliosi anche con quel colore così scuro, e a lei che non c'era abituata parvero due pozzi profondi e inesplorabili.
Silenziosamente, le loro labbra si sfiorarono. Fu il bacio più naturale del mondo.
- Inuyasha... - chiese, dopo un po' - ...a te fa piacere continuare a vivere al tempio?
Quella era una questione che le stava particolarmente a cuore; la loro permanenza nella casa di Kagome, fino ad allora, era stata sporadica e provvisoria, ma ora rischiava si diventare definitiva.
Certo, ancora non era chiaro quali fossero stati i piani della sfera, ma giorno dopo giorno aveva l'impressione che si trattasse di un progetto a lunga scadenza. Il liceo, e poi l'università...lei aveva un percorso già tracciato da seguire, ma per Inuyasha era diverso: quel mondo non era il suo, dopotutto, e avrebbe dovuto imparare lentamente ad ambientarsi.
Il ragazzo vicino a lei fece spallucce, nascondendo le mani nelle maniche, incrociando le braccia.
- Beh, sì...posso aiutare tuo nonno al magazzino, e rendergli il favore di insegnarmi l'alfabeto moderno. Perché?
Kagome giocherellava con una ciocca di capelli.
- Non lo so, dopo tutto quello che è successo in quello stesso posto pensavo che, alla lunga, vivere lì sarebbe stato troppo...
- Capisco - il guerriero annuì. - Non te lo so spiegare, ma il Goshinboku ha una forza difficile da ignorare, per me...sono stato legato a quell'albero per cinquant'anni, ogni tanto avverto ancora la sensazione. Dubito che riuscirei ad allontanarmene così facilmente.
- Anch'io provo lo stesso - rispose la ragazza. - In un certo senso, il mio spirito è legato a questi luoghi, e un po' soffre al pensiero di separarsene.
Forse dipendeva dalla sua affinità spirituale con Kikyo, la sua trisavola, ma non la nominò perché, nonostante ormai Inuyasha avesse superato il lutto, non voleva far riaffiorare altri dolori; quella morte aveva profondamente segnato anche lei.
- Kagome...quando hai spezzato il sigillo, ho avvertito una spinta straordinaria che mi attirava verso di te.
La ragazza arrossì, ma non lo interruppe. - È strano, ma più tempo passava, più sentivo questo legame acuirsi; all'inizio penso dipendesse dal fatto che il tuo spirito,dopo decenni che nessuno osava nemmeno avvicinarsi, era stato il primo a provare compassione per me, tanto da liberarmi. Ecco, quest'energia è scomparsa nel tempo, ma al suo posto è subentrato un qualcosa di indefinibile...
Lei vedeva lo sforzo che stava facendo nel confidarle tutto ciò, e per questo evitò accuratamente di imbarazzarlo con il sorriso che già sentiva affiorare sulle labbra, e decise di ascoltarlo sino in fondo.
- Quello che voglio dire - esordì, dopo una pausa, - è che non mi importa dove tu voglia stare, Kagome, se al tempio o in capo al mondo: io ti seguirò sempre. Ciò che mi unisce a te è di gran lunga più potente di qualsiasi altra forza.
Kagome sentì un grande calore invadere il petto, una sensazione rassicurante che levigò ogni ferita del suo animo e provocò la più completa e totale rilassatezza spirituale che avesse mai provato.
Lo amava. Oh, se lo amava! Disperatamente, dolcemente e assolutamente innamorata di lui, forse sin dalla prima volta in cui l'aveva visto e, spinta dalla curiosità, aveva accarezzato le sue orecchie morbide come ovatta.
Se tutto quanto quello che avevano passato insieme non fosse stato un manifesto sufficiente, ora lei aveva l'assoluta certezza che anche Inuyasha era, ormai, completamente suo. E questo spinse le sue labbra ad incurvarsi in un meraviglioso, allegro sorriso.
- C...cosa c'è? - le chiese, arrossendo. - Si può sapere che ti prende?
Se si fosse sentito a disagio avrebbe rischiato di rimangiarsi tutto solo per farle un dispetto, e lei non poteva permetterlo.
- Oh, niente, niente - gli si accoccolò contro.
- Guarda che non ho mica detto nulla di speciale...
- Lo so.
Inuyasha si grattò la nuca, ma subito dopo le circondò le spalle con un braccio.
- Lo sai, Kagome? È bello essere umani, quando ci sei tu.
Lei, sorridendo, lo strinse. - Inuyasha, sei sicuro di stare bene? Sei strano, ma in un modo così piacevole...
- Scema. 
Per un po' rimasero in silenzio, guardando il lento procedere della folla senza vederlo davvero, sereni.
- Ah, guarda! I fuochi d'artificio! - esclamò lei, ad un tratto.
Lui seguì la traiettoria del suo dito e rimase completamente affascinato: nel cielo scuro della notte stavano danzando fiamme multicolori, simili a dei fuochi fatui, che esplodevano in mille combinazioni diverse e sprizzavano scintille.
- Incredibile... - sussurrò, vedendo una raggiera gialla e verde dissolversi davanti al suo sguardo.
La risata fresca di Kagome lo deliziò. - Hai visto? Sono bellissimi!
Apparvero lampi rossi, verdi, bianchi e d'un blu frizzante, rimpiazzati continuamente da nuove trame e fantasie diverse.
I suoi occhi si perdevano nella vastità del cielo cercando di seguire per intero lo spettacolo, senza perdersi nulla. E, pian piano, con il comparire dei vari scoppi, gli parve di scorgere i visi di tutti coloro che si era lasciato alle spalle, vivi o morti, e che avevano popolato la sua vita negli ultimi tempi. Affascinato, seguì le ombre del suo passato, senza però permettere alla malinconia di insinuarsi nella tranquillità che gli era scesa sul cuore.
Kagome, ridendo, gli indicò una cosa che non capì, perché la sua voce fu sommersa dal rumore. Il suo corpo sottile era fasciato dallo yukata leggero, il collo da cigno, scoperto grazie ai capelli raccolti, brillava ricoperto da un velo di sudore e i suoi occhi erano lo specchio delle luci davanti a loro.
Era splendida.
Uomo o non uomo che fosse, si rese conto di essere davvero la creatura più fortunata sulla faccia della terra.

***

Il viaggio di ritorno fu più breve rispetto a quello d'andata, ma entrambi si sentivano sereni come da molto tempo non avevano avuto occasione di essere.
Era stata un'esperienza singolare, magica; liberarsi del peso delle parole non dette, un'ennesima e ultima volta, aveva rinsaldato definitivamente il loro legame.
Appena varcata la soglia del tempio, però, Inuyasha comprese subito che c'era qualcosa di diverso. Non era una sensazione connessa alla pace che gli scaldava il petto: si trattava di certo di una qualche forma di presenza estranea, e anche piuttosto potente, un filo di energia che non apparteneva sicuramente ai profili degli stabili addormentati attorno a loro.
Benigna o maligna? Non avrebbe saputo dirlo; essendo umano, la sua percezione era molto limitata, ma già il fatto che aveva sentito qualcosa gli faceva temere il peggio.
- Kagome...la senti anche tu?
Si voltò e scoprì che la ragazza era percorsa da un brivido. - Sì, decisamente.
- Dannazione! - schermò il corpo di lei con una manica della veste. Maledisse la propria natura ibrida, il destino, il proprio aver abbassato la guardia...e poi il suo sguardo ricadde su Tessaiga.
Accidenti, non avrebbe nemmeno potuto usare la spada! La lama arrugginita, priva del suo potere demoniaco, sarebbe servita a poco, di certo non sarebbe riuscita a sostenere uno scontro. E, anche se il fodero avrebbe potuto reggere qualche colpo, non sarebbe stato in grado di salvaguardare la vita di Kagome.
Se avessero subito un attacco, Inuyasha non avrebbe potuto reagire in nessun modo.
"Ti prego, fa' che non la perda!"
Sentì le mani sottili della giovane poggiarsi sul suo avambraccio. - Inuyasha, non mi sembra si tratti di un'aura demoniaca. Piuttosto...sembra un potere spirituale. Immenso, sconfinato...puro. Sì, di certo è potente, ma non malvagio.
- Ne sei certa?
Era inutile chiederlo, ma aveva bisogno si saperlo. Il panico aveva già cominciato a stringerlo al pensiero di dover assistere, impotente, alla morte di Kagome, soprattutto se in un mondo che non gli era familiare.
La vide annuire, pallida. Nonostante tutto, rimase in allerta, ma la situazione sembrava stabile.
- Può essere che provenga da uno degli oggetti di tuo nonno? - le chiese, pur non credendoci.
- No, sicuramente...non c'è mai stato nulla in grado di liberare un potere simile qui, al tempio. L'unica presenza ancestrale è il Goshinboku.
Come non detto.
- Kagome, ascoltami; tu va' in casa, io intanto cerco di...
- Non se ne parla! - la determinazione nella sua voce lo sorprese. - Inuyasha, non potrei mai permetterti di avanzare da solo, soprattutto non stasera! Vengo con te.
- Non essere testarda, non sappiamo cosa potrebbe succedere! - ribatté.
- Ne sono consapevole, ma non posso lasciarti andare. E poi...te l'ho detto, non mi ispira una sensazione negativa.
Lui sbuffò. - Fa' un po' come ti pare.
Se gli fosse successo qualcosa, lei almeno sarebbe potuta fuggire, o trovare il modo di chiedere aiuto: certo sollevare trambusto era meglio che morire per mano di un nemico sconosciuto. Ma seguendolo aveva più probabilità di ferirsi, o peggio; per di più, lei non aveva nemmeno con sé il suo arco. Concederle di seguirlo era stata decisamente una cattiva idea.
Capì che per rintracciare la fonte di quel solletico che gli stava punzecchiando lo spirito avrebbe dovuto lasciarsi condurre, e così decise di fare. Con le proprie facoltà umane non era possibile fiutare la posizione l'aura, e anche Kagome pareva piuttosto confusa; infatti sembrava proprio che quel potere impregnasse ogni elemento circostante. Evidentemente, quella creatura voleva che loro seguissero le sue indicazioni, che stessero al suo gioco.
Digrignò i denti per il nervosismo, sguainando Tessaiga: se, per una qualche benedizione atavica, fosse arrivata l'alba, allora avrebbe avuto già l'arma pronta.
Kagome notò la prese d'acciaio sull'elsa, ma non fece commenti. L'irrequietezza di Inuyasha era pienamente comprensibile, e lei stessa provava un sottile timore di fronte a quella nuova minaccia ignota.
Ma il suo coraggio si rinsaldava non solo grazie alla presenza del mezzo-demone, ma anche a causa di quelle strane energie positive che le sussurravano parole arcane all'orecchio.
Seguiva Inuyasha tenendosi alla sua veste. Avanzavano con cautela, seguendo però un percorso preciso: oltrepassarono il Goshinboku, lo spazio delle offerte, superarono l'intera piazzola e svoltarono oltre la casa di Kagome.
Si fermarono davanti al capanno che nascondeva il pozzo.
- Lo sapevo - mormorò il giovane.
- Credi che...?
Lui scosse la testa. - Non ne ho idea; non ci capisco più niente. Ma ormai, tanto vale arrivare fino in fondo, no?
Lei annuì con convinzione. Tirò fuori dalla borsetta minuscola un mazzo di chiavi e si fece avanti per aprire i pannelli.
- Perché hai portato le chiavi...?
- Ho preso quest'abitudine dopo le prime volte - disse, concentrata.
Ecco, una mandata, poi due. Lo scatto della serratura, un piccolo spiraglio sul buio. Appena dischiuse l'uscio, un torrente di energia spirituale li investì in pieno, e una luce abbagliante spalancò del tutto il passaggio.
Inuyasha e Kagome cercarono immediatamente l'uno la mano dell'altra, e strinsero la presa con una morsa di inquietudine. Ma quel bagliore aveva uno strano potere salvifico, poiché nemmeno una singola vena maligna ne percorreva la corrente.
Fu come se le sue potenzialità di sacerdotessa venissero scosse tutte in una volta, stimolate ad agire. Sentì fluire la propria forza in tutte le vene del suo corpo: non le era mai successo prima di sentirsi così colma del favore del cosmo, così nel pieno possesso delle proprie facoltà.
E Inuyasha sembrava stesse subendo un trattamento analogo: i suoi occhi splendevano come colmati da una spinta interna.
Si guardarono, e provarono una totale comunione degli spiriti.
Una figura emerse dalla luce azzurra, si delineò lentamente e rimase, sospesa, sopra l'apertura del pozzo.
- Ho molto aspettato questo momento - disse, con voce celestiale.
Kagome trattenne il respiro.
Finalmente, tutto fu chiaro.


ANGOLO AUTRICE:
Salve, miei cari lettori!
Come da rituale, giungo in ritardo; spero possiate perdonarmi, anche se abuso della vostra pazienza.
Mi sembra giusto comunicarvi che "Due cuori e l'effetto serra" si avvia ormai verso il gran finale, ovvero il capitolo 25. Mi sarebbe piaciuto allungarla almeno fino al 30, ma mi rendo conto che sarebbe stata soltanto una forzatura, e così mi sembra piuttosto equilibrato terminare fra 2 capitoli; se vorreste implorarmi di scrivere altri quarantamila episodi oppure semplicemente farmi presente che sarebbe ora di tagliare le doppie punte, sentitevi liberi di scrivermelo: cercherò di venire incontro a qualsiasi vostro desiderio.
Detto questo, mi fiondo a preparare il Grande Momento, che spero possa incontrare il vostro gusto!
Come sempre, alla prossima,
The Queen.
  
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