Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: RedLolly    18/03/2015    1 recensioni
Parigi, seconda metà del 1800. Félix e Blaise Coupeau sono gemelli e vivono nel loro mondo fatto di ipocrisia e crudeltà. Ne loro mondo è il più forte a sovrastare il più debole, ma ecco che la malattia improvvisa di Blaise capovolge completamete il mondo del fratello. Il loro legame è viscerale, bizzarro, potente, forse addirittura pericoloso. Ed ecco che, con il passare degli anni la loro visione del mondo viene completamente sovvertita, e tra le strade e i locali di una Ville Lumière piena di contraddizioni dovranno capire fin dove si può spingere la loro unione.
Storia partecipante al contest "Fratelli, comunque sia" di Dark-Wolf
Genere: Drammatico, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autore: RedLolly (su EFP), LoLLy_DeAdGirL (sul forum)


Titolo: A Parigi, piove.


Fandom: Originale


Rating: Arancione


Personaggi: Félix Coupeau, Blaise Coupeau, la
maman, Monsieur Coupeau, il Conte d’Erigné (solo citato), la guardia Martin, Colombe (solo citata).


Genere/Avvertimenti: Drammatico, Introspettivo, Storico/One Shot, Slash, Tematiche Delicate, Incest


NdA: Ammetto che questa è storia è stata una specie di parto per me! Ci ho messo moltissimo tempo a scriverla, ho scelto con cura il lessico e lo stile lievemente ricercato. Spero di aver trattato bene il rapporto tra i fratelli, cercando di descriverne uno molto particolare, ovvero quello dei gemelli, uniti tanto da potersi quasi leggere nel pensiero, sempre insieme tanto da sviluppare un rapporto simbiotico esclusivo, che in questo caso diventa malsano e tragico.

Mi sono grandemente ispirati ai romanzi dello scrittore Emile Zola (1840-1902), padre del realismo francese. Il suo ciclo di racconti sulla famiglia Rougon-Macquart narra le vicissitudini di personaggi di varia estrazione sociale ma legati da parentele più o meno strette. L’autore analizza in modo quasi scientifico i loro atteggiamenti e i costumi della società ottocentesca francese, disegnandone un ritratto a tutto tondo e impersonale, spesso graffiante, e che mette in risalto l’ipocrisia delle classi borghesi contrapposta alla spietata vita delle persone più povere. In questo racconto mi sono particolarmente ispirata al romanzo Nanà (1880), utilizzando anche lo stesso cognome della protagonista, ovvero Coupeau (ovviamente non è mia intenzione paragonare la mia storiella ad un romanzo di grande letteratura come quello di Zola). La mia ambientazione si situa in un periodo molto delicato della storia francese, ovvero tra la fine sanguinosa del governo della Comune di Parigi (1871) e l’inizio dell’Affaire Dreyfus (1894), in una Parigi abitata da persone di estrazione sociale infima e da borghesi arricchiti, ipocriti, corrotti, indifferenti di fronte alla sofferenza dei poveri, dai costumi sessuali dissoluti (come appunto viene descritto in Nanà).

Per quanto riguarda la struttura del mio racconto, ho cercato di dividere il fattore tempo in due aspetti coesistenti ma contrastanti: la ciclicità degli avvenimenti, che si svolgono tutti durante il giorno dei Morti, il 31 ottobre, e dalla pioggia presente in tutte e tre le giornate; e la linearità inesorabile del tempo, data dagli anni che passano, dagli avvenimenti che si svolgono al mattino (nascita, giovinezza), durante la giornata (maturità) e di notte (morte).


prompt:

-Odio fra fratelli

-Complicità fra fratelli

-Momento dolce fra fratelli

-Fratello malato

-Omicidio fratricida

-Fuga di casa

-Rapporto incestuoso



A Parigi, piove.





31 ottobre 1873


A Parigi, piove.

Félix ha 10 anni, e osserva con i suoi occhi grandi e grigi il paesaggio lugubre e cinereo dalla piccola finestra dell’attico che gli fa da camera. E’ una stanza piuttosto piccola, e il tetto è troppo basso sui due lati dov’è spiovente. Le pareti sono un po’ annerite, ma è stato lui stesso a scegliere quel posto per mettere i letti. E’ così intimo, al sicuro, al riparo. Lui sì che è fortunato. Per le strade ci sono un sacco di bambini vestiti di stracci e neri di sporcizia , i quali vengono attirati come le mosche dalla loro bella presenza, dai loro vestiti profumati e puliti, quando accompagna maman1 a fare le commissioni. Si sente la loro puzza quando tendono le loro manine scheletriche, ma lui che ci può fare? Sono fastidiosi, non li può soffrire per il modo in cui si lagnano.


Avete una moneta? Ci date un franco, per favore, Madame, abbiamo fame…


Félix si gira di scatto, ritornando alla realtà, sentendo un colpo di tosse rauca provenire dal letto in fondo alla stanza.

No, decisamente è un bene che maman non dia soldi a quei rifiuti della società, altrimenti come farebbero a curare Blaise?

Lui è il suo gemello, ha i suoi stessi capelli biondi e lisci, gli occhi grigi come il ghiaccio, il naso piccolo, le dita lunghe. Sono due angioletti che maman si è sempre deliziata a vestire nello stesso modo, secondo il gusto della sua civetteria borghese. Quando avevano sei anni gli sono spuntati addirittura gli stessi dentoni davanti, grandi come palette.

Purtroppo però, Blaise da qualche giorno è cambiato. Ha iniziato a tossire, non ha più voluto mangiare, e gli è venuta la febbre. Il dottore ha detto che deve riposare e prendere delle costose medicine perché ha la polmonite, e che potrebbe morire.

No, lui deve proteggerlo! Blaise è la persona più importante della sua vita, anche più di maman! Il solo pensiero di stare senza di lui lo inorridisce, la sua vita sarebbe vuota, senza più nessun amico.

La finestra e la pioggia mattutina ormai non stimolano più il suo interesse. I passi leggeri dei suoi piedini nudi fanno scricchiolare il pavimento in legno mentre si avvicina al letto del fratello.

Il suo viso è una pallida sagoma nella penombra. Ha un espressione dolce eppure sofferente, le sue braccia sono allungate sul cuscino.

Félix gli accarezza leggermente una guancia: è fragile come carta e anche con quella poca illuminazione si vede una sottile ragnatela di capillari dipanarsi sotto la pelle.

Dio… Dio, ti prego, non portare in cielo Blaise… E’ l’unico fratello che ho…”

I suoi sussurri si perdono nel silenzio della stanza. Sono suoni flebili, eppure paiono urla. Sono suppliche disperate ed ingenue ad un Dio crudele e freddo.

Blaise, riconoscendo la voce sommessa dell’altro bambino, si sveglia dal suo torpore, si stropiccia gli occhietti assonnati e sorride leggermente.

Félix… Buongiorno…” lo saluta con voce impastata dal sonno “E’ già arrivata maman?”

Non ancora… Ma non credo che ci metterà ancora molto.”

La loro maman si reca spesso a dare una mano a suo marito, il padre dei gemelli. Lui non è un uomo che manifesta il suo affetto per i due, tanto che da parte loro, non è quasi considerato parte della famiglia, e viene semplicemente chiamato Monsieur Coupeau, invece di papa. E’solamente considerato un’autorità da rispettare, ma che nella loro vita svolge comunque un ruolo di contorno, al contrario della loro madre. L’unica cosa che gli importa è, per l'appunto, il locale di cui è proprietario, la Bécasse Royale2. Nessuno dei due bambini sa cosa facciano esattamente di mestiere, non li portano mai con loro, né rispondono alle loro domande. Ripetono sempre che spiegheranno loro tutto quando saranno più grandi e erediteranno la redditizia proprietà.

Sai, Blaise… Non riesco a dormire…”

Félix abbassa lo sguardo come se si vergognasse a confessarsi con il fratello, mentre si siede sul suo letto. Non vuole vederlo così, pallido, con gli occhi talmente infossati e cerchiati di nero da farlo sembrare già un teschio.

Blaise ha capito, come sempre. Si mette seduto a fatica, si stringe a lui, afferrando con le mani tremanti la sua camicia da notte, appoggiando il volto sulla sua spalla. Non c’è bisogno di dire altro, perché sono troppo uniti, troppo complici, tanto che un’occhiata basta loro per comprendersi a vicenda. La loro affinità è tale che possono leggersi nel pensiero, o almeno, loro ne sono persuasi. Sono speciali.

Blaise inizia a stringere talmente forte Félix con i suoi braccetti scheletrici tanto da trascinarlo giù nel letto insieme a lui, tra le coperte voluminose e un po’ ruvide. Ridono insieme, eppure nel frattempo le lacrime solcano le guance di entrambi.

Due bambini giocano, sotto l’ombra della paura di non potersi abbracciare mai più.

Non ci lasceremo mai, vero?” chiede Blaise dopo essersi fermato per la mancanza di forze e aver violentemente tossito.

No, mai. Vedrai che ti farò guarire, frérot3... Se non muoio io, non morirai nemmeno tu.”

Maman racconta sempre che appena nati erano rimasti avvinghiati l’uno all’altro mentre la levatrice faceva loro il primo bagnetto, come se non si fossero nemmeno accorti di potersi separare. Erano rimasti nella stessa posizione in cui stavano nel suo pancione.

Sarebbero stati per sempre insieme, nessuno dei due poteva immaginare la propria vita senza l’altro.

Guarirai, Blaise…”

Félix ne era ormai certo. Non lo avrebbe mai abbandonato.




31 ottobre 1880


A Parigi, piove.

Monsieur Coupeau è morto ormai da tre giorni, ma Félix non ne sente la minima mancanza. Maman ha versato appena due lacrime di circostanza, poi si è subito consolata trasferendosi nella magione di campagna di un certo Conte d’Erigné, che sicuramente era stato un frequentatore della Bécasse Royale.

Avevano appena finito di mangiare quando il fatto è successo. Monsieur Coupeau aveva pontificato per tutto il pasto sul fatto che si vergognava dei suoi figli, così grandi eppure senza il minimo interesse per le donne. “Les pucelles d’Orléans4”, in questo modo li aveva apostrofati con disprezzo, mentre maman si era limitata ad annuire sforzandosi di fissare il piatto.


Fareste meglio a scegliervi due belle puttane della nostra Bécasse Royale e iniziare a darci dentro come dei veri uomini. Non voglio due suorine castigate come figli!


Subito dopo aver pronunciato quella frase, si era portato una mano pelosa al petto, era diventato paonazzo e emettendo suoni animaleschi si era accasciato sul tavolo. Solo la moglie si era scomposta per aiutarlo. I gemelli erano rimasti immobili, agghiacciati mentre fissavano il cadavere del padre. Troppi pensieri correvano imbizzarriti da una parte all’altra delle loro testoline bionde. Lo volevano morto, e ci erano riusciti.

Félix ci rimugina anche adesso, seduto su una panchina sotto le gocce battenti e il gelo tagliente dell’autunno. La sua mentre è talmente ingombra di riflessioni che pare poter esplodere da un momento all’altro.

Blaise… Tutto riguarda sempre Blaise!

E’ assurdo, eppure se fosse così tutto avrebbe senso! Da piccolo era riuscito a guarire il gemello che stava morendo grazie alla propria forza di volontà, e adesso avevano ucciso insieme Monsieur Coupeau… Che situazione terribile e affascinante allo stesso tempo!

Félix…”

La voce di Blaise è morbida, calda, rassicurante alle sue orecchie. Potrebbe impazzire se non la sentisse almeno una volta al giorno.

Fa freddo, cosa fai qui fuori?”

Il ragazzo appena arrivato si siede sulla panchina accanto a lui, sfiorandogli il fianco, e subito dopo avvolge premuroso con gesti intirizziti una sciarpa di lana verde scuro intorno al collo del fratello. Félix sfiora le sue mani tremanti mentre compie quel gesto.

Grazie, sei gentile…”

Figurati. Ho solo visto che l’avevi dimenticata a casa, così ti ho cercato per portartela… E poi ero un po’ preoccupato per te… Sei strano in questi giorni. Non dirmi che sei triste per Monsieur Coupeau, perché davvero non posso crederci, nemmeno maman l’ha pianto a lungo! Tra poco non veniva neanche al funerale tanto aveva fretta di raggiungere il Conte d’Erigné, o come si chiama… Se invece è per lei che fai così, ti dico che secondo me tra un po’ tornerà, dopo aver dilapidato il patrimonio di quel poveretto. E’ furba come una volpe, la nostra maman.”

No, sei fuori strada. Sono felice che quel bastardo sia crepato come un cane. E’ che pensavo che magari… Potremmo essere stati noi, no?”

Il silenzio di Blaise è più eloquente di qualsiasi risposta. Anche lui annega nel dubbio, e probabilmente quel segreto se lo sarebbero portati nella tomba.

Ormai i loro capelli sono fradici a forza di restare sotto la pioggia. Félix pare accorgersene solo voltandosi lentamente verso il fratello. Ne osserva la chioma dorata che ricade in ciocche umide appiccicate sulla fronte. Ha una bellezza che non è in grado nemmeno di descrivere: la mascella è appena squadrata, la pelle è chiara, le sue gote sono appena arrossate. La malattia che l’ha tormentato da bambino è ormai solo un ricordo.

E’ meglio rientrare.” Dice infine “Dobbiamo rimettere in piedi il locale.”

Sì, hai ragione. Penso che non dovremmo sprecare questa possibilità, volevo già parlartene. La fortuna ci ha sempre sorriso, ed è ora di far fruttare i semi che ci ha donato. Diventeremo ancora più ricchi, frérot, me lo sento!”

Blaise sorride pieno di speranza mentre parla, stringendo forte un pungo, lo sguardo rivolto all’orizzonte fumoso. Ha grandi progetti in mente, ne ha sempre avuti fin da quando era piccolo e la guarigione lo aveva fatto rinascere dalle ceneri come una fenice. Félix non poteva dargli torto, lo capiva, ma forse era un po’ troppo ambizioso secondo il suo parere. Da quando si era salvato c’era stata una specie di rottura, un’indipendenza, seppur minima, da parte del gemello, che da quel momento sembrava pensare molto più a sé stesso… Mentre il fratello ha sempre sperato solo di sbagliarsi.

Entrambi si alzano lentamente e si dirigono, uno accanto all’altro, verso la Bécasse Royale, poco lontano.

Le strade di Parigi sono grigie e caliginose. Con un maltempo di quel genere, in giro non c’è quasi nessuno. Passano solo un paio di carrozze scure, con i cavalli sbuffanti e bagnati che trottano nervosamente e qualche gentiluomo che corre sotto l’ombrello.

I gemelli arrivano al locale senza scambiarsi nemmeno una parola, stretti nei loro spessi cappotti, fino ad arrivare ad attraversare il portone del mondo delle meraviglie di cui sono diventati i re. Quel posto lo conoscono bene, eppure ogni volta che vi entrano rimangono ammutoliti, e questa non fa eccezione. La quasi totale assenza di finestre è compensata dalla numerosa quantità di lanterne a muro e candele di ogni dimensione e colore, che rendono l’atmosfera calda, accogliente. Pare quasi un luogo sacro, non una chiesa ovviamente, ma un tempio pagano del peccato. Tra i tavoli e gli altari su cui le giovani ragazze vendono le loro carni a chi può permetterselo, si percepiscono profumi inebrianti, anche se a quell’ora le giovani sono tutte nelle loro stanze attendendo il crepuscolo. Durante la giornata il salone principale è vuoto: le porte di quel giardino dell’Eden si aprono solo di notte.

Blaise si siede su un tavolo, perfettamente a suo agio, scuotendo i capelli fradici, con un gran sorriso tirato sulle labbra arrossate dal freddo autunnale.

Qui si sta proprio bene!” Esclama allegro “Siamo diventati i re del mondo, Félix! Guarda questo posto! Ti rendi conto di cos’abbiamo tra le mani? Senza maman e Monsieur Coupeau tra i piedi possiamo fare quello che vogliamo! Siamo ricchi!”

Eravamo già ricchi…”

Félix questa volta non riesce a capire. Perché Blaise è così entusiasta? E’ talmente felice che i suoi occhi paiono brillare di luce propria, così come la pelle del suo viso imperlato di gocce di pioggia.

Andiamo! Non fare il muso! Vieni qui e dammi un abbraccio! Ti voglio così bene! Neanche immagini quanto ti amo!”

Blaise è raggiante come un girasole. Il suo volto è angelico e tentatore nello stesso momento. E’ irresistibile mentre salta giù dall’altare in un turbine di stoffa scura.

Félix è immobile. Si sente un moderno Perseo che non riesce sconfiggere una seducente Medusa. Quello è suo fratello, bontà divina… Un fratello irresistibile come una mela matura e succosa. Dentro il suo petto una voragine ribollente di lussuria lo devasta. Quella sensazione l’ha sentita crescere fin da quando era un bambino, tuttavia l’ha continuamente celata. I suoi pensieri sono talmente limpidi ora…

Sono straordinari. I due straordinari figli del Demonio.

Félix, assapora l’abbraccio caldo del gemello, stordito dal suo comportamento. I secondi che passano paiono ore. Quando posa le labbra su quelle di Blaise ne assaggia bramoso la morbida consistenza. Sono appena umide, bollenti, soffici.

In cuor suo lo ha sempre saputo, il suo primo bacio e il suo intero corpo vergine erano riservati solo per Blaise.

Il suo unico fratello. Il suo unico amico. Il suo unico amore.


Dio… Cosa sto facendo? Perché sei così lontano?”




31 ottobre 1888


A Parigi, piove.

La notte è calata, e Félix Coupeau è aggrappato al portone d’entrata della Bécasse Royale, il fiato fumoso che sbuffa rumorosamente in rapide volute dalle sue labbra.

Ha fatto fatica a trascinare la gamba sinistra, infatti di solito si sposta il meno possibile dal suo alloggio, che poi non è altro che una stanza ricavata da una vecchia cantina. L’osso è fragile, il dolore non passa quasi mai. Sono passati anni dall’ultima volta che è uscito da quella porta, in lacrime, correndo, scappando via dalla persona che amava. Lui l’aveva reso pazzo, aveva tentato di annullarlo, di inglobarlo a sé con una relazione malsana e folle.

Félix aveva amato suo fratello Blaise, lo aveva adorato con tutto sé stesso, facendo la fine della mosca nella tela del ragno. Si era sentito sporco e manovrato come una marionetta, mentre si concedeva a lui regalandogli la sua carne e la sua anima. Ora invece è tutto diverso, la resa dei conti è finalmente giunta, perché ormai non ha più nulla da perdere, tutto ciò che possedeva è diventato cenere.

Con andatura lenta e claudicante entra nel bordello, e immediatamente un profumo intenso e familiare lo investe. Sa di gelsomini, di rose, di incenso, di cannella, eppure questa volta Félix non si lascia intontire. Deve portare a termine il suo obiettivo costi quel che costi.

Procede lentamente mentre ragazze giovani e eleganti avventori lo osservano straniti. Gli straccioni non accedono di solito a locali del genere, non se lo possono permettere.

In pochi secondi si avvera ciò che il giovane uomo aveva immaginato: qualcuno chiama le guardie pensando si tratti di un ladro, ed ecco che Félix si ritrova trascinato via malamente da un individuo nerboluto.

Che cosa ci fai qui, pezzente? Volevi rubare?” chiede rude.

Veramente vorrei solo incontrare Blaise Coupeau… Il proprietario…”

La guardia sghignazza.

E perché mai un barbone dovrebbe conoscere Monsieur Coupeau? Comunque stai tranquillo, ti ci porto subito… Ci pensa sempre lui stesso a sistemare i ladri.”

Perfetto. Blaise si comporta esattamente come loro padre quando era il proprietario del bordello. Lo aveva visto personalmente come uccideva chi commetteva crimini nel suo locale, per poi buttare i cadaveri nella Senna.

Félix si lascia trascinare, il suo petto è gonfio di trepidazione. Erano anni che aspettava quel momento, finalmente avrebbe incontrato nuovamente suo fratello, il nuovo Monsieur Coupeau… Ironia della sorte, si fa chiamare come il padre che tanto detestava…

La guardia apre la porta senza nemmeno bussare, poi scaraventa il giovane dentro una stanza. Félix stramazza a terra. La gamba sinistra è un peso morto, appena cerca di farvi perno sopra per ricomporsi viene trafitto da un dolore lancinante che lo costringe ad accasciarsi sul pavimento, ansimando.

Mi scuso per il disturbo, Monsieur… Ma questo straccione è entrato, i clienti si sono spaventati… Penso che sia un ladro. Il più stupido ladro che io abbia mai visto.”

Potevi comunque almeno bussare.”

Eccola, quella voce, Félix la riconoscerebbe tra mille anche dopo tutto quel tempo.

Alza lo sguardo e finalmente riesce a vederlo, mentre si alza da una costosa scrivania Luigi XIV, quella che una volta veniva usata da Monsieur Coupeau e di cui si vantava sempre.

Blaise non potrebbe essere più bello di così. E’ come se lo ricordava, ma molto più adulto, è un uomo fatto e finito. E’ alto e con le spalle asciutte, vestito con abiti su misura: un completo con gilet sopra una camicia immacolata, il colletto bianco sollevato e inamidato secondo la moda borghese, e un foulard in seta verde smeraldo tenuto fermo da uno spillone su cui spicca una grossa perla. Porta i capelli dorati lievemente lunghi e con la riga laterale, tagliati perfettamente, ha le guance lisce e bianche. Il profumo della sua colonia muschiata gli stuzzica le narici. Continua a sembrare un autentico angelo agli occhi del gemello, mentre si porta al naso un fazzoletto ricamato.

Félix sa di essere diventato solo l’ombra di sé stesso, di non essere nemmeno riconoscibile. Il tempo in cui era un bellissimo bambino biondo, pulito e vestito come un principe era finito per sempre. Ora si è trasformato in un ributtante pezzente consumato dalla lue5.

Blaise si rimette il fazzoletto in tasca e sorride appena, arricciando le perfette labbra rosee.

Lasciaci pure soli, Martin.” asserisce con voce pacata.

Ma Monsieur, io non credo che…”

Grazie, ho detto che puoi andare.”

L’energumeno di nome Martin, rimane un attimo confuso, poi, non vedendo altri cenni da parte del suo padrone, si allontana borbottando frasi incomprensibili, chiudendosi infine la porta alle spalle dopo essere uscito.

Blaise si china lentamente sulle ginocchia, in modo che il suo viso soddisfatto sia perfettamente all’altezza di quello del fratello.

Finalmente ti fai rivedere, frérot. Sinceramente non pensavo che saresti mai venuto a trovarmi.”

Preso alla sprovvista, Félix rimane senza parole. Blaise lo ha riconosciuto nonostante i capelli stopposi lunghi sulla schiena, il viso sporco, gli stracci che, ironia di un destino crudele, sembrano quelli dei marmocchi pulciosi che venivano ad importunare maman quando era piccolo… E poi c’è quell’orribile buco in mezzo alla sua faccia. Il naso di Fèlix è stato completamente divorato dal verme della sifilide, così come le ossa della gamba sinistra6.

Il Signore, che gli era sempre sembrato sordo alle sue preghiere, lo aveva punito con il morbo della lue, così come prima di lui aveva punito la sua amata Colombe, la donna che lo aveva tenuto in vita tutti quegli anni con le sue carezze e il suo profumo, nel loro nido d’amore. Era stata la sua amante, la sua forza, la sua sposa adorata, prima che la malattia la portasse nel Regno dei Cieli.

Adesso non ha più nulla da perdere, nulla per cui vivere… Oltre a Blaise. No, di lui non si è mai dimenticato in tutti quegli anni.

Non pensavo che mi avresti mai riconosciuto…” ammette a voce bassa.

Il gemello sorride.

Ti sei dimenticato tutto? Non ti ricordi che noi siamo speciali? Anche se il tuo viso è ridotto così, io ti distinguerò sempre da tutti, anche fra mille anni. I tuoi occhi non cambieranno mai… Nulla mi farà mai dimenticare di te.”

Il fiato di Blaise sa di menta piperita.

Non sai per quanto tempo ho aspettato il tuo ritorno, Félix… Mi sono torturato immaginando dove fossi andato, cosa facessi… Avevo paura che fossi morto senza nemmeno essere venuto a dirmi addio…”

Mentre pronuncia quelle parole, Blaise si alza in piedi, stringendo i pugni.

Il gemello lo fissa, soffiando dai fori che gli restano al posto delle narici, i suoi occhi diventano due fessure.

Ne avrebbe di cose da dire al suo fratello adorato. Vorrebbe urlargli in faccia di quanto la loro maledetta relazione gli stesse uccidendo l’Anima lentamente; di come aveva vagato senza soldi, senza casa, senza meta, riducendosi ad un mendicante; di come aveva cercato calore tra le braccia di Colombe, una prostituta sifilitica bella come il sole e dolce come il miele, la quale aveva lenito le sue ferite con l’amore ed era diventata sua moglie, prima che i loro figli morissero, prima che lei morisse.

Vorrebbe sputargli addosso il veleno che accumula da anni, e invece sorride, Félix. Sorride scoprendo le gengive nude dei due incisivi, le belle palette di cui quand’era bambino andava fiero e che aveva venduto ad un cavadenti per qualche moneta.

Mi hai rovinato la vita.” Sibila “Noi non siamo più fratelli.”.

Osserva Blaise irrigidirsi, contrarre la mascella. Un piccola goccia di sudore cola sulla sua tempia, mentre indietreggia fino ad appoggiarsi alla Luigi XIV.

Un filo invisibile si spezza nel momento in cui quelle parole vengono pronunciate. Félix e Blaise Coupeau, due gemelli inseparabili, uniti da un dono assurdo e tanto potente da guarirsi l’un l’altro e da uccidere, diventano due entità separate. Nessuno dei due legge più i pensieri dell’altro, non sono nulla più che due estranei, un pezzente roso dalla malattia e dalla gelosia da una parte ed un ricco e affascinante proprietario di un bordello dall’altra.

Avrei dovuto esserci io al posto tuo, frérot. Io avrei ereditato la Bécasse Royale, tu avresti dovuto morire quando eri solo un bambino!”

Smettila! Stai zitto!”

L’urlo di Blaise è stridulo, incontrollato. Tutto il suo corpo trema di fronte a quelle parole cariche di cattiveria e di odio. Forse è vero, forse ha peccato di avidità, ha peccato bestemmiando il Signore per aver desiderato e ottenuto il corpo dell’altra metà di se stesso, ma i suoi sentimenti erano reali, genuini. Lui ha amato e ama ancora suo fratello.

Io ti odio, Blaise! Sei stato tu a ridurmi così! Non abbiamo alcun potere, non siamo speciali! Non ti ho mai salvato la vita, non abbiamo ucciso Monsieur Coupeau! Erano tutte bugie! Ci siamo ingannati, ma adesso io so la verità! Mia moglie e i miei figli sono morti… E tu me la pagherai!”

Quelle sono le ultime parole che Félix pronuncia.

La pistola nella mano tremante del gemello fuma, dopo lo sparo c’è solo silenzio.

L’uomo si accascia a terra, il sangue vermiglio sporca il tappeto pregiato dell’ufficio.

Blaise piange, piange con tutto se stesso. Ha agito senza pensare, ha estratto la pistola da un cassetto nascosto della scrivania, e ha sparato. Maledetto per sempre, ha ammazzato suo fratello, la sua vita, la speranza a cui si era aggrappato per tanti anni, il suo compagno di giochi, il suo confidente.

Erano nati insieme, abbracciati, due parti di una sola realtà, avevano pensato di condividere un potere che invece era una mera illusione. Ora non sa nemmeno più perché sia sopravvissuto, la ferita è troppo estesa, e sanguina, sanguina copiosamente, mentre le sue carni già bruciano nelle fornaci Infernali.


Un secondo sparo.

La pioggia batte lenta ed inesorabile sui tetti di Parigi.



Fine




Note del testo:

1 – “Mamma”;

2 – “Beccaccia Reale”. Era tipico che luoghi consacrati al divertimento dell’epoca avessero nomi che ricordassero un paesaggio bucolico, come il Moulin Rouge “Mulino Rosso” o le Folies Bergères “Follie Contadine”. Ho cercato comunque di creare un ossimoro tra il nome di un uccello simbolo di semplicità come la beccaccia e un aggettivo indice di regalità;

3 – “Fratellino”;

4 – “Le pulzelle d’Orléans”, riferimento ironico al soprannome della vergine Giovanna d’Arco;

5 – Altro nome della sifilide. Ovviamente all’epoca si era ignari che fosse causata dal Treponema pallidum, scoperto solo nel 1905, ma la malattia in sé era conosciuta fin dalla scoperta dell’America;

6 – Il terzo e ultimo stadio della malattia prevede la formazione di granulomi gommosi in varie parti del corpo (http://it.wikipedia.org/wiki/Sifilide).

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: RedLolly