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Autore: Anycolouryoulike    11/03/2015    2 recensioni
Andrea s'è perso e non sa tornare.
Andrea aveva un amore, riccioli neri.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ispirata ad "Andrea" di Fabrizio De Andrè (  https://www.youtube.com/watch?v=3Xqilt87frc  ) ne consiglio l'ascolto per capire bene le dinamiche della storia e poi perchè è semplicemente un capolavoro. 


 



 

Andrea.

 



Andrea s'è perso e non sa tornare

 

Andrea stringe una sigaretta tra le mani mentre cammina per strada sotto la luce fredda dei lampioni.
Guarda il fumo che a piccoli riccioli esce da quel cilindro e si confonde con il nero della notte.

 

Andrea aveva un amore, riccioli neri.

 

Andrea cammina, cammina senza sosta.
Si trascina sul marciapiede sporco e guarda le macchine sfrecciare come se stesse guardando un film accelerato. Si guarda riflesso in una vetrina e non si riconosce.

 

Occhi di bosco, contadino del regno, profilo francese.

 

Andrea si guarda riflesso in una pozzanghera e in quell'acqua torbida ritrova se stesso.
Vi passa la punta dello stivale sopra e guarda come il suo volto si deformi. È strano che quell'intruglio gli somigli più di qualsiasi altra cosa.

 

Andrea l'ha perso, ha perso l'amore, la perla più rara.

 

Andrea entra in un bagno pubblico più sporco del suo cuore stringendo nella destra una siringa.
Si chiude in un cubicolo e aspetta.

 

Andrea ha in bocca un dolore, la perla più scura.

 

Prende il laccio emostatico e lo lega al braccio. Ne mette un'estremità tra i denti e tira, tira fino a quando non sente il braccio indolenzito.
Guarda i piccoli sentieri azzurrini del suo braccio pallido.
Mira il più spesso e poi buca. 
Guarda le scritte nere sulla porta bianca formare riccioli neri.

 

C'era scritto sul foglio che era morto sulla bandiera.

 

Andrea non piange dopo, si sposta al pozzo e guarda i monti lì intorno.
È come se gli stessero per crollare addosso.
Vorrebbe tanto che fosse così.

 

Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.

 

Andrea raccoglie ricordi ai bordi del pozzo.
Li prende e li spiegazza per infilarli nelle tasche dei pantaloni. Gira intorno al pozzo e poi vi guarda dentro. Per fare spazio nelle tasche vi getta dei rametti scuri come riccioli neri.

C'era scritto e la firma era d'oro, era firma di re.

 

Andrea si sporge sempre più in fuori oltre il parapetto della sua mente e piano piano si alza in piedi su di esso. 
Si guarda intorno e non vede più nulla.
Solo il nero.

 

Il secchio gli disse: signore, il pozzo è profondo, più fondo del fondo degli occhi della notte del pianto.

 

Andrea sorride ma non è felice, incespica ma non cade.
Sorride soltanto, guarda il buco del pozzo cacciare effluvi di riccioli neri. 
Sorride e poi mette un piede nel vuoto.

 

Lui disse mi basta, mi basta che sia più profondo di me.

  
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