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Autore: _petrichor_    15/03/2015    2 recensioni
Dal testo: "Una risata rimbomba tra le pareti per l’ennesima volta, è sottile e graffiante e sembra voglia prenderlo in giro per la situazione in cui si è cacciato poche ore prima, quando inseguire un adorabile gattino nero come la notte gli era sembrata una buona idea."
Larry.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Nightmares since 1862

 
I muri sono pregni di umidità, incrostati di sangue e puzzano di morte, alcuni raggi di luna si fanno spazio tra il velo di muffa che ricopre i vetri delle finestre e gli infissi, illuminando le assi di legno che fungono da pavimento. Sente la bile risalirgli lungo l’esofago ma con un palmo premuto contro la bocca reprime l’ennesimo conato di vomito. I cadaveri sono ovunque, non riesce più a distinguere dove inizi o finisca un corpo, anche perché alcuni, effettivamente, non hanno più né un inizio né una fine.
 
Calpesta la mano di una bambina dalle orbite vuote, il rumore delle ossa sottili che si rompono sotto il suo piede risuona freddo nella stanza buia, provocandogli un brivido che lo attraversa lungo tutta la spina dorsale.
Fa un passo avanti ma il legno cede e inciampa finendo col viso sul petto prosperoso di una donna sui cinquanta, forse un tempo doveva essere stata una signora avvenente piena di uomini che avrebbero pagato per un suo bacio, ma non può dirlo, nessuno senza mandibola può davvero essere considerato di bell’aspetto.

Si rialza e si passa una mano sulla faccia tentando di asciugare i rivoli di sudore che gli imperlano la fronte. Mossa sbagliata. Il palmo pieno di schegge gli lacera il viso, il sangue sgorga dalle ferite macchiandogli la camicia già putrida.

Quando finirà questa tortura?

Una risata rimbomba tra le pareti per l’ennesima volta, è sottile e graffiante e sembra voglia prenderlo in giro per la situazione in cui si è cacciato poche ore prima, quando inseguire un adorabile gattino nero come la notte gli era sembrata una buona idea.

«Chi cazzo sei?!» grida ma la voce gli si strozza. Tossisce contro il pugno, respirare gli sembra impossibile e le orecchie si tappano come quando sei
in piscina e cerchi di toccare il fondo.

E gli sembra davvero di aver toccato il fondo, di esserne stato risucchiato e imprigionato sotto l’intonaco trasparente di quella piscina pubblica dove centinaia di corpi si bagnano senza accorgersi di lui che soffoca sul fondale.

Tossisce ancora, la faccia rossa come le pareti insanguinate della stanza, il sudore che cola sugli occhi e li fa bruciare, i polmoni che gridano aiuto.
Sputa un ragno sul pavimento e finalmente torna a respirare.
Quello però non pare essere l’unico aracnide della casa, centinaia di minuscoli ragni sbucano dalle crepe sui muri, dalle bocche spalancate dei cadaveri e dal suo stesso corpo. Sente le zampe pelose di quei piccoli instetti ovunque, nelle orecchie, nelle narici ed è costretto a sputarne ancora altri a terra. Si osserva le braccia e li vede camminare sotto l’epidermide, veloci e terribilmente fastidiosi.
Su una parete sono affisse alcune fotografie di persone senza volto, stacca una cornice e la rompe contro il muro. Il vetro che la proteggeva si rompe e ne afferra un pezzo. Trascina la scheggia sulle braccia, penetra e lacera la carne lasciando sgorgare sangue e insetti che, come una macchia nera, iniziano a ricoprire il pavimento.

C’è odore di salvia bruciata quando un cadavere poco più lontano prende fuoco e, invece di trasformarsi in cenere com’è giusto che sia, si alza in piedi dirigendosi verso di lui e lasciando una scia infuocata dietro di sé che pare risvegliare ogni corpo senza vita.
Un esercito di zombie ardenti lo punta e deve correre se non vuole farsi mangiare il cervello da uno di quei cosi.

«Perché scappi?» chiede una voce seguita nuovamente da quella risata pungente come un fuso «Perché non giochi con le mie sorelle?»

Corre verso una porta e spera davvero con tutto il cuore che sia aperta, ovviamente non lo è.
L’ammasso di corpi senza vita è a pochi metri da lui, piange, batte i pugni contro le assi di legno finché cedono e gli permettono di proseguire la fuga.

Si ritrova catapultato in un corridoio arredato in stile barocco, il tappeto rosso gli si incastra tra i piedi facendolo inciampare. Cade col mento sul pavimento e crede di essersi rotto anche qualche dente quando dalla soglia compaiono ancora una volta i cadaveri infuocati. Striscia fino alla rampa di scale, tenta di reggersi al corrimano per sollevarsi in piedi, ma questo è scivoloso e finisce per farlo cadere e atterrare di schiena sul piano sottostante.
Cerca di massaggiarsi una tempia ma scopre la mano ricoperta di sangue non suo, un altro conato gli brucia la gola e finisce per vomitare anche l’anima, imbrattando il tappeto persiano sul quale è inginocchiato e i pantaloni pieni di tagli.
Non ce la fa più, privo di forze si accascia a terra e osserva i corpi raggiungerlo in fondo alle scale, chiude gli occhi accettando il proprio destino.
 
La mattina si sveglia di colpo nel proprio letto, è sudato e il materasso è umido.

Cavolo, non bagnavo il letto dalla seconda elementare.

Sbuffa e si alza dirigendosi in bagno, pronto a lavarsi e a iniziare una nuova giornata.
Lo specchio riflette un volto stanco e sconvolto, si massaggia gli occhi e passa una mano tra i ricci per ravvivarli.

Sono orribile.

Dopo una doccia e una colazione veloce, esce da casa per raggiungere Louis che lo aspetta alla fermata dell’autobus.

«Ehy Haz, tutto bene?»

Un ragazzo poco più basso di lui lo saluta con un grosso sorriso sul volto, i suoi occhi blu splendono alla luce del sole e lo rendono più bello di quanto già non sia. Lo ama così tanto.
Ricambia il sorriso e gli lascia un bacio sulle labbra sottili prima di «Tutto bene, Lou» dire «Solo un altro dei miei incubi».
Il ragazzo gli passa un braccio attorno al fianco e si accoccola contro la sua spalla. «Spero tu stia bene adesso».

«Sto sempre bene quando sono con te».
 
 


«Allora a domani, Lou»

Saluta Harry con una mano e quello ricambia lanciandogli un bacio volante, sorride e scuote il capo.

Ah, Harry.

Dusty, la gattina nera che ha adottato qualche mese prima, lo aspetta dietro la porta di casa, lo saluta strusciandosi contro le sue gambe e facendogli le fusa per corromperlo a darle qualche biscotto in più.
Sorride al felino e gli gratta la porzione di pelo sotto un orecchio «Hai fatto un ottimo lavoro, ieri» dice lasciandole un buffetto affettuoso sul muso.
Cammina fino alle scale che portano al piano di sopra, pulire la macchia di vomito dal tappeto non sarà per nulla facile, ma non importa.
Mentre sale, nota che il corrimano presenta una lunga scia vermiglia, si premurerà di toglierla più tardi, per adesso gli importa solo di andare a salutare i suoi familiari in salotto.
Ha molte sorelle Louis, vuole a tutte un gran bene.
La porta è ancora aperta, sua madre e le sue sorelle sono a terra, immobili, fredde. Accanto a loro c’è la foto di famiglia, il vetro rotto e la cornice distrutta, dovrà comprarne un’altra, in fondo aveva già pensato di cambiarla, era troppo vecchia.
Raccoglie lo scatto e ne accarezza la superficie, lo volta e legge la data sul retro: 1862.

Quelli sì che erano tempi.

Sospira e poggia la fotografia sulla mensola del camino, l’odore di salvia ancora presente.

«Sistemo un po’ la casa ma’, stasera Harry torna a farci visita.»
  
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