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Autore: Balla sulle nuvole    16/03/2015    4 recensioni
Yukio Kasamatsu è un brillante e tenace giovane ispettore in carriera.
Un uomo retto ed inflessibile che non ha mai infranto le regole.
Per questi suoi meriti, nonostante la giovane età, toccherà proprio a lui cercare d’incastrare la banda di ladri più famosa del Gippone: la Kiseki no Sedai.
Un gruppo di ragazzi particolarmente dotati che per noia ed adrenalina rubano tutto quello che sembra al sicuro.
Tra loro c’è anche Kise Ryota, un modello affermato in grado d’imitare chiunque.
Un ragazzo fin troppo sicuro di se, sempre in cerca di nuovi stimoli.
E cosa c'è di più stimolante del sedurre chi cerca di metterti dietro le sbarre?
[ KiseKasa, KagaKuro, MidoTaka, AoMomo, MuraMuro]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Kiseki No Sedai, Ryouta Kise, Yukio Kasamatsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Corteggiare qualcuno vuol dire inseguirlo finché questo non si lascia prendere, è come giocare a guardie e ladri.
 
 
 
Kasamatsu tamburellò nervosamente con le dita sul volante, il rombo del vecchio motore sovrastava la voce del dj alla radio, martellandogli nelle orecchie.
Era uscito di casa in perfetto orario, dopo essersi svestito e rivestito un’infinità di volte in preda all’indecisione, aveva seguito le indicazioni del navigatore fino a casa del modello, parcheggiato con una manovra secca, lanciato un’ultima occhiata all’orologio  e tirato il freno a mano con un po’ troppa forza, lasciando la macchina accesa.
Non aveva girato la chiave sperando nella puntualità dell’ altro ragazzo, o almeno così  sì era detto. In realtà, mentre i minuti scorrevano veloci, la voglia d’inserire la retro e scappare era sempre più forte.
Che cosa ci faceva davanti a quel lussuoso edificio ancora non riusciva a spiegarselo. Doveva essere impazzito? O forse le troppe responsabilità gli avevano dato alla testa?
Impossibile. Lui era nato responsabile, lo era sempre stato e non gli era mai pesato, neppure una volta.
Eppure, sicuramente, se l’andare per bar con Moriyama non era da lui, uscire con un semisconosciuto era del tutto impensabile per Yukio.
Ciò nonostante, non solo non aveva strappato la pagine con l’invito dal suo taccuino, ma si era addirittura presentato.
Sono qui solamente perché ho delle domande da fargli sul caso pensò, deglutendo. Ripeteva quella frase, come una filastrocca, da quando aveva lasciato il garage, cercando di tranquillizzarsi e dare un senso logico alle sua azioni.
Era ancora assorto nei suoi pensieri, quando Kise spalancò la portiera del passeggero, accomodandosi velocemente sul sedile.
“Ciao. Scusa il ritardo, di solito non lo sono, ma, col casino che è successo, non mi lasciavano più andare.  Poi avevo proprio bisogno di una bella doccia e ho perso la cognizione del tempo” snocciolò tutto d’un fiato, regalandogli un sorriso a trentadue denti.
Kasamatsu si limitò ad annuire, schiacciando il pedale dell’acceleratore pronto a partire.
Sentiva gli occhi del modello puntati su di lui, lo stava squadrando da capo a piedi mettendolo in  imbarazzo. La voglia di scappare era sempre più forte, mentre quegli occhi lo scansionavano senza pudore.
Non fare il bambino,  si disse, sei un uomo, un uomo di legge per giunta.
“ Dove vuoi andare?” chiese, cercando di sembrare il più naturale possibile, riprendendo il controllo di sé.
Senza distogliere lo sguardo, Kise, abbassò il finestrino, permettendo ad una piacevole folata di vento di scompigliargli un po’ i capelli. “Lascio scegliere a te, ispettore”.
Yukio  gli lanciò un’occhiata con la coda dell’occhio, stando ben attento a non farsi scoprire.
Al contrario di lui, il biondo era completamente rilassato. Teneva le mani sulle gambe, la schiena molle  e sorrideva allegro e spensierato come un bambino.
Bastò questo a fare in modo che, piano, piano, l’agitazione che provava scemasse, fino a scomparire. Dopotutto se Kise era tranquillo come poteva lui, un detective, avere le ginocchia molli e la gola secca?
 “ Ho in mente un posto” disse spingendo con più forza sull’acceleratore.
Ryota annuì.  “ Amo questa canzone”  trillò con entusiasmo, alzando al massimo il volume della radio ed iniziando a cantare. “Non vuoi provare? Prendi la mia mano e corri, corri, corri con me”.
Kasamatsu scosse il capo incredulo, contro ogni aspettativa però, questa volta stava sorridendo.
 
 
Kise aveva cantato ininterrottamente per tutto il viaggio, dimostrandosi perfettamente intonato: un perfetto idol.
Poi, una volta entrati nel ristorante, si era prodigato in una serie infinita di complimenti sul posto: trovava le  tovaglie bianche terribilmente eleganti,  i lampadari  in vetro perfetti nella loro semplicità e gli arazzi alle pareti piacevolmente allegri.
Kasamatsu faticava a stare dietro a quella esagerata euforia, per questo, quando finalmente si ritrovarono seduti al tavolo, si sentì sollevato.
Senza troppe cerimonie agguantò il menù, lo stomaco gli si contraeva dalla fame.
“ Questo posto mi piace, complimenti per la scelta detective” si congratulò il modello. Tutti gli aggettivi che aveva elencato senza sosta da quando avevano messo piede lì dentro non erano abbastanza per lui.
Yukio annuì, era troppo concentrato sul cibo per badare alla parlantina del compagno che rincarò la dose.
“Sai devo ammettere che, anche se per poco, ho avuto paura che non saresti venuto”. 
Il detective distolse immediatamente l’attenzione dai primi, non si aspettava una tale confessione da un ragazzo che sembrava così sicuro di sé.
“ Come mai?” domandò.
Kise sì passò una mano tra i capelli “ beh, non mi sembri il tipo di persona  che va a cena fuori con qualcuno appena incontrato”.
“ Difatti non lo sono. Ammetto che fino all’ultimo ero convinto di non venire” confessò il moro,  spiattellando la verità senza problemi.
Ryota sgranò gli occhi. Non era abituato alla sincerità, all’onesta e ancora meno alle persone che rispondevano alle domande senza giri di parole o alludendole.
Il modo di fare di Yukio era una piacevole novità per lui , se da un lato lo disarmava e scioccava dall’altro lo affascinava, arrivando quasi a rispettarlo.
E’ molto più difficile essere onesti che mentire.
Scioccato si diede un pizzicotto sulla coscia, mascherando il dolore. Doveva tornare alla realtà, pensare certe cose non era da lui.
Il suo talento era nato dalle bugie, si nutriva con esse e le diffondeva.
 Dopotutto stava mentendo anche in quel momento, mentre sorrideva a quell’uomo che a conti fatti rappresentava il suo opposto in tutto.
Non era un sorriso sincero, eppure gli sembrava che lo fosse. Incrociando gli occhi dell’ispettore si sentiva  a suo agio, si sentiva…
Sto confondendo la verità con le mie stesse bugie,  tutto questo è solo un gioco pensò irritato prima di rigirare la domanda che gli era appena stata fatta. “Come mai?”
“ Perché sono veramente il tipo di persona che non fa certe cose”.
Kise sogghignò, giocherellando distrattamente con le bacchette. “ Allora perché sei venuto?”
Kasamatsu sospirò, a quella domanda non sapeva rispondere. “ Non lo so’”.
“ Forse vuoi essere quel tipo o forse il motivo sono io” lo prese in giro il biondino, facendogli l’occhiolino.
Yukio alzò gli occhi al cielo per poi fulminarlo. Sicuramente la seconda ipotesi era una cavolata, lui non era il genere di ragazzo che correva dietro al primo bel faccino che vedeva, nemmeno se quello, in  qualche modo, lo faceva sentire a proprio agio,  domande imbarazzanti a parte.
Forse però voglio veramente essere quell’uomo, forse sto impazzendo veramente.
Davanti all’espressione pensierosa e scioccata che aveva, Kise scoppiò a ridere senza controllo.
“ I perché e i per come non sono importanti, ciò che conta è che sei qui e di questo ne sono felice. Ora però pensiamo solamente a divertirci e a riempirci la pancia, per argomenti così seri e profondi c’è tempo”.
Per tutta risposta,  Yukio recuperò il menù che gli era scivolato di mano durante la conversazione. “ Qui fanno degli ottimi temaki”.
 
 
 
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 L’archetto si muoveva con maestria sulle corde tese del violino,  producendo una sequela di note irruente  che rompevano con forza il silenzio dell’appartamento.
Akashi  teneva gli occhi chiusi, immerso completamente nella musica e nei movimenti che doveva eseguire per portare a termine perfettamente la sinfonia.
Tutto intorno regnava il buio, nessuno spiraglio di luce riusciva a penetrare attraverso le tende tirate. Suonare  immerso nelle tenebre era da sempre l’unico momento in cui il suo animo tormentato riusciva a rilassarsi.
Doveva solo concentrarsi sulle note, lasciando la mente libera dal resto.
Per poco poteva accantonare: la solitudine che fin da piccolo sentiva marchiata a fuoco sulla pelle e che nonostante l’assidua presenza dei suoi amici non voleva saperne di lasciarlo, le aspettative dei suoi  algidi genitori, i piani per la Kiseki e l’obbligo che aveva fin dalla nascita di essere perfetto in ogni campo, di essere l’imperatore.
Aveva appena portato a termine la cavalcata delle valchirie, uno dei suoi pezzi preferiti, quando un raggio di sole gli investì gli occhi.
Sorpreso li aprì, incrociando lo sguardo inespressivo di Kuroko che lentamente applaudiva alla sua performance.
“ Tetsuya” lo salutò dolcemente, appoggiando il violino  sull’apposito ripiano che stava alla sua destra. “ Non mi aspettavo una tua visita, anche se ovviamente sei sempre il ben venuto”.
Kuroko  non batte ciglio, accomodandosi con compostezza su un futon. “ Mi dispiace averti interrotto, mi piace sentirti suonare, sei davvero bravo Akashi-kun. Però devo parlarti di una cosa...”.
 Il rumore della porta che veniva spalancata e di una serie di passi impazienti  che si dirigevano verso di loro gli bloccò le parole sulla punta della lingua, impedendogli di continuare.
Akashi si girò per accogliere il nuovo arrivato, convinto di vedersi comparire  davanti Daiki, l’unico tra di loro ad essere così irruento.
La bocca gli si spalancò per la sorpresa, quando invece della capigliatura blu scuro dell’amico  ne vide una rossa.
Nel salotto di casa sua era appena entrato un estraneo: alto e muscoloso come Aomine, con le sopracciglia biforcute ed uno sguardo determinato ed aggressivo, in preda all’impazienza.
Akashi lo squadrò accuratamente, non gli era mai capitato di ricevere qualcuno al di fuori della  Kiseki  e ancor meno che qualcosa lo sorprendesse. Andava sempre tutto secondo i suoi piani, senza alcuna sbavatura.
Lo sconosciuto lo salutò con rapido gesto della mano, concentrandosi su Tetsuya. “ Scusa ma non ce la facevo più ad aspettare”.
Kuroko lo affiancò, scuotendo il capo rassegnato. “ Lui è Kagami Taiga, credo che possa essere il nostro settimo uomo”.
L’imperatore lo guardò confuso, si era dimenticato che se qualcuno poteva stupirlo, quello era proprio Tetsuya.
Dopotutto nessuno, nemmeno lui, poteva vedere come si muovono, pensano ed agiscono le ombre.
 
 
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Kasamatsu tirò il freno a mano.
Si sentiva la pancia gonfia, in procinto di scoppiare e la testa leggermente pesante a causa di quel bicchierino di sake che Kise l’aveva convinto a bere.
Tutto sommato la serata era trascorsa piacevolmente: si erano abbuffati di temaki, avevano chiacchierato o meglio il modello, ritrovata la sua parlantina, l’aveva tempestato di domande, aneddoti sulla sua vita e qualche commento sull’attualità mentre lui si limitava ad annuire ed intervenire di tanto in tanto, concentrandosi per non perdere il filo del discorso.
Poi si erano divisi equamente il conto, ed erano ritornati al punto di partenza: davanti al portone del modello.
Kasamatsu  percepiva ancora gli occhi di Kise puntati su di lui, questa volta però aveva l’impressione che il ragazzo stesse cercando di comunicargli qualcosa.
“ Alla fine non ti ho fatto nessuna domanda riguardo alla rapina” disse, sovrappensiero, tanto per rompere il silenzio che si era creato non appena era entrato nel parcheggio.
Ryota rise “ puoi sempre farmele la prossima volta”.
Yukio lo guardò incerto, per un attimo pensò di non aver capito ma gli occhi carichi d’aspettativa del compagno non lasciavano dubbi. “ la prossima volta?”
“ Esattamente”  rispose il modello, passandosi una mano nei capelli. “ Sono stato bene stasera e mi piacerebbe rivederti. Sai, le uniche persone che frequento lavorano nel mio settore e…bhe diciamo che non sono questo granché: sono egocentrici, snob, falsi, di poco spessore. Sono come la moda gli impone di essere, dei manichini. Tu sei diverso, Yukio. Sei sincero, retto, interessante, coi piedi per terra e…io ho paura di diventare come loro, di perdermi. Per questo vorrei che diventassimo amici, tu che ne pensi?”
Prima di poter anche solo riflettere sulla questione, Kasamatsu gli rispose, stupendosi un attimo dopo di quel che aveva fatto.
Durante la cena Kise gli aveva mostrato un lato del suo carattere che non gli dispiaceva, non era solo un egocentrico idiota a quanto pareva.
Era stato bene, si era sentito a suo agio e forse un po’ più sciolto del solito, inoltre con quelle parole, il biondino si era messo a nudo, mostrando le sue paure. Era stato onesto e Yukio premiava sempre l’onestà.
“ Credo che possiamo provarci. Si, penso proprio che possiamo essere amici”.
 
 
Note dell’autrice folle:

Finalmente sono riuscita a finire questo capitolo, mi mancava l’ultimo pezzo da giorni e non vedevo l'ora di scriverlo.
Beh, come primo appuntamento non è stato molto romantico, ma siamo solo all'inizio e Kasamatsu ha bisogno di tempo per lasciarsi andare e, al momento, anche Kise visto che è in lotta con la sua parte bugiarda, e soprattutto con quella reale.
Non ho descritto l’appuntamento per intero perché mi sembrava noioso raccontare ogni passo, e  soprattutto perchè mi piace l’idea di lasciare un po’ d’immaginazione al lettore.
La canzone che canta Kise è Run with me degli SHINee, non chiedetemi perché, non lo so. Detto questo ringrazio come sempre chi ha recensito e anche chi segue silenziosamente. Grazie, siete fantastiche.

Un bacio, spero di aggiornare al più presto

Mary



 
  
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