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Autore: SagaFrirry    11/03/2015    4 recensioni
La Dea Atena risveglia i suoi cavalieri, condannati nella roccia dopo aver abbattuto il muro del pianto. Tutti gli Dei greci richiamano i loro sottoposti e creano alleanze. Perché? Non me ne vogliano i puritani della mitologia..in questa storia gli Dei greci lottano contro le divinità romane. L'Olimpo è troppo piccolo!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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I

MALEDIZIONI

 

“È questo il posto?” si chiese Atena, camminando nel buio.

Non riusciva a vedere nulla. Camminava dietro ad Hermes, che cercava di illuminare la strada con una piccola lanterna. La Dea si avvicinò di più al Dio, piuttosto spaventata da quel luogo lugubre.

“Ci siamo” parlò lui.

Dopo aver attraversato diversi antri dell’oltretomba, tre divinità raggiunsero finalmente quel che cercavano. Atena sussultò. Guardo verso l’alto, ammirando quella statua scura.

“Loro possono sentirmi?” domandò ad Hades, che non sapeva che cosa rispondere.

Da sotto, lei guardò in su. Ad osservarla, le sembrava di percepire gli sguardi dei suoi cavalieri d’oro, imprigionati nella pietra. Puniti per aver osato infrangere il muro del pianto, se ne stavano immobili, uno accanto all’altro.

“Vuoi risvegliarli tutti?” chiese il Dio dell’oltretomba, trovando quella statua umana piuttosto rivoltante.

“Certo. Dovrei lasciare qualcuno qui, secondo te?!” sbottò lei.

“Non so. Sono affari tuoi”.

Hermes, quasi annoiato, fece segno alla sorella maggiore di darsi una mossa. Atena obbedì e toccò la pietra con il bastone di Nike. Subito una forte luce avvolse la statua, inondando le tenebre e riempiendo di crepe la superficie nera. Scricchiolando, l’involucro si ruppe, simile ad un uovo che si schiude. Con un boato, i cavalieri d’oro imprigionati caddero, accompagnati da pietra che si spaccava in pezzi quando toccava terra.

“Cavalieri!” chiamò Atena, impaziente di lasciare quel luogo inospitale.

“Siete liberi di andare dove volete” si aggiunse Hades.

I saint, ancora in terra, si guardavano attorno senza capire quel che stava accadendo. Hades? Il Dio li richiamava di nuovo? Ma la voce femminile che avevano udito era quella di Atena! Che fosse in pericolo?

“Atena!” chiamò più di qualcuno fra i cavalieri.

Lei non parlò. Sorrise, anche se leggermente in imbarazzo, perché i suoi sottoposti erano nudi. Furono avvolti di nuovo dalla luce, emessa dal caldo cosmo della Dèa, e lasciarono quel luogo maledetto.

 

 

“A che pensi?” stuzzicò Kanon, con indosso l’armatura dei gemelli.

“A niente in particolare” ammise Saga, il gran sacerdote.

“Sei sempre così serio. Eppure dovresti essere bello rilassato. Da quando Atena ci ha liberati dalla pietra, non abbiamo avuto nemici o attacchi”.

“Mi chiedo per quale motivo ci abbia riportati qui, a volte”.

“E perché te lo chiedi? Siamo in pace e siamo liberi di fare quello che ci pare”.

“Vero. Di fatti, sono stato via per degli anni e nemmeno te ne sei accorto”.

“Non se n’è accorto nessuno”.

I due gemelli si fissarono solo per qualche istante, in silenzio. Nella grande sala della tredicesima dimora, i cavalieri si stavano radunando. Atena li aveva richiamati e questo un pochino li metteva in ansia. Dopo quasi dieci anni dal loro ritorno al tempio, era la prima volta che la loro Dea li convocava tutti insieme. Saga, come sempre pessimista, pensò al peggio. Ma cercò di non pensarci troppo. La porta si aprì, facendo entrare l’ultimo cavaliere d’oro che ancora non era presente: Ioria del leone. Al suo fianco, Marin dell’Aquila. I due, da quando si erano sposati, dimoravano alla quinta casa ed avevano deciso di partecipare a quella convocazione insieme.

“Benarrivata, Marin” sorrise Shaina, lieta di non essere l’unica donna.

La sacerdotessa dell’Ofiuco era accanto a Death Mask, che la stringeva a sé. Il cavaliere italiano, piuttosto geloso, cercava sempre di mettere in chiaro che lei non era disponibile.

“Siamo gli ultimi, scusate” si inchinò leggermente Marin.

Non indossava più la maschera, essendo sposata. Sorrideva, imbarazzata. Alzò gli occhi, rivolgendo lo sguardo al gran sacerdote, e si fece seria.

“Sono spiacente” riprese a parlare lei “So che è da tanto che non passo per queste stanze, e forse è del tutto inappropriato dirlo ora, ma..”.

“Di che parli?” la interruppe Saga.

“Vedo l’anello che portate al dito. Non sapevo foste vedovo. Condoglianze”.

Saga non rispose subito. Si toccò l’anulare, come in una sorta di reazione involontaria, e lo rigirò. L’anello nero brillò debolmente.

“Sei l’unica che se n’è accorta” riuscì poi a dire lui “Ad ogni modo, non ti preoccupare. Sono passati un paio di anni”.

“Come si chiamava? Se posso chiedere..”.

“Eleonore”.

Scese uno strano silenzio, fra gli sguardi interrogativi dei cavalieri che non sapevano bene che cosa dire. Kanon fece per aprire bocca, per chiedere delucidazioni, quando la tenda alle spalle del trono si mosse ed apparve Atena. Lei sorrideva.

“Che musi lunghi” commentò “Non temete: non vi porto brutte notizie. Anzi, tutt’altro! Siamo invitati ad un evento molto speciale”.

“Di che si tratta?” domandò Milo, senza riuscire a trattenere la curiosità.

Atena si avvicinò al trono e Saga si alzò, invitandola a sedersi. Lei scosse la testa, restando in piedi.

“Dobbiamo andare da Hades” parlò ancora lei, facendo sobbalzare più di qualcuno.

“Come sarebbe a dire? Hades ci dichiara di nuovo guerra?” furono le parole di Ioria, in allarme.

“No!” si affrettò a rispondere Atena “Non vi preoccupate. Ci sono tante cose che vi devo spiegare e questo invito è proprio l’occasione ideale. Vestitevi a festa”.

“A festa? Per andare da Hades?” borbottò Ioria “Per quale motivo?”.

“Sei impaziente! Ogni cosa a suo tempo..”.

“Possiamo almeno sapere per quale occasione?” insistette il leone.

“Che differenza fa?! È una bella occasione, vestitevi in modo elegante e non da lugubri esseri che vanno ad un funerale. Chiaro?”.

Atena continuava a sorridere. Notò, però, che nessuno dei cavalieri si dava una mossa. Si accigliò leggermente e fissò Saga, come a voler dire “fa qualcosa!”.

“Avete sentito?” sospirò il gran sacerdote “Obbedite. La Dea vuole vederci eleganti e sorridenti”.

“Vado a prepararmi pure io. Domani sarà una lunga giornata e voglio vedervi allegri e rilassati. Niente nemici, niente pericoli”.

Nessuno dei saint sembrava convinto. Al palazzo di Hades tranquilli e rilassati? La Dea, ignorando i loro sguardi perplessi, si congedò. Sparì di nuovo da dietro la tenda e tornò alle sue stanze.

“Che fate ancora qui?” sbottò Saga “Non sapete più obbedire? Tornate alle vostre stanze, domani dobbiamo seguire la Dea al palazzo di Hades”.

“Ma è un suicidio!” protestò Shaka.

“Non posso farci nulla. È quello che lei ha ordinato”.

“Se lei ti ordinasse di lanciarti dal tetto della tredicesima, tu lo faresti?”.

“E tu? Lo faresti?”.

Scese di nuovo il silenzio.

“Insomma..” si fece sentire Death Mask, dopo qualche istante “..che problema c’è? Se ci sarà da combattere, lo faremo! Se ci sarà da far festa, lo faremo! Nessun problema”.

“Sì, alla fine saremo tutti uniti” si aggiunse Aphrodite “Non ci dobbiamo spaventare”.

Anche se non molto convinti, i saint iniziarono a lasciare la sala. Non tutti, però, volevano muoversi. Saga li fissò, invitandoli cortesemente ad andare a dormire.

“Vorrei prima parlare con te” ammise Kanon.

“Di cosa?”.

“Di Eleonore”.

“Non ho niente da dirti”.

“Perché non me ne hai parlato?”.

Saga tentava invano di allontanarsi da gemello, ma questi continuava a bloccargli la strada. Il gran sacerdote sbuffò.

“Non sono affari che ti riguardano, Kanon. Ora, per favore, lasciami andare a letto. Sono stanco”.

“Sono il tuo gemello!”.

“E allora? A me non interessa la tua vita privata”.

“Ma non ti nascondo niente”.

“Sono tue scelte. Ora lasciami in pace. Lei è morta, non ha importanza quel che era o quel che poteva essere. Chiaro?”.

Kanon alzò entrambe le braccia, arrendendosi. Senza aggiungere altro, lasciò la stanza, sbattendo la porta. Rimasto da solo, Saga si diresse verso le sue stanze. Pure lui non era molto tranquillo all’idea di andare al palazzo di Hades, ma doveva obbedire alla sua Dea. Diede un bacio all’anello nero e poi andò a letto, spegnendo le ultime candele accese del tempio.

   
 
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