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Autore: marmelade    17/03/2015    2 recensioni
Luke scende velocemente dal treno prima che questo possa ripartire verso un’altra direzione. Infila le mani nelle tasche e rimane impalato mentre guarda il treno riprendere il suo viaggio verso chissà dove.
Sorride, Luke, e il cuore gli batte all’impazzata.
Sorride, perché sa che incontrerà ancora quel blu.
Sorride, perché sa di aver finalmente preso il treno giusto.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The right train
A Vane, 
per quando ha voglia di parlare con qualcuno sul treno
 

 

Sono le diciassette e quindici di un noioso martedì pomeriggio e Luke Hemmings, come al solito, è seduto al solito posto sullo stesso treno che prende ogni giorno allo stesso orario per tornare a casa. Ma Luke è inquieto, oggi, si specchia nel finestrino accanto a lui e si aggiusta i capelli biondi con le mani, cercando di sistemarli alla ben’è meglio, perché per Luke non è un semplice martedì, per lui non sono solo le diciassette e quindici, non è lo stesso e solito maleodorante treno di sempre: tra poco, lui lo sa, su quello stesso treno salirà lei che, da un mese a quella parte, si siede proprio di fronte a lui, nel sediolino opposto al suo.
Luke si ricorda il momento in cui l’ha vista per la prima volta.
Era salita su due minuti prima che il treno partisse, si era guardata intorno per un po’ prima di intravedere il posto libero di fronte a lui con occhi stanchi e desiderosi di riposarsi. Aveva accelerato il passo - per far sì che nessun’altro lo occupasse – e si era seduta lì, con la borsa sulle ginocchia, intenta a scavare con le mani sepolte dentro il fondo di essa, cercando chissà cosa.
Luke, intanto, si era preso il tempo necessario per osservare al meglio la ragazza: i capelli lunghi e biondi, lasciati sciolti sulle spalle, le dita lunghe e la pelle chiara leggermente graffiata – forse ha un gatto, aveva pensato – e gli occhiali dalla montatura spessa posati sul naso. Luke la guardava curioso, perché non l’aveva mai vista prima d’ora quella ragazza ed era strano, perché lui passava più tempo su quel treno che a casa sua. Un po’ si sentiva invadente nell’osservarla così, ma c’era qualcosa in quella ragazza – un qualcosa che lui non aveva ancora scoperto – ad attrarlo così tanto.
Solo quando la ragazza alzò lo sguardo dalla borsa, cacciandone soddisfatta un paio di cuffiette gialle, Luke incontrò di sorpresa i suoi occhi, facendosi scappare involontariamente un gemito leggero di sorpresa, cosa che fece sorridere lei prima che s’infilasse le cuffie nelle orecchie e si perdesse nella sua musica con lo sguardo poggiato fuori dal finestrino e dal mondo.
E Luke non poté fare a meno di guardarla di sottecchi ancora una volta – mentre il capo della ragazza andava a ritmo con la musica – perché lui quel blu così bello non l’aveva proprio mai visto.
Ed ora è già passato un mese da quando è salita per la prima volta su quel treno, e Luke non ha ancora trovato il modo – ed il coraggio – di rivolgerle le parola.
In compenso, però, ha scoperto un mucchio di cose interessanti su di lei, tramite le sue telefonate.
Non è di certo colpa sua se la chiamano mentre torna a casa e lui è costretto a sentire ciò che dice.
Ad ogni modo, si chiama Vanessa, ha ventun’anni e studia lingue (l’ha sentita lamentarsi più volte di qualche professore stupido che l’ha fatta arrabbiare). Luke ha scoperto inoltre che Vanessa ha un gatto – ecco spiegati i numerosi graffi sulle mani – di nome Charlie e ne ha intravisto la foto che ha come sfondo del cellulare, trovandolo davvero adorabile; ha scoperto che le piacciono gli Sleeping with Sirens – ha sentito una loro canzone provenire dalle sue cuffie – e non vede l’ora che escano le date del loro nuovo tour per poterci andare (l’ha scoperto sempre tramite le sue telefonate, mentre ne parlava concitatamente con un’amica) e, inoltre, ha scoperto che è triste per l’imminente chiusura della libreria situata in stazione.
Luke vorrebbe tanto trovare il coraggio di parlare, d’altronde è un mese che si siede sempre al solito posto, di fronte a lui. Una volta ci ha provato davvero, ma le parole gli sono morte in bocca: ha provato a sorriderle, a salutarla, a dirle anche solo uno stupido “ciao”, a chiederle l’ora, ma non c’è mai riuscito.
Ogni volta l’ha vista arrivare da lontano, avvicinarsi a lui per sedersi al solito posto e, ogni volta, ha fatto la figura del coglione dalle parole sospese in aria.
Stavolta, però, sarà diverso. Stavolta Luke è davvero intenzionato a non fare la figura dell’imbecille boccheggiante come un pesce rosso, stavolta le parole gli usciranno davvero dalle labbra e non rimarranno chiuse dentro il suo cuore per paura.
Ed è proprio mentre sta aggiustando la sua capigliatura bionda, che Luke la vede avvicinarsi trafelata al binario – sempre due minuti prima che il treno parta – e il cuore non può che balzargli in gola.
Si aggiusta la camicia a quadri da sotto il giubbino di pelle mentre lei sale sul treno dopo una signora anziana, sorridendole garbatamente, facendo palpitare ancor di più il cuore di Luke, che è in trepidante attesa di averla di fronte a lui.
Stavolta, giura a sé stesso, le parlerà.
Anche per chiederle una cosa stupida, ma le parlerà.
Chiude le mani in due pugni e sfrega le nocche delle dita sul tessuto del jeans scuro, quando Vanessa sale sul treno e si guarda intorno, come fa di solito, anche se già sa che quel posto è libero e aspetta solo lei.
Luke s’impone mentalmente di non sudare e di non arrossire come un tonto nel momento in cui lei si avvicinerà, anche se per lui sarà quasi un’impresa, così come lo sarà anche parlarle.
Vanessa percorre quei pochi metri di distanza che la separano dal tanto ambito posto, e Luke fa un grosso respiro, come se l’aria che lo circonda contenesse tutto il coraggio che gli manca e lui ne stesse afferrando una grande dose. La vede avvicinarsi e poggiare una mano sul sediolino, prima di sedersi, come fa tutte le volte, e Luke non può proprio fare a meno di pensare che è davvero tanto, troppo bella, e lui è troppo codardo.
Poggia lo sguardo fuori dal finestrino e serra le labbra, torturandosi le mani e maledicendosi mentalmente. “Bravo Luke, bravo davvero. Ogni volta è sempre la stessa storia, decidi di parlarle e poi ti tiri indietro, quand’è che tiri fuori un po’ le palle?”.
E Luke non può dare che ragione alla sua coscienza, a quella maledetta vocina interiore che lo giudica ogni santa volta, che lo rimprovera per essere un fallito, un codardo, uno che non avrà mai una speranza con Vanessa, perché è troppo timido anche solo per chiederle l’orario.
Luke grugnisce sottovoce, torturandosi ancora un po’ le mani e giocando con il piercing al labbro, come fa ogni volta che è nervoso ed insoddisfatto di sé stesso e delle sue azioni.
«Ehi. Va tutto bene?».
Gli occhi azzurri di Luke si spalancano d’improvviso come fossero due finestre aperte al mattino non appena sente quella voce. Stavolta è diversa da come l’ha sempre sentita, stavolta sa che non sta parlando al telefono perché non l’ha mai sentita rispondere così – e Luke un po’ si sente stalker, perché è arrivato al punto di aver imparato anche come risponde al cellulare – e loro due sono gli unici l’uno di fronte all’altro, gli unici due che potrebbero parlare.
E lui è l’unico al quale lei sta rivolgendo la parola.
Luke si volta lentamente verso di lei e non può fare a meno di arrossire: i capelli racchiusi in una treccia laterale, gli occhiali dalla montatura spessa posti sempre lì, sul suo naso rosso per il freddo, le mani costantemente graffiate e quel sorriso dolce che Luke ha sempre ammirato di sfuggita, senza minimamente pensare che, un giorno, quel sorriso l’avrebbe rivolto anche a lui.
Si rende conto di avere le mani che sono ancora prese a torturarsi tra loro, così le scioglie da quella strana danza e le poggia sulle ginocchia dopo averle scrocchiate per bene.
«S-sì» balbetta imbarazzato, mentre sente le guance andargli a fuoco «sì, tutto bene».
Vanessa sorride, inclinando di poco il capo da un lato, poi afferra le cuffiette gialle e le infila nel cavo del telefono, pronta a farsi inondare completamente dalla sua musica. Luke non può fare a meno di guardarla, di ammirare il suo sorriso ancora intrappolato tra le sue labbra, e capisce che è il momento.
Capisce che ha aspettato troppo, che è passato troppo tempo, e che lui deve provarci.
Non importa come, non importa se balbetterà o se farà delle grandi figure di merda... lui deve parlarle.
Fa un respiro profondo e chiude gli occhi, mentre il treno inizia lentamente a partire, allontanandosi sempre di più dalla stazione.
Apre gli occhi e li punta su di lei, che ancora non ha infilato le cuffiette, e questo è un bene, pensa Luke, perché così  non dovrà disturbarla.
Deve solo parlarle, tutto qui.
Male che va, prenderà un altro treno per evitare di incontrarla e fare altre figuracce.
«Ehm... scusa...».
La voce di Luke è incerta, imbranata ed è quasi un sospiro, che però Vanessa riesce a cogliere.
Alza di nuovo lo sguardo blu e lo punta su Luke, ammirando i suoi occhi azzurri così simili a quelli del cielo. Gli sorride nuovamente in modo cordiale, e Luke non può che arrossire ancora.
Non sa cosa dirle, non si è preparato nessuna scusa per averla disturbata così, all’improvviso e, ancora una volta, quell’imbarazzo che tanto gli appartiene non può fare a meno di tornare e prendere il sopravvento su di lui, facendogli fare un passo indietro.
«N-no... nulla...» sussurra, abbassando lo sguardo e puntandolo sulle punte delle sue scarpe di tela nere, troppo imbarazzato e codardo per guardarla negli occhi.
Vanessa aggrotta di poco le sopracciglia, rimanendo interdetta, domandandosi cosa avesse da dirle quel ragazzo; poi lo vede tenere lo sguardo basso, senza guardarla con quegli occhi azzurri così belli e sospira, pronta a scegliere la musica da ascoltare durante il tragitto che la porterà verso casa, abbandonando quella sensazione di amarezza, perché un po’ ci aveva sperato che lui le dicesse qualcosa, anche una minima cosa, giusto per il semplice piacere di godere di quegli occhi.
Luke stringe nuovamente i pugni e s’insulta pesantemente, graffiandosi i jeans scuri con le unghie e serrando le labbra per evitare che la sua coscienza gli faccia dire cose senza senso rivolte a sé stesso.
No Luke, non puoi permetterti di cambiare treno. Parlale, cazzo, sii uomo e parlale”, pensa ripetutamente, ed è vero: lui ha voglia di parlarle, lui vuole parlarle, vuole sapere cosa le passa per la testa, come le è andata la giornata, come le vanno gli studi. Lui vuole sapere tutto di lei, e non può continuare a stare zitto così, a fare la figura dell’idiota.
Lui deve correre su questo treno, il treno che passa una volta sola.
Deve prendere il treno Vanessa.
«Scusami per prima». La sua voce è sicura di sé, adesso, non ha più paura.
Ha alzato lo sguardo, l’ha puntato sulla figura di Vanessa di fronte a sé e ha lasciato che le sue mani smettessero di torturarsi.
E Vanessa  – che ancora non aveva scelto la canzone per il viaggio - l’ha percepito il cambiamento ed ha alzato lo sguardo, poggiandolo su Luke, che adesso le sta rivolgendo un mezzo sorriso.
Vanessa sorride ed abbandona il telefono nella borsa dopo essersi tolta le cuffie, e Luke arrossisce  di nuovo, perché proprio non sa resistere a quel sorriso dolce e a quegli occhi blu.
Luke fa un mezzo sospiro, poi la guarda ancora e decide di parlare e parlare e parlare, così come il treno, che intanto prende velocità sotto di loro.
«Ti chiedo scusa per prima, per essere stato così imbranato, per essermi tirato indietro. In realtà, ti chiedo scusa per non averti mai rivolto la parola prima, per essermi tenuto dentro tante parole e tante cose che avrei voluto dirti. E lo so che non ci conosciamo, che probabilmente ti sembrerà strano, ma io di parole te ne vorrei dire tante, e non solo queste. Vorrei tanto averlo fatto prima, in modo tale da non doverti dire tutto adesso, ma sono sempre stato un codardo patentato, un imbranato cronico, e non sono proprio mai riuscito anche solo a salutarti».
Luke sospira ancora, come a voler fare una ricarica di coraggio, mentre Vanessa lo guarda incuriosita, come se lo stesse incitando a continuare. E Luke sorride, perché non l’ha mandato a fanculo.
O almeno non ancora.
«Il fatto è, Vanessa, che tu mi piaci. Mi piacciono i tuoi capelli biondi, il modo in cui ti stanno gli occhiali, il modo in cui parli a telefono ed inveisci contro qualche professore, il modo in cui ti perdi nella musica e sogni, vivi, ami. Mi piace la tua parlantina sciolta e disinvolta, mi piace il modo in cui ridi e il modo in cui sorridi. Mi piacciono i tuoi occhi blu e il modo in cui li sgrani quando la tua amica ti racconta qualcosa di sconvolgente, o il modo in cui s’illuminano quando parli di qualcosa che ha combinato Charlie il giorno prima. Mi piace il modo in cui i tuoi occhi si socchiudono quando ascolti la voce di Kellin Quinn cantarti dolcemente Iris e ti perdi insieme alla melodia, o il modo in cui guardi fuori e, forse, sogni un mondo migliore.
Tu mi piaci, Vanessa, dalla prima volta che sei salita su questo treno e ti sei seduta di fronte a me.
Mi piaci perché sei così semplice, così sognatrice. Mi piaci perché io, un blu così bello non l’avevo mai visto.
E avrei solo voglia di parlarti, di chiederti com’è andata la giornata e di sentirti lamentare su qualche professore che non ti ha ancora convalidato un voto o semplicemente della stanchezza che hai addosso.
Mi piacerebbe essere fonte della tua risata e dei tuoi sorrisi dopo una giornata stressante solo per vedere quegli occhi, quel blu, ridere per me e di me.
Mi dispiace non averti mai parlato prima e che mi sia ridotto a confessarti queste cose adesso, così frettolosamente come questo treno che va veloce. E forse è vero, anche io sono un po’come questo treno: vado veloce, parlo rapidamente, cerco di non perdermi le parole da dirti, di farti capire quanta voglia ho di guardarti semplicemente negli occhi.
Scusa, Vanessa, scusa se mi prenderai per un pazzo maniaco che sembra sappia tutto della tua vita.
E forse una parte della tua vita la conosco tramite le tue telefonate, ma la voglio conoscere tramite le tue parole, e non tramite le parole dette a qualcun altro.
Io voglio parlare con te, Vanessa.
Vorrei rendere questi viaggi di ritorno divertenti, esilaranti, folli, o anche tranquilli, ma voglio farlo insieme a te».
E il treno si ferma, così come si ferma Luke, proprio alla sua fermata.
Osserva i suoi occhi blu che sembrano non essere spaventati, ma solo curiosi, straniti, esterrefatti ... completi.
E l’azzurro di Luke non può che perdersi perfettamente nel blu di Vanessa, creando delle sfumature e delle striature meravigliose destinate ad unirsi senza slegarsi e perdersi mai più.
Vanessa sorride. Quante volte aveva sperato che Luke le rivolgesse la parola? Quante volte aveva provato a farlo, ma non ci era mai riuscita per la paura di non vederlo mai più? Quante volte aveva preso quel treno che partiva mezz’ora prima della fine della sua lezione solo ed unicamente per vederlo?
Luke si alza, perché il treno è fermo e lui deve scendere. La guarda un’ultima volta negli occhi e le sue guance si tingono ancora una volta di rosso, mentre le sue labbra si aprono in un sorriso timido ed impacciato.
«Quando vorrai parlare con me, beh, sai dove trovarmi» le sussurra, grattandosi la nuca bionda con una mano. Poi fa per allontanarsi e scendere via ed è quasi arrivato alla porta quando la mano si Vanessa poggia delicatamente sulla sua lo fa voltare ancora una volta, facendogli incastrare ancora una volta il suo azzurro nel blu della ragazza.
Vanessa gli sorride dolcemente, poi si alza di poco sulle punte e gli lascia un bacio delicato sulla guancia rosea ed imbarazzata.
«Ci vediamo domani, Luke» sussurra lei, carezzandogli la mano.
Luke sorride, e il cuore prende a palpitargli forte contro il petto, quasi come se volesse uscire via.
«A domani, Vanessa» risponde lui, guardandola un’ultima volta negli occhi prima che lei si allontani nuovamente per sedersi al suo posto.
Luke scende velocemente dal treno prima che questo possa ripartire verso un’altra direzione. Infila le mani nelle tasche e rimane impalato mentre guarda il treno riprendere il suo viaggio verso chissà dove.
Sorride, Luke, e il cuore gli batte all’impazzata.
Sorride, perché sa che incontrerà ancora quel blu.
 
Sorride, perché sa di aver finalmente preso il treno giusto. 

 
Buuonasera care :)
Credo proprio che non smetterò mai più di intasare questo fandom con le oneshot, mi dispiace troppo, veramente!
Ad ogni modo, questa oneshot mi è venuta in mente stanotte, dopo una delirante e divertentissima conversazione con Vane (Nanek, dubito che non la conosciate perché su, è la Queen di questo fandom, nel caso non la conosciate dovete assolutamente passare a leggere le sue storie perché sono meravigliose u.u) alla quale è dedicata 
♡ 
Spero che piaccia a lei così come spero che possa piacere a qualsiasi anima pia e buona che si fermerà anche solo a leggere! Vi ringrazio tanto, davvero! 
E nulla, stranamente non ho altro da dire :)
Vi lascio i miei contatti di facebook twitter e ask
Un bacione forte e grazie mille!
Mary 

 
 
  
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