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Autore: Nia_Neko    16/03/2015    1 recensioni
"Hai mai creduto di poter toccare una stella?"
Ambra, una ragazza ventiduenne, si è trasferita in una nuova città dopo aver finalmente ricevuto un lavoro da una compagnia teatrale.
Un giorno, attardatasi sul lavoro e rimasta sola, trova per caso una collana a forma di stella e la porta a casa con l'intento di cercarne il proprietario il giorno seguente.
Sarà proprio quest'oggetto all'apparenza così insignificante, a permetterle di conoscere la vera identità di un misterioso ragazzo che lavora con lei.
Verrà trascinata in una realtà surreale legata alle stelle che non si sarebbe mai aspettata.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.:*☆ Catching Stars .:*☆
Capitolo 1
 
Hai mai creduto
di poter toccare una stella?

….


Era estate, l'inizio di agosto.
Sernate, un antico borgo vicino al mare, era un'importante meta turistica sia a livello storico che di intrattenimento e le persone non si facevano di certo aspettare in un periodo come quello.
I famosi Cinque Borghi a pochi chilometri di distanza erano un posto davvero caratteristico, ed era facile che molti di quei turisti visitassero i paesi limitrofi.
La stazione di quella piccola città era già piena di prima mattina.
Un paio di treni a lunga percorrenza erano fermi ai binari più lontani in attesa dell'orario di partenza, mentre un'altro, dall'aspetto decisamente più malandato, si avvicinava pigramente alla prima banchina.
Al fischio della frenata le porte si aprirono con un tonfo pesante ed una ragazza scese in tutta fretta balzando giù dagli scalini.

Odiava scendere dai treni.
Aveva come la sensazione che se non si affrettava rischiava di rimanere sul mezzo, fino alla prossima fermata.
L'idea di finire sperduta chissà dove la terrorizzava.

Alzò lo sguardo, per studiare l'ambiente attorno a lei.
Non che ci fosse nulla di diverso in quei pochi binari spogli dalle mattine precedenti.
Come si aspettava ogni giorno, il marciapiede si riempì di un'altra quarantina di persone, dirette molto probabilmente alla spiaggia più vicina.
I borsoni pieni e le stuoie sotto braccio facevano da contorno a gente vestita in abiti leggeri ed infradito.
Un gruppetto di donne munite di cappello e occhiali da sole trascinavano verso i sottopassaggi i bambini iperattivi che saltavano ovunque con i loro secchielli e formine, pronti per fare costruzioni sulla sabbia.
Lei li seguì con passo spedito in quei corridoi freschi finché non uscì dalla stazione, ritrovandosi in un ampio parcheggio riscaldato dal sole.
Socchiuse gli occhi di un colore rosa pompelmo.
Il sole batteva forte nonostante fosse ancora mattino presto e non voleva nemmeno pensare a come poteva diventare l'aria all'ora di punta.
Era meglio che si sbrigava ad arrivare al teatro prima che si sciogliesse completamente.

Si sistemò meglio i rotoli di carte che teneva tra le mani, cercando di non far cadere tutto a  terra mentre si girava la borsa a tracolla, e si incamminò velocemente.
Se per una buona parte delle persone l'avvicinarsi di Ferragosto era motivo di vacanze, per molte altre era fonte di lavoro.
Lei aveva iniziato da poco.
Cercavano scenografi giovani per delle rappresentazioni in stile moderno e non se l'era fatto ripetere due volte. Aveva partecipato ad un bando di concorso ed ora era lì.
Era uno dei suoi primi lavori ed era entusiasta di quello che stava facendo.
Poter realizzare i suoi sogni, lavorare all'interno di un teatro in una squadra e creare assieme uno spettacolo che potesse affascinare le persone.
Voleva lasciarli a bocca aperta con degli effetti speciali, non solo per la bravura degli attori, ma anche per tutto quello che c'era attorno.

Ormai aveva raggiunto il teatro.
I capelli castani corti sulla nuca le si erano appiccicati al collo e i due lunghi ciuffi sul davanti le facevano ancora più caldo sul petto, solleticandole la pelle nuda e le guance.
Li scostò scocciata mentre osservava il grande palazzone dall'aria antica, decorato con delle greche elaborate.
Metà era ricoperto da grosse piastrelle bianche in pietra, mentre la parte superiore era stata dipinta di un rosso mattone.
Non si sarebbe detto guardandolo da fuori, ma all'interno c'era un piacevole fresco naturale, mantenuto dalle pietre che lo ergevano.
Sospirò felice all'idea del sollievo che avrebbe provato a breve.

Varcò la soglia con un sorriso.
Aveva già iniziato a installare gli elementi di scena nei giorni precedenti.
Non si era di certo rivelato un compito facile, tanto meno coordinarsi con gli altri gruppi della troupe.
Tuttavia l'amore per quello che stava creando era così tanto che riusciva a non pensare alla fatica.
Lanciò un'occhiata al display del cellulare e si rese conto di quanto fosse tardi.
Era già indietro sulla tabella di marcia e doveva anche parlare con il direttore per dei problemi del giorno precedente.
Oltrepasso di corsa il pesante tendone rosso dell'ingresso e si ritrovò in un ampio salone semicircolare.
La caratteristica che aveva stupito di più la ragazza la prima volta che era arrivata, era proprio l'enorme spazio interno, nonostante l'apparente dimensione contenuta della facciata.
Era costruito come quello di un qualsiasi teatro con le poltroncine centrali e i palchetti disposti a griglia lungo il perimetro.
Tuttavia ai lati c'era abbastanza spazio per posizionare dei tavoli di lavoro e passarci tranquillamente in due. Fatto dovuto ad una fila di sedie nascoste nella parete, utilizzabili nel caso in cui il pubblico fosse risultato particolarmente ampio.
Si destreggiò tra il vario personale tecnico che aveva già iniziato a lavorare e salì velocemente sul palco lasciando i rotoli di carta in un angolo.
Si infilò dietro le quinte ritrovandosi davanti un gruppo di ragazze intente a provare delle parrucche.
Rimase sorpresa nel vederle subito dietro le tende, piuttosto che nei camerini riservati a loro, ma non badò molto a questo dettaglio.
- Scusate? Sapete dov'è il Direttore? - chiese gentilmente, avvicinandosi alle attrici per attirare la loro attenzione.
Il gruppo si guardò per qualche secondo perplesso e scosse il capo, scoraggiando la giovane ragazza.
Si rimise immediatamente in moto, percorse vari corridoi, uscì nuovamente nell'ingresso e passò nei camerini.
Dovette girare ancora per qualche minuto, ma alla fine lo vide.
Era in un palchetto laterale con alcune persone e fissavano tutti intensamente il palco.
Si sorprese nel non averlo notato subito, ma con tutti quelli che lavoravano lì dentro in quei giorni era già tanto se riconosceva chi faceva parte di quale gruppo.
Si infilò nel piccolo stanzino e si avvicinò speranzosa, ma lui non la notò nemmeno.
- Direttore? Ho bisogno di parlarle di alcuni materiali e dei costumi... - iniziò lei, cercando di attirare la sua attenzione.
Lui non si voltò nemmeno e annuì con il capo in modo quasi meccanico.
- Certo, certo. Dopo, Ambra. - rispose sbrigativo, continuando a gesticolare all'altro sul posizionamento di qualcosa di non ben definito.
Ambra non capì se si fosse accorto della sua presenza o meno, quindi rimase al suo fianco in attesa di una seconda occasione per riprovare a parlargli.
Capiva pienamente che, in quanto direttore generale, avesse molti compiti da sbrigare, ma il momentaneo rifiuto non le fece comunque piacere.
Ovviamente non poteva dare peso a quelle piccolezze.
Se non avesse mantenuto la sua determinazione e la sicurezza in se stessa non sarebbe riuscita a fare il suo lavoro nel modo migliore possibile.

All'improvviso delle voci concitate attirarono la sua attenzione.
Proprio sotto il palchetto c'erano degli operai che, appoggiati a dei tavoli provvisori per l'attrezzatura, parlavano vivacemente del notiziario del mattino.
Sembrava ci fosse un ladro che si aggirava nel quartiere vicino.
I giornalisti raccontavano di rumori sospetti sul tetto di diverse abitazioni e addirittura di una vecchietta che testimoniava di essere stata derubata di una radio d'epoca di elevato valore.
La ragazza rimase colpita da quella storia.
Lei abitava in una frazione vicina a quella del teatro, tuttavia non era l'unica della zona.
Sperava vivamente si trattasse di un altro posto.
Viveva già da sola da un paio di mesi e le bastavano le ansie dei suoi genitori.
Sopratutto quelle della madre, che la chiamava in ogni momento per avere notizie sul suo stato di salute, sul lavoro e su quante persone losche avesse incontrato quel giorno.

D'un tratto il Direttore urlò a uno dei macchinisti che stava sistemando l'attaccatura delle luci.
Ambra lasciò perdere il discorso degli operai e si voltò in quella direzione incuriosita da tale foga.
Notò un ragazzo dai capelli biondi arruffati muoversi agilmente su una passerella posizionata ad almeno sei metri di altezza.
Rabbrividì istantaneamente guardandolo ballonzolare tranquillo come un felino verso la parte opposta del palco per recuperare una luce penzolante.
Lei odiava le altezze fin da quando era bambina. Non si sarebbe mai messa a saltellare senza problemi su una misera trave di nemmeno mezzo metro.

Pensò a quanto fossero pazzi quelli come lui o gli sportivi estremi che si spingono a fare parapendio e bungee jumping.
Un altro brivido le salì lungo la schiena.

Il ragazzo era praticamente sospeso nel vuoto.
Si stava reggendo con la mano ad una barra di ferro dell'impalcatura, mentre si puntellava con una gamba contro la passerella.
Lo vide allungarsi per cercare di recuperare il faro che dondolava placidamente a pochi centimetri da lui.
Non sembrava minimamente preoccupato dal rischio di cadere da quell'altezza.
Almeno non finché il tubo di metallo al quale si reggeva cigolò in un modo preoccupante.
L'intero teatro, si ghiacciò davanti a quel suono.

Nessuno riuscì a muoversi.
La barra si staccò da un lato.
Il ragazzo stava per perdere l'equilibrio.
Sarebbe caduto inesorabilmente.
Fu più forte di lei.
Aveva osservato la scena pietrificata come gli altri, ma quando lo vide in bilico il suo corpo si mosse da solo.
- Attento!!! - urlò senza pensarci, sporgendosi istintivamente oltre il palchetto.
Il ragazzo si girò nella sua direzione.
Non era terrorizzato e nemmeno minimamente preoccupato.
Stava cercando di capire chi gli avesse urlato, passando velocemente in rassegna il lato del teatro con un'espressione stupida.

Ambra notò quello sguardo e si irrigidì.
Quel ragazzo si stava preoccupando più di trovar lei che di salvare se stesso.
Cosa accidenti gli diceva l'istinto a quel tipo?
Se non trovava subito un punto dove aggrapparsi sarebbe stato troppo tardi per lui.
Invece, contro ogni sua aspettativa, vide il ragazzo lasciare la presa sulla sbarra.
Quello che successe dopo non riuscì a capirlo con chiarezza.
Probabilmente doveva essersi aggrappato ad un'altra barra che reggeva l'impalcatura, perché volteggiò agilmente attorno alla passerella e vi ci tornò in piedi, perfettamente stabile e senza alcun graffio.

Dopo qualche secondo di puro silenzio, l'intera troupe esplose con delle urla e qualche applauso.
Perfino il Direttore si mise ad esultare.
Tuttavia Ambra non riusciva a sentirsi sollevata.
Rimase immobile a guardarlo con gli occhi sgranati.
Chi le stava vicino poteva pensare che fosse ancora scossa, ma era tutt'altro ora che la stava immobilizzando.
Era lo sguardo indagatore che il biondino lanciò subito dopo verso il palchetto nel quale si trovava a sconvolgerla a quel modo.
Non capì se era rivolto a lei o al direttore che aveva affianco.
Tuttavia si sentì come attraversata da un affilatissimo pezzo di ghiaccio.
Si strinse istintivamente le mani sul petto, senza comprendere il significato di quella reazione.
Infine il ragazzo dovette distogliere lo sguardo per rivolgersi ai suoi colleghi, che lo chiamavano da sotto preoccupati.
Li rassicurò con un gesto della mano e si incamminò verso una delle scalette che usavano per scendere per trovare un modo alternativo di recuperare la luce.

Ambra si accorse solo dopo che il cuore le stava battendo all'impazzata.
Forse per l'adrenalina causata dall'incidente o forse per quello strano sguardo che gli aveva rivolto.
Non aveva senso che la sua reazione l'avesse sorpreso.
Era normale preoccuparsi quando una persona rischiava di morire.
In realtà non era nemmeno sicura che si fosse rivolto a lei.
Aveva provato solo quella strana sensazione, ma non per questo doveva fantasticare così tanto ora.
Magari era ancora un po' agitata, doveva solo calmarsi e ragionare meglio.

Tirò un sospiro per spezzare la tensione, ma il richiamo del Direttore non le permise di trarre ulteriori conclusioni.
Nonostante il trambusto era un uomo molto alla mano, che non si scomponeva più di tanto, così il fatto che riprendesse subito il lavoro, senza curarsi troppo di quel ragazzo, era un'azione abbastanza normale.
Non che non si preoccupasse per i suoi operai, ma semplicemente se non c'era più il problema non c'era nemmeno modo di farci qualcosa.
Probabilmente pensava anche che a lui era bastato il rischio di cadere come rimprovero.
Questo era come ragionava lui.
O almeno era quello che lei aveva dedotto in quei giorni di lavoro.
- Ognuno impara dai propri errori! - disse lui nel vederla turbata, quasi in conferma di quanto stava pensando. - Di cosa avevi bisogno quindi? - chiese tranquillo.
- Ah si... - inizio lei incerta.

Scosse la testa.
Ora si trattava di lavoro, doveva smettere di pensare a quello che era appena accaduto.
Avrebbe avuto modo di rifletterci sopra più tardi.
- La scenografia. - disse risoluta, iniziando a parlargli dei problemi che aveva riscontrato nei giorni precedenti.

.:*☆ .:*☆ .:*☆

Ormai il cielo si era fatto di un intenso blu aranciato.
La luce ancora calda entrava dagli spiragli delle pesanti tende all'interno del teatro.
Sul set non c'era quasi più nessuno.
L'ultimo gruppetto aveva appena abbandonato la sala, lasciando dietro di se solo una ragazza.
Ambra aveva appena finito di discutere di alcuni dettagli con gli addetti delle luci.
Non si era attardata di molto rispetto agli altri, ma dovendo recuperare alcune carte dei progetti, finì per essere l'unica persona nel palazzo.
L'idea di venire chiusa lì dentro la fece schizzare verso la porta come un fulmine.
Tuttavia mentre stava per oltrepassare il rosso tendone dell'atrio qualcosa che brillava attirò la sua attenzione, costringendola a voltarsi.
Sembrava ci fosse un raggio di luce che batteva direttamente nel centro del palco.
Fatto non molto strano considerando che vi erano dei lucernari sul tetto dell'edificio.
Fece per uscire dalla sala interna con le poltroncine, ma si soffermò pensierosa.

No.
Quello non era un semplice raggio di luce.
Il sole non avrebbe mai brillato a quel modo sul pavimento legnoso.
Piuttosto doveva esserci qualche cosa che lo rifletteva e ne amplificava i raggi.
Altrimenti non si sarebbe sentita così attratta.
Doveva scoprire cosa c'era di strano.
Detestava non avere chiara la situazione.

Tornò indietro decisa, percorrendo il corridoio ai lati delle sedute con grandi passi e salì sul palco.
Come aveva intuito ciò che brillava non era soltanto il sole, c'era qualcosa a terra.
Gli si avvicinò incuriosita, chinandosi per raccoglierlo.
Era una collana, con attaccato un ciondolo a forma di stella.
La superficie era così liscia e trasparente da sembrare di essere fatta di vetro.
Lo avvicinò istintivamente al petto, come se dovesse proteggerlo e le sembrò quasi di vederlo brillare.
Rimase subito colpita da quel piccolo ciondolo.
Era affascinante la potenza con la quale risplendeva.
La luce che rimandava non era intensa, ma l'avvertiva forte e vitale, quasi come se fosse dotato di anima propria.
Doveva essere molto prezioso, nonostante dall'aspetto non sembrava appartenere a nessuna delle classiche pietre preziose da gioielleria.

Scrollò il capo per lasciar perdere quegli strani pensieri.
Doveva essere davvero stanca per incantarsi in quel modo davanti ad una collana.
Il giorno dopo avrebbe provato a cercarne il proprietario.
Non sarebbe stata un'impresa facile con tutte le persone che lavoravano lì dentro, ma ci avrebbe provato ugualmente.
Chi l'aveva persa doveva essere preoccupato.
Non capiva la sua origine, poteva tranquillamente essere un pezzo unico, magari realizzato con fatica da un artigiano, altrimenti non si spiegava tanta ammirazione da parte sua.
Lei adorava gli oggetti creati a mano, li trovava ricchi di passione e con il giusto equilibrio di imperfezioni.
Quella stella in realtà non presentava segni di lavorazione manuale, tuttavia le trasmetteva la stessa meraviglia che provava di fronte ad una scultura.

Il suono di una campana in lontananza la fece tornare alla realtà.
Doveva davvero muoversi ora se non voleva passare la notte a dormire sulle poltroncine traballanti del teatro e se si fosse attardata ancora avrebbe sicuramente perso il treno per tornare a casa.
Senza nemmeno pensarci si mise la collana al collo e uscì velocemente dal palazzo.

.:*☆ .:*☆ .:*☆

Il suo pelo era morbido sotto le carezze della ragazza.
Quella sorta di seta grigiastra era colorata da un grazioso fiocco rosso annodato attorno al collo di quel piccolo animale. Un coniglietto, dalle lunghe orecchie tonde, che teneva momentaneamente abbassate mentre si lasciava coccolare dalla padrona.
Ambra adorava il suo coniglio.
Lo aveva trovato in una fiera sul mare, cinque anni prima.
Non aveva mai pensato di volere un animaletto del genere, ma quando lo vide se ne innamorò.
Lo aveva portato con sè, nella speranza che si sentisse meno sola.
Certo non dava l'affetto che avrebbe potuto darle un cane, ma quelle sere passate ad accarezzarlo, mentre si crogiolavano entrambi sul divano davanti alla televisione le bastavano.
Il piccolo coniglietto le saltò sulle gambe che teneva allungate sulla chaise longue del divano, le cercò la mano ed iniziò a smangiucchiarla affettuosamente.
- Hai fame, Jade? - gli chiese comprensiva mentre gli dava qualche buffetto sulle spalle.
Il musino tondo si alzò speranzoso verso di lei quando sentì pronunciare il suo nome.
La ragazza si alzò tenendo il coniglio contro il petto con una mano, mentre spegneva il televisore.

Un barlume improvviso la fece bloccare.
Non se n'era accorta fino a quel momento, ma nella penombra della sala ora vedeva chiaramente la stella che portava ancora al collo illuminarsi fiocamente.
La prese con la mano libera e se la rigirò tra le dita curiosa.
Non c'era niente al suo interno che potesse produrre quella luce e guardando più attentamente si rese conto che era tutta la superficie della stella ad emanarla pallidamente.
Doveva essere impregnata di quella particolare pittura che assorbe i raggi luminosi e li rilascia al buio.
La ricordava di un colore più freddo rispetto al tenue bagliore dorato che proveniva da quella collana, tuttavia non si fece troppe domande al riguardo.
Le piaceva, ma non le apparteneva.
Per quanto da un lato fosse curiosa di scoprire la sua origine, dall'altro aveva come l'impressione che avrebbe violato la vita privata di un'altra persona.

Si rese conto di essere arrivata alla cassetta di Jade solo quando quest'ultima si mise a scalciare per scendere.
La depose delicatamente sul letto di fieno e tirò fuori da un sacchettino qualche chicco di uva passa. Il coniglio si mise a mangiarlo felice, mentre lei le dava qualche pacca in segno di affetto sulle natiche.
Con un sorriso gli diede la buonanotte, per poi dirigersi meccanicamente verso la propria camera.
La casa non era molto grande, c'erano solo tre stanze ed un piccolo bagno con la doccia.
Quando si era trasferita in quell'appartamento non c'era stato un gran bisogno di arredarlo. Molte cose erano dei padroni di casa e a lei non infastidivano i quadri dai paesaggi orientali e le pesanti tende etniche che troneggiavano nel salotto.
L'unica stanza che si era permessa di toccare era la camera da letto, dove la maggior parte delle decorazioni provenivano da un negozio svedese vicino piuttosto economico.
I cuscini sparsi sul letto e sulle sedie, le cornici antiquate, i soprammobili, perfino le lenzuola con i gattini venivano da quel negozio.
Si buttò sul materasso di peso, affondando la faccia nel guanciale morbido.
Dopo una giornata come quella non voleva fare altro che dormire.
Sentiva il corpo pesante e accaldato.
I lavori estivi erano i peggiori.
Oltre alla fatiche in se, ci si metteva anche il caldo torrido, che non lasciava pace nemmeno durante la notte.
Avrebbe tanto voluto un condizionatore, o almeno un ventilatore.
Le docce fredde non bastavano, dato che dopo mezz'ora aveva di nuovo caldo.
In quel momento avrebbe anche voluto un lavoro in montagna piuttosto che in una località così vicina al mare.
Infondo era un'occasione quella per lei.
Era stata fortunata.
Se voleva arrivare nel mondo del cinema doveva faticare un po', sopratutto all'inizio.
La strada era ancora lunga, ma magari un giorno sarebbe potuta diventare la miglior direttrice della scenografia di qualche casa importante.

Sghignazzò mentre cercava di girarsi supina.
Forse puntava troppo in alto, però in qualche modo doveva motivarsi per proseguire in quella direzione.
Non era una scelta facile la sua, era vero.
La soddisfazione che avrebbe avuto una volta visto il suo cammino e tutto ciò che aveva creato sarebbe stata sicuramente un'ottima ricompensa.

Un rumore improvviso penetrò nella stanza e lei si bloccò di colpo.
Forse era Jade che aveva fatto cadere qualcosa.
In realtà aveva chiuso il coniglio nella sua gabbietta e in tutti quegl'anni non era mai scappato da solo.
Tese le orecchie per capire se fosse vero o se l'aveva immaginato.
Con sua sorpresa invece il tetto sopra di lei scricchiolò ripetutamente, come se qualcuno vi stesse camminando sopra.
Non ci volle molte perchè alla ragazza tornò in mente il discorso che avevano fatto al giorno sul ladro.

La paura le corse lungo la spina dorsale.
Abitava all'ultimo piano di una casa a due piani.
Probabilmente se si fosse affacciata dalla finestra avrebbe visto qualcosa.
Si fece coraggio e rotolò giù dal letto, cercando di fare meno rumore possibile, mentre seguiva i passi sul tetto.
Aprì delicatamente la serranda e si sporse tremante.
Non vedeva nulla di sospetto, anche se in quella posizione non aveva un'ampia visione del tetto.
Rimase un po' in ascolto, cercando di cogliere anche il minimo spostamento, ma non sentì più alcun rumore se non quello dei grilli notturni.
Si tranquillizzò leggermente.
Doveva essere stato un gatto, o qualcosa del genere, e magari era già balzato su qualche albero.
Allungò lo sguardo davanti a se e si perse a fissare le stelle all'orizzonte.
Amava osservare il cielo per rilassarsi, anche se non lo faceva spesso.
I pensieri le affollavano sempre la testa e alla fine non riusciva mai a godersi lo spettacolo come avrebbe voluto.
Era un vero peccato.
Aveva sempre creduto fin da bambina che le stelle risplendessero per qualcuno.
Come se bisognasse osservarle a lungo finché non si trovava una stella che più ti colpiva.
Allora quella sarebbe diventata la tua stella.
Aveva provato tante volte, e c'erano occasione in cui le sembrava di vederla, ma la sera seguente si rendeva conto di averla persa.
Evidentemente non era la sua.
Così ogni volta ricominciava da capo.
Quel gioco non l'aveva mai stancata, anche ora continuava a piacerle.
Tuttavia le tornava più difficile concentrarsi su quei puntini luminosi come succedeva una volta.
Da bambina era decisamente più spensierata.

All'improvviso vide una stella cadente sfrecciare al centro della volta celeste, forte e luminosa, per poi sparire in pochi secondi sull'orizzonte nascosto dalle altre case.
Era la prima che vedeva cadere quell'estate.
Chiuse gli occhi pensando ad un desiderio da esprimere.
Lo aveva sempre fatto.
Le stelle portavano su di se quell'aria mistica e magica, che ti spingeva a chiedergli le cose più improbabili.
Anche trovare la sua stella dopo tutti quegl'anni poteva essere una richiesta piuttosto inverosimile, eppure fu la prima cosa che le venne in mente.

Rise lievemente a quel pensiero infantile, quando sentì di nuovo i passi sul tetto.
Erano veloci, correvano verso la sua sinistra.
Ambra rimase stupita per qualche secondo, rendendosi conto che allora c'era davvero una persona lassù, poi istintivamente lo segui.
Finì davanti alla porta che dava sulla terrazza.
Esitò un secondo prima di aprirla.

Dopotutto che poteva fare lei contro un ladro?
Non aveva particolari doti di combattimento.
Non aveva alcuna arma a sua disposizione.
Forse doveva chiamare qualcuno o cercare qualcosa con cui difendersi...

Alla fine non si diede il tempo per ragionare.
Aveva già spalancato i battenti ed era a qualche passo dalla ringhiera.
Non era da lei essere così precipitosa, ma si rese conto che qualcosa la stava attirando tremendamente.
Lo sentiva batterle forte nel petto e scintillare nella testa.
Era una sensazione strana, simile a quella che provava quando vedeva le stelle cadenti, ma forse in questo caso era solo un misto tra ansia e curiosità.

Vide un'ombra velocissima saltare sopra di lei e alzò lo sguardo sul tetto.
Quella figura rimase a mezz'aria per svariati metri, prima di atterrare silenziosa sul tetto della casa di fronte.
La ragazza rimase impietrita da quel salto.
Per qualche frazione di secondo aveva creduto che si stesse lanciando di sotto, magari per evitare di essere riconosciuto da lei, ma quando capì che puntava così lontano l'incredulità fu tutto quello che sentì.
Com'era possibile una cosa simile?
Dovevano essere più di una decina di metri.
Era un salto troppo lungo per essere stato fatto da un qualsiasi essere umano.
Cercò di aguzzare la vista nell'ombra, per capire se avesse usato qualche trucco come una corda o delle scarpe con i razzi.
In realtà l'unica cosa di cui si rese conto era che il ladro aveva il volto scoperto, con i capelli di un biondo luminoso che si alzavano scompigliati al vento, ed era stranamente troppo visibile in quella tenuta chiara che indossava.
Si avvicinò al bordo del terrazzo per cercare di vederlo in faccia.
Era un ladro dall'aspetto insolito ma, indipendentemente dal modo curioso in cui si aggirava, avrebbe anche potuto denunciarlo se l'avesse riconosciuto.
L'uomo non sapendo di essere stato visto riprese la corsa, puntando veloce verso la fine del tetto.
Per una frazione di secondo, nel vedere il suo scatto, ad Ambra sembrò di conoscere quella persona.
O almeno pensava di averlo già visto da qualche parte.
Il lieve alzarsi delle spalle mentre si dava lo slancio, la forza dei suoi passi felpati.
Più li osservava e più la figura di un felino le si insinuò nella mente.
Si sarebbe voluta sbagliare.
Eppure più continuava a muoversi e più gli assomigliava.
Si, doveva essere lui.
Quel ragazzo che aveva sistemato il riflettore in teatro.
Glielo ricordava tremendamente.
Dopo quello che era successo sulla passerella non doveva essere così strano per lei pensare che fossero la stessa persona.
Voleva esserne sicura, perché se si trattava di lui poteva risalire facilmente al nome ed all'indirizzo.
- Eeeehi! - urlò con tutto il fiato che aveva, proprio nello stesso istante in cui l'altro balzò sul  tetto successivo.
Il ragazzo colto di sorpresa iniziò a guardarsi intorno allarmato, come se non si aspettasse di essere visto.
La cercò velocemente con lo sguardo, ma non fece in tempo ad individuarla.
Ritardò di troppo il salto e sbagliò l'appoggio del piede, non riuscendo a darsi abbastanza spinta per raggiungere la cima più alta verso la quale era diretto. La forza di gravità lo spinse rapidamente verso il suolo.
- Attento! - gridò stavolta la ragazza, spaventata per la scena che stava per materializzarsi davanti a lei.
Al secondo urlò lui capì da dove arrivava la voce e si voltò a fissarla.

Ambra trattene il respiro.
Nonostante la distanza si somigliavano davvero molto.
Il colore di capelli e la corporatura erano uguali.
Riconoscerlo ora sarebbe comunque stato inutile se si fosse schiantato sull'asfalto.
Con sua grande sorpresa invece il ragazzo si aggrappò ad una terrazza, rallentando la caduta e modificandone la sua traiettoria.
Scivolò su un tubo di scolo e si diede la spinta per rotolare a terra.
Si rialzò subito, senza alcun danno apparente, e lanciò un'occhiata di traverso ad Ambra.
Avvertì un'ondata di diffidenza e rabbia che la costrinse a tirarsi indietro e stringersi nelle spalle, cercando disperatamente di non farsi vedere più del dovuto.
Ormai lei lo aveva visto, ma forse il ragazzo non aveva fatto in tempo a capire chi era.
Il biondo sfrecciò via più veloce di prima, lasciando nuovamente stupita la ragazza.

Come faceva a muoversi in quel modo assurdo?
Un ragazzo normale non poteva essere così agile e scattante. Tanto più dopo una caduta dal terzo piano di una casa, per quanto la possa aver attutita con la sua prontezza di riflessi.
Per un attimo il suo istinto le disse di fermarlo nuovamente.
Ma ormai era già troppo lontano.
Era notte fonda.
Con quella velocità lei non sarebbe di certo riuscita a raggiungerlo, almeno non prima di incappare in tutta un'altra serie di situazioni potenzialmente più rischiose.
Inoltre non sapeva come avrebbe potuto reagire una volta che fosse stato scoperto.

Dopo dieci minuti che era rimasta immobile a fissare il punto in cui era sparito, si decise a tornare in casa, chiudendosi la porta alle spalle.
Cercò di rassicurarsi, pensando a come l'aveva visto durante la giornata.
Non gli era sembrata una cattiva persona.
E comunque aveva ancora qualche dubbio sulla sua identità.
Poteva anche essere simile a lui, ma non era detto che fosse proprio lui.
Nonostante quella dannata somiglianza con i movimenti.
Accidenti.
Davvero troppe cose combaciavano.
L'unica immagine che le veniva alla mente era il ragazzo delle luci.
La forma del viso, il giro dei capelli biondi e l'agilità si sovrapponevano quasi alla perfezione nella sua testa.

Rimase a rifletterci un po' sopra, con la schiena nuda appoggiata contro il battente della porta a finestra.
D'un tratto un'ondata di terrore le diramò dal petto facendola rabbrividire.
Il giorno dopo lo avrebbe dovuto affrontare faccia a faccia.
La questione non le piaceva per niente.
Per non parlare dell'enorme possibilità che, come lei aveva riconosciuto lui, anche lui poteva averla riconosciuta.
Inoltre, come se non bastasse, nel caso strano in cui non fossero la stessa persona, quel ladro comunque sapeva dove abitava.

Cosa le era passato per la testa quando gli aveva urlato?
Certo che voleva riconoscerlo, ma non a quel modo.
Aveva agito d'impulso.
Assolutamente senza pensare.
Così quelli erano i risultati.

Sospirò sonoramente tentando di calmarsi e abbassò lo sguardo sulla collana che aveva ancora al collo.
La stella era più luminosa di prima, anche se ormai si sarebbe dovuta, se non scaricare, almeno affievolire.
Si sdraiò di lato sul letto morbido, stringendola in una mano.
Il ragazzo biondo non era l'unica cosa strana che le era accaduta.
Anche quell'oggetto era alquanto singolare.

In quel momento aveva come la sensazione che fosse vivo.
Che cercasse in qualche modo di comunicare con lei.
Forse era la forma insolita a trasmetterle quelle sensazioni.
Non aveva mai visto nulla del genere, eppure nonostante la naturale diffidenza verso le cose sconosciute, se ne sentiva attratta.
E quel sensore era ancora più forte di quando l'aveva afferrata al teatro.
Chissà magari creava una qualche sorta di dipendenza la sua vista e proprio in quel momento il suo proprietario era disperato senza quella collana.
Non capiva.
Da una parte sentiva il bisogno di tenerla stretta a se, ma dall'altra l'idea di lasciarsi condizionare tanto da quell'oggetto la metteva a disagio.

Gli occhi iniziarono a diventarle pesanti mentre rimuginava su quei pensieri.
Si lasciò scivolare nel sonno, troppo stanca per rimanere sveglia se quel ragazzo avesse deciso di tornare indietro.

.:*☆ .:*☆ .:*☆

Note dell'Autrice:

Eccoci qua con il primo capitolo di Catching Stars! Spero vivamente che vi sia piaciuto!
Mi scuso in anticipo se ci sono errori di qualsiasi genere, ma oltre ad un liceo scientifico non ho fatto alcun strano corso per scrittori, quindi tutto quello che avete letto è interamente farina della mia passione (?).
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, dato che è la mia prima storia originale, così da potermi migliorare in futuro.

Premetto che la creazione di Catching Stars è stato un caso un po' strano/particolare, quindi è molto probabile che vi siano delle incongruenze di cui non mi sono resa conto... E' nato due anni fa come una piccola ed inutile scenetta legata alle stelle cadenti della notte di San Lorenzo, poi grazie ad un corso che ho seguito nella mia Accademia mi ci sono buttata dentro a capofitto, sviluppandone i personaggi, il concept e sopratutto la grafica (dato che dovevo sostenere un esame di grafica xD).
Sull'onda ho pensato di realizzarne un fumetto in stile manga, ma devo ammettere che le tempistiche tecniche non sono il mio forte, quindi per un po' ho accantonato l'idea del manga e mi sono dedicata alla parte scritta, dato che è un'altra delle mie passioni.
Ora spero vivamente di riuscire a completare la seconda parte e il piccolo epilogo che ho in programma, così da potermi dedicare unicamente alla versione disegnata! :D

Vi ringrazio tutti voi che l'avete letta e tutti quelli che avranno piacere a commentarla!
Ringrazio anche tutti i miei fan di Facebook che mi hanno spronata a pubblicarla e ai miei amici che ogni giorno si devono sorbire le mie paranoie su questa storia! XD
Spero di tornare presto su efp, ma nel caso se mi seguite su Facebook (trovate il link entrando nel mio profilo) potete rimanere sempre aggiornati sull'andamento di Catching Stars e sopratutto godervi i loro disegni! XD

Detto ciò vi saluto!
Grazie di cuore! <3

   
 
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