Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: miatersicore23    15/03/2015    6 recensioni
Elena guarda spesso quel ragazzo da lontano. Non gli ha mai parlato e lui non l'ha mai guardata. Sa solo il suo nome.
Elena non pensa più a se stessa da ormai tanto tempo.
Damon è un soldato che non può più combattere, ha un passato che gli fa male e una persona, la più importante della sua vita, che lo aspetta a casa.
AU/AH | Delena! | Forse OOC
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
IL SOLDATO E LA BALLERINA

PROLOGO

 

Quando Elena entra nella sala di danza si sente libera. Si ammira negli specchi e cammina silenziosamente sul lucido parquet consumato su cui balla ormai da tantissimo tempo. Il profumo della pece è la prima cosa che sente, come sempre.

E, come sempre, si dirige verso lo stereo e sceglie il cd per la lezione. Elena insegna danza da un anno ormai. Da quando le sono morti i genitori ed è diventato difficile vivere con due fratelli più piccoli sostenuti solo dal misero stipendio della zia. Perciò quando la signora Flowers è andata da lei a chiederle se potesse prendere lei il corso delle bambine più piccole, Elena non ci ha pensato due volte. Ha subito accettato.

Inoltre, lei adora la danza. Ama sentire la musica e percepirne il ritmo entrarle nelle vene per poi toccare ogni nervo del suo corpo e dare la carica giusta che la fa danzare. Ama i raggi del sole che entrano dalla finestra e che illuminano leggeri ogni singolo angolo dell’enorme stanza, risaltando il marroncino delle sbarre di legno e sì, facendo brillare anche i suoi occhi color nocciola attraverso lo specchio.

Ma forse non è solo la luce che le fa questo effetto. Forse è lo stare lì che la riempie di vita. Elena quando è triste va li e si sente libera. Elena non piange mai, dopotutto non le serve. Non quando si sente consolata dalle calde braccia della musica.

Cerca di legarsi meglio che può i suoi lunghi capelli castano scuro in un perfetto chignon e quando sente le voci delle bambine nell’altra stanza è già pronta per incominciare la lezione.

Le risate allegre la riempiono di gioia, soprattutto quando vede che tra quei sorrisi c’è quello della sua piccola Margaret, la sua sorellina. Era stato difficile dirle che la sua mamma ed il suo papà non c’erano più, ma quella bambina è più intelligente di quanto un adulto si possa aspettare ed è stata triste, ma è riuscita troppo facilmente ad andare avanti. Più di Jeremy, più di Elena.

Margaret oggi è euforica. Domani è il suo compleanno e non vede l’ora di invitare le sue compagne di danza per pranzo. Specialmente Jane, che da appena due mesi è diventata la sua migliore amica, ma infondo è così che funziona tra bambini: basta mostrare un sorriso per diventare amici. Avere quattro anni (anzi cinque) è la cosa più bella, pensa Elena.

Elena vorrebbe ritornare indietro nel tempo a quando era così piccola, a quando le sue uniche distrazioni erano giocare con la casa della bambole di Caroline e mangiare lecca-lecca alla fragola per merenda. Quando c’erano ancora i suoi genitori e tutto il mondo era circondato da unicorni e arcobaleni. Proprio come per Margaret. Soltanto che una parte di cielo, per lei, è già coperta dalle burrascose nubi della realtà. Ma Margaret è forte, Elena sa che se la caverà.

È già pronta per iniziare la lezione, ma sa che oggi le bambine non hanno proprio voglia di fare nulla oggi. È l’ultimo giorno, poi iniziano le vacanze natalizie e lei ha mille cose da fare, come organizzare la festa di sua sorella che capita proprio il giorno della vigilia. Per questo prima di iniziare, decide di dare dei piccoli pensierini per le bambine. Delle semplici sacche con il loro nome sopra ma quando le vede scartare i regali il loro occhi brillano contenti. Sa che a Margaret piace. Le ha dato quella rossa perché è il suo colore preferito, mentre la sua amichetta, Jane, ridacchia contenta per lo zainetto rosa confetto.

“Allora, ci siete tutte?” Esclama euforica l’insegnante, girandosi verso lo stereo e guardando le sue allieve attraverso lo specchio.

Le vede annuire e posare i regali nell’angolo della sala. Quando incomincia la lezione, Elena si sente viva. La danza è la sua vita e non ama nient’altro se non chiudere gli occhi e far vibrare il suo corpo a ritmo di musica. Anche solo per fare qualche passo elementare per bambine di quattro anni.

Alla fine della lezione, quando le piccole corrono dalle loro mamme, fuori alla sala, Elena ha una piccola fitta al cuore perché la sua sorellina è l’unica rimasta sola. Per fortuna c’è lei, pronta ad abbracciarla, a farla sentire una bambina che ha tutto. Margaret è una delle persone più importanti per Elena e quando la ragazza chiede alla bimba se ha dato gli inviti alla sue amiche, quest’ultima annuisce con un enorme sorriso riempiendole il cuore di gioia, facendoglielo battere e ricordandole anche con un semplice sorriso che nonostante l’assenza dei suoi genitori, la vita continua e Elena a volte ha bisogno di qualcuno che glielo ricordi. Soprattutto quando arrivano quei momenti cupi e il cuore si fa molto pesante, Elena ha bisogno del sorriso dei suoi famigliari, più del suo.

Poi, quando la ragazza scaccia finalmente la tristezza, lo rivede. Quel ragazzo. Quel ragazzo che va a prendere l’amica di Margaret e che l’accoglie con un enorme abbraccio. Deve avere la sua età. Eppure ha l’aria da uomo vissuto. Occhi cupi e tristi, un sorriso leggero e delicato, ma sembra avere un cuore immenso.

Lei ne è attratta, ma in otto settimane non ha ancora avuto il coraggio di andargli a parlare. C’è qualcosa che la blocca. Qualcosa che le dice che non è ancora il tempo giusto per buttarsi in una relazione. E allora la sente quella vocina, le dà ascolto e si limita a guardarlo da lontano oltre i vetri della porta, mentre prende in braccio Jane e la porta via con sé.

Si limita ad andare a sbirciare nei registri della scuola e vede che l’unica firma di un adulto nella scheda di autorizzazione di Jane Salvatore è di Stefan Salvatore.

A Elena batte ancora il cuore perché ha il timore che quel Stefan sia il padre di Jane, ma una volta Margaret le disse che Jane era come lei: senza una mamma e senza un papà.
Allora potrebbe essere il fratello ed Elena si immedesima in lui, perché forse le loro situazioni sono molto simili e si sente anche molto vicina a lui. Ma Elena non vuole avvicinarsi. Non ne ha le forze. E le manca il coraggio di fare qualche metro per andare a parlargli.

Quindi rimane in disparte e aspetta che lui se ne vada. Aspetta che lui apra la porta e scompaia dietro di essa. Un po’ si pente, come ogni volta, per non avergli ancora parlato. A volte si chiede se stia facendo la cosa giusta. Stare ancora sulle sue e non aprirsi del tutto al mondo come era un tempo.

Sì, perché prima Elena era una ragazza socievole, con tanti amici. Era popolare e faceva la cheerleader. La morte dei suoi genitori, poi, coincise con la fine della scuola e fu proprio in quel momento che lei capì chi erano veramente suoi amici. Caroline e Bonnie. Solo loro due. E qualche volta Matt. Ma solo loro le volevano veramente bene e le erano state accanto per non farla soffrire. Solo loro. Nessun altro.

Elena sbatte ripetutamente le palpebre al richiamo della sorellina e si accorge di nuovo di essersi rifugiata nei suoi pensieri. Prima lo faceva solo per non pensare al resto del mondo, per avere un mondo tutto suo, poi era diventata un’abitudine e adesso non se ne accorge nemmeno. È un’azione involontaria, senza controllo. E da poco si è resa conto che fa preoccupare tante persone. Perché è come se dormisse ad occhi aperti e non ascoltasse nessuno.

Molto spesso le è capitato di “risvegliarsi” da uno dei suoi pensieri e di notare la faccia di zia Jenna preoccupata. O quelle di Caroline e Bonnie. Forse avrebbe bisogno di uno psicologo. Uno bravo.

“Lena? Lena stai bene?” le chiede preoccupata Margaret.

Lei è molto intelligente, per i suoi quasi cinque anni, e ha capito che non è la prima volta che sua sorella maggiore si lasci portar via da… non sa bene ancora cosa. Non sa se sono sogni o incubi. Quindi quando lo nota, le prende semplicemente la mano e l’abbraccia più che può.

“Sì, sto bene.”

“Andiamo a casa?”

“Certo!” Elena si riprende.

Cerca di essere la sorella perfetta per Margaret, come ogni giorno. Cerca di fare la cosa giusta per tutti e non solo per se stessa, come ogni giorno. Non si stanca mai, come ogni giorno. E come ogni giorno dimentica di rivivere quel maledetto momento.

Come ogni giorno.



 
§§§


 
Damon non sa cosa accadrà quando rivedrà la piccola Jane. È turbato, ed è timoroso. È insicuro. Gli è capitato di sentirsi poche volte in questo modo. Così… non Damon.

Non la vede da quasi un anno e sa quanto le bambine possano crescere così in fretta a quell’età. Adesso Damon sa che passerà molto più tempo con lei. Damon è un disoccupato adesso e non sa se riuscirà a trovare lavoro.

Non quando i suoi incubi gli fanno visita ogni notte e come ogni notte Damon realizza che quelli forse non sono incubi.

Ha passato così tanto tempo in guerra che si è dimenticato come si fa a vivere senza di essa. Ed è stato curato, quando lo hanno colpito ad una gamba per salvare un suo compagno, ma non cammina più come una volta. Non più ormai.

Ed è stato congedato, con onore, ma lui non è contento. Lui vuole ritornare in guerra. Per quanto siano terribili e tristi quei posti, a Damon manca la guerra.

Non è più abituato alzarsi al mattino e sentire il silenzio della casa fargli da compagnia, non come una volta.

In guerra erano solo urla ed esplosioni.

Qui qualche macchina e il resto è silenzio.

Damon sta ritornando a Mystic Falls. Dall’altro capo del mondo, in pratica. Era andato in guerra per allontanarsi dalla sua famiglia, ma la guerra lo ha riportato da loro.

Da lei soprattutto, Jane.

Già una vocina gli aveva detto quando era nata che dovevano cambiare le cose, ma lui non le aveva dato retta. Era stato un grande ed enorme sbaglio, perché adesso Damon non si ritroverebbe zoppo, con un bastone che gli fa compagnia e con un dolore alla gamba che arriva ogni volta che va a sbattere contro qualcosa.

E non può più guidare a lungo come una volta. Non può più decidere se accelerare più che può la sua amata Camaro.
Gli dà fastidio e gli fa provare una tale rabbia…

Quando il tassista entra a Mystic Falls e supera il cartello di confine in legno, Damon ha un déjà-vu. Lui che guida la sua macchina e ritorna dopo una missione lunga sei mesi. Sette considerando il mese perso che ha passato a New York. Lui seduto al posto del guidatore e accanto a lui una bellissima ragazza, incinta.

All’inizio credeva di essersi innamorato, nonostante tutto. Nonostante il rapporto da una notte e via avuto con questa modella newyorkese. Nonostante alcune settimane dopo la ragazza venne dicendogli che era rimasta incinta.
Katherine. Così si chiamava la ragazza. Quella maledettissima ragazza dagli occhi color smeraldo così dolci che era inevitabile che Damon se ne innamorasse. In un primo periodo sembrava che fosse così. La promessa di vivere felici con il bimbo in arrivo. Damon aveva fatto di tutto per restare a casa almeno una volta il tempo necessario per vedere il figlio, ma era stato richiamato alle armi prima della sua nascita.
Fu la prima volta che si arrabbiò così tanto. Quando, nell’accampamento ricevette la telefonata da parte della madre che gli disse che Katherine se ne era andata dopo aver partorito ed aver lasciato la loro figlia da sola. Damon si arrabbiò tantissimo. E ogni volta che tornava a casa vedeva questa bambina che nemmeno riconosceva, ma che era sua figlia e le voleva un bene immenso.

La prima volta che la vide aveva sei mesi. Aveva ancora pochi capelli in testa, ma erano già molto scuri. Aveva gli occhi celesti come quelli suoi e no, ovviamente lui non ci sapeva fare con i bambini così piccoli. Ogni volta che la toccava, lei si metteva a piangere e Damon davvero non sapeva che fare. Quando finalmente una notte mentre lei piangeva per chissà che cosa, era riuscito a calmarla, cantandole note stonate di una vecchia canzone blues. Finalmente la bambina aveva sorriso. Fu in quel momento che Damon capì di amarla veramente e fu un tormento doverle dirle addio, quando fu chiamato ancora una volta in missione.

La seconda volta che la vide, per fortuna fu per il suo primo compleanno. Lei non lo aveva riconosciuto subito e ci vollero alcuni giorni per riconquistarla.

E così è stato per quattro anni. Un avanti e dietro dall’oriente che non gli ha permesso di vederla crescere.
Ma adesso non sarà più così. Adesso rivedrà sua figlia e non la lascerà più.

Jane, non vede l’ora di vederla.

Il tassista parcheggia davanti ad un’enorme villa di mattone con il tetto fatto di tegole rossastre. A Damon è sempre piaciuta quella casa, ma da quando è morto suo padre non riesce più a starci dentro. Era molto legato a lui e più tempo passava, dopo la sua morte, in quella casa, più si sentiva male. Quel vuoto adesso è riempito da Jane e Damon spera soltanto di riuscire ad andare avanti, dopo i campi di combattimento.

Paga l’uomo e in un batter d’occhi si ritrova davanti la porta di casa con tutti i borsoni appoggiati sul pianerottolo e in mano un bastone per reggere parte del suo peso.

Sta per bussare, eccitato, perché sta per rivedere tutti, ma il rombo di una macchina lo fa distrarre e sul vialetto appare la macchina rossa di Stefan. Lui non lo sapeva che il fratello sarebbe ritornato. Non ne aveva proprio idea. Damon aveva accennato del suo ritorno solo alla madre, ma a nessuno aveva detto del suo terribile incidente.
Non ce la faceva a dirlo ad alta voce, non lo aveva ancora fatto. Damon preferisce che gli altri lo guardino e se ne accorgano da soli. Semplicemente, non ce la fa.

Stefan esce dall’auto e rimane fermo appoggiato sullo sportello quando vede il fratello. Jane non se ne ancora accorta. E da quando è andato a prenderla dalla scuola di danza che non la smette di raccontare la sua giornata e non la smette di farle guardare il suo nuovo zainetto con il nome stampato sopra.

E quando la bambina esce si accorge subito che c’è qualcosa di insolito. Quando allunga lo sguardo verso il porticato, si accorge che nell’ombra c’è una persona e solo quando quella persona si fa in avanti, alla luce del sole, la piccola Jane capisce che quello è il suo papà, ritornato dopo tanti mesi. Allora Jane si dimentica dello zainetto, della danza e della sua giornata. Lascia cadere le cose che aveva in mano sui ciottoli del vialetto e corre nella sua direzione. Corre fino a perdere il fiato e raggiunge quell’uomo a cui tanto vuole bene, ma che non vede quasi mai.

Quanto tempo è passato? Jane ha provato a contare i giorni senza di lui l’ultima volta, ma poi si è presto resa conto che stava passando troppo tempo e lei non sa contare tanto bene.

Quando gli arriva vicina si ferma e lascia che sia lui ad abbassarsi e a sedersi sullo scalino per guardarla negli occhi.

“Ciao, Jane.” Le sussurra dolce lui, prima di sollevarle una ciocca di capelli e portarla dietro.

La bambina rimane in silenzio e guarda incantata il suo papà. È proprio bello. Di questo ne è sicura.

“Non vuoi abbracciarmi?” le chiede ancora.

Lei annuisce, ma rimane ancora una volta ferma. Perché non riesce a muoversi? Ancora non lo sa. Allora è Damon a fare la prima mossa e ad abbracciarla. La stringe forte e lei dopo un po’ decide di ricambiare, quando sente quel leggero odore di muschio che le piace così tanto. Chiudono entrambi gli occhi e Damon realizza che quella bambina è il tesoro più prezioso che ha e no, adesso che può, non la lascerà mai più.

“Sei tornato.” Esclama finalmente lei contenta.

“Sì piccola mia. Sono tornato.”

Quando si sciolgono dall’abbraccio, Damon decide di alzarsi e riprende il bastone che aveva gettato a terra prima di sedersi. La bambina lo nota che fa fatica ad alzarsi e lo guarda preoccupata. Anche lo sguardo di Stefan si fa cupo. Che è successo al fratello? Si avvicina ai due, decidendo di aiutarlo, ma Damon è più veloce di lui e riesce a fare tutto da solo, ignorando la fitta di dolore avuta per lo sforzo.

Sia Jane che Stefan rimangono stupiti dalla noncuranza di Damon in quel gesto, ma lui fa finta di niente.

C’è tempo per spiegare.

 
Note finali: hola amigos, i'm back! Dopo esser stata una settimana a Berlino con la scuola ed aver passato un'altra settimana a letto con l'influenza, sono ritornata a scrivere questa storia e non ho la più pallida idea di perché io l'abbia fatto. Insomma, tra scuola, preparazione agli esami e danza, io decido di prendermi un altro impegno. Sono un caso disperato.
BTW...ringrazio
heydrarry per aver revisionato il capitolo e chiunque leggerà la storia.
Con affetto,
Mia.

 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: miatersicore23