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Autore: meiousetsuna    12/03/2015    3 recensioni
Damon è sconvolto dalla rivelazione che la madre, creduta morta e lungamente rimpianta, sia sopravvissuta, ma rinchiusa in un mondo-prigione.
Un posto dove solo degli esseri dannati trovano la loro condanna.
Stefan è lontano, e lui sta affrontando tutto questo da solo.
O questo è quello che crede...
Con Amore,
Setsuna
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Enzo
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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My huckleberry friend, Moon River, and me

Il vento gelido di Febbraio attraversò mugghiando l’ampio giardino, incanalandosi nel corridoio formato dal lato est dell’antica villa e i primi alberi che non erano contenuti nelle file ordinate di sempreverdi che erano state volute da Giuseppe, in un tempo ormai così lontano da sembrare la vita di qualcun altro.
La folata si insinuò sotto il pergolato, accarezzando, tra le altre cose, il bicchiere di cristallo quasi vuoto stretto tra le dita del ragazzo bruno dall’aria pensosa seduto sul primo gradino di pietra.
Damon non si accorse neppure del suono che la vibrazione del calice stava producendo; appena un tintinnio, percettibile chiaramente solo per il suo udito di vampiro.
La bottiglia di bourbon whiskey era rotolata ai suoi piedi, spezzandosi: ma ormai era vuota e quindi priva di interesse.
Quello che era successo appena due ore prima adesso sembrava contemporaneamente lontano e presente, come tutti i pensieri dolorosi che vengono scacciati in fretta, ma non se ne vanno mai veramente.
Gli occhi azzurri — freddi, affascinanti— di sua madre l’avevano fissato dalla telecamera di Bonnie, da un passato ormai sepolto, da un regno di ombre maledette.
Perché se lei era ancora viva in un mondo-prigione, era un’anima perduta, una donna diversa da quella che credeva di aver conosciuto così bene.
Credeva addirittura di essere stato il figlio prediletto, in fondo; forse perché si somigliavano, o perché suo padre preferiva Stefan in maniera spiccata, che a volte lo faceva arrabbiare, altre vergognare.
Tanti dettagli lottavano per tornare a galla, scrollandosi di dosso la polvere ormai stratificata con le loro forze, come soffiando per liberarsene.
Era talmente bella nei suoi ricordi di bambino, di ragazzo ed era ancora uguale in quel filmato.
Le iridi di ghiaccio, tanto simili alle sue; i capelli di un colore difficile da definire, se non considerandoli qualcosa di vivente.
Il tramonto in primavera ne accendeva le sfumature rosso vino, il Sole estivo giocava producendo morbidi riflessi, mentre il cielo buio dell’autunno e dell’inverno incorniciavano il bruno di quella chioma fantastica.
Damon bevve l’ultimo sorso rimasto, più con un gesto meccanico che per l’effetto dell’alcol; aveva trascorso troppi anni bevendo solo per abitudine, ormai.
Chiuse gli occhi, in un anelito di speranza infantile, come quando aveva paura di notte e sapeva che concentrandosi per farsi coraggio, nel momento di riaprirli tutto sarebbe passato; i fantasmi della veglia sono solo timori e illusioni, i mostri non esistono.
E doveva essere di sostegno al suo fratellino, quindi non esisteva neppure il dubbio di riuscirci.
Stefan.
Come gli avrebbe comunicato di avere un filmato che ritraeva la loro madre deceduta  — teoricamente — nel 1857, alla quale aveva portato fiori per un secolo e mezzo, su una tomba vuota?
Un doloroso senso di déjà vu  avvolse il cuore del vampiro come un velo scuro.
Katherine e sua madre, le donne che aveva amato da ragazzo, quando divideva il respiro dei viventi.
Aveva pianto senza frenarsi tutte e due le volte su un simulacro di sepoltura: una cripta con un sigillo di magia e di maledizione; una croce di pietra con su una frase poetica. Non cambiava nulla, erano solo diverse bugie.
Era stato abbandonato senza scrupolo, a soffrire senza avere colpe, senza un appoggio, come non avesse mai contato nulla.
Certo, se non fosse andato al cimitero di Mystic Falls quella notte non avrebbe incontrato Elena, cambiando completamente il suo destino.
Avrebbe dato qualunque cosa per averla li in quel momento, per stringerla nascondendo il viso sul suo seno, aspettando di ricevere la carezza sui capelli che gli riservava quando era triste e stanco; non l’avrebbe chiesto per nessun motivo, ma non ce n’era bisogno, lo sapeva da sola.
Invece avrebbe dovuto fare a meno di lei e di suo fratello, sulle tracce di una fuggitiva Caroline.
Sospirò, lasciandosi andare ad un sorriso spento.
Per lo meno non doveva più preoccuparsi che quei due restassero soli, sia perché Elena aveva ritrovato dei sentimenti per lui, ma soprattutto perché aveva riavuto l’amore di Stefan; era quello a contare più di tutto, non aveva problemi ad ammetterlo mentre era solo.
Solo poche ore prima aveva aperto la tomba di sua madre con l’aiuto di Kai, il ‘gemello psicopatico’, un essere che forse era addirittura più odioso dopo l’acquisizione forzata di un lato buonista, di quando era pura malvagità, lasciandolo libero di cercare di ucciderlo, magari torcendogli il collo con una mano sola.
Era proprio disperato se si era abbassato ad una tale compagnia, ma certi ragionamenti si fanno meglio a freddo…
L’immagine di suo padre, mai abbastanza odiato, che si allontanava in una carrozza dai finestrini velati, portando la moglie in un sanatorio — quella era la versione ufficiale — passava e ripassava davanti ai suoi occhi.
Con quella, aveva violato tutte e due le tombe dei suoi genitori: almeno Giuseppe era morto davvero, Stefan aveva fatto un buon lavoro, era efficiente il piccolo quando ci si metteva, ma quella era una considerazione che avrebbe tenuto per sé.
La verità che era saltata fuori quella notte non gli piaceva per niente, ma doveva farci i conti.
La donna filmata per errore da Bonnie non mostrava certo un’ottantina d’anni come avrebbe dovuto nel 1903.
Le spiegazioni erano due, per quello che era in suo potere immaginare: era una strega, oppure una vampira, opzione meno probabile.
Damon era abbastanza sicuro che prima dell’arrivo di Pearl e del suo gruppo a Mystic Falls non ci fosse stata una comunità di vampiri; suo padre e il volenteroso Mr Gilbert non se li sarebbero fatti sfuggire.
Una strega può ammalarsi, anche se è difficile, comunque non è immortale anche se invecchia con una lentezza diversa dagli umani.
Certamente Giuseppe l’aveva internata in un manicomio, assicurandosi che fosse debole, ferita, forse legata, priva di oggetti magici da utilizzare per un rituale.
Restava un grosso vuoto in quella storia, cinquant’anni di cui non aveva traccia.
Il ragazzo fece scivolare le dita della mano destra nella tasca interna della giacca di pelle, estraendo il portaritratti con le fotografie di Stefan a diciassette anni, e la sua in divisa.
Improvvisamente si alzò, per spostarsi a velocità sovrannaturale raggiungendo la soffitta, dove tra vecchi volumi polverosi si ricordava che fosse nascosto qualcosa di speciale, importante e imbarazzante al tempo stesso.
Impressa sul cartoncino ormai completamente ingiallito, c’era una fotografia precedente le altre, che ritraeva Giuseppe in piedi, la mano protettivamente posata sulla spalliera della poltrona sulla quale era seduta sua madre, con in braccio Stefan, e lui appoggiato alle ginocchia.
Come si aspettava, la fotografia era tagliata, il volto della donna escluso da quel quadro familiare, per non sopportare la vista di quei capelli bruni, il sorriso brillante, gli occhi dai riflessi perlacei.
‘Cosa hai fatto in tutti questi anni, mamma?’

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La bottiglia di whiskey, posata su un gradino, non rimase abbandonata così a lungo da perdere il tepore della mano che l’aveva stretta.
Il bruno prese un lungo sorso, asciugandosi le labbra col pollice, un gesto che faceva impazzire le ragazze che lo guardavano, ogni volta.
Il suo piano stava funzionando bene, d’altronde aveva avuto tutto il tempo del mondo per accarezzare la vendetta.
Stefan avrebbe pagato a caro prezzo la colpa di essere un tale fratello immeritevole. Uno che gli aveva portato via la ragazza dei suoi sogni senza alcun merito speciale, solo uno sguardo da cucciolo abbandonato, i capelli da eroe e quella parlata da personaggio di Byron.
Preferito da tutti, senza sapere cosa vuol dire essere tradito e maltrattato, accusato di essere malvagio e corrotto.
Uno che ha voltato le spalle al suo stesso fratello nel peggior momento, ma che non ha mai dato spiegazioni per questo, per i diritti che sente di avere.
‘Quando avrò finito con te, rimpiangerai le tue scelte, Stefan’.
Enzo lanciò via la bottiglia ormai vuota, mandandola in mille pezzi, come si sentiva lui; inutile, sbagliato, indesiderato.
Quando l'avevano catturato gli avevano preso tutto quello che possedeva, tranne il coraggio e la fierezza d’animo.
Dignità, fiducia, compassione, generosità — carne e sangue — gliele avevano portate via e così le pochissime cose materiali che possedeva. La giacca di pelle texana, la medaglia della Grande Guerra, la foto di sua madre, scattata poco prima che lo lasciasse in un orfanotrofio, quando aveva circa otto anni.
Lo ricordava benissimo, quel momento.
Aveva osservato la donna che lo teneva per mano, e con un sorriso radioso, le aveva detto quanto fosse bella, che non sembrava invecchiare come le madri dei suoi amichetti.
Il giorno dopo quando l’aveva vestito di tutto punto aveva capito ed aveva sottratto quel ricordo.
Ovviamente era in bianco e nero, ma il fotografo aveva aggiunto una pennellata di colore sugli occhi, ritenendoli troppo particolari per lasciarli così, grigi. Come i suoi.
Quando aveva visto Damon, aveva subito intuito chi era, e aveva ascoltato tutta la sua storia, per  accertarsene.
E come in cinque anni non gli avesse mai chiesto il suo cognome, restava un mistero, per lui.
Forse era una forma di difesa, non sapere il nome di una persona che ogni giorno avrebbe potuto piangere come morta, o peggio.
‘Ci vuole un po’ di verità in questa famiglia’. Ci avrebbe pensato lui, al più presto.
Forse non l’avrebbe ucciso, Stefan.
Per un attimo ebbe la visione assolutamente ridicola di loro tre, seduti a passarsi una bottiglia. Penoso.
Damon sarebbe stato felice di averli tutte e due vivi, contrariamente a ogni previsione.
Ma il solo pensiero era un incubo, al limite un sogno troppo assurdo.
Un raggio di Luna lasciò scivolare la sua luce lattiginosa sui frammenti di vetro; lo stesso riflesso pallido brillò nell’unica lacrima che scendeva dagli occhi di Lorenzo Salvatore.

N.d.A.
1)Sono personalmente contrarissima a questa mia stessa versione! Credo che la vera mamma di Damon e Stefan sia la dolce signora che ci hanno ‘presentato’ per 5 anni, prima di sconvolgere date di nascita, legami e quant’altro. Ma ho una terribile passione per i tentativi di smascherare gli spoiler, così parlando con le amiche l’ipotesi accreditata è questa… voi cosa ne pensate? Enzo è il fratellastro dei Salvatore? Certo, la mamma, da “ragazza madre” gli avrebbe lasciato il cognome del marito, ma in fondo non avevano divorziato; e si inventerebbero di tutto…
2) Per il titolo: lascio alla vostra sensibilità l’interpretazione personale dei tre personaggi della bellissima “Moon River”. Chi è  “l’amico preferito”, chi “ un fiume lunare”, e chi semplicemente “io”?

 

 

 

 

  
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