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Autore: Lice_n_Catz    15/03/2015    1 recensioni
OPA è una bella ragazza: bionda, occhi azzurri, pelle chiarissima, erre moscia. C'è solo un problema: è nata in Grecia, e non assomiglia per niente ai suoi genitori. Un giorno, OPA ottiene la possibilità di emigrare, andarsene in Inghilterra per studiare alla prestigiosa università di Kingston upon Hull. Giunta nel nuovo Paese, decide di affittare una casa con spese comuni, ma mai si sarebbe immaginata di ritrovarsi a vivere con il gruppo al completo degli One Direction, sotto copertura per un periodo di riposo dalle fatiche del tour! La vita con cinque ragazzi così belli e famosi potrebbe essere divertente... oppure no..
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IV. Quasi una mensa dei poveri

 
 
Il tè aveva un sapore strano.
OPA lo notò al primo sorso. Sapeva di sapone per piatti e di bruciato, più che di acqua calda e limone. Si costrinse a sorbirlo come se fosse una medicina, cercando di non fare smorfie o anche semplicemente non mettersi a lacrimare dal disgusto. Già che c'era pregò un paio di santi affinché non finisse in ospedale per una lavanda gastrica o a ruttare bolle di sapone.
I cinque beoti non facevano altro che fissarla, mentre sorseggiava quel miscuglio nauseante. Sembrava che stessero aspettando qualcosa.
"E allora... com'è?" domandò alla fine del terzo, orribile sorso, Liam.
OPA si costrinse a mentire. "Buono, grazie."
Non era vero. Assolutamente. Era il tè meno tè che avesse mai bevuto. Era il liquido meno bevibile che avesse mai bevuto, a dirla tutta: nemmeno l'acqua del mare era così disgustosa. Dopo il quarto, nauseante sorso, decise di prendersi un minuto prima di proseguire chiedendo: "Se non potete uscire... cosa fate tutto il giorno?"
Si strinsero nelle spalle, Niall si strinse di nuovo al suo braccio. La tazzina nelle mani di OPA ebbe un tremito. Il biondino non si era ancora scollato da lei.
"Ci annoiamo."
"Giochiamo ai videogiochi sul PC. Abbiamo Spider, sul PC."
"Leggiamo le riviste di Mila. Ogni quattro giorni ce ne porta di nuove."
"Anche se sono tutte di gossip." aggiunse Liam, indicando quella sul tavolino dal quale la ragazza aveva letto la notizia della causa del loro internamento.
OPA aspettò che qualcuno continuasse a illustrare i loro gloriosi pomeriggi immersi nel dolce far nulla, ma nessuno aggiunse più una sillaba. Li guardò, uno ad uno, prima confusa, poi scandalizzata.
"Basta? Finito?"
Quattro si strinsero di nuovo nelle spalle, il biondo si strinse a lei. Pensò fosse il momento giusto per liberarsi della piovra irlandese e del tè taroccato in una mossa sola, quindi, fingendo fervore e decisione, sgusciò dall'abbraccio non voluto di Niall e si piegò ad appoggiare la tazzina sul tavolino.
"Mi state dicendo che la vostra vita si sta trascinando nel nulla assoluto?" chiese, puntando le braccia sui fianchi come aveva visto fare a sua madre con quasi due decenni di bambini ospiti maleducati in hotel. Fissò uno a uno a uno i cinque. Loro la guardarono a loro volta, come confusi da quel tono di voce. Fu solo Zayn a trovare il coraggio di chiedere: "E... cosa dovremmo fare? Non possiamo usare Internet, non possiamo uscire."
"Di libri in casa ce ne sono pochi." sentenziò Liam.
"E fare le pulizie non sembra la cosa più divertente del mondo." concluse Harry. Tutti fecero sì con la testa, confermando le sue parole. OPA capì subito di trovarsi in un bel guaio. Non solo doveva abitare con quel gruppetto di così famosi [citazione necessaria] cantanti e nel mentre tentare di studiare: avrebbe dovuto anche badare al fatto che non si annoiassero troppo. Era abbastanza sveglia da capire che ben presto la noia avrebbe avuto il sopravvento sull'ubbidienza e avrebbero trovato modi per evadere in tutti i sensi, dalla normale routine come da quella casa. Aveva avuto a che fare con un sacco di bambini maschi. E i bambini maschi di norma cominciano a pensare come adulti intorno ai 30 anni, se tutto va bene. Ben lontano dai ventenni, al massimo ventunenni presenti in quella stanza. Perché le interessava tanto che non facessero azioni avventate? Nah, non si era ancora affezionata così tanto a tutti loro: voleva solo evitare di diventare famosa e di finire su ogni singolo giornale scandalistico inglese ed europeo. S’immaginava già titoloni assurdi: Gli One Direction e l'islandese. Chi è la bella bionda che abita con loro?
Poi, una volta che avessero scoperto che era greca: Greca recessiva o semplice pubblicità della Daygum Protex? Orgia dionisiaca in corso? Ma che razza di greca è bionda con gli occhi azzurri e la erre moscia?
Il tutto seguito da relativi talk show con pseudo-genetisti che avrebbero confermato o smentito la possibilità che una greca potesse assomigliare a una Vichinga (in formato tascabile). Doveva assolutamente impedirlo. Non aveva la benché minima voglia di essere conosciuta più di quanto già non lo fosse nella sua isola.
"Beh, da oggi si cambia registro."
"Eh?" chiesero in coro. OPA accennò un sorrisetto.
"Io non sono qui a perdere tempo. Sono greca nel sangue e noi greci non perdiamo mai tempo. Lo dice sempre la mia bisnonna."
"Lo diceva, forse." pensò bene di correggere Louis. La ragazza gli fece no no coll'indice sinistro e rispose: "Ha 90 e passa anni ed è più in forma di tutti voi messi assieme. Quindi ora vi chiederei gentilmente di mostrarmi la mia camera e poi ci metteremo al lavoro."
"Al lavoro?" esclamarono Zayn e Niall.
"Oh, sì. Non ditemi che non avete intenzione di offrirmi una cena di benvenuto! Il fatto di essere cantanti famosi non vi esonera dal dovere di ospitalità. Zeus Xenios si arrabbierebbe moltissimo. E noi non vogliamo scatenare l'ira d’irascibili, antiche divinità elleniche."
"Ma di cosa diavolo sta parlando." pensò a voce alta Zayn. Gli altri però sembravano aver capito. Infatti sorridevano. Un uomo di solito non ha molti collegamenti mentali, si disse OPA, ma quando si parla di cibo ogni neurone viene attivato in un secondo.
"Tanto per sapere... in questi giorni avete cucinato voi?"
"Sì."
Dato che aveva provato il tè, poteva comprendere appieno lo sguardo famelico che si era rapidamente insinuato nei loro occhi (che, ricordò con piacere OPA, erano derivati dai più disparati alleli). Lei sorrise di risposta e aggiunse: "Allora, chi mi mostra la camera?"
Si alzarono tutti e cinque, ma il primo a venirle incontro fu Harry. Si slanciò dalla poltrona con un singolo, fluido movimento, superò il tavolino e la prese a braccetto mentre gli altri ancora tentavano di prendere confidenza con le proprie gambe.
"Ti accompagno io, chicca."
E a dire che OPA aveva sperato proprio che non fosse lui il prescelto. Era il tipo che le metteva più ansia, anche più del cucciolotto irlandese (che, per la cronaca, li guardava imbronciato a braccia incrociate). Ma non poteva essere maleducata con persone appena conosciute e con cui avrebbe dovuto convivere, quindi sorridicchiò e rispose: "Bene, andiamo."
Harry fece un cenno agli altri e afferrò i bagagli con la mano libera. La ragazza si chiese quanto avrebbe resistito, visto che in quella valigia in sostanza vi era il suo armadio.
"Voi cominciate a sistemare la cucina. Torniamo subito. Sarà una cosa veloce." ordinò ai suoi colleghi, che non apparivano per niente contenti di aver perso il privilegio di occuparsi personalmente della greca recessiva, tanto che si alzò un brusio immusonito. Le sorrise come se non li sentisse o come se semplicemente la cosa lo tangesse meno di zero e gli indicò con un gesto sinuoso l'entrata da cui era passata prima.
"Le stanze sono al piano di sopra." le spiegò, cominciando ad avanzare sicuro. OPA non rispose, attenta com'era a notare in lui anche il minimo cambiamento o sbilanciamento dato dal peso immane della valigia. Increspò le labbra in un sogghigno soddisfatto quando, dopo tre passi, Harry iniziò a dimostrare segni di cedimento.
E non siamo ancora arrivati alle scale... pensò in un impeto di pura bontà. Bontà per modo di dire, ovviamente. Era greca, e greco non è sinonimo di misericordioso. Non so se ricordate bisnonna Xanthippe. Ecco, quella ya-ya dà perfettamente il senso di quanto sia misericordioso un greco. Tendente a meno infinito, direi.
"Wow..." accennò ad un certo punto lui, cinque passi dopo "Cosa hai messo in questa valigia?"
"Tutto il mio armadio invernale più i vestiti che mia madre ed io abbiamo comprato per l'occasione."
"Beh… mi pare tanta roba."
Dieci passi, primo gradino in fondo al corridoio dall'entrata, fiatone già apprezzabile.
"Se vuoi la porto io."
Harry rispose con un ruggito. "Assolutamente no. Ci mancherebbe. Ce la faccio benissimo."
"Guarda che non sto mettendo in dubbio la tua virilità. Solo che sembra che tu stia per avere un coccolone."
Harry, per tutta risposta, sollevò la valigia con entrambe le mani e la calò sul secondo scalino. OPA comprese subito che quello sarebbe stato l’andazzo fino al piano superiore.
Il riccio fece sentire ogni singolo, benedetto gradino, colpendolo con precisione con il bagaglio. Tum. Tum. Tum. I nervi della ragazza cominciarono a saltare dopo mezzo minuto, ma il gene greco della pazienza ereditato da generazioni di donne che avevano avuto a che fare con ogni genere di trogloditi di sesso maschile si attivò miracolosamente in quel momento, concedendole di arrivare sul pianerottolo del primo piano senza aver compiuto alcun cantanticidio.
“Perfetto.” disse, una volta che Harry ebbe fatto sapere a tutta la casa di essere giunto alla fine del viaggio con un ultimo cigolio di assi moribonde “Ora dalla a me.”
“Non preferiresti che io…”
“No, dai, va già bene così.”
Prima che lui potesse ribattere, OPA afferrò ciò di cui era proprietaria e chiese: “Dove andiamo?”
Harry indicò la fine del pianerottolo. “Da lì a sinistra. Davanti al bagno c’è una camera vuota.”
“Perfetto.” ripeté OPA. Vi si diresse. Poi si fermò e si voltò a guardarlo. Era ancora lì. “Tu torna pure dai tuoi amici, io arrivo subito. Mi sistemo e torno.”
Ma il riccio non parve dello stesso avviso. Fece un passo avanti quando lei ne mosse uno. E un altro. E un altro ancora. OPA se lo ritrovò in camera, ovverosia nella stanzetta modello base IKEA provvista di un letto, una scrivania e una sedia.
“Sei fidanzata?” le buttò lì, mentre si chiudeva. La porta. Alle spalle. Probabilmente questa storia avrebbe preso una piega completamente diversa se solo la nostra protagonista non fosse stata una greca recessiva. Fortunatamente, lo era.
“Riapri. Subito.”
Harry tentennò, preso alla sprovvista. OPA gli fece capire che non scherzava, ruotando il trolley nella sua direzione con una manovra ardita. Lui capì che sarebbe stato meglio evitare un investimento, quindi ubbidì.
“Eh? Sei fidanzata?”
“No.”
“No?”
“Cosa non hai capito del monosillabo?”
“Sono solo stupito, tutto qui. Insomma, sei carina.”
“Grazie.”
“E mi stupisce che tu non sia fidanzata.”
“Dalle mie parti i miei colori non sono molto apprezzati.” rispose lei, caustica. L’unica cosa che voleva evitare era un interrogatorio riguardo la sua (inesistente) storia amorosa. Lo guardò negli occhi e notò qualcosa che non le piacque per niente. Fece come le era stato insegnato.
“Forza. Io non ho tempo da perdere. Voi non mi avete preparato niente e dovrò pensarci io.”
Harry finalmente chiarì i suoi drammi interiori che tanto stavano irritando la sua ospite. “Non posso ancora credere che tu non ci riconosca, chicca. Io sono praticamente la mascotte della band e non… non…”
OPA lo osservò con uno sguardo eloquente mentre lui agonizzava cercando il modo di spiegarle quanto fosse spiacevole la propria posizione in quanto cantante più amato degli One Direction non riconosciuto da una ragazza perfettamente dell’età delle sue normali fans. Poi si ruppe le palle.
“Senti, Harry, mi dispiace non aver soddisfatto i tuoi bisogni da primadonna, ma io proprio non posso farci nulla. Non conosco le vostre canzoni e non sapevo della vostra esistenza prima di capitombolare qua.” lo fermò alzando imperiosamente una mano, prima che lui prendesse abbastanza aria da ribattere “E in ogni caso non ho intenzione di diventare la vostra groupie. Io sono qui per studiare. Voi siete i miei coinquilini, non le mie rockstar-in-incognito. Te lo dico subito: non ti mettere in testa strane idee. E ora scendiamo in cucina.”
“Non vuoi svuotare la valigia?” domandò il riccio, in evidente crisi esistenziale. OPA scosse la testa.
“Ci penserò io. Da sola. Grazie comunque per la proposta, Harry. Andiamo.”
Non aspettò oltre. Con una sola mossa, imparata in anni di gavetta in hotel, parcheggiò il trolley nello spazio vuoto di fianco alla testata del letto, volteggiò su se stessa e marciò Panzeramente verso la porta, pronta ad asfaltare il riccio se necessario. Lui fa abbastanza sveglio da lasciarla passare e poi seguirla, silente e abbacchiato.   
In cucina l’accolse il delirio.
La tavola era stata preparata, per modo di dire. Una tovaglia ampiamente macchiata faceva da fondo comune a un’accozzaglia di stoviglie dalle più svariate origini: c’erano piatti di porcellana fine mischiati a ciarpame di ceramica, bicchieri di plastica, di vetro e addirittura un improbabile calice da degustazione vini. Le posate, grazie a Dio, erano semplici e banali coppie forchetta-coltello.
“Santa Matrona di Chio.” mormorò a bassa voce, osservando la tavolata variopinta e chiedendosi dove Mila avesse potuto recuperare tutto quella paccottiglia.
“Abbiamo preparato tutto, OPA.” le fece notare Liam, con un sorriso a trentadue denti “Proprio come ci hai chiesto.”
“E guarda cosa abbiamo tirato fuori per stasera.” Niall alzò in aria un paio di confezioni di cibo surgelato “Lasagne! Lasagne per tutti!”
“O così crediamo.” lo corresse Zayn, a braccia incrociate, appoggiato al mobile del forno “In realtà abbiamo solo due portate da un paio di bocche per uno. E siamo in sei.”
“Ce le faremo bastare.” tagliò corto Louis, girando la manopola del forno “Niall, togli la plastica che le inforniamo. Ho fame.”
Fu a quel punto che OPA si riprese abbastanza dallo stupore da capire che cosa stavano facendo.
Stavano per oltraggiare Zeus Xenios.
“Fermi! Fermi tutti! Non vorrete sul serio scaldare un paio di lasagne come cena di benvenuto, vero!?”
Il silenzio cadde su tutti gli astanti. Quattro paia di occhi (più uno dietro di lei) le si fissarono addosso, presi alla sprovvista.
“… Sì?” abbozzò infine il coraggioso cucciolotto irlandese.
La ragazza esplose. “No! Ma siete matti, tutti matti! Mettete subito via quelle cose! Cosa avete in frigorifero?”
“Nel freezer di tutto, nel frigo… un po’ di birra.”
Sudore freddo cominciò a scorrere lungo la spina dorsale della greca fuori sede.
“Fatemi vedere.”
Louis, che era il più vicino, spalancò l’anta del frigorifero. Orrore e raccapriccio comparvero sul volto di OPA.
“Non ci credo. Mila vi ha preso queste tre cose e basta?” domandò incredula, spirito ellenico in agonia alla vista di cinque pomodori rinsecchiti, qualche sottaceto, una mozzarella solitaria e una cipolla abbandonata nel più recondito ripiano buio dell’oscuro luogo di peccato che quel frigorifero era divenuto dopo la fatal spesa.
Tutti e cinque i beoti annuirono seriosi, come consci della disastrosa situazione.
OPA capì che solo lei avrebbe potuto salvare la cena.
“Non importa. Non mangeremo quelle lasagne in ogni caso.”
“E allora cosa facciamo?” chiese riottoso Zayn “Non mangiamo?”
“Ovvio che lo faremo. Ma a modo mio. Tirate fuori tutto dal frigorifero. Prendetemi una ciotola. Trovatemi un grembiule.”
Nessuno si mosse.
“ORA!”
Un sissignora! Si alzò nella cucina e ognuno dei cinque cantanti in castigo corse a ubbidire alla coinquilina. In meno di quattro minuti riuscirono a radunare ogni cosa. OPA recuperò un tagliere vecchio e rovinato dall’armadio sopra il lavello e un coltello affilato. Il lavoro di sminuzzamento non richiese più di un quarto d’ora, sotto gli occhi attoniti di tutti.
“Ecco fatto.” disse soddisfatta, mescolando nell’insalatiera i pomodori a rondelle, i cetriolini e le olive sottaceto affettati, la mozzarella a cubetti e la cipolla “Una vera insalata greca alternativa.”
“E dove sta l’insalata?” domandò curioso Niall.
“Non c’è l’insalata nell’insalata greca. Di solito si usano solo pomodori e cetrioli. E la feta. Ma noi non l’abbiamo e ci accontentiamo di questo. Per questo è alternativa.”
Mise in tavola la grossa ciotola col suo contenuto, ripiegò il grembiule e li guardò a braccia incrociate.
“Sedetevi. La cena è servita.”
Meccanicamente tutti si accomodarono ai propri posti. OPA si sentì in dovere di recuperare il posto a capotavola. Niall tentò di agganciarsi di nuovo al suo braccio, ma lei evitò la cosa alzando il bicchiere (il calice) dicendo: “Che sia propizio all’inizio della nostra nuova convivenza.”
“Se non moriamo per la cipolla.” bisbigliò Louis, che aggiunse subito un ahi! quando Liam gli tirò un calcio sotto il tavolo.
Alzarono anche loro il proprio bicchiere e furono spartite le dosi dell’insalata alternativa. Nessuno osò lamentarsi del suo contenuto, piuttosto furono tutti piuttosto sorpresi dal fatto che fosse buona.
OPA li osservò mangiare colla sensazione che avrebbe avuto un City Angel guardando i propri clochard divorare una minestra calda per la prima volta all’ospizio dei poveri.

 

Spazio autrici

Ebbene sì, cari danzatori di sirtaki! Siamo tornate!





 
   
 
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