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Autore: Ayumi Yoshida    15/03/2015    3 recensioni
“Ti piace Kushina-san?”
Il tono di voce di Jiraiya-sensei era chiaramente provocatorio, ma Minato non parve accorgersene, perché alzò le spalle e lo fissò, in tutta risposta, con gli occhioni sgranati. (...)
“Ti piace Kushina-san?” gli chiese, allora, mentre erano in pausa, facendo in modo che la stessa identica scena accaduta anni prima si ripetesse. Il tono di voce di Jiraiya-sensei era provocatorio allo stesso modo, ma, questa volta, Minato abbassò gli occhi sommessamente e annuì.

Un rapporto non nasce dal nulla: si crea, si sviluppa, cambia, e in questa fic ho cercato di descrivere quello di Minato e Kushina con una certa impronta di realismo. Non segue il manga, è una vicenda tutta nuova.
Spero vi piaccia. ^^
Prima classificata al "Mon amour..." [Naruto contest] di Maiko_chan e vincitrice dei premi "miglior IC", "premio della giuria" e "miglior pairing"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kushina Uzumaki, Minato Namikaze | Coppie: Minato/Kushina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Due

 

 

Parte prima – gli uomini non urlano al vento i propri sentimenti

 

“Oggi faremo pratica per l’utilizzo delle bombe fumogene!”

Il sensei era entrato in classe soltanto da pochi minuti, ma il mormorio tra gli alunni era già notevole: dovevano essere entusiasti di poter uscire in cortile in quel giorno di sole, perché di solito non si risvegliavano che a metà mattinata. Guardò alcune facce a caso e le scoprì tutte contente e illuminate. Soltanto la solita ragazzina se ne stava con lo sguardo basso e imbronciata in un angolo, le braccia conserte come a voler tenere gli altri a distanza.

“Mettetevi in coppia.” ordinò, e tutti si alzarono vociando, avvicinandosi a chi desideravano. Soltanto lei no. Se ne restò seduta nel suo angolino a testa ancora più bassa: sarebbe stato un bel problema. La guardò sospirando e si lanciò alla ricerca di qualcuno che potesse essere appaiato con lei: c’era soltanto Minato, l’alunno migliore del suo corso, che forse tutti evitavano per non essere messi in cattiva luce. Almeno per quel giorno il problema Kushina Uzumaki era stato evitato: sin da quando era arrivata a Konoha dal villaggio del Vortice, qualche settimana prima, non l’aveva mai vista muovere un dito per farsi accettare o per fare amicizia con gli altri.

“Kushina-chan, c’è Minato-kun che è rimasto da solo. Puoi fare coppia con lui!” suggerì in tono fintamente bonario. La bambina, però, non diede segno di averlo sentito, perché non si mosse di un millimetro. Aveva quasi deciso di costringerla ad alzarsi alzando la voce, quando vide che Minato si stava dirigendo verso di lei, e decise di lasciarlo fare. Avrebbe cominciato a far uscire gli altri bambini dall’aula e sarebbe stato a lui convincerla.

Minato si fermò a venti centimetri dalla sedia di Kushina, in attesa che lei lo degnasse di attenzione, cosa che non avvenne. Soltanto allora si schiarì la voce e sorrise.

“Mi chiamo Minato Namikaze, sono contento di fare coppia con te, oggi.”

Con una smorfia incredula, finalmente la bambina alzò la testa e lo guardò negli occhi. I suoi erano sgranati all’inverosimile: quel ragazzino non doveva essere normale. Non si erano mai parlati prima, e la salutava con quel fare tanto amichevole.

“Io sono Kushina Uzumaki, ma lo sai già. In classe non si fa che sparlare di me da quando sono arrivata.” replicò, piccata, sperando che lui scappasse a gambe levate. Il sorriso di Minato, però, si allargò senza diventare sarcastico o scherzoso. Alzò le spalle, come a dire: “Non ci pensare” e poi aggiunse: “Vogliamo andare?”

Sbuffando, Kushina annuì ed afferrò la sua sciarpa, sistemandosela attorno alla vita mentre seguiva fuori dall’aula il suo compagno di classe.

Il sensei li aveva condotti tutti nel cortile sul retro della scuola e aveva già fatto sistemare i suoi compagni uno accanto all’altro in una lunga linea che arrivava fino alla staccionata. Dovettero raggiungerli sfilando davanti a tutti mentre i parlottii si sollevavano e morivano nel momento in cui superava ognuno di loro. Irritata, si sistemò alla fine della fila, sorpassando anche Minato. Per quel motivo non li sopportava: non avevano neppure provato a fare amicizia con lei, quando si era trasferita a Konoha, l’avevano messa da parte e basta. Parlottavano sempre alle sue spalle, ridevano di lei quando credevano non guardasse nella loro direzione, guardavano con una smorfia i suoi capelli rossi. Era strano che Minato Namikaze l’avesse avvicinata con così tanta confidenza, doveva fare attenzione.

Persa nei suoi pensieri, non capì quasi nulla della spiegazione che il sensei diede per l’esercitazione: quando poi egli passò a distribuire le bombe, si ritrovò con una palla nera e dei bastoncini per accendere il fuoco in mano senza sapere cosa fare. Lanciò allora un’occhiata in tralice a Minato: lui si era già accovacciato per terra e stava trafficando con la bomba, rimuovendo un pezzo di corda sottile dall’involucro. Quando sollevò la testa, i loro occhi si incontrarono a due diverse altezze, e lei distolse subito lo sguardo.

“Ho preparato la prima bomba.” le spiegò gentilmente, rialzandosi in piedi, e gliela mise tra le mani anche se lei fingeva di non prestargli attenzione. “Comincia pure per prima.”

“Non se ne parla!” Un po’ più concitata di quanto avrebbe voluto sembrare, la sua copertura saltò e Kushina allungò le braccia verso Minato per restituirgli la bomba: non aveva sentito neppure una parola, non voleva cominciare per prima e mettersi, così, in ridicolo. “Comincia tu!”

“Come vuoi.” Leggermente sorpreso, Minato riprese la bomba tra le mani e si chinò di nuovo per raccogliere i bastoncini per azionarla. Sfregandone uno con cautela contro i vestiti bruciò la miccia della bomba e la lanciò nel punto in cui il sensei aveva ordinato. Anche altri bambini avevano già fatto lo stesso, infatti una cortina sottile di fumo prese ad alzarsi intorno a loro.

“Hai visto? È facile!” Minato allungò di nuovo una bomba verso di lei con il sorriso, e Kushina tossì per prendere tempo. Come faceva ad essere così tranquillo mentre maneggiava qualcosa che avrebbe potuto esplodergli in faccia da un momento all’altro? La afferrò saldamente e si chinò a raccogliere un bastoncino per appiccare il fuoco alla miccia. Con la mano destra, sfregò velocemente il bastoncino sui vestiti come aveva fatto Minato, ma esso non prese fuoco. Provò nuovamente, ma nulla. Minato la osservava in silenzio. Imbarazzata e irritata, sfregò ancora più forte in un impeto di rabbia, e, come per miracolo, la testa del  bastoncino si accese. Entusiasta, si voltò verso la bomba che teneva nella mano sinistra, alla ricerca della miccia. A colpo d’occhio, non la vide, quindi prese a girare la bomba per cercarla: se non era sopra, doveva essere-

“Kushina-san!” esclamò Minato, allarmato, interrompendola.

Che vuoi?”

“La tua sciarpa!”

Come se un kunai l’avesse appena trafitta proprio in quel punto, all’improvviso consapevole, la bambina si voltò di scatto verso il suo compagno, inorridendo: la sua sciarpa stava bruciando, polverizzandosi a vista d’occhio ad ogni respiro per colpa del bastoncino infuocato che aveva perso d’occhio.

La mia sciarpa!” ululò afferrandola là dove l’aveva annodata sulla vita, ma dovette subito allontanare le mani perché il tessuto scottava. Non fece in tempo a riordinare i pensieri che vide quelle più grandi di Minato lanciarsi sul nodo della sua sciarpa per sfilargliela di dosso.

Scotta!” riuscì soltanto a dire, ma lui si morse un labbro e continuò ad armeggiare sul suo fianco a testa bassa come se la seta fosse stata fredda. Quando afferrò tra le mani la sciarpa, però, le sue dita erano tutte rosse e rigonfie.

“Ti sei scottato!”  esclamò senza riuscire a smettere di guardarlo, senza sapere cosa fare. Si sentiva i piedi pieni di piombo. Il bambino, però, scosse la testa mentre le porgeva la sciarpa.

“Se non l’avessi fatto saresti stata tu a scottarti.” Minato sorrise per dimostrarle che era tutto a posto porgendole la sciarpa. “È seta, giusto? La seta brucia davvero velocemente, siamo stati fortunati… Puoi prendere la sciarpa, adesso è fredda, non preoccuparti!”

Spinse di nuovo la sciarpa verso di lei, che continuava a fissargli le dita in preda allo shock senza dire nulla. Minato Namikaze non aveva avuto paura di scottarsi per aiutarla, anche se non si erano mai parlati prima. Afferrò quello che restava della sciarpa stringendola forte nel pugno senza riuscire a guardarlo.

“Non voglio più fare questa esercitazione. Continua da solo.”

A testa bassa, gli rimise la bomba non scoppiata tra le mani, lo superò e si sedette a gambe incrociate davanti al tronco di un albero lì vicino, scura in volto. Minato continuò a fissarla, sorpreso:  Kushina gli sembrava molto sola e non tanto a suo agio in classe, ma, per qualche motivo che non riusciva a capire, lei non sembrava aver voglia di integrarsi. Non faceva nulla per scambiare due chiacchiere con gli altri, a volte non li guardava mai neppure negli occhi, proprio come stava facendo in quel momento con lui. Non riusciva a spiegarsi il perché, ma non voleva che lei restasse sola. In classe già avevano cominciato a circolare strane voci sul suo conto. Raccogliendo tutto il suo coraggio, fece un respiro e la chiamò.

“Kushina-san!”

La bambina sollevò la testa, sdegnata per essere stata disturbata, e lo fulminò con lo sguardo, facendo quasi vacillare la sua sicurezza. Ma Minato si ripeté che non doveva arrendersi  e azzardò: “Secondo me dovremmo continuare. Non potremo mai essere dei buoni ninja se non impariamo ad usare le bombe fumogene come si deve… ” Vide che lei lo stava ascoltando e continuò, più convinto: “Se vuoi, posso mostrarti di nuovo come si fa! Anch’io la prima volta ho fatto quasi esplodere una bomba in faccia al mio compagno, non devi preoccuparti! Se ci impegniamo e proviamo prima o poi-”

Si interruppe all’improvviso, perché Kushina aveva cominciato ad alzarsi in piedi. Quando gli fu di fronte e si guardarono negli occhi, Minato sentì una strana sensazione al petto che gli rese più difficoltoso respirare, ma durò un attimo, perché, sorpreso, si lasciò sfuggire: “Vuoi… continuare?”

Lei strinse le labbra, a disagio, e replicò: “Voglio diventare il ninja più forte del mondo. Dammi quella bomba.”

Piacevolmente colpito, il bambino non riuscì a fare a meno di sorridere. Si chinò per raccogliere una delle bombe e gliela porse con gentilezza. Voleva davvero diventare amico di Kushina Uzumaki, e sperò che quel gesto riuscisse farglielo capire.

“Spero che faremo di nuovo coppia insieme.” aggiunse timidamente, e lei arrossì all’improvviso. Quel ragazzino  era davvero strano: di solito gli uomini non urlavano al vento in quel modo i loro sentimenti.

 

E vorrei solo dirti ora che te ne vai

Se è amore, amore vedrai di un amore vivrai

(Due – Raf)




Buonasera a tutti! ^^
Erano secoli che non scrivevo su questa coppia che adoro, perché può essere declinata davvero in ogni contesto, e grazie al contest di Maiko_chan ho potuto farlo di nuovo, ed è stato tutto casuale! XD

Come avete letto, ho descritto un incontro diverso da quello descritto da Kishimoto perché, come dicevo anche a Maiko, vorrei dare unìimpronta di realismo a questa storia, anche se essa comincerà a vedersi ancora di più dal prossimo capitolo. Ebbene sì, sono in totale tre capitoli. Mi state odiando, vero? XD

In questo capitolo sono state gettate soltanto le basi della loro relazione: c'è stato un avvicinamento, e Minato è riuscito a superare la riluttanza di Kushina. Il meglio verrà dopo. Spero davvero che questo primo capitolo via sia piaciuto, e mi farebbe davvero piacere sapere cosa nel pensate! ^^

Alla prossima! :)

   
 
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