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Autore: _Kurai_    12/03/2015    1 recensioni
La strada era libera, il silenzio quasi totale. Makishima strinse le manopole inferiori del manubrio, tendendo i muscoli delle gambe e sollevandosi dal sellino. Eccolo, il vecchio Peak Spider. I capelli iridescenti non ondeggiavano più a destra e a sinistra, ma il suo pazzo dancing era sempre lo stesso.
Toudou Jinpachi guidava da qualche ora. Non gli era mai piaciuto spostarsi in macchina, ma a volte era necessario. Non amava neppure quello stupido pickup con il logo dell'onsen gestito dalla sua famiglia, che tossicchiava sempre al momento di accelerare.
Un contrasto forte con il vecchio Jinpachi, che si faceva vanto della sua accelerazione silenziosa.
Sì, decisamente pedalare gli mancava.
[8 Years Later] [MakiTou]
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jinpachi Toudou, Yuusuke Makishima
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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The Prince without a reason to fight, the Princess lost in the dark


Era da tanto, tantissimo tempo che non tornava in Giappone. Almeno 5 anni, mese più mese meno. Ed era da altrettanti anni che non inforcava la sua Time, rimasta a Chiba durante la sua permanenza a Londra, dove aveva acquistato un'altra road racer per continuare a gareggiare nelle competizioni di alto livello.

Gli sembrava di aver ritrovato una vecchia amica, la compagna fidata di uno dei periodi più belli che aveva vissuto, anche se ormai era tutto diverso. I suoi capelli non erano più lunghi oltre metà schiena ma leggermente scalati fino alle spalle, anche se erano ancora tinti di verde scuro, che era ormai il suo marchio; i suoi occhi piccoli e taglienti erano protetti da un paio di occhiali da sole, simili a quelli che indossava sempre Kinjou al liceo.

 

Nessuno sapeva del suo ritorno.

Aveva sperato quasi inconsciamente di trovare l'ex leader del club di ciclismo del Sohoku ad attenderlo in aeroporto, come la prima volta che era tornato in patria, ma questi aveva ormai finito gli studi all'università Yonan e avevano perso i contatti da qualche tempo - o meglio, Makishima non si era mai sforzato di scrivere tante mail e si limitava a rispondere ad alcune di quelle che gli venivano inviate con poche righe coincise e scarne - ma un giorno avevano semplicemente smesso di sentirsi, così com'era accaduto con i kohai della Sohoku e perfino con Tadokorocchi, anche se gli era arrivata una sua lettera il giorno del suo ultimo compleanno. Non aveva risposto.

Toudou, il suo vecchio amico e rivale di Hakone, gli aveva scritto assiduamente per un po', aveva minacciato di andare a trovarlo un paio di volte e aveva speso milioni di yen in telefonate intercontinentali, ma da qualche tempo anche lui aveva smesso di chiamare assiduamente. Yuusuke non era particolarmente dispiaciuto da questo, anche se negli anni un po' si era abituato e quasi affezionato a quel Jinpachi, nonostante quella sua spiccata attitudine allo stalking telefonico.

Non c'era una ragione particolare per il suo ritorno, semplicemente aveva bisogno di sentire un po' di aria di casa.

Da qualche tempo la vita stimolante nella capitale inglese gli sembrava vuota, senza significato. Nemmeno gareggiare gli regalava le stesse emozioni: aveva sempre detto di essere in grado di comunicare con gli altri solo attraverso la sua bici, ma qualche volta gli sembrava di parlare doppiamente un'altra lingua, di non poter più provare le stesse sensazioni di quell'ultimo Interhigh, così intense, così vere. Da allora di anni ne erano passati ormai otto, ed era arrivato a quel punto della vita in cui avrebbe dovuto decidere che cosa fare seriamente del suo futuro.

 

Credeva che si sarebbe adattato in fretta, invece era lentamente sprofondato nell'apatia, ed era anche rimasto indietro con gli studi. Il fratello gli aveva offerto un posto di lavoro, ma niente andava come avrebbe dovuto... poi anche lui aveva notato che qualcosa non andava in Yuusuke, e che la situazione non migliorava col tempo.

Quegli anni erano passati tra alti e bassi, e poi Makishima stesso si era reso conto che no, non poteva continuare così. Un biglietto sola andata per Narita, e poi il resto sarebbe venuto da sé. Era in Giappone già da tre giorni, e a casa sua non aveva trovato nessuno.

Logicamente, era arrivato senza preavviso - lasciando appena un biglietto sul frigo al fratello prima di chiamare un taxi per l'aeroporto - e i suoi dovevano essere nella casa in campagna, come solitamente in quel periodo dell'anno.

 

In quei giorni non aveva fatto altro che pedalare, pedalare, pedalare. Finché non gli cedevano le gambe, finché il cuore non minacciava di esplodergli nel petto.

Il terzo giorno aveva deciso che era il momento: avrebbe pedalato 150 kilometri fino ad Hakone facendo qualche tappa per riposarsi, per poi tornare lì, sull'Azami Line. Forse gli avrebbe fatto male, ma sentiva di averne bisogno. Voleva capire quel senso di vuoto e di incompletezza che aveva percepito negli ultimi tempi e superarlo, e voleva farcela da solo.

Enoshima non era cambiata affatto. Le immagini di quel primo giorno si sovrapponevano alla strada trafficata che si trovava a percorrere, e la sua mente ancora vedeva la linea dell'inizio, i cartelli, i fans e i semplici curiosi ai lati della carreggiata.

Non era mai stato particolarmente bravo sul piano, ma arrivò all'inizio di quel fatidico climber's stage prima di quanto immaginasse. Era partito prima dell'alba ed erano passate da poco le tre del pomeriggio, ma non faceva affatto caldo come quell'estate e sarebbe riuscito a pedalare a quel ritmo ancora a lungo, anche se non c'era alcuna fretta. Se non fosse arrivato al "traguardo" avrebbe cercato un luogo per pernottare e continuare il giorno seguente. Non doveva correre, voleva solo perdersi nei ricordi più a lungo possibile.

 

Inspirò a pieni polmoni l'aria fresca e frizzante di fine autunno, mentre cambiava la marcia con un gesto esperto e abituale all'inizio del dolce pendio dopo quella curva stretta che aveva visto la caduta di Onoda, durante il primo giorno di quell'Interhigh.

Sulle sue labbra sottili e quasi inesistenti si poteva intravedere un lieve sorriso, ora che rivedeva quelle montagne. Ripercorreva quei momenti in cui aveva tirato tutto il team Sohoku su per la ripida salita, prima di poter finalmente lottare fino allo stremo per quel checkpoint, che infine era stato vinto da Toudou per pochi istanti.

Ma era stato intenso e bellissimo, e non aveva più provato sensazioni simili, nonostante avesse gareggiato anche in diverse competizioni internazionali in Europa, seppur senza un team fisso. Se lo ricordava perfettamente, quel punto da cui avevano iniziato a competere fianco a fianco, dopo aver pedalato con tutte le sue forze per appianare quei tre minuti di distacco. Yuusuke poteva ancora sentire nelle orecchie i discorsi di Toudou di quel giorno, la contentezza disarmante che l'aveva preso una volta che l'aveva visto apparire dietro di lui, trasfigurandone l'espressione delusa in un grande sorriso.

 

La strada era libera, il silenzio quasi totale. Makishima strinse le manopole inferiori del manubrio, tendendo i muscoli delle gambe e sollevandosi dal sellino. Eccolo, il vecchio Peak Spider. I capelli iridescenti non ondeggiavano più a destra e a sinistra, ma il suo pazzo dancing era sempre lo stesso.

 

Toudou Jinpachi guidava da qualche ora. Non gli era mai piaciuto spostarsi in macchina, ma a volte era necessario. Non amava neppure quello stupido pickup con il logo dell'onsen gestito dalla sua famiglia, che tossicchiava sempre al momento di accelerare.

Un contrasto forte con il vecchio Jinpachi, che si faceva vanto della sua accelerazione silenziosa.

Sì, decisamente pedalare gli mancava.

Aveva dovuto guidare attraversando ben due prefetture con quello stupido catorcio bianco, da solo, col magone che a ogni stop minacciava di travolgerlo.

Aveva smesso di pedalare da due anni, e non aveva avuto scelta.

Aveva perfino tagliato i ponti con tutti, per non sentire più il richiamo di quel mondo, perché non avrebbe potuto resistere.

 

Suo padre si era ammalato all'improvviso, e lui, insieme alla sorella, era stato costretto a prendere le redini dell'attività, che lo volesse o no. Non c'era più tempo per correre.

I viaggi di ritorno dall'ospedale erano tutti così, solitari e pieni di pensieri bui. La madre ormai viveva stabilmente al capezzale del malato, e Jinpachi era totalmente solo. All'inizio si divideva i compiti con la sorella Nanako, che nel frattempo si era sposata, e qualche volta riusciva ancora a uscire per delle lunghe pedalate con i vecchi amici.

Da pochi mesi, però, Nanako aspettava un bambino e le era stato prescritto riposo assoluto, così adesso tutto il lavoro toccava a lui. Non poteva dire di odiare quella vita, perché comunque lì erano le sue radici, ma in certi momenti si sentiva soffocare, e non poteva farci nulla. Erano lunghissimi istanti in cui il respiro gli si spezzava, il cuore iniziava ad accelerare fuori controllo, e la sua mente andava come in blackout.

 

Non aveva ancora parlato a nessuno di quegli attacchi di panico, e a chi avrebbe dovuto dirlo? Doveva solo venirne a capo, come se fosse stato un pendio particolarmente ripido e dissestato, arrivare in cima e respirare di nuovo. Un'altra volta.

 

Ne stava arrivando un altro, lo sentiva chiaramente. Ma mancavano cinque chilometri scarsi al ryokan, se avesse accelerato un po' forse avrebbe potuto arrivare prima che esplodesse la crisi. Si sforzò di focalizzare tutta la sua attenzione su quei tornanti che conosceva come le sue tasche, e all'improvviso, girata una curva, davanti a lui si manifestò una visione che mai si sarebbe aspettato.

"Ormai sei da reparto psichiatrico Jinpachi, senza scampo" disse fra sé "ci mancano pure le allucinazioni adesso...".

Una bicicletta bianca, con in sella un ciclista alto e allampanato, avanzava in salita poco avanti a lui. Quel dancing non avrebbe potuto confonderlo con nessun altro, mai nella vita.

Si stropicciò gli occhi due, tre volte, e poi si impose di pensare che doveva essersi sbagliato. Superò il ciclista senza voltare lo sguardo, concentrandosi nel tentativo di prendere respiri lunghi e profondi per resistere all'attacco di panico che stava arrivando. Ma niente da fare, il mostro nel suo petto si era già svegliato. Con una sterzata brusca e senza mettere la freccia si accostò sul lato della strada, mentre già si sentiva soffocare come se i suoi polmoni fossero stretti in una morsa dentata. Goccioline di sudore freddo gli colavano sulla fronte, mentre, con gli occhi chiusi, attendeva che tutto finisse.

Finché, dopo un secondo, un minuto o un'ora, qualcuno bussò due volte al suo finestrino.

 

"Ehi, tutto bene?" Makishima aveva visto il pickup bianco superarlo e poi sparire dietro un tornante, poi, una volta superata la curva, l'aveva visto sterzare -quasi sbandare- bruscamente, nonostante l'assenza di ostacoli, e quindi fermarsi. Gli sembrò naturale immaginare che il guidatore avesse avuto un malore, o qualcosa del genere. E anche se di solito tendeva a lasciare che ci pensasse qualcun altro a fare il buon samaritano, stavolta doveva fermarsi. C'era qualcosa che lo attirava verso quell'auto, anche se non sapeva spiegarlo.

"Un sacco di film horror iniziano così" disse tra sé, con un sorrisetto strano.

L'uomo nella macchina era pallido, la testa incassata nelle spalle e i capelli corvini che gli nascondevano parzialmente il volto. Aveva gli occhi chiusi, ma dopo che ebbe bussato sul vetro alzò debolmente lo sguardo, aprendo un piccolo spiraglio tra le palpebre che lasciava intravedere due occhi blu che, nonostante le occhiaie, non erano cambiati affatto.

 

Un venticinquenne Toudou, incredibilmente privo del suo storico cerchietto che ai tempi della scuola era la sua firma e per qualche tempo lo era stato anche dopo, lo fissava dall'altro lato del finestrino, con negli occhi una muta richiesta d'aiuto e un barlume di genuina incredulità.

"JINPACHI?!" 


___


Rieccomi di nuovo a scrivere qui, mi sto a poco a poco innamorando di questo fandom e ormai non riesco a fare a meno di scrivere sui miei precious babies çAç <3 Spero di aver incuriosito qualcuno con questo primo capitolo e che qualche creaturina adorabile mi lasci qualche recensione magari, ci tengo a sapere cosa ne pensate e a ricevere spunti per migliorare!

Grazie per aver letto fin qui e alla prossima! (*゜▽゜ノノ゛☆

   
 
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