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Autore: Seth_    13/03/2015    2 recensioni
E' una..Poem-fic (?) oddio Lysandro e Petrarca mi stanno veramente spappolando il cervello. Che dire, ho usato la metafora della navigazione di Petrarca per spiegare la sua vita, per....descrivere lo stato d'animo che il povero Lysandro è costretto a passare per colpa di quel dannato putto.
Dal testo:
A ciascun remo un penser pronto et rio
che la tempesta e ‘l fin par ch’ abbi a scherno;
la vela rompe un vento humido eterno
di sospir, di speranze, et di desio.
La nave oscillò ed una folata lo spinse indietro, tanto da farlo scivolare sul ponte umido, e cadere, gli pareva di’impazzire, ma cosa stava succedendo? Perché non tornavano in porto? Fece per alzarsi quando una mano calda si poggiò sulla sua spalla.
“toccami” stava dicendo quella figura che stringeva i remi come se si trattasse della sua ultima speranza di avere salva la vita
Genere: Commedia, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysandro, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lysandre's Dreams'
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Passa la mia Nave Colma D’Oblio



 
Passa la nave mia colma d’oblio
per aspro mare, a mezza notte il verno,
enfra Scilla et Caribdi; et al governo
siede ‘l signore, ani ‘l nimico mio.

Passava quella nave sopra un mare che il timoniere evidentemente, non riusciva a controllare; i suoi marinai poi, rozzi e sguaiati ridevano a crepapelle del ragazzo affacciato alla sponda in mogano che poco lo separava dall’Oblio. Gli occhi etero cromatici settavano tra un’onda e l’altra cercando con angoscia una figura tra le onde impetuose. Si girò di scatto passando una mano fra i capelli albini che vennero scompigliati poco dopo da una folata di vento umido, indice di tempesta. Stavano per affrontare una tormenta che li avrebbe portati a picco, quindi, con una mano davanti al volto per non farsi colpire dalla leggera ma pungente pioggia, attraversò il ponte fradicio –TORNIAMO INIDETRO!- gridò al timoniere dal volto nascosto, ma distinguibile dagli altri per quei insoliti colori. Il volto era pallido ma dalle guancie rosse, forse un’ accenno di barba, che come i capelli, assomigliavano al rame, e poi, due occhi celestini che belli come il cielo, potevano trasformarsi in una tempesta che avrebbe potuto travolgerli.
A ciascun remo un penser pronto et rio
che la tempesta e ‘l fin par ch’ abbi a scherno;
la vela rompe un vento humido eterno
di sospir, di speranze, et di desio.

La nave oscillò ed una folata lo spinse indietro, tanto da farlo scivolare sul ponte umido, e cadere, gli pareva di’impazzire, ma cosa stava succedendo? Perché non tornavano in porto? Fece per alzarsi quando una mano calda si poggiò sulla sua spalla.
“toccami” stava dicendo quella figura che stringeva i remi come se si trattasse della sua ultima speranza di avere salva la vita
-come prego?- chiese il ragazzo avvicinandosi, ma non la stava già toccando lei/lui? In risposta mise una mano sopra la sua e spalancò gli occhi preso da una scossa gelida che percorse tutta la sua schiena.
Labbra rosse, leggermente gonfie e socchiuse, espiravano con un certo ritmo gemendo a volte, e mordendosi per non farsi scappare urletti che l’avrebbero messa a disagio, facendola arrossire ancora di più.
Pioggia di lagrimar, nebbia di sdegni
bagna et rallenta le già stanche sarte,
che son d’error con ignorantia attorno.

Lysandro scosse la testa ritrovandosi stavolta lontano dalla figura rossa di pura energia che gli sorrise, prima di dissolversi, e così, il ragazzo, ne volle ancora. Si alzò lentamente avvicinandosi alla successiva fonte di luce che sfiorò appena, come titubante della vista che si sarebbe potuta aprire davanti si suoi occhi..
Mani dalle unghiette appuntite graffiavano la pelle con il tatuaggio facendogli sfuggire ansiti gutturali che lei sembrò apprezzare continuando il suo eccitante lavoro.
Ritrasse ancora la mano sentendo quelle sensazioni ancora dentro di se. Cos’erano quelle visioni? La figura sembrò scemare per qualche secondo per poi riprendersi, e brillare ancora di una luce, forse più brillante di quella precedente, ed il ragazzo, con il fiato spezzato ma mai pesante, si avvicinò mettendo la mano interamente dentro il busto della figura che si illuminò.
I bacini si scontravano smaniosi di sentire di più mentre perdevano lentamente il rapporto che tra loro era sempre stato lento e platonico. Come risvegliatosi l’istinto animale, lui la prese da sotto il ginocchio alzandoglielo leggermente solo per poter accedere di più al suo interno e farle sentire tutta la sua lunghezza. Lei ansimò con maggior frequenza, tanto quanto le spinte di lui che andavano aumentando.

La figura di pura energia scomparve e lui fu di nuovo catapultato nella fredda realtà della pioggia e della tormenta.
-ancora- era l’unica parola che riusciva ad uscire da quella bocca, ne voleva ancora. Sentire quel calore così reale, così assurdo, e quelle sensazioni tanto belle quanto amplificate sulla sua pelle…perché non erano solo visioni, erano sensazioni che lui stesso poteva sentire. Si avvicinò alla terza figura che brillò allo stesso modo della prima quando lui la toccò.
Le prese il seno non troppo grande tra le mani, arrivando poi ad incurvarsi su di essso per prendere in bocca il capezzolo e giocarci con la lingua e con i denti. Le scariche di dolore misto piacere si diffusero in meno di tre millesimi di secondo sul corpo di lei che reagì senza che se ne rendesse conto, infatti, aveva portato istintivamente le piccole mani tra i capelli bianchi del ragazzo; il ritmo era leggermente aumentato, ed ora, tra sospiri e gemiti….
La visione si dissolse insieme alla figura e lui, si stupì di sentirsi frustrato e nervoso. Era questo che si provava ad essere presi dalla passione?
La nave oscillò ancora e lui perse l’equilibrio andando addosso all’ultima rematrice della fila che si dissolse quasi subito avvolgendosi per pochi istanti attorno al suo viso.
Lei portò la testa all’indietro stringendo con una mano, convulsivamente, le lenzuola bianche di quel letto ormai impregnato di sudore come i loro corpi, non ce la faceva più, era arrivata al limite…
Lysandro si alzò da terra reggendosi alla balaustra, possibile che la nave stesse girando su se stessa? La prima fila di rematori era scomparsa, e la seconda…si alzò ignorando le urla degli uomini che correvano su e giù per il ponte, a volte colpendolo appositamente, a volte facendolo inciampare sull’acqua che più volte aveva tentato di investirli.
La tempesta none era ne vicina, ne lontana, ma prossima, e lui, avrebbe fatto di tutto per salvarsi dalla morte.
Tenersi a lei era come fare porto, essere al sicuro, vedere finalmente la luce dopo la tempesta. E per questo, la teneva incastrata tra il suo corpo ed il letto, ansimando contro la sua spalla, ed a volte, mordendola leggermente per farla mugugnare di piacere.
Cadde a terra quando un’onda travolse il ponte insieme al vento gelido, per poi trascinarlo contro la sponda opposta della nave, che venne affogata da un’onda anomala enorme.  Il dolore dell’impatto gli fece perdere la percezione del suo corpo per qualche secondo prima di realizzare cosa stesse succedendo.
Stavano precipitando….la nave si era ribaltata e lui, ormai nell’Oceano selvaggio, non riusciva a sovrastare le tonnellate d’acqua sopra di lui. Cercò di raggiungere la superficie, ma i vestiti vittoriani lo tiravano sul fondo. Una luce rossastra gli passò affianco, era minuscola e fievole, ma abbastanza luminosa da potersi riconoscere tra le tonnellate di muri d’acqua che lo sormontavano. Doveva prenderla, non seppe perché, ma sentì che quella minuscola luce, era l’ultima parte della visione, quella che gli avrebbe dato la salvezza. Si sporse fino ad arrivare a sfiorarla, ma ad ogni passo avanti, sembrava che le correnti la trasportassero via. L’ossigeno stava per finire, e Lysandro temette che per lui fosse davvero giunta la fine. “un’ultima volta” pensò prima di allungarsi ancora e stringere in pugno la lucciola rossa, che esplose in una miriade di raggi caldi e luminosi.
 
Celansi i duo mei dolci usati segni;
morta fra l’onde è la ragion et l’arte,
tal ch’incomincio a desperar del porto.
 

Le mani si cercavano bramose di stringersi, e quando finalmente si incontrarono, trovarono forza nel raggiungere l’apice nello stesso momento in cui le loro labbra si toccarono. L’interno di lei si stava stringendo attorno al membro di lui che si sentì accolto e desiderato come non mai, ed affondando, le ultime volte, venne in lei gemendo il suo nome.
Le braccia che lo sostenevano tremavano, insieme alle mani ed al respiro mozzato. Lei si sentiva come dopo un’estenuante corsa, ma…una corsa delle più piacevoli. Infine, Lysandro si lasciò andare su di lei sostenendosi ancora sulle braccia per non soffocarla, ma lei lo strinse forse sospirando
-Lys…- chiamò il suo nome ad occhi socchiusi con le labbra messe in un morbido sorriso, fatto a posta per essere baciato, il ragazzo accontentò quel desiderio rimanendo dentro di lei, mentre sentiva l’eccitazione, molto lentamente, scemare.
-Fault..- chiamò lui uscendo lentamente per poi riappoggiarsi sopra il suo corpo caldo. Lei sorrise insieme a lui, immergendo le piccole mani sorprendentemente fredde e tremanti tra i suoi capelli albini, cantando con voce rotta di desiderio una piccola ninna nanna che lo fece definitivamente crollare tra le sue braccia. Il fiato si stava calmando lentamente, insieme al tremito ancora vivo nelle loro carni che li tenne svelti per un po’.
Solo dopo una buona mezz’ora Lysandro si alzò sui gomiti per guardarla, lei era sulla via del sonno, i suoi occhi da azzurri erano diventati blu come l’oceano, e riposavano beati, come il mare dopo una lunga e burrascosa tempesta. Il suo cuore si calmò, ed invece di battere all’impazzata per la meravigliosa vista, rallentò fino a riprendere un ritmo normale. Perché stare con lei infondo, era essere normale, nonostante i vestiti vittoriani, gli occhi etero cromatici, ed una mania di scrivere le prime cose che gli passassero nella testa nel suo taccuino…un momento…dove lo aveva messo? Frasi stupende gli stavano ronzando nella mente da un po’ e non avrebbe voluto dimenticarle! Ma quel corpo caldo..la ragazza lo sentì irrigidirsi sotto di se e sorrise
-Lys..- lo chiamò baciandogli la testa -..il taccuino è alla tua destra- disse sorridendo, l’albino girò la testa a destra e vi trovò il suo taccuino che prese muovendosi placidamente su di lei per non farle male
-e la penna nel primo cassetto affianco ai calzini- gli ricordò. L’albino la guardò sorridendo grato, per poi baciarla sulle labbra dolcemente e lentamente, facendogliele assaporare per tutta la loro morbidezza mentre scivolava affianco a lei coprendo entrambi con il lenzuolo, e poi la coperta.
La ragazza appoggiò la mano sotto la guancia mentre sbadigliava non troppo sonoramente per non distrarre quel piccolo genio all’opera. Adorava vederlo concentrato sentendo il rumore della penna o della matita scrivere convulsivamente su un foglio, cancellando parole a volte, disegnando frecce lunghe o corte appuntandosi sempre qualcosa; poi cadde il silenzio, il taccuino venne appoggiato sul mobiletto a destra insieme alla penna e lui ritornò accanto a lei abbracciandola per scaldarla con il suo corpo.
-come fai a sopportarmi?- chiese baciandole la fronte, il naso, le labbra e le guance con sapiente dolcezza
-infatti, non sopporto i tuoi vizi- precisò lei con tono saccente, il ragazzo spalancò gli occhi come ferito da quelle parole, per poi sciogliersi sotto il suo sorriso e le sue carezze -li amo-.

 
Lysandro si svegliò tutto sudato. Era nella sua stanza, messo seduto sul suo letto tutto sfatto, con la sua camicia appiccicata addosso ed un senso di malinconia che lo tormentava senza lasciare pace al suo sonno. Ancora quei sogni su di lei? Perché?
Era vero, vicino a lei stava bene, si sentiva vivo ed incredibilmente in pace con se stesso, ma non era amore…no, lei era una creatura splendida dalle mille mila risorse e capacità di sorpresa ma…che fosse innamorato? Scosse la testa, l’amore come lo aveva sempre visto lui andava ben oltre che alla passione od al desiderio carnale di averla, e sicuramente l’aver sognata tra le sue braccia mentre dava libero sfogo alla sua scrittura significava solo il desiderio di essere compreso ed accettato in ogni sua sfumatura.
Credeva…
Si distese di nuovo a letto, sbottonandosi la camicia per permettere al suo corpo di raffreddarsi, ma ancora niente. Continuava a sentire i suoi gemiti, le sue labbra..perfino il suo odore! Si mise quindi seduto passando una mano fra i capelli cercando di riacquistare lucidità.
-ho bisogno di una doccia- sussurrò nel buio mentre usciva lentamente dalla sua stanza cercando di scacciare via quei bellissimi ricordi, di quel sogno alquanto strano.
Appoggiato al ramo di arancio, un angioletto nascosto dietro alle fronte tormentate da vento, si accoccolava dentro alla sua scarpetta di lana sorridendo del risultato ottenuto, il ragazzo stava per cedere; già pregustava le lodi che suo padre gli avrebbe fatto una volta scoperto che per quel singolare individuo, lui, ne aveva trovato uno di complementare in quanto folle….certo, se quell’impiastro di Daisy non di fosse messa in mezzo a quest’ora avrebbe già avuto le sue lodi! Ma forse, aspettare quel delizioso traguardo, sarebbe stato più soddisfacente che divorarselo subito.
 
 
 
Cit. F.Petrarca, Canzoniere.

 
Angolo Dell’ Autrice Psicopatica:
heyla! (se dovete incolpare qualcuno incolpata il mio professore di lettere ch emi ha costretta ad esaminare un sonetto di Petrarca da sola permettendo alla mia fantasia di volare allegra e spensierata!) Che dire…ci sto prendendo davvero gusto a scrivere dei sogni di Lysandro XD
L: già, intanto quello che sta sveglio la notte sono io
F: ups!
allora che dire di bello…ah già, metto la parafrasi subito sotto a questo inutile commento che nessuno leggerà, solo per chi fosse interessato a comprendere che diavolo aveva scritto Petrarca.
“La mia nave, piena di desiderio di dimenticare, attraversa il mare tempestoso, fra Scilla e Cariddi (stretto di Messina), d’inverno, nel mezzo della notte; e la guida il mio signore, anzi, il mio nemico (amore).
Ad ogni remo (sta) un pensiero presente e doloroso, che sembra ignorare la tempesta e il suo esito: un vento umido, che in eterno trascina sospiri, speranze e desideri, lacera la vela.
Una pioggia di pianto, l’immagine offuscata dello sdegno aggredisce i cordami, ed io sono avvolto dall’errore e dall’ignoranza.
I due miei riferimenti abituali si nascondono: la ragione e l’arte sono morte fra le onde, tanto che io comincio a disperare di poter giungere al porto.”
Un bacione della buonanotte
Fault

P.s. Ho ENORMI problemi con la Long, ma shalli che trovo il tempo di scriverla (lo spero vivamente) ed ora vado a nanna che domani ho scuola..Baci!

 
   
 
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