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Autore: inu_ka    18/03/2015    0 recensioni
I ricordi sono la cosa più preziosa che si possa mai avere, in essi sono racchiuse tutte le nostre esperienze, le gioie di una vita dolce e armoniosa passate con le persone che si amano, i dolori per la perdita e la rabbia che si è provata in quel momento. Sesshomaru dopo aver perso la cosa più preziosa che la vita gli abbia mai riservato rischia di perdere il controllo ma grazie ad un prezioso aiuto, riesce a capire che la sua Rin vivrà per sempre grazie ai ricordi e saranno proprio questi a salvarlo evitandogli di commettere l'errore più grave della sua vita, ed è il ricordo di una famiglia che aspetta il suo ritorno ed è sempre grazie ai ricordi che capisce che nonostante tutto la vita va avanti.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Naraku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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MEMORIES
 
-Signor No Taisho mi dispiace ma non ce l’ha fatta-
Disse un dottore che era appena uscito dalla stanza dove adesso giaceva un corpo inerme ricoperto da un lenzuolo bianco. Nel parlare il dottore aveva chinato il capo, non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, avevano fatto il possibile ma il veleno era riuscito a vincere portandosi via l’unica persona che lui avesse mai amato. Non voleva credere alle parole di quel dottore, sperava che per la prima volta il suo udito sopraffino avesse sentito male ma purtroppo i suoi occhi stavano vedendo proprio ciò che avevano sentito le sue orecchie. Nella stanza dove si trovava sua moglie altri medici erano intenti a staccare le flebo e i macchinari che per venti giorni l’avevano tenuta in vita. Per lui era inaccettabile quello che stava accadendo, non voleva nemmeno credere alla sua vista e voleva constatare di persona che fosse davvero morta, sperava che le macchine avessero avuto un guasto e per sbaglio avevano segnato la fine delle sue funzioni vitali, sperava che l’udito degli umani non essendo sviluppato come il suo non avesse percepito il flebile battito di quel cuore, cosa che sicuramente avrebbe percepito lui e avrebbe sentito anche il minimo sospiro. Continuava a sperare che quella non fosse la realtà, soprattutto ora che dei rinomati scienziati  demoniaci avevano scoperto come rendere longeva la vita degli umani in modo da permettere di vivere a lungo con la persona che amavano, la durata della vita era pari a quella di un demone o di un mezzodemone insomma dipendeva da chi l’umano avrebbe ricevuto il marchio infatti la pozione funzionava solo se iniettata tramite un secondo marchio e questo rendeva il rapporto indissolubile. La pozione avrebbe perso il suo effetto qualora la coppia avesse scisso il marchio, questa non poteva essere usata più di una volta in quanto avrebbe segnato la fine dell’umano perché quella pozione aveva un duplice effetto: aiutava il demone o mezzodemone a trasferire parte della sua essenza nel corpo dell’umano e l’umano grazie ad essa avrebbe resistito a tale trasferimento, questa non poteva essere usata una seconda volta perché il corpo umano non sarebbe stato in grado di reggere due forze demoniache al suo interno, e per tale motivo la pozione veniva somministrata solo alle coppie sposate dove l’umano aveva già ricevuto il marchio primordiale, purtroppo questa pozione rendeva solo più longeva la sua vita e non di certo lo rendeva immune dalle patologie, e quello che stava avvenendo adesso ne era la dimostrazione.
Ora voleva solo constatare di persona che la sua Rin lo avesse davvero abbandonato. Entrò nella stanza cacciando in malo modo i dottori che non avevano alcuna intenzione di uscire, così a lui non restò altro che minacciarli con i suoi artigli, non era da lui fare certe cose soprattutto se si pensava che di mestiere faceva il poliziotto e quindi doveva proteggere la vita degli innocenti e non di certo minacciarli, ma in quel momento non gli interessava minimamente perché ora l’unica cosa che voleva era quella di essere lasciato solo con la sua Rin. Fu il dottore che gli aveva dato la notizia più orribile della sua vita a dire al resto dell’equipe di uscire così da poterlo lasciare solo con il suo angelo. La chiamava così perché per lui Rin era un angelo sceso in terra per salvarlo dalla solitudine in cui si ostinava a vivere, donandogli con il suo amore anche la cosa più preziosa che potesse mai avere:  lei gli aveva regalato una famiglia dando alla luce due splendidi mezzodemoni che in realtà erano la fotocopia spiccicata di suo fratello.
I dottori erano finalmente usciti, così chiuse la porta e le finestre affinché potesse concentrarsi solo sul suo angelo sperando di captare un minimo segnale vitale, immaginò anche, che una volta appurato che sua moglie era viva, di fare una sceneggiata ai dottori che avevano osato dichiararla morta. Le strinse la mano sperando che rispondesse alla sua stretta ma niente la mano era rimasta immobile, pensò che non avesse abbastanza forze per farlo così poggiò l’orecchio sulle sue labbra sperando di sentire un minimo soffio del suo respiro ma purtroppo nemmeno lì c’era vita poi fu la volta di sentire se il cuore dava un minimo accenno del suo battito ma niente non fece il minimo rumore, quel cuore che accelerava il suo battito ogni volta che lei si emozionava e che gli aveva dato calore con il suo amore aveva deciso di non battere più, lui non lo avrebbe mai più sentito, questo gli diede la conferma che il suo angelo era volato via per sempre e questa consapevolezza gli fece fare l’unica cosa che non aveva fatto mai in vita sua ossia piangere. Lui non piangeva mai, nemmeno quando soffriva per le ferite che gli venivano inferte durante gli innumerevoli inseguimenti, ma quel dolore non era minimamente paragonabile a quello che stava provando adesso. Riappoggiò il capo sul petto della moglie sperando questa volta di sentire un piccolo sussurro ma nulla fu percepito dal suo udito, quel cuore aveva deciso di tacere per sempre, ora l’unico suono che percepiva era quello della sua voce resa rauca dal pianto.
-Rin perché ci hai fatto questo? Non puoi lasciarci soli.-
Disse continuando a singhiozzare sperando che le sue parole giungessero al suo udito umano risvegliandola.
-Rin non puoi lasciarmi solo, non ce la farò mai a vivere senza di te. Perché mi stai facendo questo? Avevi promesso che non mi avresti mai abbandonato, e ora che fai? Vieni meno alla tua promessa, non è da te fare simili cose. Ti prego non condannarmi a vivere di nuovo nella solitudine.-
Mentre diceva ciò gli vennero in mente i suoi figli così dovette ammettere che era stato egoista perché stava pensando solo a se stesso. Lui non era solo aveva dei figli da accudire, Rin non aveva lasciato solo lui ma aveva lasciato soli anche i loro figli. Ora si trovavano a scuola e non sapevano ancora che al loro ritorno non avrebbero trovato il padre che li stava aspettando per andare a trovare la loro mamma. Loro non sapevano che non avrebbero mai più rivisto il viso sorridente di colei che ogni giorno si alzava con l’unico scopo di non far mancare niente alla sua famiglia. D’ora in avanti avrebbero avuto solo il loro papà.
Sesshomaru era ancora lì che continuava a parlare nella speranza che lei reagisse.
-Avanti Rin svegliati così potremo dire che questo è stato solo un incubo, forza tra un po’ torneranno a casa i nostri bambini e se non mi trovano penseranno che sono venuto da te senza aspettarli, ti prego torna da noi non voglio dirli che non ti rivedranno mai più, che non avranno più una mamma che li farà trovare tutto pronto quando torneranno a casa stanchi dalle loro attività, che li accudirà quando saranno malati o che li rimprovererà quando non vorranno mettere in ordine la loro stanza. Ti supplico io non sono capace di fare queste cose, io sono solo bravo ad inseguire i criminali e a consegnarli alla giustizia ma ti prometto che troverò quel bastardo che ti ha fatto questo però non lo consegnerò alla giustizia perché per lui la giustizia sarò io, non avrò pietà fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia.-
Disse digrignando i denti. Pensando a quello che era successo sentiva che a breve avrebbe perso il controllo e sapeva che se non si fosse calmato in tempo si sarebbe trasformato facendo uno scempio, e la colpa sarebbe stata di chi aveva osato strappargli prematuramente sua moglie privando per sempre i suoi figli dell’amore della madre. Sapeva che continuando a pensare a cosa era successo due mesi fa, la rabbia avrebbe preso presto il sopravvento sulla ragione, ma per quanto si sforzasse non ci riusciva e si ritrovò a rivivere il calvario che avevano passato da quel fatidico giorno e che purtroppo aveva avuto un triste epilogo.
FLASH BACK
Era una normalissima giornata primaverile, il sole regalava un piacevole tepore e la brezza leggera inebriava l’aria con il profumo dei ciliegi in fiore, vista la splendida giornata Rin decise di non prendere la macchina e, dopo aver accompagnato a scuola i suoi figli, decise di fare una passeggiata. Durante il tragitto passò vicino una pasticceria dove in vetrina erano esposti dei imagawayaki che era il dolce preferito della sua famiglia, così decise che glieli avrebbe fatti trovare come merenda e si diresse all’emporio di fiducia per poter acquistare il necessario per preparare la farcitura. In famiglia ognuno aveva la sua farcitura preferita: Sesshomaru li preferiva con la marmellata alle fragole, i suoi figli invece: uno li preferiva con il cioccolato, l’altra con la crema alla vaniglia mentre per lei non faceva differenza. Una volta acquistato il necessario ritornò a casa ma quando ormai mancavano pochi isolati fu colpita dal veleno di un demone serpente che voleva rapinarla, ma fallì perché in aiuto della ragazza erano arrivati due demoni lupi, Koga e Ayame, che per pura coincidenza si trovarono a passare da lì, ma nonostante il loro intervento il demone riuscì a fuggire. Koga e Ayame erano due amici di Inuyasha e Kagome ma da quel giorno lo sarebbero diventati anche di Rin e Sesshomaru che li era grato per aver salvato sua moglie. Rin fu soccorsa e fortunatamente non aveva niente di rotto, aveva solo i segni del morso del demone sul braccio ma, siccome si sentiva bene, non diede peso anche se i due demoni insistevano per accompagnarla al pronto soccorso per far controllare la ferita ma niente da fare l’unica cosa che li disse dopo averli ringraziati, fu che era molto tardi e a breve l’intera famiglia sarebbe rientrata e lei doveva ancora cucinare. Koga e Ayame avevano riconosciuto Rin perché l’avevano vista innumerevoli volte nelle foto esposte in casa dei loro amici perciò Koga si sentì in dovere di avvisare Inuyasha dell’accaduto perché aveva visto che la ragazza era molto testarda e molto probabilmente non avrebbe detto niente del morso, ma lui sapeva benissimo gli effetti del veleno di un demone serpente perché l’anno precedente lui e Ayame avevano perso il loro unico figlio proprio con il morso di un demone serpente. Così decise di chiamare Inuyasha che dopo un paio di squilli, rispose.
-Pronto.-
Inuyasha vedendo di chi si trattava rispose in modo seccato perché si erano lasciati da poco e non immaginava quale fosse il motivo di quella chiamata.
-Inuyasha poco fa io e Ayame abbiamo soccorso una ragazza.-
Inuyasha dall’altro capo del telefono ero incredulo. Il suo amico lo aveva telefonato solo per raccontargli la loro impresa eroica ma quando sentì il resto mancò poco che facesse cadere il telefono.
-La ragazza è molto simile a tua cognata anzi sono sicuro che sia lei perché abbiamo riconosciuto il suo odore, lo avevamo sentito l’altra volta sulla maglia di Kagome.
Disse con sicurezza, intanto Inuyasha si allarmava sempre di più ora voleva sapere come stava e cosa fosse successo.
-Che è successo? Come sta adesso?
Disse allarmato.
-E’ stata morsa da un demone serpente che voleva rapinarla, siamo riusciti a sventare la rapina ma è comunque riuscito a fuggire. Tua cognata sembra che stia bene ma comunque è stata morsa e purtroppo Inuyasha sappiamo quanto sia fatale il morso di un demone serpente. Abbiamo insistito per portarla al pronto soccorso per farla controllare ma niente da fare si è rifiutata. Inuyasha dovresti insistere tu, è per questo motivo che ti ho chiamato non voglio in alcun caso che un bastardo di serpente si porti via altre persone, mio figlio è stato già troppo.-
Disse con tono preoccupato e la voce incrinata dal dispiacere. Inuyasha lo rassicurò dicendogli che avrebbe chiamato suo fratello che avrebbe costretto sua moglie ad andare in ospedale usando anche la forza se fosse stato necessario perché conosceva la testardaggine di sua moglie che sarebbe stata capace di dire che stava bene anche se non era così. Dopo aver ringraziato il suo amico chiamò immediatamente suo fratello, e come Inuyasha aveva previsto, chiese immediatamente il permesso di staccare prima dal lavoro per poter andare a verificare di persona la situazione. Appena arrivò a casa, Sesshomaru si precipitò da sua moglie tempestandola di domande su cosa e come fosse successo, se stava bene, se sentiva dolore , ma lei lo rassicurò dicendo che stava bene e con molta tranquillità continuò a preparare i dolcetti per la merenda, ma una volta concluso Sesshomaru la prese in braccio e la portò all’ospedale affinché controllassero la ferita. Quando arrivarono, i dottori le fecero un prelievo per verificare se nel sangue ci fossero degli agenti infettivi ma il macchinario non rilevò nulla. L’olfatto di Sesshomaru aveva sentito che l’odore del sangue di sua moglie era cambiato e lo disse al dottore affinché approfondisse la cosa ma gli rispose in malo modo dicendogli che lui doveva pensare a fare il poliziotto e non il dottore perché a quello ci avrebbero pensato loro. Sesshomaru aveva continuato ad insistere ma niente da fare i dottori erano irremovibili, così prese sua moglie e la riportò a casa. Solo in seguito si sarebbe scoperto che il macchinario che aveva analizzato il sangue di sua moglie era guasto. Per tutta la settimana Rin non aveva accusato nessun sintomo rilevante se non dei mal di testa frequenti ma questi li aveva imputati alla stanchezza in fondo mantenere in ordine la casa con due mezzodemoni che ti scorazzano in giro mettendo tutto in disordine non era facile, ma una notte mentre Sesshomaru si apprestava a darle il bacio della buona notte la sentì molto calda e aveva il battito cardiaco molto accelerato, così prese il termometro e le misurò la temperatura che risultò essere arrivata a trentanove. Così decise di chiamare una clinica specializzata in veleni demoniaci, il numero glielo aveva dato Koga, era lì che aveva portato suo figlio quando ormai era troppo tardi, però era una delle migliori e forse avrebbero potuto fare qualcosa per sua moglie. Dopo aver chiamato la clinica per verificarne la disponibilità, chiamò suo fratello per chiedergli il favore di mantenergli i figli tempo di vestirli e glieli avrebbe portati, Inuyasha non voleva far uscire i bambini nel cuore della notte e quindi decise di andare lui a casa di suo fratello e in cinque minuti era già lì. Non appena arrivò suo fratello, Sesshomaru prese in braccio Rin e con tutta la velocità che la sua forza demoniaca gli consentiva si diresse alla clinica Onigumo dove vi lavoravano i maggiori esperti in veleno. Il dottore visitò attentamente la ragazza e sul corpo vide che c’erano delle chiazze violacee soprattutto sul braccio morso. Le fece un prelievo e il numero delle piastrine era risultato estremamente basso inoltre l’elettrocardiogramma aveva rilevato delle anomalie nella funzione cardiaca. Il dottore arrivò alla conclusione e chiamò Sesshomaru in disparte per potergli dire la diagnosi senza allarmare la ragazza.
-Signor No Taisho purtroppo gli esami non rivelano niente di buono, il tutto riconduce ad un infezione del sangue. Temo si tratti di setticemia spero che non sia troppo tardi.-
Sesshomaru spalancò gli occhi, aveva già sentito parlare di quella malattia e purtroppo nella maggior parte dei casi era fatale.
-Dottore mi sa dire a che livello è?-
-Mi spiace ma se è passata già più di una settimana dal morso credo sia già ad uno stadio avanzato, ma questo non posso dirlo con certezza. Proveremo con degli antibiotici ad ampio spettro per via endovena sperando che eliminino l’agente infettivo o quanto meno lo rilevino. Scusi signor No Taisho posso farle una domanda?-
Sesshomaru fece un cenno di assenso con il capo ma ormai aveva la testa altrove per quello che gli era appena stato detto.
-Perché non l’avete portata subito da un dottore?-
-L’ho portata il giorno stesso che è stata morsa ma all’ospedale ci hanno detto che era tutto apposto anche se avevo insistito affinchè ricontrollassero perché l’odore del suo sangue era diverso dal solito, infatti insieme al suo solito odore ho rilevato anche un odore di acido, ma purtroppo non hanno voluto darmi retta.-
Disse al limite della rabbia infatti non si era accorto di aver dato un pugno contro il muro se non dopo che Rin lo chiamò chiedendogli cosa c’era che non andava, ma lui con un sorriso la calmò. Fissarono l’appuntamento per il giorno dopo per cominciare la cura con gli antibiotici.
Era da quattro giorni che Rin faceva la terapia con gli antibiotici ma purtroppo non si prospettava niente di buono, la cura non stava facendo nessun effetto e gli esami successivi non diedero esiti positivi. La situazione andava sempre più peggiorando e ad ogni numero che si leggeva le speranze di sopravvivenza sparivano ma Sesshomaru non volle arrendersi e continuò a sperare che quei maledetti antibiotici facessero effetto. Ai bambini non era stato detto niente e Kagome, anche se era in attesa, diede volentieri il suo contributo per aiutarla con la casa. Nonostante mancassero pochi mesi al parto Kagome stava alla grande perché con la pozione aveva assorbito parte dell’energia demoniaca di Inuyasha che era risultata essere pari a quella di un demone anche se lui lo era solo per metà dunque Kagome aveva in sé l’energia di un demone e non di un mezzodemone  perciò le energie non le mancavano ed era per questo motivo che riusciva a fare tutto senza stancarsi anche se suo marito si premurava di non farla stancare. La situazione sembrava stabile ma un giorno mentre Kagome e Rin stavano parlando, quest’ultima all’improvviso si accasciò su se stessa cominciando ad ansimare, Kagome chiamò immediatamente la clinica per chiedere il loro immediato intervento e dopo chiamò Sesshomaru.
-Pronto.-
Rispose il demone che appena letto il nome dell’interlocutore si era subito allarmato.
-Sesshomaru, Rin non si è sentita bene, ho chiamato i soccorsi e adesso ci stiamo dirigendo alla clinica Onigumo, raggiungici al più presto.-
Kagome era estremamente agitata e questo non sfuggì all’udito di Sesshomaru che per quanto fosse in ansia per sua moglie, non poteva permettere che Kagome nel suo stato si agitasse tanto.
-Kagome adesso calmati, Rin è in buone mani ora vado a prendere Inuyasha e vi raggiungo.-
Sesshomaru cercava di sembrare il più calmo possibile ma dentro di sé ribolliva per la rabbia di quello che stava succedendo. Ora doveva andare a prendere suo fratello perché sicuramente una volta arrivato alla clinica si sarebbe precipitato da Rin senza occuparsi di sua cognata.
Kagome dall’altra parte del telefono singhiozzava ma riuscì comunque a rispondere.
-Va bene. I dottori l’hanno portata in rianimazione.-
Dopo ciò chiuse il telefono e si appostò dietro la porta del reparto. Dopo dieci minuti Sesshomaru e Inuyasha erano arrivati. Sesshomaru corse immediatamente dai dottori per poter avere delle informazioni mentre Inuyasha strinse a sé sua moglie cercando di calmarla anche perché nelle sue condizioni non era buono che si agitasse così tanto.
-Dai Kagome calmati o la piccola si innervosirà e lo sai come reagisce quando ti agiti troppo.-
Inuyasha cercò di usare un tono ironico per farla calmare un po’, infatti come aveva pensato, Kagome smise di piangere e sorrise mettendo una mano su quella di suo marito che adesso stava accarezzando il pancione. Però poi riprese la sua espressione triste e addolorata.
-Inuyasha e se non dovesse farcela? E’ stato orribile, un momento prima ridevamo e scherzavamo e poi all’improvviso si è accasciata ansimando.
Kagome appena finì di parlare riprese a piangere, ora aveva la testa poggiata sul petto del marito che le accarezzava i capelli corvini.
-Non preoccuparti, Rin è forte ed è in buone mani.-
Disse sorridendo.
-Inuyasha il figlio di Koga e Ayame era nella stessa clinica e nelle stesse condizioni di Rin, e sappiamo entrambi com’è finita.-
- Amore, Rin è grande mentre il figlio dei nostri amici aveva solo tre anni.-
Inuyasha ricordava alla perfezione come erano andate le cose e doveva ammettere che Kagome aveva ragione, Rin ora era nelle stesse condizioni del bambino ma non poteva far agitare eccessivamente sua moglie nelle sue condizioni sarebbe stato pericoloso per lei e per la bambina che aveva in grembo. Mentre era intento a calmarla, Kagome sollevò la testa fissandolo nelle sue iridi ambrate e fece una riflessione che non faceva una piega.
-Inuyasha, Rin è un’umana come me non un demone, e anche se come longevità siamo alla vostra pari noi non abbiamo la stessa resistenza alle malattie come voi soprattutto per quanto riguarda i veleni demoniaci. Perciò chi ti dice che Rin riuscirà a sconfiggere il veleno che ha in corpo?-
Inuyasha non sapeva più cosa dirle, per ogni cosa che diceva lei trovava il modo di smentire, fortunatamente in suo aiuto venne Sesshomaru.
-Rin ce la farà.-
Quelle semplici parole calmarono in parte la ragazza giusto il tempo di tempestarlo di domande.
-Sesshomaru come sta? Posso entrare?-
Kagome continuava a fare domande a raffica, parlava talmente veloce che i ragazzi non riuscivano più a seguirla. Così Sesshomaru decise di intervenire.
-Kagome calmati.-
Disse atono il demone.
-Va bene. Ma dimmi come sta.-
Kagome non si arrendeva voleva sapere a tutti i costi come stava Rin, Inuyasha volse uno sguardo supplichevole a suo fratello affinché rispondesse almeno a qualche domanda di sua moglie.
-I dottori hanno dovuto attaccarle l’ossigeno perché ha avuto una crisi respiratoria, le stanno iniettando anche degli antibiotici più potenti di quelli che già assumeva e adesso aspettano i risultati del prelievo.-
Sesshomaru nel parlare era più freddo del solito. Ormai non riusciva a provare più nessuna emozione se non la rabbia nei confronti di chi la stava riducendo in quello stato.
-Sesshomaru posso vederla?-
Kagome aveva avuto le sue risposte ma adesso voleva il permesso di entrare nella stanza di Rin.
-Sì puoi andare, ma promettimi che non ti agiterai?-
Sesshomaru. seppur non provasse più alcuna emozione, si preoccupava per sua cognata e temeva che vedendo Rin in quello stato si agitasse eccessivamente ma Kagome voleva vederla a tutti i costi e quindi annuì correndo immediatamente da Rin. Quando entrò si mise una mano davanti la bocca ma poi fece un respiro profondo e si fiondò da Rin.
-Rin come va?-
-Kagome scusami ti ho fatta agitare, come stai?-
Rin era preoccupata per Kagome, le  aveva fatto prendere un grandissimo spavento e per questo temeva che fosse successo qualcosa alla bambina, ma fortunatamente non era successo niente.
-Non preoccuparti sto bene. Tu come stai?-
Kagome le strinse la mano accarezzandola. Rin nonostante stesse in quelle condizioni riuscì a regalarle uno dei suoi splendidi sorrise e le rispose.
-Sono stata meglio, questi tubi mi stanno dando sui nervi potresti chiamare un dottore?-
Kagome si agitò pensando che stesse per sentirsi di nuovo male ma Rin la rassicurò e così Kagome premette il bottone per chiamare il dottore.
Intanto nel corridoio Sesshomaru si stava confidando con suo fratello.
-Inuyasha ho paura di perderla.-
Sesshomaru aveva la testa tra le mani come a voler nascondere gli occhi gonfi di lacrime.
-Sesshomaru lo hai detto tu prima che Rin ce la farà.-
Disse mettendogli una mano sulla spalla a quel contatto Sesshomaru alzò la testa guardando suo fratello con uno sguardo spento.
-Non è così. L’ho detto solo per tranquillizzare Kagome, si è già spaventata abbastanza e non era il caso di farla agitare ancora di più. Purtroppo non c’è più niente da fare, Rin è passata dallo stato lieve allo stato grave possiamo solo sperare che gli antibiotici arrestino l’avanzare della malattia ma purtroppo non guarirà mai.-
Sesshomaru aveva chinato il capo nascondendolo tra le mani cominciando a singhiozzare, Inuyasha vedendolo in quello stato lo strinse a sé così Sesshomaru poggiò la testa sulla spalla del fratello e continuò a piangere.
Kagome aveva chiamato il dottore e ora stava arrivando, ma quando Sesshomaru lo vide si allarmò e si precipitò nella stanza dove giaceva sua moglie ma appena entrò si tranquillizzò perché vide che entrambe le ragazze stavano ridendo, però si chiedeva ancora perché il dottore fosse lì. Il dottore entrò e si rivolse alla paziente.
-Signora No Taisho cos’è successo?-
Il dottore lo chiese in modo pacato perché aveva visto dai monitor dei macchinari che la situazione era sottocontrollo.
-Dottore io ora mi sento benissimo, mi può togliere di dosso tutti questi fili? Non li sopporto più.-
Rin per intenerire il dottore aveva fatto gli occhioni dolci ma purtroppo non funzionò.
-Mi dispiace ma non posso, dovete stare ancora sott’osservazione.-
-Ma dottore  le giuro che sto bene e poi tra un paio di ore i miei bambini torneranno dalla scuola e io devo ancora preparare il pranzo.-
Rin aveva usato un tono triste perché il solo pensiero di trascurare, anche solo per un giorno la sua famiglia, la rattristava. Sesshomaru sorrise, sua moglie era davvero unica anche da malata pensava esclusivamente alla sua famiglia. Dopo un po’ il dottore riprese a parlare.
-Per oggi i suoi bambini insieme al loro papà si arrangeranno al fast food.-
Il dottore aveva parlato in modo sarcastico ma anche a questo Rin trovò da ridire.
-No assolutamente no, Sesshomaru non farà mai una cosa del genere perché lui odia i fast food, dice che sono sporchi e fanno male.-
-Vuol dire che per oggi chiuderò un occhio.-
A parlare era stato proprio Sesshomaru, che trovò quella scena divertente anche perché sembrava che Rin per il momento stesse davvero bene infatti adesso aveva gonfiato le guance per mostrarsi offesa. Anche gli altri sorrisero a quella scena, a volte Rin sembrava davvero una bambina di dieci anni che fa i capricci. Inuyasha decise di puntualizzare la cosa.
-Signorina non fare i capricci, oggi Natsumi e Tomoe mangiano da noi niente fast food così non avrai da ridire.-
Inuyasha quando finì di parlare le scombinò i capelli poi guardò l’orologio e a breve i bambini sarebbero ritornati da scuola.
-Sesshomaru se per te va bene andiamo noi due a prendere i bambini.-
Sesshomaru annuì almeno così lui poteva rimanere con Rin, e Natsumi e Tomoe sarebbero stati in buone mani.
-Bene allora noi andiamo e non preoccupatevi più tardi vi faccio chiamare dai vostri figli.-
Inuyasha si era rivolto più a suo fratello che a Rin ma, mentre stavano uscendo, la voce di Rin li bloccò.
-Ehi Inuyasha, anche se i miei bambini somigliano a te, ricorda che quelli sono i miei mezzodemoni.-
Inuyasha la guardò per un momento stupito e poi rispose.
-Lo so, e comunque a breve avrò la mia mezzodemone quindi non ho motivo di appropriarmi dei mezzodemoni altrui.-
Inuyasha mentre parlava aveva messo la mano sul pancione di sua moglie e appena finita la frase le fece la linguaccia. A breve i bambini sarebbero usciti quindi dovevano muoversi perciò Kagome prese la mano di suo marito e lo tirò, così uscirono dalla stanza ma insieme a loro uscì anche Sesshomaru che voleva dirli un’ultima cosa.
-Mi dispiace per il disturbo che vi stiamo dando.-
Sesshomaru era rammaricato per quella situazione ma purtroppo non poteva fare altrimenti.
-Idiota non dirlo nemmeno per scherzo, non state andando di certo a fare un viaggio di piacere e comunque anche in quel caso non ci avreste dato alcun disturbo perché quei bambini sono i nostri nipoti e non estranei, perciò non dire più una cretinata del genere e occupati di Rin, ai bambini ci pensiamo noi.-
Inuyasha aveva rimproverato suo fratello per la stupidaggine che aveva detto anche perché i bambini quando non c’erano i genitori erano piuttosto tranquilli.
-Inuyasha ha ragione, diciamo che occuparmi di loro mi farà esercitare, almeno quando arriverà la signorina, che da stamattina non è stata ferma un secondo, sarò un po’ pronta anche se dubito che sarò mai pronta perché se esce come il padre per me è la fine.-
Kagome cercò di ironizzare sulla cosa sperando di far sorridere un po’ suo cognato, infatti riuscì a strappargli un sorriso.
-Grazie. Ah volevo chiedervi un favore: non dite ai bambini che Rin è stata ricoverata, diteli solo che non ci siamo perché Rin doveva fare dei controlli.-
Sesshomaru non voleva spaventare i suoi figli prima del tempo ed era per questo motivo che aveva chiesto questo favore. Inuyasha e Kagome annuirono per poi dirigersi verso l’uscita  della clinica e andare a prendere i loro nipotini.
I giorni passarono e la situazione non accennava a migliorare anzi andava via via peggiorando, e vista la permanenza di Rin in ospedale, Sesshomaru dovette dire la verità ai suoi figli senza dirli la gravità della situazione. Ogni giorno Sesshomaru accompagnava prima i suoi figli a scuola e poi andava da Rin per poi ritornare a casa quando i bambini uscivano dalla scuola e portarli dalla loro mamma. Ben presto anche i bambini avevano capito la gravità della situazione perché adesso anche il loro olfatto da mezzodemoni percepiva l’odore del veleno nel sangue della loro madre ma comunque non persero le speranze in un suo miglioramento. Ma niente da fare la sorte si stava accanendo contro di loro, Rin si accorse che la vita pian piano le stava scivolando e più di una volta affrontò l’argomento con Sesshomaru, ovviamente quando i loro figli non erano lì presenti. Erano passate due settimane da quando Rin era entrata in quella maledetta clinica, ogni giorno era uguale al precedente tranne per gli esiti degli esami che andavano sempre  più peggiorando. Sesshomaru come poliziotto non riusciva a rendere più come prima infatti il comandante gli aveva dato il congedo illimitato così da permettergli di stare accanto a sua moglie finchè la situazione non fosse migliorata.
Kagome e Inuyasha ora si occupavano a tempo pieno dei bambini infatti si erano trasferiti momentaneamente a casa loro permettendo a Sesshomaru di occuparsi di Rin a patto che non trascurasse eccessivamente i figli.
Il dottore Onigumo voleva salvare Rin a tutti i costi infatti di sua iniziativa e a sue spese aveva fatto venire uno dei maggiori esperti in veleni demoniaci, Yakurodokusen, ma anche questo non diede alcuna speranza e questo fece precipitare Sesshomaru nella depressione, anche se non voleva darlo a vedere, ma purtroppo per chi lo conosceva bene non fu difficile notarlo soprattutto perché era tornato la persona fredda e cinica di un tempo, non sorrideva più, parlava poco quanto niente anche con i suoi figli era scostante infatti Inuyasha glielo aveva fatto notare ma Sesshomaru per quanto si sforzasse non ci riusciva era più forte di lui, con Rin in quello stato lui non riusciva a comportarsi diversamente. A volte mentre parlava i suoi occhi diventavano rossi e questo era un chiaro segno che dentro di sé aveva accumulato troppo emozioni e se non avesse provveduto al più presto a liberarsene, avrebbe potuto trasformarsi nella sua forma demoniaca da un momento all’altro e visto il suo stato mentale non avrebbe fatto distinzioni tra il giusto e lo sbagliato e quindi avrebbe distrutto tutto e tutti. Inuyasha cercò in tutti i modi di convincerlo a calmarsi ma non ci riusciva, ad ogni peggioramento di Rin la rabbia e l’odio verso chi le aveva fatto questo cresceva sempre di più.
Era da tre giorni che Sesshomaru non si staccava da Rin, andava solo a prendere i figli per portarli a vedere la loro mamma ma appena terminavano la visita li riportava a casa del fratello e subito dopo ritornava da Rin. Era accanto a lei quando la macchina che monitorava le funzioni vitale di Rin fece un suono continuo, i dottori arrivarono di corsa facendolo uscire immediatamente, cominciando così le manovre di rianimazione. Sesshomaru continuava a fissare il via vai che c’era intorno a sua moglie e sperava con tutto il cuore che qualche dottore uscisse per dirgli che ora era stabile, ma niente da quella maledetta stanza non usciva nessuno. Lui continuava a guardare e quando vide che i dottori si erano fermati anche il suo cuore si fermò, soprattutto quando vide uno dei dottori che faceva un segno di diniego col capo guardando l’orologio mentre uno degli infermieri annotava qualcosa sulla cartella clinica di Rin  molto probabilmente stava annotando l’ora del decesso.
Sesshomaru chinò il capo pronunciando il nome di sua moglie e proprio in quel momento il dottor  Onigumo era uscito dalla stanza dandogli la notizia più orribile della sua vita.
-Signor No Taisho mi dispiace ma sua moglie non ce l’ha fatta, ha avuto uno shock setticemico. Mi dispiace abbiamo fatto il possibile.-
FINE FLASHBACK
 
Sesshomaru era ancora lì che cercava disperatamente un segno vitale del suo angelo ma niente. Dopo un po’ nella stanza entrò il dottor Onigumo che gli mise una mano sulla spalla ridestandolo dai suoi pensieri.
-Sesshomaru mi dispiace sono stato un completo fallimento, avrei voluto che fosse finita diversamente.-
Era da un po’ di giorni che Sesshomaru e Naraku Onigumo non si davano più del voi. Non era da Naraku comportarsi così con i pazienti e i loro parenti ma qualcosa di quella coppia lo aveva colpito: il loro amore. Aveva visto molte coppie composte da un demone e un umano ma non aveva mai visto un demone amare così tanto un’umana, Sesshomaru gli ricordava lui quando era ancora viva sua moglie Kikyo anch’ella avvelenata, ed era proprio per questo motivo che aveva aperto quella clinica per evitare che altri morissero per colpa dei veleni demoniaci e soffrissero come lui, e adesso il fatto di non esserci riuscito lo faceva sentire davvero un incompetente anzi un fallito.
Sesshomaru gli rivolse un’occhiata fredda priva di qualsiasi espressione, lo guardò per un po’ finchè non parlò dicendo una cosa davvero agghiacciante.
-Naraku fosse l’ultima cosa che farò ma prometto che ucciderò il bastardo che mi ha portato via Rin.-
Naraku cercò un modo per farlo ragionare.
-Sesshomaru hai dei figli non puoi fare simili sciocchezze. Limitati a fare il tuo lavoro e consegnalo alla giustizia.-
-La giustizia non sempre funziona, è probabile che lo rilascino il giorno stesso, io invece voglio che soffra come ha fatto soffrire mia moglie, voglio trapassarlo con i miei artigli velenosi, voglio azzannarlo e sentire le sue urla di disperazione che implorano pietà e voglio sentire il suo sangue scorrere sulle mie zanne.-
Sesshomaru stava parlando come se stesse già pregustando il momento, Naraku lo capiva alla perfezione perché anche lui, quando un demone scorpione avvelenò sua moglie aveva avuto le stesse intenzioni di Sesshomaru però poi aveva pensato a sua figlia Kanna e abbandonò la sua vendetta.
-Sesshomaru so cosa si prova a perdere la moglie in questo modo anche Kikyo ha perso la vita a causa del morso di un demone scorpione, ho provato la tua stessa rabbia e anche io volevo la mia vendetta ma poi ho pensato a mia figlia e mi sono reso conto di quanto lei abbia bisogno di me, Sesshomaru pensa prima ai tuoi figli perché anche loro come la mia sono senza madre non puoi privarli anche di un padre.-
Naraku sperava tanto di riuscire a convincerlo ma appena vide che gli occhi ambrati del suo amico erano diventati rossi, capì che non c’era modo di farlo ragionare.
-Naraku non riuscirai a convincermi.-
Sesshomaru digrignò i denti facendo capire al suo amico che non avrebbe cambiato idea.
-Sesshomaru ragiona. Cosa faranno i tuoi figli senza genitori? Loro hanno bisogno di te non puoi abbandonarli o lasciarli per sempre a tuo fratello.-
Naraku gli parlò in tono pacato, non voleva farlo arrabbiare di più perché se si fosse infuriato ulteriormente si sarebbe trasformato del tutto infatti per adesso erano visibili solo le zanne e il viso assumeva a tratti la faccia della sua forma completa. Naraku stava pensando che sarebbe stato il caso di fargli un tranquillante ma prima voleva cercare di convincerlo con le parole. Capiva bene che Sesshomaru aveva bisogno solo di sfogarsi infatti poco dopo parlò.
-Naraku per quanto mi sforzi di pensare al bene dei miei figli non ci riesco perché il solo pensare a loro mi ricordano Rin e il pensarla mi fa pensare al bastardo che ha osato portarmela via. Non so che fare.-
Sesshomaru era disperato davvero non sapeva cosa fare, in lui si faceva avanti il terrore che da un momento all’altro potesse perdere il controllo facendo del male alle persone a lui care, compreso i suoi figli.
Naraku gli poggiò una mano sulla spalla facendogli un lieve sorriso per rincuorarlo.
-Sesshomaru non succederà mai fidati te lo posso garantire, io ce l’ho fatta ed ero da solo mentre tu non sei solo, tu hai tuo fratello, tua cognata e soprattutto hai i tuoi figli e ricorda che a breve diventerai zio e forse il bambino potrà distrarti un po’. Hai anche il tuo lavoro e forse con quello potrai sfogare la tua rabbia, ovviamente senza eccedere. Comunque quello che ti voglio far capire è, che tu hai molte persone che ti vogliono bene mentre io avevo solo mia figlia e lei è stata la mia salvezza, perciò amico mio non fare pazzie perché ce la farai a passare questa situazione, non dico che devi dimenticare Rin ma devi cercare di non pensare alla sua morte, devi portare dentro il tuo cuore solo le cose belle di lei come la sua gioia di vivere, il suo sorriso e la sua allegria. Dimentica questi ultimi venti giorni non chiuderti in te stesso e non escludere nessuno dalla tua vita perché solo loro potranno aiutarti.-
Naraku aveva gli occhi lucidi, quello che aveva detto gli aveva in parte riaperto una ferita che faticosamente era riuscito a chiudere. Sapeva che sarebbe successo ma voleva a tutti i costi evitare che Sesshomaru si mettesse nei guai. Sembrava esserci riuscito finchè non si alzò sbattendo le mani contro il muro per poi cominciare a parlare.
-Perché? Perché doveva succedere proprio a noi, eravamo così felici avevamo tutto, una casa, un lavoro, dei figli mentre adesso che mi resta? Niente.
Naraku sospirò, era inutile non voleva proprio ficcarselo in testa che perdendo Rin non aveva perso tutto e, visto che le maniere buone non funzionavano, decise di passare alle maniere forti. Lo fece girare e gli mollò un sonoro schiaffo tanto forte da fargli voltare la testa dall’altro lato. Sesshomaru si mise una mano sulla guancia dolorante riducendo gli occhi a due minuscole fessure cercando di intimorirlo ma non ci riuscì, anzi adesso anche Naraku lo stava guardando in modo severo. Il Naraku gentile aveva lasciato il posto ad uno adirato.
-Stupido che non sei altro, vuoi capire che non hai perso tutto? Puoi essere felice anche con il resto della famiglia. Guarda tua moglie.-
Naraku indicò il corpo esamine di Rin, Sesshomaru la guardò un attimo per poi volgere lo sguardo verso l’amico che a quanto pareva non aveva alcuna intenzione di mettere fine ai suoi rimproveri.
-Guardala! Lei nemmeno nelle sue ultime ore ha smesso di sorridere, guardala bene lei ha sofferto tantissimo ma non si è depressa come stai facendo tu adesso, lei si è goduta ogni istante della sua vita, ha dedicato tutta se stessa per crescere i vostri figli nel migliore dei modi, e tu adesso cosa fai? Vuoi buttare tutto all’aria, vuoi rendere vani i suoi sacrifici. Vergognati solo per averlo pensato.-
Naraku aveva detto quelle parole con tutta la rabbia che stava provando, non aveva alcuna intenzione di accettare una cosa del genere, i figli sono una benedizione del cielo e non vanno in alcun caso trascurati mentre il suo amico ne aveva tutte le intenzioni, anzi nell’ultima settimana lo aveva già fatto. Pensando a ciò gli venne in mente un’altra cosa.
-Sesshomaru i tuoi figli non sanno ancora niente, giusto?-
Sesshomaru continuava a fissarlo, era ancora adirato per l’affronto subìto. Mai nessuno si era permesso di alzare un solo dito su di lui e chi lo aveva fatto se la stava passando ancora male, comunque nonostante fosse ancora arrabbiato annuì alla domanda dell’amico che avendo ricevuto la sua risposta fece la vera domanda.
-Come hai intenzione di dirglielo ?-
Ora la voce di Naraku si era fatta apprensiva. Sesshomaru dovette ammettere che non ci aveva proprio pensato visto che fino a quel momento era più intento a piangersi addosso.
-Non lo so, non ci avevo ancora pensato.-
-Lo sapevo visto che fino adesso hai pensato solo a te stesso. Ti conviene trovare un modo al più presto. Adesso dove sono?-
-A scuola.-
Naraku volse lo sguardo verso l’orologio per vedere quanto tempo mancava al termine delle lezioni scolastiche e vide che mancavano ancora tre ore, nel frattempo si udirono le voci di Inuyasha e Kagome che si stavano dirigendo verso la stanza. Ora il problema era un altro. Come dovevano fare per dirlo a Kagome? Non fecero in tempo a pensarlo che la coppia era già davanti alla porta, così Naraku si affrettò ad uscire prima che potessero entrare. Cercò una scusa per poterla portare via da lì, lasciando Inuyasha con suo fratello che lo avrebbe messo al corrente di quello che era successo, poi sarebbe spettato ad Inuyasha trovare il modo migliore per dirlo a sua moglie. Naraku uscì dalla camera mostrandosi tranquillo, però si affrettò a chiudere subito la porta per non far scorgere il corpo di Rin.
-Ragazzi siete già arrivati?-
Naraku usò un tono pacato sperando di ingannare la ragazza e da come stava rispondendo ci era riuscito.
-Bhe sì siamo arrivati in anticipo, eravamo già in giro perché siamo andati a fare un’ecografia di controllo.-
Kagome era tutta sorridente e questo gli fece capire che era andato tutto bene.
-Dall’espressione che hai devo desumere che è andato tutto bene.-
Naraku stava sorridendo e questa volta non era un sorriso forzato perché era davvero contento per la ragazza. Kagome prima di rispondere strinse il braccio di Inuyasha per poi mostrare un sorriso a trentadue denti.
-Sì e questa volta siamo riusciti a vedere una cosa meravigliosa.-
Naraku stava cercando di non pensare alla situazione che si stava vivendo al momento in quell’ospedale, non voleva di certo rovinarle una così bella giornata ma purtroppo prima o poi la questione andava affrontata. Kagome lo ridestò dai suoi pensieri mettendogli davanti agli occhi la foto dell’ecografia, Naraku la fissò e intuì il motivo per cui era così tanto euforica infatti poco dopo provvide a dare la sua spiegazione.
-Vedi da questa ecografia siamo riusciti a vedere le orecchie sulla testa della bambina. Non vedo l’ora di dirlo a Rin, non sai quante volte mi ha detto di volerle vedere anche se le aveva viste già sulle ecografie dei suoi bambini. Che bello.
Naraku chinò il capo, purtroppo Rin non avrebbe mai visto quell’ecografia che tanto attendeva. Visto che Kagome era così impaziente doveva affrettarsi a portarla via da lì prima che entrasse in quella stanza.
-Kagome, Rin sta dormendo e non credo sia il caso di svegliarla quindi dovrai aspettare ancora un pò. Che ne dici se nel frattempo ti porto a vedere una cosa?-
Kagome rimase deluse nel sentire ciò, in fondo aveva costretto Inuyasha ad andare prima proprio perché non vedeva l’ora di vedere Rin e il saperla dormiente la rattristò ma si riprese subito, in fondo doveva aspettare ancora un altro po’, era sicura che in giornata Rin avrebbe visto le tenere orecchie di suo nipote stampate su quella foto. Intanto Inuyasha aveva capito che Naraku stava mentendo ma decise di reggere la sua bugia anche perché il suo olfatto aveva fiutato l’odore di suo fratello provenire dalla stanza della cognata quindi avrebbe chiesto a lui se c’era qualcosa che non andava inoltre le sue orecchie si mossero in maniera frenetica come nel voler riuscire a sentire un suono preciso che però non riusciva a percepire, Kagome se ne accorse e glielo fece notare.
-Inuyasha che succede, perché stai muovendo le orecchie in quel modo?-
Kagome aveva un tono molto preoccupato perché sapeva che quando lui muoveva le orecchie in quel modo era perché aveva percepito qualcosa di strano.
-Ah no niente, è solo che c’è un insetto che continua a darmi fastidio con il suo ronzio.-
Inuyasha disse la prima cosa che gli venne in mente sperando di essere credibile. Kagome ci aveva creduto, ora però lui voleva constatare personalmente quello che stava succedendo e sperava vivamente di sbagliarsi. Non restava che entrare ma prima doveva far allontanare Kagome.
-Amore perché non vai con Naraku così vedi cosa vuole mostrarti.-
Inuyasha fece l’occhiolino ma questo più che essere rivolto a sua moglie era rivolto a Naraku che gli fece un sorriso appena visibile.
-E va bene chissà forse nel frattempo si sveglia.-
Kagome diede un bacio a suo marito e si apprestò a seguire Naraku. Quando si furono allontanati abbastanza, Inuyasha entrò nella stanza trovandosi davanti ad una scena sconcertante constatando che quello che aveva immaginato era realmente accaduto. L’immagine di suo fratello gli si parò davanti mostrandolo con la testa appoggiata sul lettino dove giaceva il corpo privo di vita di Rin. Sesshomaru appena sentì la porta chiudersi alle sue spalle si voltò guardando suo fratello senza proferire parola. Aveva gli occhi gonfi e rossi per le lacrime che gli avevano rigato anche il viso a cui si erano attaccati i capelli, quell’espressione per Inuyasha era davvero straziante, non lo aveva mai visto così ma in un certo senso se lo aspettava  sin da quando Rin era peggiorata. Non disse niente, si limitò a poggiare la mano sulla spalla del fratello che a quel contatto cominciò a parlare.
-Inuyasha non so che fare.-
Sesshomaru aveva parlato in un tono appena percettibile e se non fosse stato per il suo udito di mezzodemone non avrebbe capito una sola parola di ciò che aveva detto, prese una sedia e si sedette accanto a suo fratello.
-Sesshomaru la vita va avanti, non dico che sarà una passeggiata ma devi provarci, devi farlo per i tuoi figli.-
Sesshomaru a sentire quella frase si alzò di scatto spaventando il fratello, poi urlò.
-Possibile che non sappiate dire altro? Dite tutti che devo pensare ai miei figli ma al momento non mi interessa niente di loro, voglio solo essere lasciato in pace.-
Inuyasha aveva sentito abbastanza così si alzò dalla sedia e colpì il muso del fratello. In un giorno era la seconda volta che Sesshomaru veniva colpito da qualcuno.
-Dovresti vergognarti per quello che hai detto, le persone fanno i salti mortali per avere dei figli. Poi cosa credi di essere l’unico a vivere una situazione del genere? Pensa a nostra madre, anche lei ci ha cresciuti senza la presenza di nostro padre e come puoi vedere non ci ha mai fatto mancare o pesare niente. E diciamoci la verità, per quanto tu non volessi ammetterlo, sapevi che sarebbe successo questo invece nostra madre no, lei si è trovata la polizia dietro la porta che le diceva che suo marito aveva perso la vita sul lavoro. Anche lei ha sofferto ma non ha riversato il suo dolore su di noi anzi ha fatto di tutto per non farci sentire la mancanza di nostro padre e lei era solo una donna umana e ricordati anche che tu non eri nemmeno il figlio biologico ma ti ha cresciuto come se lo fossi. Sii sincero, ti ha mai fatto pesare qualcosa?-
Sesshomaru sapeva che suo fratello aveva ragione infatti Izayoi non era sua madre ma per come lo trattava sembrava che davvero lui fosse suo figlio. Lei non aveva mai fatto distinzioni tra lui e Inuyasha anzi molto spesso Inuyasha era quello che subiva i suoi rimproveri in quanto era quello che tra i due combinava più danni. Sesshomaru doveva ammettere che Izayoi era stata una madre perfetta  per lui e ora per quanto volesse prendere esempio da lei, lui non ci riusciva nonostante quelli che stava trascurando erano davvero suoi figli.
-Mi dispiace, Inuyasha ma non ci riesco io non sono forte come lei anche se sono un demone. Ti chiedo solo un favore, per il momento occupati tu di Natsumi e Tomoe.-
In  cuor suo sapeva di non riuscire ad accudire i suoi figli e aveva anche la sensazione che da un momento all’altro avrebbe perso il controllo, così onde evitare di farli del male preferiva lasciarli in mano al fratello perché sapeva che li avrebbe accuditi come se fossero figli suoi anche se al momento aveva ben altro a cui pensare visto che la gravidanza di Kagome era agli sgoccioli.
-Sesshomaru sai che non mi pesa prendermi cura dei miei nipoti ma lascia che ti dica che in questo modo loro soffriranno più di te perché oltre ad aver perso la madre non avranno nemmeno il sostegno e il conforto del padre.-
Inuyasha cercava di parlargli in modo normale anche se dentro di sé ribolliva dalla rabbia per come Sesshomaru si stava comportando con i suoi figli.
-Lo so ma non sono sicuro di riuscire a mantenere il mio sangue freddo e se dovessi perdere il controllo potrei anche farli del male.-
Inuyasha aveva notato lo strano cambiamento di suo fratello, aveva visto anche che a tratti i suoi occhi diventavano rossi ma voleva provare a farlo ragionare. Sesshomaru non aveva mai perso il controllo nemmeno nelle situazioni in cui veniva messo a dura prova infatti lo soprannominava “ghiacciolo” proprio perché riusciva a mantenere sempre il sangue freddo ma evidentemente quella situazione era troppo anche per uno freddo come lui ma lo stesso doveva cercare di calmarsi non poteva andare avanti così per sempre.
-Sesshomaru anche se ti comporti così, Rin non tornerà in vita e se continui così non farai altro che deluderla, se si fosse trovata al tuo posto lei non avrebbe mai trascurato i figli come stai facendo tu.-
Sesshomaru chinò il capo annuendo ma purtroppo anche se cercava di calmarsi appena ci riusciva, subito gli tornava alla mente quello che era successo a sua moglie.
-Inuyasha non ci riesco, credo che l’unico modo per riuscirci sia quello di uccidere il bastardo che ha fatto questo.-
Mentre diceva questo la sua faccia aveva assunto completamente la forma demoniaca ma improvvisamente sentì il tocco di un bacio che era terribilmente uguale a quello di Rin, sebbene fosse impossibile, il solo crederci era bastato a farlo tornare in sé, inoltre questo gli fece venire in mente Kagome.
-Inuyasha perdonami fin’ora ho pensato solo a me stesso, ma adesso mi è venuta in mente un’altra cosa.-
-Sarebbe?-
-Come faremo a dirlo a Kagome?-
-A quello ci penserò io, tu piuttosto pensa a come dirlo ai tuoi figli.-
Inuyasha sorrise perché da quelle parole aveva capito che suo fratello pian piano stava tornando in sé.
Intanto Naraku si stava occupando di Kagome per distrarla il più tempo possibile. Per pura coincidenza qualche giorno prima aveva scoperto che sul terrazzo della clinica una cicogna aveva fatto il suo nido e le uova si erano schiuse da poco e visto che Kagome era in attesa decise di usare la vecchia storia della cicogna che porta i bambini. Durante il tragitto era rimasto insolitamente silenzioso e questo insospettì Kagome.
-Naraku sei troppo silenzioso, è successo qualcosa?-
Kagome era preoccupata per questo e non sapeva perché questa situazione le stava facendo venire un brutto presentimento. Naraku per tranquillizzarla le fece un sorriso.
-Non preoccuparti, non è successo niente. Ora chiudi gli occhi.-
Erano arrivati sul terrazzo e Naraku aveva deciso di creare un po’ di curiosità nella ragazza. Appena arrivarono di fronte al nido Naraku le fece aprire gli occhi e come aveva pensato, Kagome rimase stupita da quello che stava vedendo.
-Naraku è bellissimo. Sbaglio o sono davvero dei cuccioli di cicogna?-
-No, non sbagli. Chissà forse lì in mezzo c’è anche il tuo mezzodemone e la cicogna aspetta il momento giusto per portartelo.-
Kagome a sentire quelle parole rimase a bocca aperta, non ci credeva che Naraku stesse usando quella vecchia storiella, in un certo senso si sentiva presa in giro, così gonfiò le guance voltando il capo dall’altro lato. Naraku si mise a ridere e si bloccò solo quando sentì la suoneria del cellulare che lo avvisava dell’arrivo di un messaggio. Il messaggio era di Inuyasha che gli diceva di riportare Kagome da lui.
Nell’attesa che arrivasse Kagome, Inuyasha parlò delle ultime cose con suo fratello.
-Sesshomaru tra un po’ i bambini torneranno a casa se vuoi li aspettiamo noi e troveremo una scusa per giustificare la tua assenza.-
Sesshomaru annuì per poi ringraziarlo, nel frattempo Kagome e Naraku erano arrivati, Inuyasha uscì prima che sua moglie potesse entrare nella stanza. Ovviamente al suo ritorno Kagome era euforica e non vedeva l’ora di entrare nella stanza per parlare con Rin ma Inuyasha le bloccò l’ingresso.
-Kagome mi dispiace ma si è appena riaddormentata, prima non si è sentita molto bene e i dottori le hanno somministrato degli antidolorifici. Adesso dobbiamo andare a casa di Sesshomaru ad aspettare i bambini, per ora preferisce rimanere qui con Rin.-
Kagome era perplessa perché Rin era già peggiorata da una settimana, ma nonostante ciò Sesshomaru era sempre tornato a casa sua ad aspettare i figli per poterli portare dalla madre quindi la cosa era molto sospetta ma per il momento non c’era tempo per investigare perché dovevano tornare a casa ad aspettare i nipoti. Quando uscirono dalla clinica Kagome decise di chiedere spiegazioni a suo marito.
-Inuyasha come mai Sesshomaru non torna a casa sua?-
A quella domanda Inuyasha sospirò perché questo significava che doveva cominciare a mentirle.
-Te l’ho già detto, prima Rin non si è sentita bene e lui si è spaventato ed è per questo motivo che ha preferito rimanere lì.-
Il tono di Inuyasha non era per niente convincente infatti Kagome lo guardava sospettosa e lui se ne accorse perciò decise di affrettarsi a cambiare discorso.
-Kagome non mi hai detto cosa ti ha fatto vedere Naraku?-
Per convincerla a rispondere le cinse la vita dandole un bacio sulla guancia, Kagome a quel gesto arrossì e cominciò a raccontargli cosa le aveva fatto vedere Naraku, a quel racconto Inuyasha si stupì soprattutto quando Kagome arrivò alla storiella della cicogna. Anche se Inuyasha stava ridendo non poteva fare a meno di pensare che appena arrivati a casa l’avrebbe dovuta mettere al corrente della morte di Rin, temeva la sua reazione ma lei aveva tutto il diritto di sapere la verità. Erano arrivati a casa di Sesshomaru e mancava ancora un’ora al ritorno dei nipoti dunque aveva tempo a sufficienza per raccontarle l’accaduto sperando che dopo mantenesse il segreto con i bambini. Appena entrati si sedettero sul divano, Inuyasha guardava nel vuoto e Kagome aveva il presentimento che presto le avrebbe dato qualche brutta notizia, non sapeva di che genere ma sentiva che sarebbe stata orribile, involontariamente una lacrima le solcò il viso e istintivamente pronunciò il nome di Rin. Inuyasha l’aveva sentita e le cinse le spalle stringendola a sé.
-Inuyasha cosa vuoi dirmi?-
Inuyasha immaginava che Kagome avrebbe intuito qualcosa, per lei lui non aveva segreti le bastava guardarlo per capire che aveva qualcosa che non andava . Inuyasha sospirò e iniziò a parlare pensando a quali fossero le parole più adatte per dirle una simile cosa.
-Kagome promettimi che qualunque cosa ti dica tu manterrai la calma.-
Inuyasha poggiò una mano sul ventre della sua donna, Kagome annuì e mise la sua mano su quella di lui, così fece un lungo respiro e iniziò a parlare.
-Kagome mi dispiace ma Rin è… è m…-
-Morta.-
Kagome aveva sussurrato quella semplice parola ma che dentro faceva più male di una pugnalata. Inuyasha annuì e la strinse a sé ancora più forte, a quel contatto cominciò a singhiozzare cominciando a parlare in modo ovattato, lui le accarezzava i capelli cercando di farla calmare nonostante la voce rotta dal pianto lei continuò a parlare.
-Lo sapevo sin dall’inizio che c’era qualcosa che non andava, avevo visto che vi comportavate in modo strano soprattutto quando non mi avete fatta entrare nella stanza sapevo che stava succedendo qualcosa ma speravo di sbagliarmi.-
Kagome si bloccò per qualche istante per poi ricominciare battendo leggermente i pugni contro il petto di Inuyasha .
-Perché, perché non mi avete detto niente quando eravamo lì? Mi avete presa in giro come una bambina, mi avete mentito anzi mi hai mentito.-
-Perché sapevo che avresti reagito così e se te lo avessi detto quando eravamo in clinica avresti fatto peggio. Ora ti prego calmati.-
Inuyasha la bloccò in un abbraccio cercando di calmarla, dopo un po’ si calmò ma continuò ugualmente con le sue domande. Ora che aveva saputo della morte di Rin voleva sapere cosa le era successo.
-Inuyasha ti prego adesso sii sincero, com’è successo?-
-Kagome davvero non lo so, non sono riuscito a chiederlo a Sesshomaru per il momento non è in sé e le cose che ha detto hanno fatto accapponare la pelle anche a me.-
-Perché cosa ti ha detto?-
Inuyasha decise di raccontarle tutto quello che suo fratello le aveva detto, ad ogni parola che diceva Kagome rimaneva sempre più sconcertata, in parte lo capiva Rin per lui era davvero tutto ma purtroppo la sorte gli era stata avversa però la vita andava avanti e lui aveva dei figli da accudire. Ora dovevano trovare una scusa per poter giustificare l’assenza del padre. Il tempo passava e i bambini a breve sarebbero arrivati infatti poco dopo il campanello suonò questo li fece sussultare perché adesso arrivava la parte più difficile, non sarebbe stato facile ingannarli, quei bambini erano molto svegli e anche in passato le bugie non avevano quasi mai funzionato ma speravano che questa volta funzionasse. Come prima cosa Kagome andò in bagno per sistemarsi mentre Inuyasha andò ad aprire la porta trovandosi lo sguardo stupito dei nipoti che ovviamente si aspettavano di vedere il loro padre e non di certo lo zio.
-Zio come mai sei qui? Dov’è papà?-
-Ehi un ciao zio come stai? Non me lo vuoi proprio dire.-
Inuyasha lo disse in modo ironico così da poter evitare di giustificare l’assenza di Sesshomaru, o quanto meno ritardarla, in suo aiuto venne sua moglie.
-Ragazzi che fate ancora lì sulla porta, entrate come sempre vostro zio è stato troppo gentile.-
Kagome sorrise e poi si rivolse al marito.
-Inuyasha se non ti dispiace questa è casa loro quindi perché non ti togli dall’ingresso e li fai entrare così posso farli vedere una cosa bellissima.-
Kagome pensando a quello che voleva farli vedere si lasciò sfuggire una lacrima che agli occhi dei mezzodemoni non sfuggì.
-Zia perché stai piangendo?-
A parlare era stato Tomoe che vedendo le lacrime della zia si preoccupò.
-Niente è solo che la cuginetta in questi giorni è un po’ irrequieta e ogni tanto dà qualche calcio e siccome è una mezzodemone fa piuttosto male.-
Tomoe a sentire quelle parole fece la sua supposizione sul perché la cuginetta era agitata.
-Zia forse la cuginetta è agitata perché lo sei tu per quello che sta succedendo a mamma.-
Inuyasha e Kagome si scambiarono uno sguardo di stupore, per quanto cercassero di deviare il discorso quei bambini trovavano sempre il modo di riprenderlo e se non avessero trovato un modo sarebbero arrivati alla conclusione. Kagome riprese il sorriso e poi iniziò a parlare.
-Forza ragazzi voglio farvi vedere una cosa bellissima che io e zio Inuyasha abbiamo scoperto questa mattina.-
I bambini dimenticarono quello che stavano dicendo e corsero a sedersi sul divano insieme agli zii. Kagome aveva in mano la diapositiva dell’ecografia che voleva mostrare a Rin e sperava con tutta se stessa che il ricordarlo non la facesse scoppiare a piangere. Kagome indicò la bambina sull’ecografia puntando il dito sul punto dove erano visibili le orecchie, i bambini appena la videro gliela tolsero di mano per poterla osservare meglio senza rischiare di colpire il pancione della zia.
-Zia ma non si può vedere di che colore sono?-
Tomoe aveva pensato che quella essendo una foto potesse mostrare anche il colore delle orecchie della cuginetta, Kagome sorrise per l’ingenuità del bambino ma subito dopo si rattristò al pensiero che quella felicità tra poche ore sarebbe svanita rimpiazzata dalla notizia più orribile della loro vita. Sentiva di non riuscire più a trattenere le lacrime perciò corse in bagno, i bambini la guardavano spaventati mentre Inuyasha li fece un sorriso per tranquillizzarli e seguì sua moglie in bagno premurandosi di chiudere la porta. Kagome adesso stava piangendo tra le sue braccia.
-Kagome calmati e non dire niente, quei bambini sono mezzodemoni e con il loro udito possono sentire tutto.-
Inuyasha stava parlando nell’orecchio proprio per evitare che i nipoti li sentissero e stessa cosa fece Kagome.
-Inuyasha ma li hai visti come sono felici? Come reagiranno quando sapranno quello che è successo? Non voglio pensare che tra qualche ora l’unico suono che sentiremo uscire dalla loro bocca saranno solo urla di pianto. Purtroppo sappiamo come si vive senza genitori.-
Sia lei che Inuyasha erano cresciuti senza genitori e sapevano il vuoto che si creava per la loro assenza ma i loro nipoti a differenza loro avrebbero avuto ancora il loro padre e speravano vivamente che si riprendesse prima di poter affrontare questo argomento con i figli. Kagome si ricompose e tornò dai nipoti insieme ad Inuyasha, non fece in tempo ad arrivare che fu assalita dai suoi nipoti.
-Zia ma papà quando arriva? Se fa troppo tardi non possiamo andare a trovare mamma.-
Kagome non sapeva cosa dire e perciò ci pensò Inuyasha a rispondere.
-Mi dispiace ma il dottore ha chiesto a vostro padre di sbrigare alcune cose che riguardano vostra madre perché loro sono molto impegnati, penso che prima di questa sera non riuscirà a tornare.-
Inuyasha cercò nel modo migliore possibile di nascondere il vero motivo.
-Bene allora più tardi chiamiamo vostro padre e vediamo a che punto è.-
Inuyasha fece l’occhiolino a sua moglie per indicarle che da quel momento ci avrebbe pensato lui a distrarre i bambini adesso doveva avvisare suo fratello e non poteva di certo chiamarlo davanti ai nipoti quindi trovò la scusa di uscire per andare a prendere una cosa a casa sua. Appena arrivò chiamò suo fratello che rispose solo alla terza chiamata infatti Sesshomaru quando aveva sentito il telefono di vibrare lo ignorò ma visto che continuavano a chiamarlo, decise di spegnerlo ma appena vide chi lo chiamava si affrettò a rispondere.
-Pronto, Inuyasha è successo qualcosa ai miei figli?-
Sesshomaru era molto preoccupato non poteva permettere che succedesse qualcosa ai suoi bambini mentre si stava crogiolando nel suo dolore dimenticandosi di loro, per quanto prima avesse detto che non gli importava di loro, quella chiamata gli aveva fatto scattare l’istinto paterno ed era per questo motivo che era estremamente preoccupato, ci pensò suo fratello a tranquillizzarlo.
-No, no loro stanno benissimo siamo riusciti ad evitare il discorso e a giustificare la tua assenza dicendo che i dottori ti hanno commissionato alcune faccende e che non tornerai prima di questa sera.-
Sesshomaru ora si sentiva più sollevato e ringraziò suo fratello per l’impegno che ci stava mettendo per mascherare la faccenda.
-Sesshomaru non devi ringraziarmi di nulla e ricorda che noi abbiamo solo rimandato l’inevitabile, mi dispiace ma questa sera toccherà a te la parte più difficile.-
-Lo so, ho già pensato come fare ma fratello mi servirà ancora il vostro aiuto.-
-Sai che non ti abbandoneremo nel momento del bisogno puoi sempre contare su di noi. Comunque Sesshomaru ti serve qualcosa? Vuoi che ti porti qualcosa da mangiare? Dovrai pur mantenerti in forza anche se sei un demone anche tu hai bisogno di energie ora più che mai.-
- Ti ringrazio ma non riuscirei a mandare giù un solo boccone.-
-Va bene per il momento non insisto.-
-Inuyasha ancora grazie, questa sera affronterò il discorso con i miei figli. Poco fa hanno portato Rin nella camera mortuaria, domani pomeriggio ci saranno i fu…fune…funerali.-
Per Sesshomaru risultava difficile pronunciare quella parola ma Inuyasha la sentì e giurò anche di aver sentito suo fratello piangere, gli dispiaceva tantissimo sentirlo così ma purtroppo lui non poteva fare niente per lui se non quello di rimanergli vicino.
Inuyasha salutò e tornò a casa di suo fratello dove trovò sua moglie seduta sul divano con i bambini ai due lati che dormivano beatamente così li prese e uno alla volta li portò nella loro camera, dopo averli sistemati tornò da Kagome sedendosi accanto a lei.
-Kagome come ti senti?-
-Fisicamente bene e anche la bambina è tranquilla ma mentalmente sono a pezzi, non riesco ancora a credere che sia successo davvero e tutto per uno stupido morso di un maledetto demone. Come vorrei che sparissero.-
Le parole di Kagome erano piene di risentimento e questo fece intristire Inuyasha , lei se ne accorse e provvide subito a chiarire il malinteso così gli accarezzo il viso facendo un lieve sorriso.
-Ehi stupidotto non mi riferivo di certo a tutti i demoni ma mi riferivo ai demoni serpente, come potrei volere che tutti i demoni sparissero sono praticamente circondata da demoni e mezzodemoni. Quei maledetti è la seconda persona che ci portano via, prima il figlio di Koga e Ayame e adesso Rin. Quando finirà questa storia? Spero solo che Sesshomaru rinsavisca al più presto così da poterli catturare e consegnarli alla giustizia.-
-Kagome invece io spero di no perché sono sicuro che non li consegnerà affatto alla giustizia, è accecato dalla rabbia e non possiamo biasimarlo, in clinica ha quasi perso il controllo di sé ed è una cosa impensabile per uno come lui e lo stava solo pensando figuriamoci se lo avesse di fronte, non credo che riuscirebbe a mantenere il sangue freddo.-
Il ragionamento di Inuyasha non faceva una piega.
-Hai ragione ma purtroppo con il lavoro che fa prima o poi incontrerà uno di loro.-
Il tempo trascorse velocemente, i bambini si erano svegliati e poco dopo anche Sesshomaru rientrò, Natsumi e Tomoe appena lo videro lo presero d’assalto.
-Papà finalmente sei tornato. Come sta la mamma?-
Sesshomaru non sapeva cosa rispondere non poteva di certo buttarli in faccia la cruda realtà, con loro doveva parlare molto cautamente così cercò di cambiare discorso.
-Natsumi, tu e Tomoe avete fatto i bravi con gli zii?-
I bambini annuirono e poi tutti euforici raccontarono cosa li avevano fatto vedere, Tomoe era quello più entusiasta.
-Papà zia Kagome ci ha fatto vedere le orecchie della nostra cuginetta.-
-Davvero e come sono?-
Sesshomaru si mostrava allegro con i suoi figli, non voleva far trasparire il suo vero stato d’animo sebbene non mostrare emozioni era il suo punto di forza questa volta gli era davvero difficile.
-Papà, Tomoe credeva che dall’ecografia si poteva vedere di che colore sono.-
Natsumi stava canzonando il fratello.
-Natsumi non prenderlo in giro, Tomoe ha solo cinque anni e tra un mese potrà vedere di che colore saranno le orecchie della cuginetta.-
Sesshomaru aveva preso in braccio il piccolo Tomoe stringendolo forte a sé e mordendosi il labbro. Tomoe si era accorto che c’era qualcosa di strano in quell’abbraccio.
-Papà cos’hai? Sei strano mi stai stritolando.-
Per quanto aveva cercato di mascherarlo, suo figlio se ne era accorto lo stesso.
-No non ho niente, cosa ti fa pensare il contrario?-
-E’ una mia impressione, papà io ho fame mangiamo tutti insieme? Poi dopo cena chiamiamo mamma?-
Sesshomaru sgranò gli occhi, non sapeva come dirli che chiamando non avrebbe risposto nessuno. Inuyasha vide lo smarrimento del fratello e si affrettò a rispondere cambiando discorso.
-Ragazzi noi accettiamo l’invito e se per voi va bene cucina zia Kagome.-
-Sìììì.-
Natsumi e Tomoe erano entusiasti perché a loro la cucina della loro zia piaceva tantissimo anche più di quella della mamma che, anche se era un’ottima cuoca, spesso bruciava qualcosa. Kagome fece un sorriso e si affrettò a preparare la cena coinvolgendo anche i bambini lasciando i due fratelli liberi di parlare da soli.
-Inuyasha non ho il coraggio di dire ai miei figli che la loro madre è morta, hai visto come erano felici?-
-Sesshomaru so che è difficile ma è una cosa inevitabile devi dirglielo al più presto, non vorrai mica negarli di partecipare al funerale della loro madre.-
-Certo che no, però ti prego aiutami.-
-Con tutto il cuore però non posso dirglielo io.-
-No non ti chiedo questo, Inuyasha hai visto che questa mattina stavo perdendo il controllo, fortunatamente c’eri tu ad aiutarmi ora quello che temo è che questo possa ripetersi mentre parlo con i miei figli, non voglio rischiare di farli del male. Ho notato che riesco a sentire quando sto per perdere il controllo, quello che ti chiedo e di mantenermi i bambini, io tornerò solo quando mi sarò calmato.-
A Sesshomaru era costato tanto ammettere una cosa simile ma per il bene dei bambini doveva farlo, per loro aveva messo da parte l’orgoglio.
-Va bene portameli quando vuoi. Però dimmi come pensi di riprendere il controllo di te stesso senza l’aiuto di qualcuno?-
-C’è una montagna isolata dove vado ad allenarmi chissà forse sfogando lì la mia rabbia potrò riprendere il controllo di me stesso. Lo spero perché altrimenti non so come fare. Inuyasha promettimi solo una cosa. Promettimi che ti prenderai cura di loro come se fossero tuoi figli se non dovessi farcela.-
Appena finito di parlare Sesshomaru si lasciò sfuggire un ringhio seguito da una lacrima, Inuyasha gli mise una mano sulla spalla per poi cercare di confortare il fratello.
-Sesshomaru sei davvero disposto a perdere tutto? Davvero vuoi abbandonare la cosa più preziosa che ti rimane per una persona che non tornerà più in vita?-
Inuyasha aveva messo suo fratello davanti alla realtà ma lui al momento non era abbastanza lucido da capire il vero significato delle parole di Inuyasha.
-Inuyasha, non era una persona quella era mia moglie l’unica donna che io abbia mai amato.-
Sesshomaru rispose con rabbia tenendo stretto il polso del fratello che non reagì se non con le parole.
-E quelli sono i tuoi figli, devi vivere per loro anche se sono mezzodemoni credi che ce la faranno a superare la perdita di entrambi i genitori?-
Sesshomaru mollò la presa sul polso del fratello e si diresse nella sala da pranzo dove era tutto pronto per la cena. A tavola ci sarebbe stato un silenzio tombale se non fosse stato per i bambini che di tanto in tanto si punzecchiavano infatti in questo momento stavano bisticciando alla grande guadagnandosi un’occhiata di rimprovero da parte del padre. Dopo cena riordinarono il tutto e Kagome e Inuyasha tornarono a casa loro, durante il tragitto Inuyasha mise al corrente sua moglie di quello che gli aveva detto suo fratello. Ora sì che era preoccupata infatti a casa non faceva altro che toccarsi i capelli e battere il piede su e giù chiedendosi a che punto fosse suo cognato che proprio in quel momento stava parlando con i suoi figli.
Sesshomaru aveva fatto andare i bambini nella camera da letto e questo li fece insospettire perché il loro padre non aveva mai permesso una cosa simile nemmeno quando era rimasto solo. Dopo poco li raggiunse e si sedette in mezzo ai figli.
-Dobbiamo parlare.-
Questo spaventò i bambini.
-Papà scusa non lo facciamo più.-
Tomoe chinò la testa e abbassò le orecchie.
-Per cosa dovrei scusarvi?-
A chiarire le idee al padre ci pensò Natsumi.
-Perché abbiamo litigato quando zio Inuyasha e zia Kagome erano qui, sappiamo quanto ti dia fastidio.-
Sesshomaru sentendo ciò, abbracciò entrambi i bambini. Loro pensavano che volesse rimproverarli per aver litigato davanti agli zii ma questa non era una cosa nuova in fondo lo facevano sempre. Avrebbe mille volte preferito rimproverarli per quello che avevano fatto piuttosto che parlare con loro solo per darli la notizia più orribile della loro vita. Sesshomaru continuò a stringerli a sé riprendendo a parlare.
-Natsumi, Tomoe non so come dirvelo ma purtroppo avete il diritto di saperlo, mi dispiace ma da oggi in questa casa vivremo solo noi tre la mamma non ce l’ha fatta.-
I bambini erano sotto shock non potevano credere alle loro orecchie, infatti Tomoe si rivolse al padre piangendo.
-Papà non è vero, dimmi che ho sentito male, dimmi che il “non” che ho sentito l’ho solo immaginato, dimmi che hai detto “la mamma ce l’ha fatta”. Non ci credo che mamma è morta lei è forte.-
Tomoe continuava a piangere convulsamente mentre Natsumi non aveva detto una sola parola e continuava a fissare il vuoto questo spaventò Sesshomaru che continuava a chiamarla e a scuoterla senza che lei reagisse. Il terrore si stava di nuovo impossessando di lui, gli vennero in mente le parole di suo fratello era vero quello che gli aveva detto e lo stava capendo solo adesso che rischiava di perdere sua figlia.
-Natsumi ti prego rispondimi non puoi lasciarmi anche tu, ti prego ho bisogno di voi. Ora tu e Tomoe siete la cosa più preziosa che mi rimane, siete la mia unica ragione di vita.-
Sesshomaru continuava a piangere chiamando la figlia ma all’improvviso sentì la stessa sensazione che aveva provato quella mattina, sentiva che la sua forza demoniaca stava aumentando e a breve avrebbe preso il sopravvento, Tomoe  si accorse che c’era qualcosa che non andava e corse a telefonare suo zio che come sentì il cellulare che squillava rispose.
-Pronto Sesshomaru è successo qualcosa?-
Inuyasha era preoccupato e accanto a lui c’era anche Kagome che come sentì pronunciare il nome di suo cognato mise l’orecchio vicino al telefono per poter sentire qualcosa, dal telefono si sentiva il pianto del bambino e la voce di Sesshomaru che urlava. Poco dopo Tomoe cominciò a parlare.
-Zio sono Tomoe puoi venire qui?-
Tomoe mentre parlava continuava a piangere, Inuyasha senza pensarci due volte uscì immediatamente di casa e in cinque minuti era già a casa del fratello. Appena entrò, trovò il bambino che piangeva così lo prese in braccio e corse nella stanza dove proveniva la voce del fratello che continuava a chiamare insistentemente sua figlia. La bambina non rispondeva e continuava a fissare il vuoto mentre gli occhi di Sesshomaru assumevano a tratti un colore rosso sangue, Inuyasha si avvicinò al fratello cautamente lasciando fuori Tomoe che non aveva ancora smesso di piangere.
-Sesshomaru cos’è successo?-
Sesshomaru continuava a scuotere sua figlia, poi si rivolse al fratello sperando che avesse la soluzione per salvare sua figlia.
-Inuyasha ho detto la verità sulla loro madre e entrambi hanno reagito in maniera diversa, Tomoe è scoppiato a piangere mentre Natsumi è caduta in una specie di trance e da allora non mi risponde. Maledizione quel bastardo oltre a mia moglie mi sta portando via anche mia figlia.-
Appena menzionò il demone, Sesshomaru cominciò a ringhiare mostrando le zanne affilate mentre il muso cominciava ad assumere i tratti canini. Inuyasha si allarmò, se si fosse trasformato completamente sarebbero stati guai grossi perché nessuno sarebbe riuscito a fermare la mole imponente della sua forma demoniaca nemmeno lui, che pur avendo la forza pari a quella di un demone, restava pur sempre un mezzodemone e quindi non aveva l’abilità di trasformazione dei demoni, quindi doveva affrettarsi a fermarlo finchè era ancora in forma umana.
-Sesshomaru calmati, Natsumi è solo sotto shock vedrai che tra un po’ si riprenderà. Natsumi non è una che piange e quindi non sa come sfogarsi mentre Tomoe si sta sfogando piangendo.-
Sesshomaru guardava silenzioso il fratello ma poco dopo cominciò a parlare.
-Inuyasha mi sento male.-
Inuyasha fece un lungo respiro, quella giornata era stata stressante sin dal principio. La morte di Rin aveva scombussolato le famiglie in una maniera spaventosa.
-Cos’hai?-
-Sento che a breve mi trasformerò, sto provando a resistere ma non so fino a quando ce la farò.-
-Sesshomaru ti prego non ti ci mettere anche tu, per oggi abbiamo avuto fin troppi problemi.-
-Inuyasha non resisto più mantieni Natsumi o rischio di ferirla con i miei artigli velenosi.-
Inuyasha prese in braccio sua nipote che poco dopo rinvenne, evidentemente l’energia negativa di Sesshomaru le impediva di usare la sua forza semidemoniaca per riprendersi, appena vide che sua figlia era rinvenuta corse via. Inuyasha intuì che suo fratello si stava dirigendo verso la montagna, lo osservò per un po’ e notò in cielo un bagliore celeste questo significava che si era trasformato anche perché da quel bagliore provenne un ringhio assordante. Nel frattempo anche Kagome aveva raggiunto suo marito e cercò di dare il suo contributo infatti adesso si stava occupando di Tomoe mentre Inuyasha era ancora con Natsumi che adesso lo stava abbracciando senza dire una sola parola. Dopo un po’ Tomoe stremato dal pianto si addormentò ma comunque aveva il sonno agitato infatti continuava a chiamare sua madre invece Natsumi si era sdraiata e ora stava stringendo a sé una foto di sua madre e dopo un po’ anche lei cadde in un sonno profondo, Inuyasha fece sdraiare Kagome in fondo anche per lei quella era stata una dura giornata e nelle sue condizioni non era salutare. Sesshomaru aveva raggiunto la montagna ed era ancora nella sua forma demoniaca e stava distruggendo tutto ciò che lo intralciava. Aveva sradicato molti alberi e distrutto anche le rocce più resistenti, dopo un po’ la stanchezza prevalse su di lui e questo lo costrinse a ritornare nella sua forma umana, continuò a camminare per non so quanto tempo finchè il suo olfatto non percepì lo stesso odore del veleno che era nel sangue di Rin questo gli fece pensare che nelle vicinanze ci fosse un demone serpente e questo lo fece ribollire dalla rabbia costringendolo a riassumere la sua forma demoniaca. Dopo aver completato la trasformazione si diresse verso il punto da dove proveniva quell’odore disgustoso, quando arrivò trovò praticamente un covo di demoni serpente che parlavano tra di loro e ognuno si pavoneggiava per quante vittime aveva mietuto, e uno di questi stava parlando di sua moglie.
-Ahahhaha bhe io sono arrivato alla mia trentesima vittima in un anno e una di questa è morta proprio questa mattina, dovevate vedere il suo maritino come piangeva sembrava un bambino a cui hanno rubato le caramelle figuratevi che non riusciva nemmeno a mantenere il controllo ci è riuscito di più suo fratello che è un mezzodemone, accidenti mi ha fatto vergognare di essere un demone però non immaginate che soddisfazione vedere la sofferenza delle persone.-
Il demone continuava a ridere mentre Sesshomaru continuava a ringhiare lasciando cadere la sua saliva acida che a contatto con il terreno bruciava tutto quello che entrava in contatto con essa. Appena il demone uscì alla scoperto, lo colpì con la sua possente zampa scaraventandolo contro la roccia. Il demone colto alla sprovvista non si era reso conto di chi lo aveva attaccato e ben presto si trovò inchiodato al suolo bloccato dagli artigli del suo aggressore, cercò di liberarsi dalla possente zampa colpendolo con il suo veleno ma con grande stupore dovette constatare che il suo morso non aveva sortito alcun effetto, talmente lo stupore che non si rese conto di trovarsi stretto nella morsa delle zanne del demone cane. Sesshomaru era sul punto di stritolarlo con le sue zanne ma improvvisamente si fermò, in mente gli erano venute in mente le parole di Naraku.
INIZIO FLASHBACK
-Naraku fosse l’ultima cosa che faccio ma prometto che ucciderò il bastardo che mi ha portato via Rin.-
-Sesshomaru hai dei figli di cui dovrai prenderti cura, limitati a fare il tuo lavoro consegnandolo alla giustizia.-
FINE FLASHBACK
 
Nonostante fosse accecato dalla rabbia riuscì a ricordarsi che a casa aveva lasciato i suoi figli che lo stavano aspettando, e finire in prigione per colpa di un verme come quello non ne valeva la pena. Tornò alla sua forma antropomorfa senza lasciare libero il demone che adesso era bloccato dalla frusta velenosa di Sesshomaru, un solo movimento e per il demone sarebbe stata la fine perché il potente veleno della frusta lo avrebbe ucciso sul colpo. Sesshomaru avanzò verso il demone fissandolo dritto negli occhi, il solo sguardo incuteva timore.
-Tu bastardo pagherai caro per quello che hai fatto a mia moglie. Ora dimmi, chi è che ha la faccia di un bambino piagnucolante? Guardati intorno, le foglie tremano meno di te.-
Sesshomaru era perfettamente lucido ma i suoi occhi a tratti assumevano il colore del sangue, ora non incuteva solo timore ma puro terrore. Il demone cercò di discolparsi come meglio poteva ma peggiorò solo le cose.
-Non stavo parlando di te, lo giuro.
-Davvero? A me è sembrato proprio che tu stessi parlando di me perché guarda caso proprio questa mattina ho perso mia moglie a causa del vostro veleno. Poi vediamo….Ah sì, forse sarà solo un’altra coincidenza ma ero io che stavo per perdere il controllo e se ricordo bene sono sempre io che ho un fratello mezzodemone. Allora vuoi ancora negare che stavi parlando di me? Sai dovresti ringraziare un paio di persone se non ti ho ancora fatto fuori però vedendo la tua mediocrità avevano ragione non vale la pena finire in prigione per un debole come te, un umano è più forte.-
Alle parole di Sesshomaru, il demone ghignò.
-Dici che un umano è più forte di me? Se non sbaglio tua moglie era un’umana, e guarda la fine che ha fatto.-
Sesshomaru a quelle parole non riuscì a controllarsi e gli sferrò un potente calcio che spezzò le zanne del demone in questo modo non poteva avvelenare più nessuno perché non avrebbe avuto più alcun mezzo per trasmettere il veleno perciò da quel giorno sarebbe stato un demone inutile. Sesshomaru continuò a parlare fissandolo sempre con sguardo omicida.
-Fa silenzio bastardo, mia moglie sarà anche morta ma almeno riposerà in pace mentre tu sarai vivo e non avrai pace perché da oggi ti farò riservare un posto speciale nella prigione Hakudoshi. Sai lì usano modi molto gentili per trattare le bestie come te, una volta finito lì pregherai il giorno in cui non ti ho ucciso.-
Il demone appena sentì il nome della prigione Hakudoshi sgranò gli occhi ma comunque non perse la sua sfacciataggine.
-Ah sì, e chi ti dice che finirò lì anzi, che mi condanneranno a scontare una pena in altre prigioni?-
Sesshomaru gli fece una risata di scherno facendo ritornare i suoi occhi del colore dell’ambra.
-La tua stupidità non ha limiti, eppure dovresti sapere che il marito della donna che hai ucciso è un poliziotto molto rinomato. Mi dispiace ma hai colpito la famiglia sbagliata.-
Il demone serpente non si era reso conto di che aveva di fronte e ne tanto meno aveva immaginato chi fosse la donna che aveva ucciso, ma appena Sesshomaru gli aveva detto di essere un poliziotto pensò a quello che era successo poco prima. Era stato attaccato da un demone cane e adesso si trovava bloccato da una frusta velenosa così riuscì a comprendere l’identità del suo aggressore e maledisse il giorno in cui aveva attaccato quella donna. Ora aveva perso tutta la sfacciataggine pensando a chi aveva di fronte.
-Tu sei Se..Se…Sesshomaru?-
-Esatto, ora che sai chi sono vuoi fare ancora lo spavaldo?-
-P…P…Perdonami non sapevo che quella fosse tua moglie. Ti prego abbi pietà non voglio finire in quella prigione.-
-Mi dispiace ma non ho capito quello che hai detto, purtroppo per me quelle parole sono incomprensibili e non esistono nel mio vocabolario. Ora tu e i tuoi compagni la pagherete cara per i crimini commessi.-
-Io e i miei compagni?-
-Sì tu e i tuoi compagni. Pensi che non me ne fossi accorto che in quella caverna sono nascosti altri vermi come te? Ehi così mi ferisci, non per nulla sono l’incubo di ogni criminali, sai i miei sensi riescono a trovare facilmente i vermi come voi. Da oggi il vostro regno di terrore è giunto al capolinea, non ucciderete più nessuno.-
Sesshomaru incatenò il demone alla roccia affinché non scappasse, poi si lanciò all’inseguimento dei restanti che cercavano in ogni modo di fuggire ma purtroppo per loro non c’era speranza, Sesshomaru era più veloce di loro e in pochi minuti li catturò tutti. Successivamente chiamò il commando presso il quale lavorava affinché venissero a prelevare i prigionieri, in pochi minuti erano già lì. I demoni furono portati direttamente alla prigione Hakudoshi senza essere processati in quanto i crimini da loro commessi non erano quantificabili e quindi il processo sarebbe stato solo una perdita di tempo. Sesshomaru non ricevette nemmeno un richiamo per aver torturato il prigioniero anzi fu promosso al grado di ispettore per aver sgominato una banda di pericolosi criminali.
Erano quasi le 8:00 quando Sesshomaru rientrò a casa, Inuyasha quando lo vide, sorrise perché adesso lo vedeva più tranquillo e soprattutto i suoi occhi e le sue zanne erano tornate ad essere quelle di sempre, questo significava che era riuscito a sfogarsi. Sesshomaru raccontò al fratello l’intero accaduto che fu fiero di lui perché alla fine aveva deciso di ascoltare i loro consigli. Nel pomeriggio si recarono alla clinica per prelevare il corpo di Rin e portarlo al cimitero dove si sarebbe svolto il funerale, alla funzione parteciparono anche Naraku, Koga e Ayame che arrivata ad un certo punto della funzione si allontanò, per lei assistere al funerale dell’amica che era morta nella stessa maniera del figlio era troppo struggente. Natsumi e Tomoe non riuscivano a reggersi in piedi così la prima andò in braccio al padre mentre il secondo in braccio allo zio che nel contempo doveva occuparsi anche di sua moglie. Quando la funzione terminò, Sesshomaru chiese ad Inuyasha di portare con sé i bambini, Inuyasha si allarmò pensando che stesse per perdere di nuovo il controllo ma il fratello lo tranquillizzò dicendogli che voleva stare un altro po’ lì da solo con sua moglie. Rin era stata sepolta nella cappella di famiglia dove si trovavano già suo padre e la madre di Inuyasha, chiuse la porta per non essere disturbato da nessuno dopo si sedette osservando la foto Rin e iniziò a parlare con essa.
-Rin solo ora realizzo che è davvero tutto finito, hai provato a non lasciarmi solo hai lottato con tutta te stessa per evitare ciò ma purtroppo nonostante la tua caparbietà non ce l’hai fatta e ora guardami sono qui solo, anche se ci sono i nostri figli, hai lasciato in me un vuoto incolmabile. Quando eri in quella maledetta clinica volevi che ti promettessi che se tu non ce l’avessi fatta dovevo provare a rifarmi un’altra vita ma come ti dissi quel giorno io non lo farò mai, nessuna sarà mai come te, nessuna avrà mai il tuo stesso sorriso innocente. Ricordi? E’ stato proprio quello che mi ha colpito e mi ha fatto capire che tu eri la persona giusta per me, la tua innocenza non ha paragoni perciò non ci sperare che io faccia entrare un’altra donna nella mia vita, ormai su quel lato sono un uomo morto ora l’unica mia ragione di vita saranno i nostri figli. Ogni giorno loro saranno l’unico motivo per cui tornerò in quella casa che senza di te sarà vuota ma ricolmerò quel vuoto con i nostri ricordi, solo loro placheranno i dolori che ho nel petto, nei momenti silenziosi immaginerò che tu sia lì con me questo è l’unico modo per tenerti vicina perché solo nei ricordi potremo stare ancora insieme ma quando tornerò alla realtà un solo rumore echeggerà nell’aria e sarà il sussurro delle lacrime silenziose della mia anima. Amore questi ricordi mi saranno molto cari perché solo così potrò rivedere il tuo sorriso, sappi che io ti amerò fino alla fine dei miei giorni e nessuno prenderà il tuo posto. Tu sarai per sempre il mio angelo. Le uniche persone che amerò saranno i nostri figli, anche loro saranno un ricordo di te perché sono il regalo più prezioso che potessi farmi, li proteggerò ad ogni costo proteggendo così il nostro amore e il ricordo più prezioso che ho di te ed è lì che ora farò ritorno, anche loro mi aspettano io per loro sarò il ricordo dell’amore che li ha creati perché loro sono la prova tangibile della nostra unione. Angelo mio ci vedremo presto, ci rivedremo nei nostri ricordi.-
Sesshomaru quando uscì dalla cappella aveva gli occhi rossi ma questa volta non era a causa della sua perdita di controllo ma erano rossi e gonfi di lacrime per il dolore della sua anima. Dopo tornò dai suoi figli che appena lo videro gli corsero incontro e abbracciandolo cominciarono a piangere, questa volta anche Natsumi si era lasciata andare ad un pianto liberatorio. Tomoe appena si calmò si rivolse al padre.
-Papà come faremo adesso senza mamma?-
Sesshomaru si ricordò delle parole che Naraku e Inuyasha gli avevano ripetuto fino alla nausea ma quando gliele avevano dette non ne aveva compreso il significato o forse non voleva capirlo, ma adesso sapeva cosa volevano fargli capire e sapeva anche cosa rispondere al figlio.
-Tomoe la vita va avanti, in qualche modo ce la faremo e poi ricorda , finchè la ricorderemo lei sarà sempre qui con noi.-
Sesshomaru sorrise al bambino che, dopo aver sentito le parole del padre, annuì e sorrise, anche Natsumi decise di partecipare alla conversazione in fondo anche lei faceva parte di quella famiglia e da quel momento lei sarebbe stata l’unica donnina di casa.
-Papà noi la ricorderemo per sempre, non dimenticheremo mai il suo sorriso e hai ragione papà la vita va avanti.-
I tre si unirono in lungo abbraccio e Sesshomaru pensando a quello che avevano detto i suoi figli fu fiero della maturità che stavano mostrando nonostante fossero ancora dei bambini. In quella casa finalmente stava ritornando l’armonia
.
Era passato un mese dalla morte di Rin, e Kagome aveva dato alla luce la sua bambina e insieme ad Inuyasha avevano deciso di chiamarla Nami. Quando Tomoe la vide fece i salti di gioia perché Nami aveva le orecchie e i capelli lo stesso colore dei suoi ossia il colore della luna, alla fine era la fotocopia del padre. Dopo la nascita della bambina tutto procedette per il meglio Sesshomaru era riuscito a superare in parte la perdita di sua moglie ed era anche tornato al lavoro, ora si dedicava anima e corpo ai suoi figli, quando era al lavoro per non lasciarli da soli li affidava a Kagome che accettava con piacere in fondo le tenevano compagnia, Tomoe con Nami si comportava come il fratello maggiore mentre Natsumi faceva la mamma inoltre spesso e volentieri si occupava della casa ma sempre sotto la super visione di qualcuno, nonostante volesse comportarsi da adulta lei restava pur sempre una bambina e Sesshomaru non voleva facesse cose da adulta perché lei doveva vivere come le bambine della sua età. Tutto stava andando secondo i piani e questo era la perfetta dimostrazione che nella vita tutto può essere superato, possono succedere un milione di cose sia belle che brutte ma in ogni caso: LA VITA VA AVANTI.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Storia alquanto triste, il solo scriverla è stato difficile. La storia è in parte basata sulla canzone MEMORIES dei "WITHIN TEMPTATION", soprattutto nel discorso che Sesshomaru fa a Rin quando si trova al cimitero. 

CHIARIMENTI:
 
 Imagawayaki: L'Imagawayaki è un dessert giapponese. Viene preparato mettendo della pastella in una particolare padella e farcito con anko secondo la ricetta tradizionale. Con il tempo si sono diffuse molte varianti che prevedono un'ampia varietà di ripieni: crema alla vaniglia, creme e confetture di frutta, curry, carne, verdura, patate e maionese.
 
Setticemia: La setticemia (o sepsi) e una complicazione potenzialmente letale di un’infezione: La sepsi si verifica quando le sostanze chimiche che entrano in circolo per combattere l’infezione scatenano un’infiammazione diffusa in tutto l’organismo, questa infiammazione crea trombi microscopici che possono impedire alle sostanze nutritive e all’ossigeno di raggiungere gli organi, provocandone l’esaurimento: se la sepsi peggiora e si trasforma in shock settico (shock setticemico), la pressione diminuisce improvvisamente e può verificarsi il decesso del paziente.
 
Se la setticemia viene curata con tempestività, di solito con gli antibiotici e con grandi quantità di liquidi somministrati tramite flebo, le probabilità di sopravvivenza del paziente aumentano. Molti medici considerano la setticemia come una sindrome a tre stadi:
 
il primo è la setticemia che via via si aggrava,
trasformandosi prima in setticemia grave
e infine in shock setticemico.
Lo scopo della terapia è quello di curare la setticemia nel primo stadio, prima che diventi più pericolosa.
Per arrivare alla diagnosi di setticemia, il paziente deve presentare almeno due dei sintomi seguenti:
 
Febbre superiore ai 38,5 °C o temperatura inferiore ai 35 °C;
Battito superiore ai 90 battiti al minuto;
Frequenza respiratoria maggiore di 20 respiri al minuto;
Infezione (probabile o diagnosticata);
La diagnosi diventa quella di setticemia grave se il paziente presenta almeno uno dei sintomi sottoelencati, che sono indice di malfunzionamento degli organi: 
Zone di pelle a chiazze;
Produzione di urina significativamente minore del normale;
Cambiamento improvviso dello stato mentale;
Diminuzione delle piastrine;
Difficoltà respiratorie;
Alterazione della funzionalità cardiaca.
Per arrivare alla diagnosi di shock setticemico, il paziente deve soffrire dei sintomi della setticemia grave, unita a una pressione estremamente bassa.
  
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