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Autore: _Maisha_    11/03/2015    1 recensioni
A Francesca piace Halloween, l'arancione e il cioccolato della sua vicina di casa.
Ma ancor di più le piace Tony, che ha lasciato dentro di lei un vuoto e un freddo lungo cinque anni.
Fino al momento del loro ultimo incontro.
Partecipante al Sintetic Contest di Nora_2000
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Di foglie cadute e felpe sbiadite.

 

 

Francesca amava Halloween.
Le piaceva l'odore acre e pungente dell'aria, i volti scavati delle zucche, l'arancione.
L'arancione era il suo colore, diceva a tutti.
Era forse un caso che su quel pietroso viale cinque anni prima avesse incontrato Tony e, come allora, fosse Halloween e lei indossasse la sua felpa arancione ormai consunta e sbiadita.
Era andata lì, ogni anno, rinunciando alla cioccolata che le dava la vecchia della casetta di fianco alla sua. Aveva rinunciato a quella dolce amarezza del fondente solo per lui.
Ma Tony non era tornato, fino a quel momento.
Era più alto e aveva i capelli più ricci, quell'aria da meridionale che le piaceva tanto e la barba folta e nera. Non si era neanche accorto di lei. Si era semplicemente seduto a terra a fissare il terreno scomposto tra i sassi.
Francesca rabbrividì, segno che forse la sua felpa era diventata troppo leggera, troppo sottile.
Non riusciva più a proteggerla dal freddo, questo era certo.
L'umidità era forte, così forte da coprire l'odore di mare che Tony portava dietro di sé come un amico,  una presenza fissa che dava sicurezza, l’impressione di essere a casa.
Sapeva di non essere bella, eppure credeva che rimanere uguale a se stessa, uguale a cinque anni prima, fosse una buona soluzione perché lui ritornasse, quell' Halloween. Le mancava sentire le sue ruvide carezze, la sua risata cupa, i suoi occhi scuri come la notte che sarebbe giunta a breve.
Fece un passo verso di lui, smuovendo le foglie che sembravano abbinarsi perfettamente alla sua enorme felpa.
Tony alzò lo sguardo, e così lo mantenne, fisso davanti a sé, senza parole, come se non la vedesse.
E pianse, in silenzio, come fanno gli uomini, direbbe qualcuno, ma Francesca sosteneva che piangere in silenzio fosse solo un modo per nascondere la vergogna.
Gli si avvicinò, con calma.
Andava tutto bene, andava finalmente tutto bene.
La ragazza posò la mano sul viso di lui, accarezzandolo. Era strana quella barba ispida.
Ricordava il contatto del volto liscio sulla propria pelle, nuda.
Ricordava il calore di lui contro il freddo ventre di lei, che spogliata della sua calda felpa si sentiva vuota.
Ricordava  i respiri bruti, le mani forti contro il suo corpo, tremolante come l'ultima foglia rimasta su un albero.
Ricordava che aveva calpestato la sua felpa e se ne era andato, e non l'aveva aiutata a rivestirsi, non l'aveva aiutata a intagliare le zucche e non erano andati insieme dalla vecchia per mangiare quel cioccolato così buono.
Ricordava che le aveva promesso molte cose e lei gli aveva creduto e aveva aspettato che lui tornasse.
E la sua felpa diventava sempre più grigia, ma Francesca ora era felice.
Era felice di poterlo riabbracciare e accarezzare e potersi sentire di nuovo sua, come un tempo.
« Ti amo » gli sussurrò.
E quelle parole rimaste incastrate a metà nella sua gola da cinque Halloween finalmente videro la luce.
E la felpa arancione svanì, insieme al ricordo di una fanciulla morta cinque anni prima.



  
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