Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Ricorda la storia  |      
Autore: Shainareth    16/03/2015    3 recensioni
Il Kentin che ricordavo io conservava ancora i tratti dell’infanzia, con il viso paffuto, le lentiggini, i capelli castani tagliati a scodella e gli spessi occhiali rotondi che non rendevano giustizia ai suoi bellissimi occhi verdi. Ed era dolce. Immensamente dolce. Gli avevo voluto bene principalmente per quello.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dolcetta, Kentin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



VICEVERSA




Ero in ritardo per le attività del club, ma non mi importava. Le avrei saltate. Preferivo starmene lì, rintanata in un cantuccio del sottoscala, fra polvere e ragnatele, con le ginocchia tirate al petto, il viso fradicio di lacrime nascosto contro di esse e le braccia incrociate sopra la testa, quasi servissero a ripararmi da ciò che in quel momento mi stava lacerando il cuore.
   Kentin era tornato a scuola.
   Avrei dovuto esserne lieta. In realtà, faceva un male cane, perché lui aveva dimostrato di non essere la stessa persona a cui avevo donato incondizionatamente la mia amicizia.
   Per mesi mi aveva tenuta sulle spine a causa di quel dannato sms che Ambra gli aveva inviato dal cellulare che mi aveva sottratto durante un istante di distrazione da parte mia. Quando me n’ero accorta, non solo le avevo urlato contro, ma soprattutto avevo pianto perché, ai miei messaggi di scuse e di rassicurazioni riguardo alla mia estraneità alle cattiverie che Ambra aveva scritto, Kentin non aveva mai risposto. Peggio ancora, aveva bloccato tutte le mie chiamate.
   Non si era fidato di me. E questo, più di ogni altra cosa, mi aveva ferita moltissimo.
   Poi, così di punto in bianco, aveva fatto ritorno al liceo, alto, bello e prestante come non lo era mai stato. Non lo avevo riconosciuto, lo confesso. Il Kentin che ricordavo io conservava ancora i tratti dell’infanzia, con il viso paffuto, le lentiggini, i capelli castani tagliati a scodella e gli spessi occhiali rotondi che non rendevano giustizia ai suoi bellissimi occhi verdi. Ed era dolce. Immensamente dolce. Gli avevo voluto bene principalmente per quello.
   Invece, quella mattina, a scuola, si era presentato un ragazzo dalle spalle larghe, il viso più adulto e con un taglio di capelli alla moda. La linea della bocca che tanto avevo amato, in passato, non era più propensa a dispensare sorrisi genuini. Il suo sguardo, non più nascosto dalle pesanti lenti degli occhiali, era serio e compassato.
   Aveva persino dato spettacolo nei corridoi della scuola, baciando Ambra – Ambra! – davanti a tutti. Davanti a me. Lo aveva fatto per vendetta, aveva spiegato poi con un’alzata di spalle. In tutta sincerità, ero rimasta troppo sconvolta per rendermi conto di quanto Ambra si fosse scandalizzata nel venire a sapere che quel ragazzo tanto avvenente era lo stesso che, mesi prima, era stato insultato e maltrattato proprio da lei durante le prime settimane di scuola. Di certo non glielo avrebbe mai perdonato, ma l’umiliazione subita l’aveva rimessa finalmente al suo posto.
   Nella mia mente, ancora adesso che le lezioni erano finite, continuavo a ripetermi che non poteva essere vero, che quel pallone gonfiato non era il mio Ken.
   Eppure, quando si era accorto di me, l’espressione del suo viso era cambiata e, approfittando del suono della campanella, si era affrettato a dileguarsi verso l’aula. Aveva preso posto al primo banco, accanto a Kim, poiché adesso io sedevo vicino a Rosalya. Il professor Faraize era stato crudele a fare l’appello, dandomi così conferma che proprio lui, Kentin, era tornato fra noi.
   «Ehi…»
   Il suono di quella voce mi fece sobbalzare ed io premetti con più forza le braccia sul capo. Mi sentivo un topolino in trappola. Mi aveva seguita fin laggiù? Lo sentii muoversi davanti a me e, sbirciando appena nella sua direzione, mi resi conto che si era accovacciato sui talloni per osservarmi da vicino. Non mi scomodai ad alzare lo sguardo, limitandomi soltanto a soffocare i singhiozzi.
   «Guardami», disse.
   «No», ribattei d’istinto, la voce che tradiva le lacrime a stento trattenute.
   «Ti sconvolge così tanto ch’io sia cambiato?»
   La verità era un’altra e ben più grave. «Perché non mi hai detto che saresti tornato?»
   «Volevo… farti una sorpresa», rispose dopo qualche attimo di silenzio. Sospirò. «Ascolta…»
   Finalmente alzai la testa, puntando con rabbia gli occhi arrossati e gonfi di lacrime nei suoi. «No», ripetei, lasciandolo visibilmente turbato. Lo vidi abbassare il capo e portarsi una mano dietro la nuca. Era a disagio. «Tu non hai ascoltato me, quando ho provato a chiamarti e a spiegarti come stavano le cose», infierii in preda ad una collera che mi esplodeva dallo stomaco. «Perché mai, adesso, io dovrei stare a sentire te?!»
   Kentin si voltò di nuovo a guardarmi, questa volta accigliato. «Non… Io non mi sono affatto rifiutato di chiamarti!» obiettò con un’espressione sincera in volto. «I miei compagni di corso…» cominciò a spiegare, ma la voce gli venne meno. Sbuffò, tornando a guardare altrove. «Ero il più mingherlino e imbranato di tutti», borbottò con evidente vergogna. «Mi avevano preso di mira anche lì, e un giorno mi rubarono il cellulare.»
   Ah.
   Delusa e amareggiata com’ero, avrei voluto urlargli contro che non mi sarei bevuta nessuna delle sue stupide frottole, ma… era così da Ken, farsi infinocchiare in quel modo, che non potei fare a meno di credergli seduta stante.
   «Mio padre andò su tutte le furie e si rifiutò di comprarmene un altro», continuò a spiegare, stringendosi mestamente nelle spalle. «Mi disse che mi sarebbe servito da lezione, che così avrei imparato a difendermi, una buona volta.» Ci fu una breve pausa. Poi si sentì in diritto di aggiungere: «Beh, aveva ragione.» Alzò di nuovo gli occhi su di me e abbozzò un sorriso imbarazzato. «Ho pensato a te per tutto il tempo», ammise. «Sapevo che ti saresti preoccupata, ma non avevo idea di come diavolo contattarti e…»
   «E… il messaggio di Ambra?» balbettai, sentendomi di nuovo sull’orlo delle lacrime, non più trattenute dalla rabbia o dall’orgoglio.
   «Pensi davvero che sarei cascato nel suo stupido scherzo?» si risentì Kentin, aggrottando di nuovo la fronte. «Era ovvio che fosse stata lei, a mandare quel messaggio», mi tranquillizzò subito dopo. «Ma non ti nascondo che… beh, mi ha aiutato a riflettere molto. Fu per questo che non ti risposi subito. Solo che poi mi rubarono il telefonino e…» Fece un gesto vago con la mano, che io afferrai al volo, facendolo sussultare. Quelle dita, che un tempo erano state morbide e sottili, adesso erano robuste e callose. Forti, proprio come quelle di un uomo.
   «In che senso ti ha aiutato a riflettere?» domandai con voce malferma, stupita non poco da quella scoperta e anche dalla sua confessione.
   Lo vidi stringere le labbra in una linea meditabonda, come se stesse cercando le parole adatte per rispondere. «Ero piuttosto snervante», dichiarò poi, arrendendosi a non girarci intorno. «Mi sono reso conto di quanto potessi essere fastidioso, per te. Ero uno smidollato che si faceva difendere dalla sua migliore amica, anche se in realtà desideravo con tutte le mie forze che accadesse il contrario.»
   Cominciai di nuovo a piangere, senza neanche rendermene conto. Kentin sorrise con tenerezza e, dopo un attimo di esitazione, mi asciugò una lacrima con una carezza. «Mi dispiace. Per tutto», mormorò, divorandomi con lo sguardo. «E… mi dispiace anche per quello che è successo stamattina», aggiunse poi, ritirando la mano con aria mortificata. «Non volevo che assistessi a quella scena. È stato un gesto stupido e istintivo… Non mi sono comportato bene e… mi sono lasciato guidare soltanto dall’orgoglio e dalla voglia di vendicarmi di quella…» Si costrinse a tacere un aggettivo tutt’altro che gentile.
   Rimanemmo in silenzio per una manciata di secondi. Poi domandò: «Puoi perdonarmi?»
   Non riuscii a rispondere. O meglio, lo ignorai bellamente, perché in cuor mio era ormai tutto risolto. «Che ne hai fatto degli occhiali?» fu invece ciò che mi uscì di bocca, mentre studiavo ogni parte del suo volto. Kentin era sempre stato grazioso, ma non mi sarei aspettata che diventasse così bello.
   «Non potevo portarli lì», cominciò a rispondere, lo sguardo confuso a causa del mio totale disinteresse per la sua richiesta di scuse. «Durante gli allenamenti, avrebbero potuto risultare pericolosi, se si fossero rotti. Adesso porto le lenti a contatto, e in effetti sono più pratiche.»
   «E… sei cresciuto…» balbettai come una sciocca. Dovevo sembrarlo per davvero, visto che continuavo a fissarlo a bocca aperta.
   A quel punto lui rise sommessamente. «Un po’», ammise. «Ma rimango più basso rispetto alla media degli altri ragazzi.»
   «Se fossi uno spilungone, non mi piaceresti», mi venne spontaneo fargli sapere. E mentre Kentin inarcava le sopracciglia per la sorpresa, mi umettai le labbra con la punta della lingua e, passandomi una mano sulla guancia per scacciare le ultime lacrime, borbottai: «Io invece non sono cambiata per niente.»
   «Meno male», mi rassicurò lui, scostandomi una ciocca di capelli dal viso. «Se, tornando qui, avessi scoperto che eri diventata come Ambra, penso che non avrei perso tempo ad arruolarmi definitivamente.»
   «Non azzardarti», replicai, contrariata a quell’idea. Anche se Kentin era cambiato così tanto, più lo guardavo e più mi rendevo conto che era rimasto sempre lo stesso. La sua voce dolce, i suoi occhi buoni, il suo sorriso gentile… Solo i suoi gesti erano differenti. Erano ancora premurosi come li ricordavo, ma adesso si erano fatti più sicuri.
   «Esci fuori da lì», disse, divertito dalla mia minaccia.
   Tornai ad abbassare lo sguardo. «Non posso.»
   «Perché no?»
   Mi morsi il labbro inferiore. «Qui sotto è tutto impolverato. Ho anche schiacciato un ragno col fondoschiena, poveretto. Sicuramente mi sarò sporcata tutta.»
   Ricominciando a ridere, Kentin mi prese gentilmente per le braccia e mi aiutò a sollevarmi sulle gambe. «Questo si può risolvere senza problemi», mi garantì. E non appena fummo di nuovo in piedi, si sfilò la camicia e, con un movimento rapido e deciso, me la legò attorno ai fianchi, lasciandomi per un attimo senza fiato. «Ecco fatto», commentò soddisfatto.
   Mi accorsi appena di ciò che aveva detto, perché al momento ero molto più concentrata su altro. Su quelle spalle larghe e robuste che potevo vedere attraverso la maglia nera smanicata che lui aveva indosso. Anche i muscoli delle sue braccia, ora, erano ben torniti e ancora una volta, sia pure per pochi istanti, mi venne il dubbio che quello che avevo davanti non fosse realmente Ken.
   «Ho anche una testa», mi ricordò lui, facendomi ritornare con i piedi per terra.
   «Lo so», bofonchiai con aria imbarazzata, sollevando di nuovo gli occhi e guardandolo da sotto in su. «È che… dovrò farci l’abitudine.» Non sarebbe stato facile, per il primo periodo. Eppure, era palese che Kentin fosse orgoglioso di ciò che era diventato. Ogni fibra del suo corpo sembrava voler ribadire quanta sicurezza in se stesso era riuscito a conquistare, probabilmente a fatica, durante i mesi di lontananza.
   Non rispose. Si limitò soltanto a fissarmi negli occhi e, non riuscendo più a reggere il mio sguardo, affondò una mano nello zaino che aveva con sé. «Tieni», disse di colpo, mettendomi fra le mani un cilindro dall’involucro azzurro. «Come ai vecchi tempi.»
   Erano i Prince De LU al cioccolato, i suoi biscotti preferiti, quelli che ci eravamo divisi spesso, in passato, quando tornavamo insieme a casa, dopo le lezioni.
   I miei occhi tornarono a riempirsi di lacrime. Sorridendo ancora una volta con tenerezza, Kentin sospirò e, dopo aver recuperato la borsa coi libri che avevo lasciato a terra, mi passò un braccio attorno alle spalle per sospingermi finalmente via da quel buco scuro e impolverato.
   Non poteva davvero più essere come ai vecchi tempi. Adesso che Kentin era diventato più alto di me, e che mi ero resa conto di quanto in realtà avessi sofferto per la sua lontananza, tutto il nostro mondo si era capovolto. Sembrava quasi che avessimo deciso di scambiarci i ruoli che avevamo interpretato durante gli anni che ci eravamo ormai lasciati alle spalle. Era lui, ora, ad asciugare le mie lacrime, e questo mi lasciava fortemente disorientata.












Spero di essere riuscita a rendere almeno vagamente l'idea che avevo in testa. In origine, lo confesso, avrebbe dovuto essere molto più "drammatico", il loro chiarimento. Poi, però, mi sono resa conto di avere a che fare con due personaggi troppo ingenui e onesti, sia negli atteggiamenti (va beh, tranne quando Kentin cerca di baciare di sorpresa la Dolcetta nell'aula di scienze. :'D ) che nei sentimenti. La mia Dolcetta adorava il Kentin occhialuto, quindi confesso che per me è stato un mezzo trauma ritrovarlo cambiato fino a questo punto.
Due piccole note. I Prince De LU sono davvero la marca di biscotti che Kentin mangia sempre. È stata la stessa ChinoMiko ad affermarlo nonsodove. Poi, ho scritto che lui adesso siede accanto a Kim, in prima fila; non ho inventato neanche questo, perché giorni fa mi sono imbattuta in questa scan del manga e perciò l'ho usata per farmi un'idea di come sono disposti in aula i vari ragazzi della classe: http://media.tumblr.com/8cedf7ae33bdd451f94c131ccd02b459/tumblr_inline_n9ufwc8dPQ1rzioy1.jpg
Buona serata!
Shainareth





  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: Shainareth