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Autore: Tay66    15/03/2015    5 recensioni
Non so dirvi con esattezza cosa accadde veramente, so solo che un giorno, che all'apparenza sembrava normale, si rivelò fatale, tanto da cambiarmi la vita.
Probabilmente ti starai chiedendo che cosa io stia farneticando? Allora caro lettore siediti comodo, perché la storia che stai per leggere è vera. Narra di mostri, eroi e Dei.
Sicuramente mi prenderai per un folle, ma posso giurare sulla barba di Zeus che tutto ciò che verrà raccontato è successo. Come lo so? Beh...perché io ero li, è questa è la mia storia.
Sono Arthur Kirkland e sono un mezzosangue.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Giappone/Kiku Honda, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio psicologo è più pazzo di me

 

 

Non so dirvi con esattezza cosa accadde veramente, so solo che un giorno, che all'apparenza sembrava normale, si rivelò fatale, tanto da cambiarmi la vita.

Probabilmente ti starai chiedendo che cosa io stia farneticando? Allora caro lettore siediti comodo, perché la storia che stai per leggere è vera. Narra di mostri, eroi e Dei.

Sicuramente mi prenderai per un folle, ma posso giurare sulla barba di Zeus che tutto ciò che verrà raccontato è successo. Come lo so? Beh...perché io ero li, è questa è la mia storia.

Sono Arthur Kirkland e sono un mezzosangue.

 

La mia storia comincia 17 anni fa, quando mia madre mi diede alla luce, in un piccolo e squallido ospedale di un altrettanto piccolo e squallido paesino inglese, sperduto sulla costa...un po' troppo indietro vero? Allora cercherò di narrare i fatti principali, assicurandomi di non indurti al suicidio a causa di un attacco di noia.

Tutto iniziò in una tiepida giornata di maggio, i raggi del sole illuminavano e riscaldavano tutto ciò su cui si posavano, gli uccellini cantavano e iniziavano i richiami d'accoppiamento, i fiori sbocciavano rendendo il paese una tela colorata dipinta dal mi….ok, forse mi sto dilungando troppo, sono sicuro che a te non importa un fico secco del tempo, dei fiori e dei flirt degli uccellini vero? Detto questo possiamo passare ai fatti principali.

 

Come ogni giorno della mia monotona e infelice vita mi trovavo all'orfanotrofio Winston Churchill, edificio edificato pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale per radunare ed allevare tutti gli orfanelli che avevano perso i genitori durante i bombardamenti.

Non mi ricordo con esattezza chi mi portò all'orfanotrofio, dopo l'incidente di mia madre ci fu solo il buio più totale ed ancora oggi mi sforzo di ricordare, ma tutto ciò che mi riaffiora è una strana sensazione di calore.

Come ho detto in precedenza la gente mi ha etichettato come un cattivo ragazzo con problemi, quindi la dirigenza amministrativa dell'orfanotrofio mi ha messo a disposizione uno psicologo da cui andare e raccontare i miei problemi...che poi che generi di problemi può causare un ragazzo in un orfanotrofio? Dopo questo enigma, posso raccontavi cosa è successo quel giorno.

 

Come ogni venerdì da un mese ero obbligato ad incontrare Patrick, un bisonte alto come una colonna e largo come un armadio, che invece di mettermi a mio agio come avrebbe fatto ogni psicologo mi lanciava occhiate cariche di odio.

Giuro una volta mentre raccontavo un episodio, che aveva visto me come ladro di calzini di tutto il dormitorio maschile, si mise a ringhiare e a sbuffare, tirando fuori aria dal naso.

Comunque, quel venerdì ero parecchio inquieto, mi sentivo osservato e seguito,non a caso ogni tanto per il corridoio andai a inciampare tre volte contro la stessa identica persona, ciò mi parve molto strano visto che nell'orfanotrofio eravamo in pochi, e questo stra maledetto ragazzo non lo avevo mai visto prima di allora, però decisi di lasciare stare ed arrivare puntuale all'appuntamento settimanale con Patrick.

 

Come ogni volta attraversare quel corridoio mi dava i brividi, sarà forse per le pareti grige e l'arredamento squallido oppure per...le finestre aperte che lasciavano entrare una corrente pazzesca.

Lo studio, o meglio, lo stanzino di Patrick era in fondo al corridoio, la porta rosso ruggine spiccava subito sulle pareti grige, sembrava la porta per gli inferi.

Come sempre lo psicologo era fuori dalla porta che aspettava impaziente il mio arrivo, battendo ritmicamente il piede per terra, mentre stava a braccia incrociate e mi lanciava come sempre occhiatacce cariche di affetto.

“Kirkland sei in ritardo” sbuffò

“Di un solo un minuto” puntualizzai

“Non ho tempo da perdere” che poi tutt'ora mi chiedo quali impegni potesse mai avere visto che ero il suo unico paziente.

“Mi..scusi” sono sempre stato troppo orgoglioso e scusarmi è qualcosa che non fa parte della mia indole, però dovevo, non volevo assolutamente andare dal preside, un ometto basso e tozzo con un sorriso finto tanto quanto il suo parrucchino.

“Su forza entra abbiamo molto di cui parlare” detto questo entrò aspettando che io lo seguissi.

Appena entrato mi venne la nausea, nell'aria aleggiava l'odore di chiuso, sudore e tabacco, insomma non un granché. Grazie a tutti gli Dei vinsi l'impulso di vomitare, nascondendo tutto mettendo in mostra la mia solita espressione di indifferenza totale.

“Su siediti” mi disse Patrick, indicandomi con un movimento della mano la poltrona nera lacera.

Come ogni volta cominciò a domandarmi le solite cose “Sei sicuro di non sapere chi è tuo padre?” “Come è morta tua madre?” “Chi ti ha portato qui?”, quelle erano domande a cui io avevo dato ormai troppe volte una risposta superficiale, ma che erano oscure anche a me. Anch'io cercavo risposte a questi quesiti.

Mi persi nel raccontare l'incidente dove mia madre perse la vita “Eravamo in crociera, mamma aveva appena pubblicato un libro che aveva ottenuto sin dall'inizio un discreto successo, per festeggiare decise di prenotare per 2 settimane una vacanza in giro per il mediterraneo.

Mi ricordo che era sera...la mamma indossava il suo abito verde, quello che mi aveva detto, essere un regalo di mio padre. Era bella, anzi no, bellissima in tutta la sua semplicità ed ingenuità.

Voleva guardare il mare così andammo verso il ponte principale, poi...ci fu un tornado e...tutto fu scosso, la gente urlava, i bambini piangevano, le donne invocavano Dio poi….tuoni e fulmini e un'onda enorme.

Mi voltai verso la mamma ma lei non c'era più e all'improvviso...il buio”

Nella stanza calò il silenzio, che fu interrotto da una risatina di Patrick “Povero fanciullo,gli Dei ti hanno giocato un brutto tiro vero?”

Non riuscii a capire ma continuai a fissarlo con insistenza “Cosa?” dissi con una punta di incertezza.

“Non hai capito che sei solo la pedina di un gioco? Un gioco molto più grande di te che ti porterà alla morte” continuò lui con voce intrisa di derisione

“Cosa stai dicendo?”

“La verità” si alzò e si mise difronte a me guardandomi con i suoi occhi neri “Ti è stata nascosta per troppo tempo Arthur Kirkland. Tu non sei un ragazzino come tutti gli altri”

“Cosa vuoi dire?”

“Tu non sei umano”

Sconvolto lo allontanai da me ed indietreggiai contro la porta

“Che cosa stai dicendo?”

“Tu sei un mezzosangue” disse avvicinandosi a me

“Un mezzosangue?”

“Si, sei il prodotto finale di una relazione proibita. Sono stati gli Dei ad uccidere tua madre”

“M-ma c-co..”

“Unisciti alle armate di Crono, vendicati. Sei molto forte, saresti essenziale per noi. Potrai distruggere gli assassini di tua madre” negli occhi aveva una luce folle

“Tu sei pazzo, io non mi mi unisco a nessuno” mentre si avvicinava continuai ad indietreggiare, tanto che la mia schiena andò a sbattere contro la porta. Con la mano cercai di trovare il pomello per poter aprire ed uscire.

“Hai scelto la strada più dura sciocco. Adesso mi toccherà ucciderti” detto questo il suo corpo cambiò, diventando più alto e grosso, i vestiti si lacerarono lasciandolo a petto e a gambe nude.

Quello che sembrava un normale (Insomma) psicologo si trasformò in un mostro, metà uomo e metà toro.

Nel vederlo tremai, era grande ed imponente e le occhiate che mi lanciava rischiavano di uccidermi li sul posto.

“P-Patrick?”

“Non chiamarmi con quello stupido nome. Io sono il Minotauro, il flagello nato per distruggere Atene. Ed adesso io distruggerò te”

 

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Ehy ciao, è da un'infinità di tempo che non pubblico una storia, così mi sono detta è ora di farsi vivi, così eccomi qui =).

Allora, la storia è ispirata ai libri di percy jackson, come vedete non è uguale perché ho deciso di renderla più personale.

Nella storia ci saranno alcuni personaggi nuovi, ma che ricopriranno ruoli di poca importanza oppure secondari.

Ho deciso di raccontare la storia di Arthur in maniera vaga, per poterla approfondire in seguito.

Spero che questo capitolo vi piaccia e che vi abbia un pochino incuriositi.

Ringrazio tutti coloro che recensiranno, o semplicemente leggeranno la mia storia.

Baci

Tay66

 

 

  
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