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Autore: giamma21    16/03/2015    1 recensioni
Lavorare come investigatore privato può essere difficile, e Alexandra Mayer sta imparando velocemente che oltre la superficie della realtà si nasconde una fitta rete di inganni e bugie.
Genere: Azione, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Margareth Sullivan aveva 58 anni. Il vestito rosso scuro che indossava le attribuiva un senso di sensualità, che la faceva sembrare più giovane e le metteva in risalto la pelle. Donna alta, dalle curve leggere, i capelli tendenti al grigio, ricca esponente dell’aristocrazia Americana, mostrava la collana di perle bianche al pubblico che le stava davanti.
Il filo di perle era chiuso in una piccola teca di vetro sigillata, ma ora si avvicinava al suo collo, e gli si attorcigliava chiudendosi.
L’evento organizzato dall’assistente della signora Sullivan, aveva come fine la vendita della collana a un’organizzazione contro la fame nel mondo.
Essendo però enorme l’egocentrismo della proprietaria, non sarebbe stato concepibile donare la collana senza prima farsi vedere da tutti, indossandola almeno una sera.
La sala della presentazione era larga e gremita di persone, gli angoli riempiti con buffet abbondanti e drink costosi, un piccolo palco allestito dal quale Margareth scendeva scortata dall’assistente.
Jane Brookes era bionda, e i suoi occhi erano verdi, aveva 29 anni, ma il duro lavoro e le numerose ore di organizzazione degli altrettanto numerosi eventi, svolti per la signora Sullivan, la facevano sembrare più vecchia e stanca.
Ricordò come aveva ottenuto il lavoro grazie alle conoscenze del padre, e come avesse sempre odiato il comportamento meschino della signora per cui lavorava.
Tuttavia non lo aveva mai dato a vedere, e non c’erano mai stati problemi per questo. Margareth Sullivan era moglie di un ricco finanziere Americano, ma del marito a quei tipi di eventi non c’era mai traccia, lui era pieno di lavoro, e preferiva non alimentare ulteriormente l’odio degli invidiosi sfoggiando abiti di lusso o accessori costosi.
Jane era fidanzata da tre anni con Michael Sutton, scrittore di romanzi gialli e thriller, che aveva raggiunto un discreto successo con l’ultimo romanzo dal titolo “Ossessione Fatale”, che parlava di due giovani donne in lotta per l’amore di un unico uomo. Una delle due, con un passato di farmaci anti-depressivi e sedute psicologiche, uccide l’altra in un culmine di follia, e deve poi nascondere il corpo e tutte le tracce che la collegano al delitto.
Ora Michael scriveva una fiction per la televisione, e quella sera si era ritagliato del tempo per partecipare alla presentazione, sotto richiesta della fidanzata.
Jane controllò l’orologio, erano le 21:10 circa. Alle 22 avrebbero dovuto sgomberare la sala. Margareth era andata a chiacchierare con i colleghi e gli invitati, per discutere dell’evento.
-Come procede?- chiese Michael legando il suo braccio a quello di Jane.
-Bene, abbiamo seguito la scaletta, e Margareth non si è dilungata troppo. Mi ero raccomandata, tra poco dobbiamo liberare. Che ne pensi tu?- rispose Jane, nervosa ma sorridente.
-Hai fatto un ottimo lavoro, prima ho sentito qualcuno tra i presenti fare dei commenti positivi sull’organizzazione e sulla straordinaria bellezza dell’assistente della signora Sullivan!- disse Michael, mettendosi di fronte a Jane. Lei sorrise, questa volta senza essere forzata per farlo.
-Scemo, ti perdono per la tua bugia solo perché questo smoking ti rende molto sexy- replicò baciando il fidanzato sulle labbra.
Liberatasi dalle conversazioni, Margareth raggiunse i due.
-Michael, è passato molto tempo dall’ultima volta che ti ho visto. Come stai? Procede bene la scrittura?- chiese sorseggiando dal bicchiere.
-E’ un piacere vederla signora Sullivan, la serata è fantastica, i miei complimenti- Margareth sorrise maliziosamente –Io sto bene, e continuo a scrivere, grazie per l’interessamento- rispose Michael.
-Questo mi rende contenta, mi è piaciuto parecchio il tuo ultimo libro, molto intrigante. Sei fortunata, Jane, non fartelo scappare, mi raccomando!- disse Margareth stringendo il braccio alla sua assistente.
-Ma sentila, poteva risparmiarsi l’ultimo commento…- affermò Jane, una volta che l’altra si era allontanata.
-Io l’ho trovata gentile, anche troppo- replicò Michael.
-Ti stava facendo la corte, come minimo, non sarebbe la prima volta- aggiunse Jane.
-Sei ancora convinta che ci abbia provato con me?- chiese lui, meravigliato.
Jane sosteneva che Margareth avesse flirtato con il suo fidanzato, le poche volte che l’aveva visto. Ciò la preoccupava, perché non sapeva fino a dove Margareth sarebbe potuta arrivare, e se lo sapeva non voleva pensarci.
Mentre discuteva con Michael, ripensò alle sere in cui lui tornò a casa ubriaco.
Jane non sapeva cosa aveva fatto, con chi, o dove, e la loro relazione era stata messa a dura prova. Non poteva perderlo nuovamente. Non voleva.
Quando la sveglia del telefono suonò, si erano fatte le 21:30.
Jane inquadrò Margareth e le fece segno di andare.
La donna informò i presenti e li ringraziò per aver partecipato, seguita dagli applausi e dalle voci accavallate delle persone.
-Dobbiamo andare a mettere la collana nella cassaforte, Jane- disse Margareth fermandola mentre salutava gli invitati, passandosi le perle tra le dite.
-Andiamo, la faccio passare da dietro il palco- replicò Jane, mentre accompagnava Margareth alla porta situata dietro l’impalcatura che nascondeva i cavi delle luci, degli altoparlanti e del microfono.
Aprirono la porta e Margareth camminò lungo il corridoio fino a una porta blu.
-Ricorda il codice della cassaforte? Io ho bisogno di andare in bagno, la raggiungo subito- disse Jane.
-Fai con comodo, te lo meriti, stasera è stata eccezionale. Grazie a te- replicò Margareth sorridendole.
Jane andò in bagno, e per un po’ si sentì bene con se stessa, felice di essere stata elogiata. Quando ebbe finito di fare pipì, si pulì bene e si sciacquò le mani. Bagnò un fazzoletto di carta con l’acqua del rubinetto e asciugò il sudore sulla fronte, che si era creato per l’agitazione. Si sentiva fresca e tranquilla, e non vedeva l’ora di andare a casa e stringere il suo fidanzato. La sera era stata stancante, ma il giorno seguente sarebbe stato più leggero, ora che la presentazione era passata.
Jane aprì la porta del bagno e uscì, mentre la richiudeva, un urlo dal fondo del corridoio la fece sobbalzare.
 
Margareth si allontanò dopo aver fatto i complimenti a Jane, giusto per farla smettere di lamentarsi con gli amici sulla sua datrice di lavoro fastidiosa e maleducata. Secondo lei Jane faceva bene il suo lavoro, ed era affidabile, ma non conosceva la sincerità, e ciò poteva rappresentare un punto negativo.
Percorse il lungo corridoio fino alla porta blu, e l’aprì con una chiave argentata.
Oltre la porta, c’era una stanza con una piccola cassaforte, con una serratura e un tastierino numerico, installata nel muro più corto.
Margareth prese una seconda chiave, quella della cassaforte, dal mazzo che comprendeva quella argentata, la porta alle sue spalle era socchiusa.
La chiave entrò nella serratura della cassaforte, e lei inserì il codice a quattro cifre. 7459. Sentì un rumore meccanico e la cassaforte si sbloccò, aprendosi.
All’interno ripose la collana, cautamente rinchiusa nella teca di vetro, e raccolse la piccola pistola che aveva lasciato all’arrivo. Non si separava mai da quella pistola, la portava appresso da quando qualcuno si era introdotto nella sua casa dopo averla tartassata di messaggi minacciosi.
Sentì la porta cigolare, e sobbalzò.
-Oh, mi sono spaventata… sai, ero persa nei miei pensieri- disse, incerta su chi fosse alle sue spalle.
Fece per voltarsi, ma la sua faccia fu spinta violentemente contro la cassaforte di acciaio, stordendola momentaneamente.
Margareth urlò terrorizzata quando si raccolse sul pavimento, vedeva doppio e non riusciva più a mettere a fuoco. Tastava ovunque con le mani, mentre le lacrime le soffocavano gli occhi e la testa era dolorante.
Una sagoma davanti a lei si muoveva tra la porta e la stanza, come se fosse indecisa sul restare o fuggire. Sentì il rumore affilato di un coltello.
Margareth afferrò qualcosa di freddo e pesante, e quando impugnò meglio l’oggetto, realizzò che era la sua pistola. Sentì dei passi, qualcuno correre, e non capendo più cosa stesse succedendo, spinse il grilletto e sparò contro la porta, colpendo la sagoma.
 
-Cosa sta succedendo?!- gridò Jane correndo verso la porta blu, che era spalancata. Poteva sentire qualcuno piangere oltre a essa.
Le altre porte del corridoio sembravano chiuse, ma non ne era certa.
Quando raggiunse la porta blu, vide quelle che sembravano essere le gambe di Margareth sul pavimento, che strisciavano.
-Margareth? Che ti è successo?!- disse attraversando la porta.
Ci fu un colpo esplosivo.  Jane cadde a terra, spruzzando sangue sul muro e sul pavimento. Il dolore era lancinante, e piano piano, prese il sopravvento.
 
   
 
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