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Autore: Mini GD    16/03/2015    19 recensioni
Il sole intanto precipita nell’acqua, come un angelo alla quale sono private le ali. Tutto intorno risplende, cambia colore, ottiene un’altra sfumatura. Più dolce, più tenue.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Fermiamoci qua, dimmi cosa vedi” mi dice, cercando con la mano libera, quella che non sto stringendo nella mia sinistra, una panca. Lo aiuto, sedendomi prima io, lasciandogli poi la possibilità di fare da solo.
“Vedo, vedo tante persone, alcune camminano mano nella mano, come noi. Alcuni sono soli, con le cuffie nell’orecchie ad ascoltare la musica” sorrido, stringendo la sua mano più forte. E’ così calda a dispetto della mia che sembra sempre alla ricerca di calore.
“E’ bello sentire il tuo sorriso, oltre a questo vento” adesso sorride anche lui.
“Di fronte abbiamo il mare. E’ agitato ma cristallino, posso vedere il fondale sabbioso e giallastro. Vedo anche qualche pesciolino che nuota via dalla zona dei gabbiani. Sono così belli, bianchi e regali. Alcuni di loro sono ancora a riva, con le ali appena appena spiegate a causa dell’atterraggio. Gli altri sono in acqua, placidi, cullati dalle onde.” Annuso l’aria, percependo il forte odore di salsedine.
“Immagino che si divertono, anche se di solito, con il mare agitato, vanno altrove” si aggiusta gli occhiali dalle lenti scure.
“Il sole intanto precipita nell’acqua, come un angelo alla quale sono private le ali. Tutto intorno risplende, cambia colore, ottiene un’altra sfumatura. Più dolce, più tenue. Più lo fisso, più il tempo sembra fermarsi in quel punto, mentre il resto cambia, il resto diventa cupo perché la luce viene inghiottita dall’abbraccio delle onde lontane.” I miei occhi continuano a cercare qualcosa da dire, qualcosa per cui vale la pena perdere qualche secondo nella descrizione. “C’è anche una nave laggiù, dove il cielo e il mare si incontrano. Sembra nera, ma non saprei dirti se è il suo colore vero o l’effetto della distanza.”
“Puoi vedere casa nostra da qua?” domanda, lasciandosi andare sullo schienale.
“No, però posso dirti che c’è una serie di case che si perdono alla vista. Tanti gruppi di abitazioni, l’una dietro l’altra, alcune gialle, altre color verde. Altre case, quelle più lontane, perdono il loro colore. Sono quasi grigiastre, come la nave.” Lascio la sua mano per prendere una cosa dalla borsa. Voglio fotografare questo tramonto così bello, questa sensazione di essere così vicini e così lontani dal cuore della città.
“Prospettiva aerea; Leonardo da Vinci. Le cose più lontane appaiono come appannate, dietro tanti veli sovrapposti.”
“E’ in momenti del genere che vorrei essere capace di ricordare le cose studiate come te” rido e anche lui con me “Torniamo a casa, è quasi ora di cena” aggiungo, mentre mi alzo, prendendo di nuovo la sua mano. L’odore di salsedine ci accompagna per tutto il tragitto del ritorno, fino a quando, dentro le mura domestiche, veniamo accolti dal profumo del ragù di mamma.



“Andrea! Andrea, svegliati! E’ solo un sogno, solo un sogno.” Sono le tre del mattino ed è il suo ennesimo incubo.
“Perché non posso vedere il mondo, non posso vedere te e quando mi trovo nel mondo dei sogni, il subconscio mi lascia guardare orrendi mostri, mi riempie le orecchie di grida orribili?!” Sento le sue lacrime calde tra le mie mani che gli incorniciano il volto. Nel buio non riesco a distinguere i suoi lineamenti con i miei occhi, ma le dita mi fanno da guida; lo cullo tra le mie braccia e, sentendo che il suo respiro è tornato regolare, gli canticchio nell’orecchio qualche canzoncina, come una volta, quando era piccolo.
“Tu non hai bisogno di vedere per sapere che sono qua con te, non ti lascerei mai solo.”
 

“Perché hai chiuso la televisione? Stava per andare in onda il telegiornale!” sta cercando il telecomando sul tavolo, non sa che lo tengo ancora io, tra le mie mani.
“Perché so che ti portano gli incubi tutte le storie che senti uscire da quella maledetta scatola colorata. Ti infili nel letto e nel sonno la tua fantasia trova sfogo plasmando le parole del giornalista in mostri e bestie senz’anima.” Ha smesso di cercare adesso.
“Puoi farlo solo perché mamma e papà sono al lavoro, altrimenti vorrebbero vederlo.” Un sospiro si libera dalle sue labbra e io mi sento trafiggere dentro. Vorrei tenerlo al sicuro da tutto, anche da ciò che non posso controllare. So cosa pensa, che crede che io sia incapace di capire la sua situazione, ma sono mossa solo da buone intenzioni, forse eccessive.
“Andrea, ci sono delle volte che avrei voglia di fare a meno della vista, di chiudere un occhio sulle atrocità. Di non dover vedere quello che succede, come se, sottraendomi alla visione, potessi in qualche modo proteggermi e proteggerti dalla cattiveria. Poi ci rifletto su e capisco che il mio è un pensiero egoista, che il vedere solo nero non mi salva dal marcio. Allora riformulo il pensiero e decido che vorrei poter vedere solo cose affascinanti, gli atti buoni, la luce del sole, un bel dipinto, un panorama completamente naturale e vorrei che anche tu potessi gioire dello spettacolo che ho nella mente. Ma anche questo è egoista, perché ti starei imponendo quello che per me è bello. Capisco allora che l’unica cosa che vorrei è ridarti quello che ti è stato tolto, a cui hai dovuto rinunciare a quindici anni. Ridarti la vista, far decidere a te cosa è bello e cosa non lo è. Cosa vale la pena ricordare o immortalare in una foto. Ma il mondo non è solo una polaroid, non è fatto di sole cose da vedere. Non c’è niente di più bello del sentire una risata, di un bambino o di un adulto, una vera risata. Non c’è calore più grande di un bell’abbraccio, l’avvertire su di sé l’affetto di una persona amata. Non c’è piatto più buono di quelli che cucina la mamma, assaporare l’amore che mette in ogni cosa per noi. Non c’è profumo più inebriante di un giardino nel pieno della primavera. E questo non ha bisogno della vista. Il mondo ha bisogno di essere ascoltato, toccato, assaggiato e annusato, oltre all’essere visto.
E se c’è una cosa che ho capito adesso è che sono io a non aver accettato la tua condizione, non tu.” Sono scivolata via dal mio posto per abbracciarlo.
“Io non ho bisogno di vedere, perché ci sei tu. I tuoi occhi sono i miei, la tua voce è la mia guida, la tua risata la più bella e il tuo profumo quello più dolce.” Mi stringe forte perché lui lo è più di me, anche se sono più grande io.
“Ti voglio bene.” Sussurra nel mio orecchio.
“Anche io, Andrea. Tanto bene.”


-Questa storia è nata per caso, mentre camminavo per il lungomare dalla quale ho preso ispirazione per l'inizio. Grazie a tutti coloro che hanno voluto leggere questa storia, grazie mille a tutti coloro che sono arrivati fin qui e un grazie di cuore a chi vuole lasciarmi il proprio parere (positivo o negativo che sia). Grazie♥
 
  
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