Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Irian    12/03/2015    3 recensioni
(ho cambiato l'anteprima)
Elsa e Anna non erano mai state delle sorelle incredibilmente unite.
Certo si volevano bene, si aiutavano se c’era bisogno, ma non si raccontavano i segreti o cose del genere, non erano come due amiche.
Anna sperava che quel viaggio le avrebbe avvicinate; certo prima Anna era indispensabile per Elsa e viceversa, ma andare a vivere insieme poteva renderle inseparabili.
Invece le aveva solo divise.
(AU! Kristanna)
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, il mio nome è Arianna.
Sono qui per raccontarvi qualcosa.
Per raccontarvi una storia.
Questa, è una storia che racconta, ma che non ambisce ad essere raccontata.
In questa storia, rimedio ed errore, si uniscono in un unico ceppo che porta dolore.
Ci vorrà ancora molto tempo perché le cose si mettano male, quindi rilassatevi.
 
 
Anna stava tuffando il cristallo appuntito nella sua provetta.
Quest’ultima era colma quasi fino a straboccare di un liquido azzurro molto denso.
Anna aveva gli occhiali protettivi messi un po’ storti, la lingua le spuntava ad un angolo della bocca, segno che la ragazza era concentrata nel cogliere quell’attimo preciso.
Lascio cadere il cristallo che pochi secondi prima teneva stretto con le sue pinze di metallo; non ci fu rumore, ma una nuvoletta di vapore invase il viso di Anna, facendola starnutire e successivamente, esultare dalla felicità.
Quel suo saltellare gioiosamente le fece solo guadagnare lo sguardo severo dei suoi compagni di laboratorio, che con un’occhiata le intimavano di smetterla, di darsi un contegno.
Ma Anna era una furia, aveva tristezza, allegria, sconforto e eccitazione allo stesso tempo. Nonostante lei provasse di continuo a trattenersi, le chiusure della sua mente, definite da lei stessa “ermetiche”, si schiudevano spesso, lasciando libero sfogo ad un fiume di emozioni e sentimenti.
Anna però, era anche capace di capire quando era ora di piantarla, e infatti, si ricompose subito, riponendo gli attrezzi sul tavolo e serrando le braccia ai fianchi in modo decisamente innaturale.
La lezione finì poco dopo e Anna corse verso casa.
Probabilmente quel suo correre e andare a sbattere contro le persone non dava alcun peso alla sua coscienza, perché non se ne faceva alcun problema.
Chiuse la porta dietro di sé con uno scatto e chiamò a gran voce sua sorella Elsa.
“Elsa! Vieni a mangiare!” poi in un attimo si ricordò.
Elsa, sua sorella maggiore, da una settimana a quella parte si era chiusa nella sua camera.
Ne usciva solo per mangiare, ma lo faceva ad orari diversi da quelli di Anna, e quindi non si incontravano mai.
Qualche giorno prima Anna aveva praticato un piccolo foro sulla parete, per controllare cosa facesse di tanto segreto sua sorella: con sua sorpresa, non faceva nulla di strano, scribacchiava su un quadernino tutto il giorno, si fermava solo per mangiare e per fare qualche regolare chiamata al suo migliore amico Jack.
Poi Elsa l’aveva scoperta, aveva coperto il buco con un quadro, e Anna non poté fare più nulla.
Jack stava simpatico ad Anna, in quelle volte che veniva a trovare Elsa, aumentate nell’ultimo periodo, si erano sempre fermati a fare quattro chiacchiere, ma adesso Jack la liquidava con un semplice “ciao” e poi correva dritto da sua sorella.
Elsa aveva un’altra amica: Margo.
Carina, alta, con i capelli corti marroni e delle belle curve, Margo era la migliore amica di Elsa.
Era, esatto, perché non l’aveva più vista, la sua spiegazione più logica era che le due avevano litigato, ed Elsa era triste e così riservata per questo.
La vita va avanti, e Anna doveva proseguire la sua, ma andare a vivere a Brooklyn con una sorella che praticamente non ti parla come unica coinquilina non era facile.
Tuttavia, Anna era una studentessa di chimica molto promettente, con i capelli rosso vivace, era lì per scoprire la città, e così fece.
Si diede una veloce spazzolata ai capelli, li intrecciò accuratamente e lasciò quell’appartamento minuscolo provvisto di cucina, bagno e due camere decisamente microscopiche, dove albergavano scarafaggi di piccole dimensioni e topi affamati.
Si mise a correre senza una meta precisa, come sempre.
Arrivò ad un palazzo al centro della città che, doveva ammetterlo, non aveva mai visto, nonostante facesse passeggiate (o meglio dire corse) sempre molto lunghe.
Era un palazzo enorme, molto alto e che si concludeva con una cupola.
Era fatto tutto di un vetro sottilissimo, che rifletteva la luce dell’esterno creando tanti fasci colorati, ma non solo, ti mostrava il lavoro degli operai anche da fuori, perché il vetro non nascondeva i loro movimenti.
Lo slogan era infatti: “Profecy: un’impresa trasparente” proprio perché i dipendenti non avevano problemi a farsi vedere intenti a lavorare.
Anna lesse a fondo una brochure all’entrata: operai, scrittori, giornalisti, biologi, chimici, stilisti, tutti intenti a lavorare per quella enorme azienda.
Magari un giorno l’avrebbe fatto anche lei, lavorare lì sarebbe stato un sogno.
Ma era inutile cullarsi nel desiderio, Anna entrò a passo svelto nel palazzo.
Si accodò ad un gruppo di turisti stranieri e visitò le aree più interessanti, era estasiata dal laboratorio chimico, non conosceva metà degli strumenti di lavoro, ma non voleva dire che fosse noioso.
Alla prima pausa Anna ne approfittò per prendere un caffè ad una macchinetta, e lì, la sua goffaggine la tradì di nuovo: versò tutto il liquido bollente addosso ad un povero cameriere che stava solo svolgendo il suo lavoro.
“Oh mio dio, mi dispiace, davvero, non volevo!”
“Niente non preoccuparti, capita spesso qui, io sono Hans comunque…piacere”
“Piacere”
Anna strinse la mano a quello sconosciuto che si era rivelato amichevole, aveva basette lunghissime, profondi occhi scuri, capelli castano-rossiccio e le labbra incurvate in un sorriso.
La visita riprese pochi attimi dopo, ci fu comunque tempo per un saluto veloce e per un’altra occhiata imbarazzante/sguardo da pesce lesso.
Non fu una cosa lunga, ma Anna uscì comunque stanca, ma al contempo eccitata dalla visita.
Quando tornò a casa Elsa era appollaiata in cucina, stava mangiando un piatto di asparagi freddi, se li era conditi accuratamente e adesso li tagliava senza emettere il minimo rumore, a differenza di Anna che ogni volta rigava il piatto e produceva suoni assordanti.
Anna non parlò di nulla: della chimica, o di quel veloce incontro con Hans nel palazzo di vetro, rimase semplicemente in silenzio.
Aprì uno scomparto e prese un bicchiere di vetro finemente ornato, si versò dell’acqua e lanciò un’occhiata fugace alla sorella.
I capelli biondo platino le ricadevano sul viso, per un momento pensò di rivolgerle qualche parola di conforto.
Poi Elsa alzò lo sguardo, ed era talmente freddo ed inespressivo, che ad Anna passò tutta la voglia da parlarle, e anche se voleva davvero sapere che cosa era successo a sua sorella, semplicemente abbassò lo sguardo, e senza produrre parola, corse a rifugiarsi in camera sua.
 
 
Angolo dell’Autrice
Ciao! Dopo questa pausa (lunga oserei dire) ho deciso di tornare con una nuova Kristanna, anche se Kristoff non è ancora comparso, apparirà presto…
Non ho molto da dire a parte “lasciate una recensione!” ma poi…basta, niente, ciao!
Irian
 
  
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