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Autore: Naki94    17/03/2015    0 recensioni
Prima di Mason Creek. Un cinico, ma ancora novellino, detective dell'FBI Jersey Shown, si troverà improvvisamente sul campo alle prese con l'indagine della sua vita per catturare un serial killer rituale. Anche questa volta il thriller-noir si caricarà, in più punti, di atmosfere horror lovecraftiane che porteranno alla follia. Con la sua mente sempre più razionale riuscirà il detective Shown a risolvere il caso?
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giornate fatte di niente. Mi alzo dal letto all'alba, con la consapevolezza amara di aver dormito solo due ore e trentacinque minuti. Mentre guardo Sarah al mio fianco, il gusto acido del Bourbon avanza violento dallo stomaco verso la bocca. Doccia, distintivo e Smith & Wesson nella fondina, pronto per il caffè disgustoso dell'ufficio e alle stronzate di Ed Green.

New York. New York City all'alba: la massima distanza dell'uomo dalle proprie origini. Tuttavia la moltitudine di persone che esce in strada scatena gli istinti più violenti e remoti del genere umano: quelli continuiamo a conservali. Evoluzione. Non è un fatto positivo a volte. La super coscienza che abbiamo sviluppato non farà altro che portarci gradualmente all'annichilimento globale. Guardandomi attorno, vedo il degrado. E le telefonate di quelle donne che denunciano i propri mariti, le urla strazianti delle bambine vittime di stupri violenti, la freddezza nella voce dell'uomo che confessa di aver massacrato la propria moglie e le altre milioni di telefonate anonime alla polizia. In ogni strada c'è un barbone che ogni giorno viene picchiato, in ogni strada un negozio rapinato, in ogni quartiere una banda che spaccia droga di merda agli adolescenti, in ogni palazzo una famiglia che sta soffrendo del male umano. Fino a prima di entrare all'FBI Accademy, mio padre mi chiedeva sempre. «Figliolo, dove sono gli eroi che ci salveranno da tutto questo?».

Rispondevo sempre che gli eroi erano le persone buone d'animo che commettevano atti caritatevoli e generosi verso le persone più bisognose. Erano i poliziotti come lui, che combattevano il crimine ogni giorno. Lui si limitava a scuotere la testa, e io non capivo.

Ora, entrando in questo ufficio, mi rendo conto di una cosa: non esistono gli eroi. Esistono persone molto cattive e persone cattive in grado di combatterle.

Il primo a salutarmi è Viennie Zegler. «Bentornato alla squallida realtà!». Lo dice notando il mio sguardo ancora perso nel brevissimo sonno di questa notte. Non sono ancora entrato in buoni rapporti con qualcuno in centrale, ma con Vienne ho abbastanza confidenza da alzare davanti a lui il dito medio per mandarlo a fanculo.

Appoggio la giacca alla sedia della scrivania. Sul tavolo ho già due fascicoli da riordinare. Sono appena entrato nella squadra omicidi e mi lasciano da sbrigar e da compilare tutte le scartoffie. Non ci posso fare niente, è la gavetta. Il fatto comunque di aver appeso alla gruccia dell'armadio quella fastidiosissima uniforme da agente mi solleva l'animo davanti a tutti quei fogli.

Passa forse mezzo minuto da quando ho appoggiato il culo sulla sedia che Ed Green, tenente capo dell'unità omicidi, mi chiama nel suo ufficio.

Quando entro nell'ufficio vengo bombardato dal terribile puzzo del sigaro. Quell'odore così forte impregna la stanza, mentre il fumo divampa dal posacenere sulla scrivania. «Sai cosa verrà scritto su tutti i giornali di New York nella stampa di domani mattina?».

Rimango un attimo stordito da quella domanda, e accenno un no con la testa.

«Bene! Domani verrà scritto che è stato arrestato l'uomo che ha ucciso quelle due persone a Central Park, quelle altre due a Battery Park e quella donna a Bryant Park. Hai fatto un ottimo lavoro con quelle prove. Sono state ben inserite e catalogate. Wexler e Beltran sono rimasti di merda quando hanno visto il profilo psicologico che hai tracciato per loro. Hai analizzato tutte le informazioni del medico legale collegandole coi vecchi casi. Se ora Wex e Beltran hanno in mano un mandato per catturare l'uomo che stavano cercando, è merito tuo. Congratulazioni Shown».

«Grazie tenente Green. Faccio il mio lavoro».

Nel brevissimo silenzio che trascorre osservo quell'ufficio. Ogni cosa sembra essere al suo posto, tutto è perfettamente in ordine. Tra i detective c'è la voce che Ed Green abbia fatto cambiare la serratura della porta. Sembrerebbe che la chiave ce l'abbia soltanto lui cosicché nemmeno la donna delle pulizie possa entrare qui dentro. Tuttavia la pulizia di quella stanza è impeccabile, questo mi fa pensare che sia Ed stesso a metterci le mani. Mi scappa un lieve sorriso quando penso a Ed che lucida la sua scrivania e spolvera gli scaffali. Da quando suo figlio più piccolo è morto, Ed si è separato dalla moglie e passa il suo tempo quasi sempre al dipartimento.

«Posso andare o aveva bisogno di altro?».

Ed cambia espressione mentre fa un tiro di sigaro. «Sì, scusa. Stavo pensando a una cosa». Nuvola di fumo grigio che volteggia nell'aria e una lunga pausa, ed io non ho ancora capito se posso andarmene oppure no da questo maledetto ufficio.

«Il fatto è che, prima di morire, tuo padre ha sempre insistito con me perché ti dessi più possibilità o che ti mettessi a capo di un caso. Shown, tu sei stato formidabile fino ad ora, ma temo di essere troppo avventato».

«Dica pure che non vuole che si mormori che lei ha preferenze sul personale». La mia risposta è abbastanza secca e non mi accorgo completamente con quale tono gliela spiattello in faccia.

Ed Green si alza dalla sedia e si affaccia alla finestra, mentre l'ombra delle persiane si stampa sul suo volto squadrato. Sorride. «Assomigli a tuo padre, con l'aggiunta che tu hai un ottimo talento per i particolari. Tuo padre era più impulsivo Tu noti i minimi dettagli, anche in una conversazione. Ma questo non è abbastanza, Jersey. Là fuori è una giungla e la lente di ingrandimento e il taccuino sono importanti tanto quanto la pistola e il giubbotto antiproiettile». Si volta di nuovo verso di me. «Tuo padre è stato un grandissimo detective e ha servito al meglio questo dipartimento e il Paese, mi fido del suo giudizio».

«Ha tutti gli elementi. Mi metta alla prova allora». Uso un tono serio e deciso. Cazzo! Dammi la possibilità di dimostrare quello che valgo!

«Ci penserò».

Esco dall'ufficio del tenente Green con un certo amaro in bocca. Raggiungo la scrivania e inizio a riordinare quei cazzo di fascicoli.

A metà giornata arriva la notizia ufficiale dell'arresto di Eddie Murple, l'assassino a cui davano la caccia Wexler e Beltran. Poche ore più tardi arriva un'altra notizia: il partner di Wex e' stato ferito nell'inseguimento ed ora è ricoverato al Roosevel Hospital.

«Sai qualcosa di Beltran?» chiedo a Viennie davanti al distributore del caffè.

«So che è stato ferito, ma niente di grave. Forse dovrà stare dentro una notte o due».

Penso a Wexler. Mio padre ha lavorato con lui. Anzi credo sia stato mio padre a formarlo quando Wex era ancora solo un agente. Ammiro molto quell'uomo, è un bravo detective, oltre che uno scatenato giocatore d'azzardo.

La gioia di tornare a casa da Sarah mi stordisce. Quella gattina bionda mi prepara la cena rendendomi l'uomo più felice del mondo.

Sa benissimo che non voglio parlare del mio lavoro, ma mi chiede lo stesso come è andata la giornata. Tutte le sere me lo domanda. Tutte le sere che torno presto e non mi fermo al Black Eye Jack a bere. Quelle sere nere arrivo in punta di piedi, appoggio le chiavi e cerco di prendere sonno guardandola dormire. Poi quei pensieri li accartoccio, gettandoli nel cestino. Le salto addosso come un felino e la stanchezza evapora alla visione di quel suo corpicino perfetto.

 

CONTINUA..

   
 
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