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Autore: Nanek    19/03/2015    5 recensioni
«Quindi okay, Ashton, io... Io accetto, in silenzio, accetto tutto questo. Accetto che tu ora appartenga ad un'altra» e mente, mente a se stessa, mente a lui.
«Mary... Non farlo... Ti prego»
«Devi andartene, Ashton. Devi lasciarmi stare, devi... Devi uscire dalla mia vita»
e quelle parole sono più taglienti di una lama, quelle parole lo fanno deglutire a fatica.
«Mary...» e la chiama ancora, mette quella gentilezza di cui lei ha sempre avuto bisogno, cerca di farle capire quanto stia fraintendendo tutto, quanto sia illogica quella situazione.
«Non siamo fatti per stare insieme» dice seccamente lei, mentre gli dà le spalle, privandolo di quelle lacrime calde che le rigano il viso velocemente, privandolo di un abbraccio riparatore, privandolo di ogni cosa sua che ora non gli appartiene più.
La porta si chiude.
I singhiozzi di Mary rimbombano in quelle pareti.
I passi di Ashton che scendono le scale lentamente.
Ma se non fosse davvero questa la fine?
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I don’t wanna love, If it's not you
 
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A Mary,
Perché la deve smettere di sottovalutarsi,

e perché va bene così, voglio e non devo (e tu capirai).
 
 
No, I don't wanna love
If it's not you
I don't wanna hear the wedding bells prove
That we can't try
One last time
But I don't wanna hear the wedding bells chime!


«Il problema, Ashton, è che credi di potermi fregare. Pensi davvero che io sia così cogliona, Irwin?»
«Mary... Tu non capisci»
«Cosa c'è da capire Ashton? Dimmelo! Dimmi cosa cazzo c'è da capire! Più chiaro di così!»
«Ma, Mary, cosa vai a pensare...»
«Ti sembra normale andare a dormire sempre a notte fonda? Ti sembra normale stare ore e ore al telefono mentre sussurri qualcosa a qualcuno? Ridi, pure! Non riesci neanche a tenere nascosto ciò che potrebbe ferirmi!»
«Mary, tu non...»
«Mi tradisci, Ashton. Tu mi tradisci, tu non hai mai messo una password sul cellulare, tu non sei mai stato così misterioso, tu mi dicevi ogni singola cosa, ma ora... Ora è tutto un sussurro, risate soffocate, telefonate a chissà chi, messaggi continui, il tuo cervello chissà in che canale è sintonizzato. In questi ultimi tre mesi tu sei cambiato» e sta volta la ragazza davanti a lui non riesce proprio a nascondere una lacrima.
Scende veloce, indesiderata, viene cancellata dal palmo della mano di lei, ma lui l'ha vista, quella lacrima, l'ha vista e si sente un groppo in gola.
«Mary...» la chiama, tentando di avvicinarsi, mentre lei fa due passi indietro, gli intima di non avvicinarsi, mentre quegli occhi marroni fissano per terra, nascosti dalla frangetta un po' troppo lunga, le labbra piegate all'ingiù, le mani che tremano quando trova finalmente il coraggio di dire le cose come stanno.
«Non possiamo più continuare così, Ashton. Io... Io credevo in noi due, credevo alla nostra storia, credevo di aver trovato in te quello che cercavo, lo credevo davvero...» e il cuore si stringe, un cuore che ha amato tanto, che ha dato più di quanto credesse, un cuore che però, ora, fa male nel petto.
«Ma... Ti capisco, capisco che... Che tu... Abbia occhi per un'altra persona. Ti capisco, perché l'amore è... È micidiale e non ti lascia neanche dormire» e lei si sente così stupida, si sente un'idiota, perché tenta ancora di giustificarlo, nonostante lui non meriti altro che insulti «Quindi okay, Ashton, io... Io accetto, in silenzio, accetto tutto questo. Accetto che tu ora appartenga ad un'altra» e mente, mente a se stessa, mente a lui.
«Mary... Non farlo... Ti prego»
«Devi andartene, Ashton. Devi lasciarmi stare, devi... Devi uscire dalla mia vita» e quelle parole sono più taglienti di una lama, quelle parole lo fanno deglutire a fatica.
«Mary...» e la chiama ancora, mette quella gentilezza di cui lei ha sempre avuto bisogno, cerca di farle capire quanto stia fraintendendo tutto, quanto sia illogica quella situazione.
«Non siamo fatti per stare insieme» dice seccamente lei, mentre gli dà le spalle, privandolo di quelle lacrime calde che le rigano il viso velocemente, privandolo di un abbraccio riparatore, privandolo di ogni cosa sua che ora non gli appartiene più.
La porta si chiude.
I singhiozzi di Mary rimbombano in quelle pareti.
I passi di Ashton che scendono le scale lentamente.
Ma se non fosse davvero questa la fine?
*
È passato un mese.
Un mese senza Ashton che la sveglia la mattina con un bacio sul naso.
Un mese senza quella risata da ragazzina che rimbomba tra quelle pareti bianche.
Un mese senza quel nasino all'insù che scruta ogni angolo della casa, gli occhi incerti, più verdi, mentre osservano ciò che manca lì dentro, in quell'appartamento.
"Ci vuole una libreria, Mary" le ha detto cinque mesi fa.
"Dobbiamo andare all'Ikea a fare un giro" ha risposto quel giorno, quando tutto sembrava ancora perfetto.
Un mese senza quei capelli ricci e morbidi da accarezzare, perché lui ha la mania di distendersi sul divano, appoggiando la testa sulle gambe di lei.
Un mese senza i suoi abbracci, i suoi sorrisi, i suoi occhi dalle mille sfumature che cambiano con la luce del sole.
Un mese senza la ragione per cui, Mary, ha davvero creduto che l'amore esistesse davvero, e che avesse il nome di Ashton.
Un mese di lacrime, occhi rossi, occhiaie mai coperte e mille visite da parte delle amiche: ma le parole sono sempre quelle.
È un bastardo. Uno stronzo. Un traditore. Non merita una come lei. Non merita le sue lacrime e la sua sofferenza. Non merita un cazzo, se non un calcio in culo, con uno stivale di ferro.
Ma Mary non ride, Mary non ride da un mese, non sorride, non si sforza neanche di essere felice senza di lui.
Lui era la felicità.
E fa male vivere senza.
Mary non è più lei, e si chiede se anche Ashton non è più lui.
Perché non soffre? Perché solo lei merita la tristezza? Perché è riuscito a rovinare ogni cosa? Cos'è successo al punto da portarlo via da lei?
Mary se lo chiede cento volte prima di prendere sonno.
Altre cento appena suona la sveglia.
Altre mille quando vive la giornata.
Sempre se di vivere si può parlare.
Perché non c'è vita senza Ashton.
Non c'è Mary senza Ashton.
Perché ora, Mary, è soltanto la metà di niente.
*
«Luke?»
«Mi fai entrare?» e lei non può far altro che annuire, indietreggiando un po', lasciando che il biondo le baci la guancia come saluto, andando a prendere posto sul divano.
«Come mai qui?» chiede lei, perché non pensava proprio di rivederlo più, dato che lui è pur sempre amico di Ashton.
«Sono venuto a prenderti» e lei inarca il sopracciglio.
«Luke, che stai dicendo?»
«Che ti porto in un posto»
«Ma... Tu... Non eri...»
«Oh, Mary! Ma cosa vai a pensare! No, mia cara, mi dispiace ma non è un appuntamento» e ridono entrambi.
«E cos'è, allora?»
«Consideralo una boccata d'aria, tra amici» le sorride, incitandola ad andare a vestirsi, truccarsi, lamentandosi delle sue pessime condizioni che lo potrebbero far sfigurare sicuramente.
Mary gli fa la linguaccia, prima di sparire in camera.
*
«Un vecchio cinema? Fai sul serio?» e Luke scrolla le spalle, lui esegue solo gli ordini, mica può sapere ogni cosa.
Il cinema è vuoto, è un cinema vecchio, poco usato, ci proiettano solo film in bianco e nero.
Le poltrone rosse, un po' disfatte, lo schermo più piccolo rispetto a quelli moderni, un profumo di chiuso che si mescola a quello di lavanda, come se qualcuno avesse spruzzato un qualcosa per rendere l'ambiente più accogliente: con pessimi risultati.
Luke la guida verso una poltrona centrale, restando in piedi vicino a lei.
«Torno subito, devo far partire il film. Mary...» cattura la sua attenzione «Non andare via. Per favore. Non scappare. Devi restare qui, non costringermi a essere cattivo» e lei inarca il sopracciglio, lei si sente come in trappola, riesce solo ad annuire, deglutire a fatica, mentre stritola di già il bracciolo della poltrona accanto alla sua.
Luke si allontana.
Le luci si spengono.
Lo schermo si illumina.
Una melodia in sottofondo la fa irrigidire, tanto che sente il cuore balzarle in gola.
La melodia di Beside you la riconoscerebbe tra mille, soprattutto l'inizio, dove quella fottuta batteria si fa sentire fin troppo familiare.
Sullo schermo compare finalmente l'immagine, lo schermo si riempie di oggetti a lei non nuovi.
Sa bene che stanza è quella.
Sa bene che quel cartello "Stop" ce l'ha solo lui, in camera sua.
Non sa se incazzarsi, non sa se conviene andarsene e imprecare contro Luke per averla portata lì, non sa cosa fare, ma la curiosità la ferma, la immobilizza in quella poltrona, mentre la figura di lui si fa vedere nello schermo.
Ha il viso tirato, gli occhi un po' impauriti, gioca con le sue mani con fare nervoso, si siede sulla sedia, per poi guardare finalmente davanti a lui, verso l’obiettivo della telecamera.
«Ciao, amore» inizia, facendole perdere il respiro.
«Posso ancora chiamarti così, vero? Non so neanche perché te lo chiedo a fare. Io ti chiamo come mi pare, non sono mica un bambino, e tu non sei mia madre» quel tono sarcastico che lo fa ridere, perché tra i due, quello è il ruolo di lei.
«Mary... Se solo mi avessi lasciato spiegare un attimo, cazzo, tu e quella dannata mania di farti mille paranoie» e lei vorrebbe semplicemente mandarlo a fanculo.
«Come puoi pensare che io possa tradirti, Mary? Come puoi anche solo credere che io possa farti una cosa del genere?» un sospiro «Mi manchi da morire» una confessione che la fa commuovere un po', di nuovo una lacrima a tradirla.
Quegli occhi verdi che continuano a fissarla. «Meriti delle risposte, Mary» e lei ha paura di sapere cosa succederà di lì a poco.
Sullo schermo Ashton non c'è più.
Vengono proiettate delle foto.
Foto di... Sembrano... Screen del cellulare?
Messaggi whatsapp.
Messaggi inviati a Luke, Mike, Calum, sua madre.
Chiamate.
Solo verso di loro.
Solo verso numeri sempre diversi.
Mary non capisce.
Mary è confusa.
Che vuol dire tutto questo?
Di chi sono quei numeri?
Ma che cazzo sta succedendo?
Sullo schermo compare Luke.
Ha un vestito elegante indossato.
Mary è sicura di non averlo mai visto vestito così.
«Sarò il testimone» ammette, prendendo in mano la telecamera, volgendo l'obiettivo verso... Una villa enorme.
«Ashton! Ashton! Pirla! Vuoi cagarmi?» gli urla dietro.
Il riccio si gira.
«Cosa vuoi Luke?»
«Saluta Mary e spiega che fai, no?»
Ashton si passa la mano tra i capelli.
Sorride.
«Ho scelto questo posto per... Per il pranzo del matrimonio. Non va bene?» e indica con la mano la villa dietro di lui.
«Ho ingaggiato i migliori cuochi, così Michael andrà a casa a pancia piena» si sente una risata alla Ashton.
Mary ha il cuore a mille.
«Ma, Ashton, perché io non posso fare da testimone? Sei uno stronzo» si lamenta una terza voce, la voce di Calum.
Il moro compare dal nulla, si butta sulla schiena di Ashton di peso, facendolo gemere appena.
«Calum, tu sarai il padrino di Andrew. Michael di Evelyn, mentre la ragazza di Luke sarà la madrina di Apple» e quei nomi portano Mary a mordersi il labbro.
«Ah, quindi tu e Mary avrete tre figli? Siete organizzati, insomma. Pensa se ti dice che non vuole sposarti» interviene un'altra voce, e sta volta è Michael a parlare, intento a mangiare delle patatine.
«Vaffanculo, Michael» impreca Ashton, cominciando a rincorrerlo per il giardino, mentre l'altro corre e rischia di inciampare ad ogni passo.
Il video viene interrotto bruscamente.
Lo schermo torna ad essere nero.
Le luci si accendono piano, prendendo alla sprovvista Mary, ancora senza parole.
Lui, poi, si fa vedere.
Ashton compare di persona, davanti alla prima fila di poltrone.
La guarda.
Sospira.
Passano secondi interminabili in silenzio, semplicemente fissandosi.
«Non ti tradivo, Mary. Non ti tenevo nascosta una relazione. Ti tenevo nascosto il nostro matrimonio» confessa lui di getto, mentre lei non sa più trattenere le lacrime. Lacrime e pensieri cattivi verso se stessa.
È stata un'idiota, una scema, una codarda.
«Ashton...» sibila appena, alzandosi in piedi, ma senza il coraggio di avvicinarsi: l'ha ferito, l'ha accusato di cose non vere, l'ha lasciato, ha detto cose orribili, non si merita una persona meravigliosa come lui.
«Mi dispiace, Mary» sussurra lui, raggiungendola un passo alla volta, notando quelle lacrime a solcarle il viso.
«Sono una cogliona» dice lei di getto, fermata da un singhiozzo troppo violento che le fa morire la voce in gola.
«Effettivamente sì, lo sei» la istiga lui, prendendo coraggio e avvicinandosi a lei, accogliendola tra le sue braccia, lasciando che il viso di Mary si appoggi al suo petto «Ma sei anche l'amore della mia vita» sussurra, sentendo la stretta di lei accentuarsi sul suo corpo.
«Perdonami, Ashton. Per favore» la voce flebile di lei lo fa sorridere, mentre le bacia la testa.
«Ad una condizione» e i loro occhi si specchiano «Dimmi di sì, Mary, dimmi che non ti ho persa davvero. Dimmi che non credi davvero che... Che io e te non siamo destinati, dimmi che non sto facendo la figura dell'idiota o del…»
E Mary pensa che Ashton parli sempre troppo, nei momenti meno opportuni.
Mary si alza in punta dei piedi, porta le mani tra quei ricci che le sono mancati come non mai, appoggia le sue labbra a quelle di Ashton, e non si è mai sentita più felice di così.
Sente le mani grandi di lui stringerle i fianchi, sente le sue labbra che si aprono in un sorriso mentre la bacia, sente i loro petti uniti, i loro cuori battere insieme per le stesse emozioni, sente che l'incubo è davvero finito, e che lei è di nuovo la metà di qualcosa.
Metà cuore di Ashton, metà vita di Ashton.
E, lo giura, le lacrime che le bagnano le guance sono solo felicità silenziosa.
«Sì, Ashton. Sì, non voglio amare nessun altro se non te.»




 
Note di Nanek
Solo… visto che Ashton lo faccio soffrire spesso, ho pensato di dovergli un po’ di felicità.
Ringraziamo anche la Mary perché lei mi ha dato l’idea u.u anche se lei forse non lo sa :D Grazie anche alla Jadey, perché lei legge sempre prima che io pubblichi qualche boiata! <3
Vi dico solo che… sono in una settimana particolare: partenze, problemi, impegni, cercate solo di capirmi in caso sparissi per un’altra settimana.
Grazie a voi che leggete, sperando che questa OS vi piaccia, sperando di trovare qualche vostro commentino <3
Grazie di tutto, scappo a preparare da mangiare!
Ps: Mary, aka  marmelade, passate alle sue storie, scrive meglio di quanto lei creda, meglio della sottoscritta sicuramente!
Nanek

 
  
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